BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • ad pp. 739-741
  • Legislatore

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Legislatore
  • Ausiliario per capire la Bibbia
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • GEOVA QUALE LEGISLATORE
  • Il patto della Legge
  • ALTRI “LEGISLATORI”
  • Mosè
  • “Legislatori” umani
  • Nella congregazione cristiana
  • Benedizione di Mosè a Gad
  • Legislatore
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • “La legge di Geova è perfetta”
    Avviciniamoci a Geova
  • La giusta Legge del Re eterno è la Verità
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
  • Traete beneficio personale dalle leggi e dai princìpi della Bibbia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 739-741

Legislatore

Colui che fa le leggi. Innumerevoli esseri umani hanno avuto poteri legislativi e hanno promulgato leggi per le nazioni e i popoli. Tuttavia la Bibbia accentra l’attenzione su Geova, il fondamentale Legislatore dell’universo.

GEOVA QUALE LEGISLATORE

In realtà Geova è l’unico vero Legislatore dell’universo. A lui si devono le leggi fisiche che regolano la creazione materiale, le cose inanimate (Giob. 38:4-38; Sal. 104:5-19) e gli animali. (Giob. 39:1-30) Anche l’uomo, essendo una sua creazione, è soggetto alle leggi fisiche di Geova e, in quanto creatura morale, razionale, dotata di ragione e spiritualità, è pure soggetto alle sue leggi morali. (Rom. 12:1; I Cor. 2:14-16) Anche le creature spirituali, gli angeli, sono soggetti alla sua legge. — Sal. 103:20; II Piet. 2:4, 11.

Non è possibile contravvenire alle leggi fisiche di Geova. (Ger. 33:20, 21) In tutto l’universo visibile conosciuto le sue leggi sono così costanti e sicure che, nei campi in cui sono a conoscenza di tali leggi, gli scienziati possono calcolare con estrema precisione i movimenti della luna, dei pianeti, ecc. Chi va contro le leggi fisiche subisce l’immediata applicazione delle relative sanzioni. Similmente le leggi morali di Dio sono irrevocabili, non si possono violare né trasgredire impunemente. Sono in vigore come le Sue leggi naturali, benché la punizione possa non essere inflitta immediatamente. “Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà”. — Gal. 6:7; I Tim. 5:24.

Anche se dalla ribellione di Adamo al Diluvio si verificò un aumento di malvagità fra la maggioranza dei suoi discendenti, alcuni uomini fedeli ‘continuarono a camminare col vero Dio’. (Gen. 5:22-24; 6:9; Ebr. 11:4-7) I soli documentati comandi specifici dati a quegli uomini da Dio sono le istruzioni date a Noè circa l’arca, che Noè ubbidì in modo assoluto. (Gen. 6:13-22) Tuttavia esistevano principi e precedenti per guidarli nel “camminare col vero Dio”.

Essi conoscevano la grande generosità di Dio nel provvedere per l’uomo in Eden, prova del suo altruismo e amorevole interessamento. Sapevano che sin dall’inizio era in vigore il principio dell’autorità, autorità di Dio sull’uomo, autorità dell’uomo sulla donna. Sapevano che Dio aveva assegnato all’uomo un lavoro, voleva che l’uomo avesse cura delle cose utili e dilettevoli che gli erano state date. Sapevano che fra l’uomo e la donna erano leciti i rapporti sessuali, e che la loro unione non doveva essere momentanea (come nella fornicazione), ma significava costituire una famiglia, ‘lasciare padre e madre’ per formare un’unione durevole. Nel comando di Dio circa l’uso degli alberi del giardino di Eden, e in special modo dell’albero della conoscenza del bene e del male, potevano riconoscere il principio del diritto di proprietà, e del dovuto rispetto per tale diritto. Si rendevano conto dei cattivi risultati della prima menzogna. Sapevano che Dio aveva approvato l’adorazione di Abele, mentre aveva disapprovato l’invidia e l’odio di Caino verso suo fratello e l’aveva punito per l’assassinio di Abele. — Gen. 1:26-4:16.

Perciò anche senza altre dichiarazioni, decreti o statuti specifici da parte di Dio, potevano ricorrere a tali principi e precedenti per essere guidati in altre situazioni, diverse ma analoghe, che potevano presentarsi. Secoli dopo Gesù e gli apostoli vedevano così gli avvenimenti antidiluviani. (Matt. 19:3-9; Giov. 8:43-47; I Tim. 2:11-14; I Giov. 3:11, 12) Legge significa regola d’azione. Dalle parole e azioni di Dio potevano conoscere qualche cosa delle sue vie, delle sue norme, e ciò avrebbe costituito la regola d’azione o legge che dovevano seguire. Così facendo avrebbero potuto ‘continuare a camminare col vero Dio’. Altrimenti avrebbero peccato, ‘mancato il segno’, anche se non c’era un codice di leggi per condannarli.

Dopo il Diluvio, Dio dichiarò a Noè la legge, vincolante per tutto il genere umano, che consentiva di mangiare carne ma vietava di mangiare sangue, e stabiliva il principio della pena capitale per l’assassinio. (Gen. 9:1-6) All’inizio del periodo postdiluviano, uomini come Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe mostrarono sincero rispetto per la via di Dio, la sua regola d’azione. (Gen. 18:17-19; 39:7-9; Eso. 3:6) Anche se Dio diede specifici comandi a uomini fedeli (Gen. 26:5), come la legge della circoncisione, non si ha notizia che abbia dato loro un particolareggiato codice di leggi da osservare. (Confronta Deuteronomio 5:1-3). Tuttavia essi avevano come guida non solo i principi e precetti del periodo anteriore al Diluvio, ma potevano desumere ulteriori principi e precetti dalle sue parole e azioni nei confronti del genere umano in epoca posteriore al Diluvio.

Benché Dio non avesse dato loro un particolareggiato codice di leggi, come quello che diede in seguito agli israeliti, agli uomini non mancavano i mezzi per determinare quale fosse il comportamento giusto o sbagliato. L’idolatria, per esempio, non era ancora stata espressamente condannata da una legge. Tuttavia, come spiega l’apostolo Paolo, era inescusabile in quanto le “invisibili qualità [di Dio], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. La venerazione e il rendere “sacro servizio alla creazione anziché a Colui che creò” erano del tutto contrari alla ragione. Chi si comportava in modo così insensato avrebbe finito per cadere in altri peccati, come l’omosessualità, trasformando un “uso naturale in uno contro natura”. Anche in questo caso, benché non ci fosse una legge specifica, tale comportamento era ovviamente contrario alla via di Dio, il Creatore, come manifestava la costituzione fisica maschile e femminile. L’uomo, essendo stato in origine fatto a immagine di Dio, aveva intelligenza sufficiente per capire queste cose. Quindi se non seguiva la Sua via, Dio lo riteneva responsabile; peccava, ‘mancava il segno’, anche se non c’era una specifica legge che lo dichiarasse colpevole. — Rom. 1:18-27; confronta 5:13.

Il patto della Legge

Ancor prima dell’esodo dall’Egitto, Geova aveva dato degli statuti al suo popolo Israele. (Eso. 12:1, 14-20; 13:10) Ma un notevolissimo esempio del suo ruolo di Legislatore per una nazione fu l’istituzione del patto della Legge. Quello fu il primo codice o insieme di leggi che regolasse ogni aspetto della vita. Quel patto, che faceva di Israele un popolo speciale, una nazione che apparteneva esclusivamente a Lui, distingueva Israele da tutte le altre nazioni. — Eso. 31:16, 17; Deut. 4:8; Sal. 78:5; 147:19, 20.

In un messaggio profetico della salvezza che Geova avrebbe recato, il profeta Isaia dichiarò: “Geova è il nostro Giudice, Geova è il nostro Datore di statuti [“Legislatore”, ATE, CEI, VR], Geova è il nostro Re; egli stesso ci salverà”. (Isa. 33:22) In Israele Geova deteneva dunque il potere giudiziario, legislativo ed esecutivo; in lui si accentravano le tre funzioni del governo. La profezia di Isaia assicurava completa protezione e direttiva per la nazione, dando risalto al fatto che Geova era nel senso più pieno il Sovrano Signore.

Dio non aveva dato una legge così particolareggiata a nessun altro popolo o nazione. Tuttavia in origine aveva creato l’uomo nella giustizia e l’aveva dotato della facoltà della coscienza. Nonostante l’innata imperfezione dell’uomo decaduto e la tendenza al peccato, era sempre evidente che era stato fatto a immagine e somiglianza del Creatore e possedeva la facoltà della coscienza. Anche presso le nazioni non israelite esistevano regole d’azione e provvedimenti giudiziari che riflettevano in certo qual modo i giusti principi di Dio. (Rom. 2:12-15) Perciò quelle nazioni, pur non essendo legalmente in relazione con Geova Dio, non erano innocenti dal peccato, poiché non erano all’altezza delle sue perfette norme. — Confronta Romani 3:9.

ALTRI “LEGISLATORI”

Quando venne sulla terra il Figlio di Dio riconobbe Geova quale suo Legislatore e Dio. Essendo ebreo, Gesù era nato sotto il patto della Legge, con l’obbligo di attenervisi in modo perfetto. (Gal. 4:4, 5) A sua volta stabilì leggi per i suoi seguaci, sia parlando con loro sia ispirando quei seguaci che scrissero le Scritture Cristiane. Questa è chiamata la “legge del Cristo”. (Gal. 6:2; Giov. 15:10-15; I Cor. 9:21) Questa legge governa l’“Israele di Dio”, la sua “nazione” spirituale. (Gal. 6:16; I Piet. 2:9) Cristo però non ideò quelle leggi, ma le ricevette dal grande Legislatore, Geova. — Giov. 14:10.

Mosè

La Bibbia, pur menzionando più volte la “legge di Mosè” (Gios. 8:31, 32; I Re 2:3; II Cron. 23:18; 30:16), riconosce che Geova è il vero Legislatore, e Mosè solo il suo rappresentante e strumento nel dare la Legge a Israele. (II Cron. 34:14) Anche angeli ebbero una parte in questo rappresentando Dio, infatti la Legge “fu trasmessa mediante angeli per mano di un mediatore”. Ma poiché Mosè fu costituito da Geova Dio mediatore del patto fra Lui e Israele, se ne parla come se fosse stato il legislatore. — Gal. 3:19; Ebr. 2:2.

“Legislatori” umani

Dio non ha istituito governi mondani, umani, né ha conferito loro autorità, ma ha permesso che esistessero, ne ha eliminati alcuni e ha lasciato che altri si affermassero secondo il suo proposito. (Deut. 32:8; Dan. 4:35; 5:26-31; Atti 17:26; Rom. 13:1) Alcuni governanti diventano i legislatori della loro nazione, stato o comunità. Ma le loro leggi e i loro statuti sono giusti solo finché sono in armonia con la legge del Grande Legislatore, Geova Dio, e non se ne discostano. Il famoso giurista britannico, sir William Blackstone, disse a proposito della legge di Dio che governa le cose naturali: “È in vigore su tutto il globo, in tutti i paesi e in ogni tempo: nessuna legge umana ha alcuna validità, se contraria a questa; e quelle che sono valide derivano ogni loro forza e ogni loro autorità, direttamente o indirettamente, da questo originale”. E anche: “Su questi due fondamenti, la legge naturale e la legge rivelata [che si trova solo nelle Sacre Scritture], si basano tutte le leggi umane, per cui non si dovrebbero tollerare leggi umane che le contraddicano”. — Chadman’s Cyclopedia of Law, Vol. I, pp. 89-91; confronta Matteo 22:21; Atti 5:29.

Nella congregazione cristiana

Giacomo fratellastro di Gesù scrisse ad alcuni cristiani che avevano la tendenza a essere orgogliosi, vanitosi e critici nei confronti dei loro fratelli cristiani: “Cessate di parlare gli uni contro gli altri, fratelli. Chi parla contro un fratello o giudica il suo fratello parla contro la legge e giudica la legge. Ora se tu giudichi la legge, non sei operatore della legge, ma giudice. Vi è un legislatore e giudice, colui che può salvare e distruggere. Ma tu chi sei da giudicare il tuo prossimo?” Quindi prosegue parlando di quelli che si vantavano di ciò che avrebbero fatto in futuro, come se non fossero vincolati dalle circostanze, invece di dire: “Se Geova vuole”. (Giac. 4:11-16) Giacomo aveva parlato della “legge regale”: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Giac. 2:8) Quei cristiani, non manifestando amore per il prossimo, anzi parlandone male, si ergevano in effetti a giudici della legge divina, atteggiandosi a legislatori.

L’apostolo Paolo aveva dato un consiglio simile nella lettera ai romani, parlando di alcuni che giudicavano gli altri su cose relative al mangiare e al bere: “Chi sei tu da giudicare il servo di un altro? Egli sta in piedi o cade al suo proprio signore. In realtà, egli sarà fatto stare in piedi, poiché Geova lo può far stare in piedi”. — Rom. 14:4.

Alla luce di quanto detto sopra, come si devono dunque intendere le istruzioni di Paolo circa un grave caso di fornicazione nella congregazione di Corinto? Egli aveva detto: “Io da parte mia, benché assente nel corpo ma presente nello spirito, certamente ho già giudicato, come se fossi presente, l’uomo che ha operato in questo modo.... Non giudicate voi quelli di dentro, mentre Dio giudica quelli di fuori? ‘Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi’”. Poi aveva parlato di giudicare questioni di questa vita, e di uomini ‘posti come giudici nella congregazione’. — I Cor. 5:1-3, 12, 13; 6:3, 4; confronta Giovanni 7:24.

Paolo, con l’autorità di cui era investito quale apostolo di Gesù Cristo, essendo responsabile della purezza e del benessere delle congregazioni (II Cor. 1:1; 11:28) scriveva a quelli che avevano autorità nella congregazione per nomina del corpo direttivo. (Atti 14:23; 16:4, 5; I Tim. 3:1-13; 5:22) Essi avevano la responsabilità di mantenere la congregazione pura agli occhi di Dio, approvata. Quegli uomini, nel giudicare il caso summenzionato, un’aperta e flagrante violazione della legge di Dio, non si sarebbero eretti a giudici della legge di Dio, né avrebbero stabilito leggi a loro piacimento. Non sarebbero andati oltre i limiti della legge data da Dio. Avrebbero agito in conformità della legge del grande Datore di statuti, denunciando l’impurità della fornicazione. Chi praticava impurità del genere non poteva entrare nel regno di Dio, secondo la sua legge (I Cor. 6:9, 10), non poteva rimanere nella congregazione di Cristo. Ma anche in quel caso gli uomini responsabili della purezza della congregazione espellendo gli impuri non infliggevano la punizione che Dio stesso, il Legislatore, avrebbe inflitto agli impenitenti che continuassero a seguire tale condotta, cioè la pena di morte. — Rom. 1:24-27, 32.

Paolo richiama inoltre l’attenzione dei cristiani sul fatto che “i santi giudicheranno il mondo”, e che “giudicheremo gli angeli”. Qui non parla del presente, ma del futuro, quando coloro che regneranno con Cristo nel regno sederanno quali giudici celesti, per amministrare la legge di Dio. — I Cor. 6:1-3; Riv. 20:6; confronta I Corinti 4:8.

Benedizione di Mosè a Gad

Nel benedire le tribù di Israele poco prima di morire, Mosè disse a proposito di Gad: “Benedetto colui che allarga i confini di Gad.... E [Gad] prenderà per sé la prima parte, poiché lì è riservata la parte del legislatore”. (Deut. 33:20, 21) Questo uso del termine “legislatore” può essere inteso nel senso che quasi tutte le tribù ricevettero a sorte la loro eredità, sotto la direttiva di Giosuè e del sommo sacerdote Eleazaro. Ma la tribù di Gad, insieme a quella di Ruben, poco dopo la disfatta dei madianiti, aveva chiesto della terra a E del Giordano. Era terra particolarmente adatta all’allevamento del bestiame, che quelle tribù avevano in gran quantità. Mosè accolse con favore tale richiesta e concesse loro quella parte del paese. (Num. 32:1-5, 20-22, 28) Perciò la loro era una “parte del legislatore”, Mosè, legislatore di Israele.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi