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  • Uomo dell’illegalità
  • Ausiliario per capire la Bibbia
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  • UNA RIVOLTA RELIGIOSA
  • Un “uomo” composito
  • Tradimento contro Dio
  • Una restrizione
  • All’opera ai giorni degli apostoli
  • Rivelato
  • Distrutto
  • Uomo dell’illegalità
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • Ridotto a nulla l’“uomo dell’illegalità”
    Il millenario regno di Dio si è avvicinato
  • Perché tante sette “cristiane”?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
  • Si manifesta la ribellione contro Dio
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1272-1273

Uomo dell’illegalità

Espressione usata dall’apostolo Paolo in II Tessalonicesi 2:3 per avvertire della grande apostasia anticristiana che si sarebbe manifestata prima del “giorno di Geova”. Il termine greco apostasìa, che ricorre in questo versetto, indica più che un semplice allontanamento dovuto a indifferenza. Significa defezione, rivolta, voluta e premeditata ribellione. In antichi documenti papiracei apostasìa aveva il significato politico di ribellione.

UNA RIVOLTA RELIGIOSA

Il Signore Gesù Cristo stesso avvertì della venuta dell’apostasia. Nella parabola del grano e delle zizzanie (Matt. cap. 13) Gesù disse che il Diavolo avrebbe seminato “zizzanie”, finti cristiani, “figli del malvagio”, in mezzo al “grano”, “i figli del regno”. “Zizzanie” sarebbero esistite fino al termine del sistema di cose, quando sarebbero state identificate e “bruciate”.

Paolo avvertì i sorveglianti cristiani di Efeso che dopo la sua partenza “oppressivi lupi” si sarebbero infiltrati fra i veri cristiani e non avrebbero trattato il gregge con tenerezza, ma avrebbero cercato di trascinare dietro a sé “i discepoli” (non semplicemente cercando di fare discepoli, ma cercando di sviare i veri discepoli di Cristo). (Atti 20:29, 30) E in I Timoteo 4:1-3 scrisse: “Comunque, l’espressione ispirata dice definitamente che in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne, segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente [insensibili, induriti, al punto di non sentire rimordere la coscienza a motivo delle proprie menzogne ipocrite]; che proibiranno di sposarsi, comandando di astenersi da cibi che Dio ha creati per esser presi con rendimento di grazie”.

In seguito Paolo scrisse a Timoteo: “Vi sarà un periodo di tempo in cui non sopporteranno il sano insegnamento, ma, secondo i loro propri desideri, si accumuleranno maestri per farsi solleticare gli orecchi; e allontaneranno i loro orecchi dalla verità”. (II Tim. 4:3, 4) L’apostolo Pietro fece un parallelo fra l’apostasia dal cristianesimo e quella avvenuta nella naturale casa di Israele. Quindi proseguì dicendo che costoro avrebbero sfruttato la congregazione, ma che “la loro distruzione non sonnecchia”. — II Piet. 2:1-3.

Un “uomo” composito

Questo “uomo” di II Tessalonicesi 2:1-12 non è dunque un singolo individuo, ma un “uomo” composito, collettivo, come indicano i succitati versetti, “uomo” che doveva continuare a esistere dopo la morte degli apostoli e fino al tempo della presenza del Signore.

Tradimento contro Dio

L’“illegalità” che questo apostata “uomo” composito commette è illegalità contro Geova Dio il Sovrano Universale. È colpevole di tradimento. Ed è chiamato “figlio di distruzione” come Giuda Iscariota, il traditore che tradì il Signore Gesù Cristo e ne provocò la morte. Come Giuda, deve essere annientato, eliminato per sempre. Questo “uomo” non è “Babilonia la Grande”, che pure combatte contro Dio, perché questa è una donna, una meretrice. Ma poiché porta avanti una ribellione religiosa contro Dio, evidentemente fa parte della Babilonia mistica. — Giov. 17:12; Riv. 17:3, 5.

L’”uomo dell’illegalità” si oppone a Dio e perciò è un oppositore o satàn, termine ebraico che significa oppositore. E certamente la sua ‘presenza è secondo l’operazione di Satana’. (II Tess. 2:9) Il carattere di questa apostasia è un “mistero” o sacro segreto non per Dio, ma per il Diavolo, che vorrebbe tenerlo nascosto; è un mistero religioso. (II Tess. 2:7) Con i suoi insegnamenti menzogneri contrari alla legge di Dio, o che per così dire ne prendono il posto, l’“uomo dell’illegalità” si innalza al di sopra di Geova Dio e degli altri ‘dèi’, potenti della terra, e anche contro i santi di Dio, i veri fratelli spirituali di Gesù Cristo. (Confronta II Pietro 2:10-13). Poiché è un ipocrita, un falso maestro che si spaccia per cristiano, “si mette a sedere nel tempio del Dio”, come se facesse parte del tempio spirituale. — II Tess. 2:4.

Una restrizione

Paolo parla di “ciò che agisce da restrizione”. Ai sorveglianti di Efeso aveva detto che ‘dopo la sua partenza’ sarebbero entrati in scena uomini simili a lupi. (Atti 20:29) Sembra quindi che gli apostoli costituissero questa restrizione. Più volte Paolo scrisse avvertimenti circa l’apostasia, non solo in II Tessalonicesi, ma in molte esortazioni a Timoteo. Consigliò a Timoteo di affidare le cose udite da lui a uomini fedeli, qualificati per insegnare ad altri. Parlò della congregazione dell’Iddio vivente, “colonna e sostegno della verità”, che doveva rafforzarsi il più possibile prima dell’insorgere della grande apostasia. — II Tim. 2:2; I Tim. 3:15.

Molto più tardi, per comando di Cristo, fu detto all’apostolo Giovanni di scrivere, per mettere in guardia dalle sette, menzionando in particolare la setta dei Nicolaiti e parlando di falsi profeti simili a Balaam e della donna Izebel che si spacciava per profetessa. — Riv. 2:6, 14, 15, 20.

All’opera ai giorni degli apostoli

L’apostolo Paolo disse che il mistero ‘era già all’opera’. (II Tess. 2:7) C’erano quelli che cercavano di insegnare false dottrine, alcuni dei quali disturbavano la congregazione di Tessalonica, e questa è in parte la ragione per cui scrisse la seconda lettera ai tessalonicesi. C’erano anticristi quando Giovanni scrisse le sue lettere, e senza dubbio anche prima. Giovanni parlò dell’“ultima ora” del periodo apostolico. — I Giov. 2:18, 19.

Rivelato

Dopo la morte degli apostoli l’“uomo dell’illegalità” uscì allo scoperto con la sua ipocrisia religiosa e i suoi insegnamenti falsi. Secondo le parole di Paolo, questo “uomo” sarebbe diventato molto potente, agendo sotto il dominio di Satana e compiendo “ogni opera potente, e segni e portenti” menzogneri. Coloro che partecipano alle attività dell’“uomo dell’illegalità”, che fanno parte di questo “uomo” composito, devono perire [lett. ‘distruggersi’] “quale retribuzione perché non hanno accettato l’amore della verità affinché fossero salvati”. L’apostolo spiega che costoro ‘credono alla menzogna’ e saranno “tutti giudicati perché non hanno creduto alla verità ma han preso piacere nell’ingiustizia”. (II Tess. 2:9-12; vedi Int). Il giudizio è dunque di condanna.

Distrutto

Questo composito, ipocrita “uomo dell’illegalità” sarà eliminato dal Signore Gesù mediante “lo spirito della sua bocca” e annientato “mediante la manifestazione della sua presenza”. L’annientamento di questo empio oppositore di Dio sarà la prova visibile, concreta che il Signore Gesù Cristo siede e agisce da Giudice. Non giudicherà con un metro personale, quindi la distruzione mediante “lo spirito della sua bocca” significa evidentemente a espressione del giudizio di Geova contro questa empia classe di persone. — II Tess. 2:8; confronta Rivelazione 19:21: “la lunga spada ... la quale spada usciva dalla sua bocca”.

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