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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1125-1126

Sansone

(Sansòne) [solare, simile al sole, uomosole; oppure, devastatore, distruttore].

Uno dei più noti giudici di Israele; figlio di Manoa, danita di Zora. Prima della sua nascita un angelo apparso alla madre annunciò che avrebbe avuto un figlio che doveva essere nazireo dalla nascita e “prendere la direttiva per salvare Israele dalla mano dei Filistei”. (Giud. 13:1-5, 24; 16:17) Essendo una figura di primo piano nella lotta contro i filistei, Sansone si sarebbe avvicinato ai cadaveri degli uccisi in battaglia. Perciò la natura stessa del suo incarico indicava che non era soggetto alla legge che vietava ai nazirei di toccare corpi morti. (Num. 6:2-9) Si noti inoltre che questa legge si applicava a coloro che facevano volontariamente voto di nazireato e non riguardava chi, come Sansone, era nazireo dalla nascita.

Appena raggiunta l’età di sposarsi, Sansone chiese ai genitori di prendergli in moglie una certa filistea di Timna. Questo era in armonia con la direttiva dello spirito di Dio, poiché doveva offrire a Sansone l’occasione per combattere contro i filistei. (Giud. 13:25-14:4) In seguito, nei pressi di Timna, Sansone incontrò un giovane leone fornito di criniera. Reso potente dallo spirito di Dio, squarciò l’animale in due con le sole mani. Poi proseguì per Timna, dove parlò con la filistea che voleva prendere in moglie. — Giud. 14:5-7.

Qualche tempo dopo, Sansone, accompagnato dai genitori, andò a Timna per portare a casa la fidanzata. Durante il tragitto lasciò la strada per dare un’occhiata alla carcassa del leone che aveva ucciso in precedenza e vi trovò dentro uno sciame di api e miele. Sansone mangiò un po’ di miele e, raggiunti i genitori, ne offrì anche a loro. Durante il banchetto nuziale fece di questo episodio il soggetto di un enigma che propose ai trenta filistei che assistevano alle nozze. Ulteriori sviluppi imperniati sull’enigma offrirono a Sansone l’occasione di uccidere trenta filistei ad Ascalon. — Giud. 14:8-19.

Quando il padre della sua fidanzata la diede a un altro uomo e non permise a Sansone di vederla, questi ebbe un’altra opportunità ancora di intervenire contro i filistei. Servendosi di trecento volpi, diede fuoco ai campi di grano, alle vigne e agli oliveti dei filistei. Adirati i filistei bruciarono la fidanzata di Sansone e il padre di lei, poiché le loro perdite erano la conseguenza del trattamento da lui riservato a Sansone. Con questa azione i filistei diedero una volta di più a Sansone motivo di vendicarsi su di loro. Egli ne uccise molti, “ammucchiando gambe su cosce”. — Giud. 14:20-15:8.

Cercando vendetta contro Sansone, i filistei vennero a Lehi. Tremila intimoriti uomini di Giuda ebbero la meglio costringendo Sansone alla resa presso la rupe di Etam, quindi lo legarono con due funi nuove e lo condussero dai filistei. Esultanti, questi si preparavano ad accogliere Sansone. Ma “lo spirito di Geova divenne operante su di lui, e le funi che erano sulle sue braccia si fecero come fili di lino che siano stati bruciati dal fuoco, così che i suoi ceppi si fusero dalle sue mani”. Presa una mascella d’asino fresca Sansone abbatté mille uomini, poi attribuì questa vittoria a Geova. In quell’occasione Geova, in risposta alla richiesta di Sansone, provvide miracolosamente acqua per dissetarlo. — Giud. 15:9-19.

Un’altra volta Sansone andò in casa di una prostituta nella città filistea di Gaza. Saputolo, i filistei gli tesero un’imboscata, con l’intenzione di ucciderlo la mattina. Ma a mezzanotte Sansone si alzò e divelse la porta della città e i suoi stipiti laterali e la sbarra dalle mura di Gaza, e li portò “in cima al monte che è di fronte a Ebron”. (Giud. 16:1-3) Questa fu una grande umiliazione per i filistei, poiché lasciava Gaza indifesa e alla mercé dei nemici. Il fatto che Sansone fu in grado di compiere quell’impresa straordinaria indica che aveva ancora lo spirito di Dio. Questo dimostra che non era andato in casa della prostituta per scopi immorali. A questo proposito il commentatore Paulus Cassel osserva: “Sansone non si recò a Gaza per andare da una meretrice: infatti viene detto che [‘Sansone andò a Gaza e lì vide una prostituta ed entrò da lei’]. Ma quando volle trascorrere la notte [a Gaza], non c’era per lui, il nemico nazionale, altra alternativa che alloggiare presso la [prostituta].... La sua permanenza è descritta in linguaggio non diverso da quello impiegato a proposito della sosta degli esploratori in casa di Raab. Le parole, [‘vide una prostituta’], indicano solo che quando vide una donna di quella categoria, seppe dove poteva trovare riparo per la notte”. (J. P. Lange, A Commentary on the Holy Scriptures, nella traduzione di Philip Schaff, Il Libro dei Giudici, p. 212) Inoltre, si noti, viene detto che ‘Sansone continuò a giacere fino a mezzanotte’ e non ‘Sansone continuò a giacere con lei fino a mezzanotte’.

TRADITO DA DALILA

Dopo questo episodio Sansone si innamorò di Dalila. (Vedi DALILA). Per guadagno materiale essa cercò di scoprire il segreto della forza di Sansone. Tre volte egli le diede risposte ingannatrici. Ma a motivo della fastidiosa insistenza di lei, alla fine cedette e le rivelò che la sua forza derivava dal fatto che era nazireo dalla nascita. Essa allora si mise in contatto coi filistei onde avere la ricompensa per consegnarlo loro. Mentre Sansone dormiva sulle sue ginocchia, Dalila gli rase i capelli. Al suo risveglio, egli non aveva più lo spirito di Geova, poiché si era lasciato attirare in una situazione che provocò l’interruzione del suo nazireato. La sua forza non dipendeva dai capelli stessi, ma da ciò che rappresentavano, cioè la speciale relazione che Sansone aveva con Geova essendo nazireo. Con la fine di quella relazione, Sansone non era diverso da qualsiasi altro uomo. Perciò i filistei lo poterono accecare, legare con ceppi di rame e costringere a far girare la macina nella prigione. — Giud. 16:4-21.

Mentre Sansone languiva in prigione i filistei disposero di tenere un grande sacrificio in onore del loro dio Dagon, a cui attribuivano il successo di aver catturato Sansone. Grandi folle, inclusi tutti i signori dell’asse, si radunarono nella casa usata per l’adorazione di Dagon. Sul tetto soltanto c’erano tremila uomini e donne. Gli allegri filistei fecero condurre fuori della prigione Sansone, i cui capelli nel frattempo erano ricresciuti, perché contribuisse al loro divertimento. Giunto sul posto Sansone chiese al ragazzo che lo accompagnava di lasciargli toccare le colonne che sostenevano l’edificio. Quindi pregò Geova: “Ricordati di me, ti prego, e rafforzami, ti prego, solo questa volta, o tu, il vero Dio, e fammi vendicare sui filistei con la vendetta per uno dei miei due occhi”. (Giud. 16:22-28) Può darsi che abbia pregato per vendicarsi di uno dei suoi occhi riconoscendo che la loro perdita era dovuta in parte al suo stesso errore. O può darsi che ritenesse impossibile vendicarsi completamente essendo rappresentante di Geova.

Sansone si appoggiò alle due colonne di sostegno e “si curvò con potenza”, facendo crollare la casa. Questo provocò la sua stessa morte e quella di più filistei di quanti non ne avesse uccisi in tutta la sua vita. I parenti lo seppellirono “fra Zora ed Estaol nel luogo di sepoltura di Manoa suo padre”. Quindi Sansone morì fedele a Geova dopo aver giudicato Israele per vent’anni. Perciò il suo nome viene giustamente menzionato insieme a quello di uomini che, grazie alla fede, furono resi potenti. — Giud. 15:20; 16:29-31; Ebr. 11:32-34.

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