Purim
Festa celebrata il 14 e il 15 adar, l’ultimo mese dell’anno ebraico, corrispondente alla fine di febbraio e all’inizio di marzo. (Est. 9:21) Il nome deriva dall’azione di Aman che tirò a sorte, “gettò il Pur”, per determinare il giorno propizio per mettere in atto il complotto di sterminare gli ebrei. Essendo un agaghita, forse un amalechita di sangue reale, e adoratore di divinità pagane, ricorse a ciò come a una specie di divinazione. (Est. 3:7; vedi DIVINAZIONE). Nel dodicesimo anno del regno di Assuero (Serse I), il 13 nisan del 475 a.E.V., il decreto ufficiale per lo sterminio degli ebrei che Aman aveva indotto il re ad approvare venne inviato in tutte le province persiane.
COMMEMORA LA LIBERAZIONE
La festa commemora la liberazione degli ebrei dall’annientamento complottato da Aman. Perciò il nome di Purim probabilmente venne dato dagli ebrei con ironia. (Est. 9:24-26) Nel libro apocrifo dei Maccabei viene chiamata anche “giorno di Mardocheo”, dato che Mardocheo ebbe una parte importante negli avvenimenti relativi alla festa. (II Maccabei 15:36, 37, Ri; vedi anche Ga, nota in calce) Grazie all’intervento della regina Ester, a rischio della sua vita e secondo i consigli dell’anziano cugino Mardocheo, gli ebrei furono liberati. Ester digiunò per tre giorni prima di chiedere udienza al re, per invitarlo a un primo banchetto, e poi a un secondo banchetto durante il quale poté presentare la sua petizione. (Est. 4:6—5:8) La petizione fu accolta con favore e, dato che il decreto originale non poteva essere mutato a motivo dell’immutabilità della legge dei medi e dei persiani (Dan. 6:8), il 23 sivan venne emanato un altro decreto. Questo concedeva agli ebrei il diritto di difendersi e permetteva loro di prepararsi. Fu redatto da Mardocheo e tradotto in molte lingue per i vari distretti dell’impero persiano. Gli ebrei combatterono, con l’aiuto dei principi, dei satrapi e dei governatori, e la situazione si capovolse a discapito dei nemici antisemiti. Il 13 adar ci fu un grande massacro, non degli ebrei, ma dei loro nemici. Nella capitale, Susan, questo continuò anche il 14. Il 14 adar gli ebrei dei distretti giurisdizionali si riposarono, e quelli di Susan il 15, banchettando e rallegrandosi. — Est. 8:3—9:19.
Per commemorare questa liberazione Mardocheo impose agli ebrei l’obbligo di celebrare ogni anno il 14 e il 15 adar, banchettando e rallegrandosi, scambiandosi inviti e facendo doni ai poveri. (Est. 9:20-22) In seguito venne scritta un’altra lettera con la ratifica della regina Ester che ordinava di osservare questa festa. Si doveva celebrare in ogni generazione, famiglia, distretto giurisdizionale e città, ogni anno nel tempo stabilito. — Est. 9:28-31.
La festa, osservata per la prima volta il 14-15 adar 474 a.E.V., viene tuttora celebrata dagli ebrei nei minimi particolari, con molte aggiunte. Una delle aggiunte tradizionali avvenute nel corso del tempo è quella di fare un giorno di digiuno il 13 adar, chiamato digiuno di Ester. Durante questa festa non è vietato lavorare o commerciare. — Vedi ESTER, LIBRO DI; SORTE.