Flauto
Traduzione dell’ebraico hhalìl e dell’equivalente greco aulòs. (I Sam. 10:5; I Cor. 14:7) La radice ebraica da cui si ritiene derivato il termine hhalìl significa “bucare, perforare”, e potrebbe riferirsi al procedimento seguito nel fare un flauto semplice, cioè svuotare un tratto di canna o anche di osso o avorio, e praticarvi poi dei fori a determinati intervalli. Antiche iscrizioni indicano che in Egitto esistevano diversi strumenti simili al flauto. Uno veniva tenuto in posizione obliqua, appoggiando la bocca da un lato dello strumento; c’era anche un flauto doppio, con l’imboccatura a un’estremità delle due canne.
Sembra che anche il termine greco aulòs fosse il nome generico di due tipi di strumenti musicali: quelli provvisti di bocchino, e anche semplici flauti. Pure hhalìl poteva essere un nome generico per tutti gli strumenti a fiato, ma nell’ebraico moderno si riferisce unicamente al flauto, e secondo la tradizione ebraica nelle Scritture hhalìl significa flauto.
L’esatta identificazione dello strumento musicale chiamato in ebraico ‘ughàv è invece incerta, perché la Bibbia non lo descrive; ma in genere le traduzioni moderne della Bibbia lo rendono “flauto”. (Giob. 21:12; Sal. 150:4; ATE, Ga, NM, Ri) Il flauto, se tale è la traduzione corretta, è il primo strumento a fiato (probabilmente di legno) menzionato nelle Scritture. (Gen. 4:21) Iubal, della settima generazione da Adamo, è chiamato “il fondatore [lett. padre] di tutti quelli che maneggiano . . . il flauto”. Questo probabilmente indicava l’affermarsi di una professione, sia di artigiani che facevano gli strumenti sia di quelli che li suonavano. Lo strumento dell’orchestra di Nabucodonosor indicato dal termine aramaico mashrohgithà’ (“flauto”, Daniele 3:5, 7, 10, 15; CEI, NM, Ri, VR) sembra corrispondere all’ebraico ‘ughàv.
[Figura a pagina 467]
Vari tipi di flauto, da monumenti egiziani