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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 451

Festo

[festivo, gioioso].

Procuratore della provincia romana della Giudea dopo che Felice fu richiamato a Roma. (Atti 24:27) Non si sa con precisione in che anno avvenne tale trapasso di poteri; le uniche fonti di informazione sono la Bibbia e Giuseppe Flavio, ma nessuna delle due fa luce su tale nomina da parte di Nerone. I critici propendono per due tesi: una pone l’arrivo di Porcio Festo in Giudea già nel 55 E.V., l’altra non prima del 60—61. A proposito di tale divergenza d’opinione The Encyclopædia Britannica dice: “Si può affermare con una certa sicurezza che la verità stia nel mezzo, poiché in ciascun caso gli argomenti addotti sembrano comprovare una tesi meno che confutare l’opposto”. Secondo l’Analytical Concordance to the Bible di Young, il 58 E.V. sembra la data più probabile per l’inizio del mandato di Festo quale procuratore della Giudea.

Tre giorni dopo esser giunto a Cesarea, Festo si recò a Gerusalemme, evidentemente per familiarizzarsi con i problemi della popolazione che doveva governare. I capi sacerdoti e gli ebrei più in vista non persero tempo e chiesero che si mandasse a prendere Paolo, lasciato prigioniero a Cesarea dall’amministrazione di Felice, con l’intento di tendergli un’imboscata e ucciderlo per via. Festo decise invece di sottoporre Paolo a un nuovo processo e ingiunse agli accusatori di presentarsi al suo tribunale in Cesarea. Dopo il “processo” Festo si convinse dell’innocenza di Paolo e più tardi confessò al re Agrippa II: “Ho compreso che non ha commesso nulla che meriti la morte”. (Atti 25:25) In precedenza, “desiderando guadagnare il favore dei Giudei”, Festo aveva chiesto a Paolo se era disposto a recarsi volontariamente a Gerusalemme per essere giudicato. (Atti 25:9) Paolo però aveva risposto: “Nessuno mi può consegnare loro per favore. Io mi appello a Cesare!” — Atti 25:11.

Ora Festo doveva risolvere un altro problema. Spiegando ad Agrippa che c’era questo prigioniero da mandare a Roma, ma non aveva accuse da muovere contro di lui, Festo osservò: “Mi sembra irragionevole mandare un prigioniero e non indicare anche le accuse contro di lui”. (Atti 25:27) Agrippa si offrì di ascoltare Paolo lui stesso per cercare di trovare una soluzione. A propria difesa Paolo pronunciò un discorso così eloquente e commovente che Festo fu indotto a esclamare: “Tu divieni pazzo, Paolo! Il gran sapere ti conduce alla pazzia!” (Atti 26:24) Paolo allora rivolse un vibrante appello ad Agrippa, che provocò questa sua osservazione: “In breve tempo mi persuaderesti a divenir cristiano”. Atti 26:28) In seguito Agrippa disse a Festo: “Quest’uomo poteva esser liberato se non si fosse appellato a Cesare”. Tale decisione fu del tutto provvidenziale, infatti il Signore aveva precedentemente rivelato a Paolo: “Fatti coraggio!. . . mi devi rendere testimonianza anche in Roma”. — Atti 23:11; 26:32.

In paragone con l’amministrazione gretta e provocatoria di Felice, quella di Festo viene generalmente considerata buona. Egli soppresse i terroristi noti come assassini o sicarii (uomini armati di pugnale o sica), e cercò in altri modi di far rispettare la legge romana. Tuttavia una decisione di Festo fu revocata in appello a Roma. Agrippa si era costruito una sala da pranzo prospiciente la sacra area del tempio, al che gli ebrei avevano costruito un muro per impedirne la vista. Festo ordinò che il muro fosse abbattuto per la ragione che ostruiva la visuale dei soldati, ma quando la cosa fu presentata in appello a Roma fu deciso che il muro poteva rimanere. Verso il 62 E.V. Festo morì mentre era ancora in carica e gli successe Albino.

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