BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • ad pp. 785-788
  • Manoscritti della Bibbia

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Manoscritti della Bibbia
  • Ausiliario per capire la Bibbia
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • MATERIALI
  • TIPI DI SCRITTURA
  • COPISTI
  • MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE EBRAICHE
  • MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE
  • Manoscritti papiracei delle Scritture Greche Cristiane
  • Manoscritti su velino delle Scritture Greche Cristiane
  • Codex Bezae
  • Codex Claromontanus (D2)
  • Codex Washingtonianus I e II
  • MANOSCRITTI SU VELINO DELLE SCRITTURE EBRAICHE E GRECHE
  • Manoscritto Vaticano 1209 (Codex Vaticanus)
  • Manoscritto Sinaitico (Codex Sinaiticus)
  • Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus)
  • Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi)
  • AUTENTICITÀ DEL TESTO BIBLICO
  • Manoscritti della Bibbia
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • Studio numero 6: Il testo greco cristiano delle Sacre Scritture
    “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
  • Codice Alessandrino
    Glossario
  • Volevo accertarmi personalmente
    Svegliatevi! 1988
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 785-788

Manoscritti della Bibbia

Le Sacre Scritture hanno origine sovrumana in quanto al contenuto, mentre umana è la storia della loro stesura e preservazione. Mosè, divinamente ispirato, cominciò a metterle per iscritto nel 1513 a.E.V. e l’apostolo Giovanni ne scrisse l’ultima parte più di 1.600 anni dopo. Dato che la Bibbia non era in origine un solo volume, il suo canone si formò col passar del tempo e con la richiesta di copie dei suoi vari libri. Questo è avvenuto per esempio dopo l’esilio in Babilonia, poiché non tutti gli ebrei affrancati tornarono in Palestina. Molti si stabilirono altrove e sinagoghe sorsero in tutta la diaspora. Scribi fecero copie delle Scritture per le sinagoghe, dove gli ebrei si radunavano per ascoltare la lettura della Parola di Dio. (Atti 15:21) Successivamente, fra i seguaci di Cristo, coscienziosi copisti si impegnarono per riprodurre gli scritti ispirati necessari alle congregazioni cristiane che si moltiplicavano, affinché questi circolassero e si diffondessero. — Col. 4:16.

Prima dell’introduzione della stampa a caratteri mobili (nel XV secolo E.V.), sia gli scritti originali della Bibbia che le loro copie erano scritti a mano, e quindi si chiamavano “manoscritti”. Per manoscritto biblico s’intende una copia scritta a mano, completa o parziale, delle Scritture, contrapposta a una stampata. I manoscritti biblici erano principalmente in forma di rotoli e codici.

MATERIALI

Esistono manoscritti delle Scritture su pergamena, papiro e velino, e anche palinsesti. Il famoso rotolo del Mar Morto di Isaia, per esempio, è di pergamena. Il papiro, una specie di carta fatta con le fibre dell’omonima pianta acquatica, fu usato per i manoscritti biblici nelle lingue originali e per loro traduzioni fin verso il IV secolo E.V. In quell’epoca cominciò a essere sostituito per i manoscritti biblici dal velino, pergamena più fine ricavata generalmente da pelli di vitellini, agnelli o capretti, un ulteriore perfezionamento del precedente uso di pelli di animale come materiale scrittorio. Manoscritti come i famosi Codex Sinaiticus (Manoscritto Sinaitico) e Codex Vaticanus (Manoscritto Vaticano 1209) del IV secolo E.V. sono codici in fine pergamena o velino. Palinsesto (lat. palimpsestus; gr. palìmpsestos, che significa “raschiato di nuovo”) è una pergamena da cui lo scritto primitivo è stato cancellato o raschiato via per far posto a uno scritto successivo. Un famoso palinsesto biblico è il Codex Ephraemi Syri rescriptus del V secolo E.V. Se lo scritto primitivo (quello raschiato via) è il più importante, gli esperti riescono spesso a leggerlo ricorrendo a mezzi tecnici fra cui l’uso di reagenti chimici e la fotografia. Alcuni manoscritti delle Scritture Greche Cristiane sono lezionari, brani biblici scelti da leggere durante le funzioni religiose.

TIPI DI SCRITTURA

I manoscritti biblici in greco (traduzioni delle Scritture Ebraiche oppure copie delle Scritture Greche Cristiane, o entrambe le cose) si possono dividere o classificare secondo il tipo di scrittura, su cui si basa pure la loro datazione. La Scrittura più antica (usata specialmente fino al IX secolo E.V.) è quella onciale, dai grossi caratteri maiuscoli separati. In genere non c’è separazione fra le parole, e mancano anche la punteggiatura e gli accenti. Il Codex Sinaiticus è un manoscritto onciale. Un diverso tipo di scrittura cominciò ad affermarsi nel VI secolo, e portò all’adozione (nel IX secolo) della scrittura corsiva o minuscola, dai caratteri più piccoli, molti dei quali collegati fra loro. La maggior parte dei manoscritti delle Scritture Greche Cristiane pervenutici sono scritti in corsivo. La scrittura corsiva rimase in voga fino all’avvento della stampa.

COPISTI

A quanto si sa attualmente, non esistono manoscritti originali o autografi della Bibbia. Eppure la Bibbia è stata preservata in forma accurata, degna di fiducia perché in generale i copisti, riconoscendo che le Scritture erano divinamente ispirate, ricercavano la perfezione nell’arduo lavoro di produrre copie manoscritte della Parola di Dio. Gli uomini che copiavano le Scritture Ebraiche all’epoca del ministero terreno di Gesù Cristo e anche nei secoli precedenti erano chiamati “scribi” (ebr. sohphrìm). Uno dei primi scribi fu Esdra, definito nelle Scritture “esperto copista”. (Esd. 7:6) Scribi successivi apportarono deliberatamente alcune modifiche al testo ebraico. Ma i loro successori, i masoreti, si accorsero di tali cambiamenti e li indicarono nella masora, o note fatte in margine al testo ebraico masoretico da loro prodotto. Anche i copisti delle Scritture Greche Cristiane hanno fatto sinceri sforzi per riprodurre fedelmente il testo delle Scritture.

MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE EBRAICHE

Oltre 1.700 manoscritti di parti delle Scritture Ebraiche sono attualmente conservati in varie biblioteche. In gran parte contengono il testo masoretico e sono del X secolo E.V. o più recenti. I masoreti (della seconda metà del primo millennio E.V.) cercarono di riprodurre fedelmente il testo ebraico senza apportare cambiamenti al testo stesso. Tuttavia, per preservare la pronuncia tradizionale del testo consonantico privo di vocali, escogitarono un sistema di segni vocalici e accenti. Inoltre nella masora, o note marginali, richiamarono l’attenzione su particolarità testuali e, dove lo ritennero necessario, indicarono la lezione corretta. Tale testo masoretico è quello delle Bibbie ebraiche stampate attualmente.

Quando i manoscritti delle Scritture Ebraiche usati nelle sinagoghe erano rovinati, venivano sostituiti con copie autenticate e i manoscritti illeggibili o rovinati venivano conservati in una genizàh (deposito o ripostiglio della sinagoga). Quando questo alla fine era pieno, i manoscritti venivano tolti e seppelliti. Senza dubbio in tal modo andarono distrutti molti antichi manoscritti. Tuttavia il contenuto della genizàh dell’antica sinagoga del Cairo fu risparmiato, probabilmente perché rimase murato e dimenticato per secoli. In seguito alla ricostruzione della sinagoga nel 1890 E.V. i manoscritti della sua genizàh vennero riesaminati e di là frammenti e manoscritti quasi completi delle Scritture Ebraiche (alcuni pare del VI secolo E.V.) furono accolti in varie biblioteche.

Uno dei più antichi frammenti contenenti brani biblici che ci siano pervenuti è il papiro di Nash, scoperto in Egitto e conservato a Cambridge, in Inghilterra. È del II o I secolo a.E.V. e consiste di soli quattro frammenti di ventiquattro righe di un testo premasoretico dei Dieci Comandamenti e di alcuni versetti dei capitoli 5 e 6 di Deuteronomio.

Dal 1947 in poi molti rotoli biblici e non biblici sono stati rinvenuti in varie località a O del Mar Morto e vanno generalmente sotto la designazione di rotoli del Mar Morto. Fra questi i più importanti sono i manoscritti scoperti in alcune caverne del Wadi Qumran e dintorni, detti anche Testi di Qumran, un tempo evidentemente appartenuti a una comunità religiosa ebraica che aveva il suo centro nella vicina Khirbet Qumran. La prima scoperta è stata fatta da un beduino in una caverna situata circa 13 km a S di Gerico, dove si trovavano alcune giare di terracotta contenenti antichi manoscritti. Uno di questi è l’ormai famoso rotolo del Mar Morto di Isaia (1QIsa), un rotolo di pergamena in buono stato di conservazione che contiene l’intero libro di Isaia e presenta solo poche lacune. Si tratta di un testo ebraico premasoretico che risale alla fine del II secolo o all’inizio del I secolo a.E.V. e precede dunque di circa mille anni il più antico manoscritto esistente del testo masoretico. Ma, a parte qualche diversità di ortografia o di costruzione grammaticale, dottrinalmente non si discosta dal testo masoretico. Fra i documenti rinvenuti nella zona di Qumran ci sono un centinaio di rotoli che contengono parti di tutti i libri delle Scritture Ebraiche tranne Ester, e alcuni in più copie. Si dice che questi manoscritti risalgano a un periodo che va dagli ultimi secoli a.E.V. all’inizio del I secolo E.V., e presentano più di un tipo di testo ebraico, per esempio un testo protomasoretico e un altro servito come base della traduzione dei Settanta. Lo studio di tale materiale è ancora in corso.

Fra i più notevoli manoscritti delle Scritture Ebraiche su velino è il Codice caraitico dei Profeti che si trova al Cairo. È corredato di masora e segni vocalici, e il suo colofone indica che fu completato verso l’895 E.V. dal famoso masoreta Mosè ben Aser di Tiberiade. Un altro importante manoscritto (del 916 E.V.) è il Codice di Leningrado dei Profeti Posteriori noto come Codex Babylonicus Petropolitanus. Il Codice sefardita di Aleppo, un tempo conservato ad Aleppo in Siria, e ora in Israele, contiene le Scritture Ebraiche per intero. Il suo testo originale consonantico è stato corretto e corredato di segni vocalici e di masora verso il 930 E.V. da Aaronne ben Aser, figlio di Mosè ben Aser. Il più antico manoscritto datato delle intere Scritture Ebraiche in ebraico è il Codice di Leningrado B 19A, conservato nella biblioteca di Leningrado. È stato copiato nel 1008 E.V. “dai libri chiaramente corretti a cura del maestro Aaronne ben Mosè ben Aser”. Un altro manoscritto ebraico degno di nota è un codice del Pentateuco conservato nel British Museum (Codice orientale 4445), che va da Genesi 39:20 a Deuteronomio 1:33 e probabilmente risale al X secolo E.V.

Molti manoscritti delle Scritture Ebraiche della Bibbia sono scritti in greco. Fra questi di particolare rilievo è un papiro della collezione Fouad (numero d’inventario 266, appartenente alla Société Royale de Papyrologie del Cairo), che contiene brani dell’ultima parte di Deuteronomio secondo la Settanta. È del II o I secolo a.E.V. e nel testo greco ricorre più volte il tetragramma del nome divino in antichi caratteri ebraici. Frammenti di Deuteronomio, capitoli da 23 a 28, si trovano nel papiro Rylands (cat. vol. III, n. 458) del II secolo a.E.V., conservato a Manchester in Inghilterra. Un altro importante frammento papiraceo della Settanta, pubblicato dall’École Pratique d’Ètudes Bibliques di Parigi, contiene Michea 4:3-7 e Abacuc 1:14-2:5; 2:13-15, ed è del I secolo E.V.

MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE

Le Scritture Greche Cristiane sono state scritte nella lingua greca koinè. Anche se attualmente si ignora l’esistenza di manoscritti autografi originali, ci sono tuttavia pervenute, stando a un certo calcolo, oltre 4.600 copie manoscritte di tali Scritture, complete o parziali, in greco. Inoltre esistono più di 8.000 manoscritti di versioni delle Scritture Cristiane in latino e un migliaio in altre lingue.

Manoscritti papiracei delle Scritture Greche Cristiane

Papiri biblici di grande importanza erano fra i codici papiracei rinvenuti in Egitto verso il 1930, e il cui acquisto è stato annunciato nel 1931. Alcuni di questi codici greci (datati dal II al IV secolo E.V.) contengono parti di otto libri delle Scritture Ebraiche (Genesi, Numeri, Deuteronomio, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele ed Ester) e tre contengono brani di quindici libri delle Scritture Greche Cristiane. Gran parte di tali papiri biblici, acquistati dal collezionista americano Alfred Chester Beatty, sono attualmente conservati a Dublino in Irlanda. Il resto venne acquistato dall’Università del Michigan e da altri.

La sigla internazionale dei papiri biblici è una “P” maiuscola seguita da un numero come esponente. Il Papiro Chester Beatty I (P45) consiste di parti di trenta fogli appartenenti a un codice che probabilmente in origine ne aveva circa 220. Il P45 contiene brani dei quattro Vangeli e del libro di Atti. Il P47, il Papiro Chester Beatty III, è un codice frammentario con una decina di fogli piuttosto malridotti di Rivelazione. Il P45 è probabilmente dell’inizio del III secolo e il P47 probabilmente della fine del III secolo E.V. Assai notevole è il P46, il Papiro Chester Beatty II, dell’inizio del III secolo E.V. Ha 86 fogli alquanto rovinati di un codice che in origine ne aveva probabilmente 104, e contiene tuttora nove delle lettere ispirate di Paolo: Romani, Ebrei, I Corinti, II Corinti, Efesini, Galati, Filippesi, Colossesi e I Tessalonicesi. Degno di nota è che la lettera agli ebrei è inclusa in quell’antico codice perché, dato che in Ebrei non compare il nome dello scrittore, spesso è stato messo in dubbio che sia stata scritta da Paolo. Ma l’inclusione di questa lettera nel P46, che evidentemente conteneva solo le lettere di Paolo, indica che nel III secolo E.V. i primi cristiani consideravano Ebrei uno degli scritti ispirati dell’apostolo Paolo. Anche la lettera agli efesini è inclusa in questo codice, confutando così gli argomenti di coloro che vorrebbero sostenere che questa lettera non sia stata scritta da Paolo.

Nella John Rylands Library di Manchester in Inghilterra c’è un piccolo frammento papiraceo del Vangelo di Giovanni (alcuni versetti del capitolo 18) catalogato come Papyrus Rylands Gk. 457, designato con la sigla internazionale P52. Questo è il più antico frammento esistente di un manoscritto delle Scritture Greche Cristiane, scritto nella prima metà del II secolo, forse verso il 125 E.V. e quindi solo un quarto di secolo circa dopo la morte di Giovanni. Il fatto che una copia del Vangelo di Giovanni fosse evidentemente giunta in Egitto (dove è stato rinvenuto il frammento) in quell’epoca dimostra che la buona notizia secondo Giovanni fu realmente messa per iscritto nel I secolo E.V. e dallo stesso Giovanni, non da qualche ignoto scrittore molto avanti nel II secolo E.V., dopo la morte di Giovanni, come un tempo sostenevano alcuni.

Manoscritti su velino delle Scritture Greche Cristiane

I manoscritti biblici su velino includono a volte sia le Scritture Ebraiche che le Scritture Greche Cristiane, a volte solo le Scritture Cristiane.

Codex Bezae

Il Codex Bezae, designato dalla lettera “D”, è un pregevole manoscritto del V o VI secolo E.V. Il suo effettivo luogo di origine è sconosciuto, ma venne acquistato in Francia nel 1562. Contiene i Vangeli, il libro di Atti, e alcuni altri versetti, ed è un manoscritto onciale col testo greco nelle pagine a sinistra e un parallelo testo latino in quelle a destra. Questo codice è conservato presso l’Università di Cambridge in Inghilterra, essendo stato donato a tale istituzione da Theodore Beza nel 1581.

Codex Claromontanus (D2)

Anche il Codex Claromontanus (D2) è in greco col latino a fronte, il greco sulle pagine a sinistra e il latino a destra. Contiene le lettere canoniche di Paolo, incluso Ebrei, e si pensa sia del VI secolo. Pare sia stato rinvenuto nel monastero di Clermont in Francia e acquistato da Theodore Beza, ma attualmente è conservato nella Bibliothèque Nationale a Parigi.

Codex Washingtonianus I e II

Fra i manoscritti su velino delle Scritture Greche Cristiane scoperti di recente è il Codex Washingtonianus I, che contiene i Vangeli in greco (nell’ordine comune al testo cosiddetto “occidentale”: Matteo, Giovanni, Luca e Marco). Acquistato nel 1906 in Egitto è conservato presso la Freer Gallery of Art nella città di Washington. Il simbolo internazionale di questo codice è “W” e si pensa che sia stato scritto verso la fine del IV secolo o nel V secolo, tranne Matteo e parte di Giovanni che, evidentemente danneggiati, sono stati sostituiti nel VII secolo. Il Codex Washingtonianus II, che ha per simbolo “I”, appartiene pure alla Collezione Freer e contiene parti delle lettere canoniche di Paolo, inclusa quella agli ebrei. Questo codice è stato probabilmente scritto nel VII secolo.

MANOSCRITTI SU VELINO DELLE SCRITTURE EBRAICHE E GRECHE

I più importanti e più completi manoscritti biblici esistenti sono quelli onciali, scritti su velino.

Manoscritto Vaticano 1209 (Codex Vaticanus)

Il Manoscritto Vaticano 1209 (Codex Vaticanus), contrassegnato dalla sigla internazionale “B”, è un codice onciale del IV secolo E.V., forse redatto ad Alessandria d’Egitto, che in origine conteneva tutta la Bibbia in greco. In data più tarda un correttore ha ricalcato le lettere, forse perché lo scritto originale era sbiadito, ma ha saltato le lettere e le parole che riteneva sbagliate. Originalmente questo codice aveva circa 820 fogli, dei quali ne rimangono 759. Mancano quasi tutto il libro di Genesi, e anche parte dei Salmi, Ebrei da 9:14 a 13:25 e per intero I e II Timoteo, Tito e Rivelazione. Il Codex Vaticanus è conservato nella Biblioteca Vaticana a Roma, e si sa che vi si trovava già nel XV secolo. Tuttavia la direzione della Biblioteca Vaticana ha reso estremamente difficile per gli studiosi l’accesso al manoscritto e solo nel 1889-90 pubblicò un facsimile fotografico dell’intero codice.

Manoscritto Sinaitico (Codex Sinaiticus)

Il Manoscritto Sinaitico (Codex Sinaiticus) è pure del IV secolo E.V., ma il Codex Vaticanus forse è un po’ più antico. Il Manoscritto Sinaitico è contrassegnato dal simbolo א (’àleph, prima lettera dell’alfabeto ebraico) e anche se evidentemente un tempo conteneva l’intera Bibbia in greco, parte delle Scritture Ebraiche è andata perduta. Comunque ci sono le Scritture Greche Cristiane per intero. Probabilmente questo codice in origine aveva almeno 730 fogli, benché attualmente ne rimangano solo 390. È stato scoperto (parte nel 1844 e parte nel 1859) nel monastero di S. Caterina presso il monte Sinai dal biblista Constantine Tischendorf. Questo codice in parte è conservato a Lipsia, frammenti di tre fogli si trovano a Leningrado, ma il grosso è conservato a Londra nel British Museum.

Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus)

Il Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus), contrassegnato dalla lettera “A”, è un manoscritto greco onciale che contiene gran parte della Bibbia, compreso il libro di Rivelazione. Dei forse 820 fogli originali ne rimangono 773. Questo codice, generalmente ritenuto della prima metà del V secolo E.V., è pure conservato nel British Museum.

Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi)

Il Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi), che ha come simbolo internazionale la lettera “C”, presenta un testo originale pure in genere ritenuto del V secolo E.V. Scritto in caratteri onciali greci su velino, è un palinsesto, cioè un codice riscritto. Il testo originale greco fu poi cancellato e alcuni fogli riscritti contengono sermoni di Efrem Siro tradotti in greco. Ciò avvenne probabilmente nel XII secolo, quando scarseggiava il velino. Tuttavia il testo sottostante è stato decifrato. Anche se un tempo questo codice conteneva tutte le Scritture in greco, ne rimangono solo 209 fogli, 145 dei quali delle Scritture Greche Cristiane. Attualmente contiene soltanto parte di alcuni libri delle Scritture Ebraiche e parte di tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane, tranne II Tessalonicesi e II Giovanni. È conservato a Parigi nella Bibliothèque Nationale.

AUTENTICITÀ DEL TESTO BIBLICO

La fiducia nell’autenticità della Bibbia è molto maggiore se ci si rende conto che, in confronto, esistono pochissimi manoscritti delle opere di scrittori classici secolari e nessuno di questi è un manoscritto autografo originale. Anche se si tratta di copie fatte secoli dopo la morte degli autori, gli studiosi odierni accettano tali copie più recenti come prova sufficiente dell’autenticità del testo.

I manoscritti ebraici delle Scritture tuttora esistenti non sono così numerosi come quelli delle Scritture Greche Cristiane. Tuttavia sono molto accurati. A proposito del testo delle Scritture Ebraiche lo studioso William Henry Green ha osservato: “Si può affermare con sicurezza che nessun’altra opera antica ci è pervenuta in forma così accurata”. Frederic G. Kenyon, studioso di paleografia e filologia biblica, nell’introduzione ai suoi sette volumi ha fatto questa rassicurante affermazione a proposito dei “Papiri biblici Chester Beatty” (Londra, 1933, p. 15): “La prima e più importante conclusione tratta dall’esame di questi [papiri] è confortante in quanto confermano l’essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell’Antico né nel Nuovo Testamento si notano varianti notevoli o fondamentali. Non ci sono omissioni importanti né aggiunte di brani, e neanche varianti che influiscano su fatti o dottrine essenziali. Le varianti del testo riguardano cose secondarie, come l’ordine dei vocaboli o il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili, dell’integrità dei testi a nostra disposizione. Sotto questo aspetto sono un acquisto che fa epoca”.

A proposito delle Scritture Greche Cristiane, nel suo libro The Bible and Archaeology (pubblicato nel 1940), Frederic G. Kenyon ha detto: “Quindi l’intervallo fra la data della stesura originale e quella dei reperti più antichi è talmente piccolo da essere del tutto trascurabile, e l’ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato ormai eliminato. Sia l’autenticità che la generale integrità dei libri del Nuovo Testamento si possono considerare definitive”. — Pp. 288, 289.

Secoli fa Gesù Cristo, “il testimone fedele e verace” (Riv. 3:14), confermò ripetutamente e in modo categorico la veracità delle Scritture Ebraiche, come fecero anche gli apostoli. (Luca 24:27, 44; Rom. 15:4) Le antiche versioni o traduzioni esistenti sono un’ulteriore conferma dell’esattezza delle Scritture Ebraiche pervenuteci. Manoscritti e versioni delle Scritture Greche Cristiane costituiscono un’inoppugnabile testimonianza della mirabile preservazione e accuratezza di questa parte della Parola di Dio. Abbiamo dunque a nostra disposizione un testo biblico veramente degno di fiducia, autentico. Un attento esame dei manoscritti delle Sacre Scritture che sono stati preservati offre un’eloquente testimonianza della loro fedele preservazione e conservazione, rendendo più significativa l’ispirata dichiarazione: “L’erba verde è appassita, il fiore si è inaridito; ma in quanto alla parola del nostro Dio, sussisterà a tempo indefinito”. — Isa. 40:8; I Piet. 1:24, 25.

[Figura a pagina 786]

Il papiro di Nash, ritenuto da alcuni del II o I secolo a.E.V.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi