Araldo
Funzionario di corte che aveva il compito di proclamare pubblicamente comandi e decreti reali. Il termine ricorre in Daniele 3:4, dov’è menzionato un araldo che annuncia il decreto di Nabucodonosor di adorare l’immagine da lui eretta.
Il verbo greco tradotto “predicare” è kerỳssein. Questo verbo greco, che ricorre spesso nelle Scritture Greche Cristiane, significa fondamentalmente “proclamare come un araldo; essere un araldo, compiere l’ufficio di araldo; essere un annunciatore; convocare per mezzo di un araldo; proclamare (un vincitore)”. L’analogo sostantivo kèryx significa “araldo; messaggero pubblico; inviato; banditore (che faceva proclami e manteneva l’ordine nelle assemblee, ecc.)”. Un altro nome attinente è kèrygma, che significa “ciò che è gridato da un araldo; proclama; annuncio (di vittoria nelle gare); mandato; ordine di comparizione”. La Sacra Bibbia della CEI (1974) in Marco 13:10 dice: “Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti”. (Vedi anche Marco 1:45; Rivelazione 5:2). Questo significa che i proclamatori avrebbero una funzione simile a quella degli araldi.
Kerỳssein, in generale, significa dunque “proclamare” (notizie buone o cattive), a differenza di euaggelìzo, “porto, o annuncio, buone notizie”. Noè fu un predicatore (o araldo, kèryx) per il mondo antidiluviano, poiché diede un avvertimento. (II Piet. 2:5) Cristo predicò (come un araldo) agli spiriti in prigione, ma non la buona notizia. (I Piet. 3:18, 19) In vari casi invece kerỳssein è usato in relazione alla pubblica predicazione (o proclamazione) della buona notizia del regno di Dio. — Matt. 24:14; Mar. 14:9; Luca 8:1; 9:2; Rom. 10:14.