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  • Stoici
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1218-1219

Stoici

(stòici).

Filosofi, alcuni dei quali, insieme a certi epicurei, discussero con Paolo nel mercato di Atene. Egli annunciava la buona notizia intorno a Gesù e la risurrezione, ma essi lo chiamarono “chiacchierone” e dissero che sembrava “un proclamatore di deità straniere”. In seguito, condotto all’Areopago, Paolo citò scritti degli stoici Arato della Cilicia (Fenomeni) e Cleante (Inno a Zeus), dicendo: “Da [Dio] abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo, come certi poeti fra voi hanno detto: ‘Poiché siamo pure sua progenie’”. — Atti 17:17-19, 22, 28.

Zenone di Cizio (Cipro), dopo aver seguito per qualche tempo i cinici, verso il 300 a.E.V. fondò una scuola filosofica a parte. I suoi discepoli presero il nome di stoici dalla Stoa Pecile, il portico dipinto di Atene dove insegnò per circa 58 anni. La filosofia stoica fu ulteriormente approfondita specie da Cleante e Crisippo ed ebbe molto seguito presso i greci e i romani: fra i suoi aderenti furono Seneca, Epitteto e l’imperatore romano Marco Aurelio. Fiorì fin verso il 300 E.V.

La filosofia stoica abbracciava logica, fisica ed etica. Anche se le loro idee cambiarono col passare del tempo, fondamentalmente sostenevano che materia e forza (quest’ultima a volte chiamata provvidenza, ragione o Dio) fossero i principi elementari dell’universo. Per gli stoici tutte le cose, anche i vizi e le virtù, erano materiali. Non credevano in Dio come Persona e insegnavano che tutte le cose facevano parte di una deità impersonale dalla quale emanava l’anima umana. Poiché pensavano che l’anima umana sopravvivesse alla morte del corpo, alcuni stoici credevano che alla fine sarebbe stata distrutta insieme all’universo; altri, che da ultimo sarebbe stata riassorbita da questa deità. Gli stoici sostenevano che per raggiungere il massimo obiettivo, la felicità, l’uomo doveva usare la ragione per capire e conformarsi alle leggi che regolano l’universo. Per loro perseguire una vita virtuosa significava quindi ‘seguire la natura’. L’uomo veramente saggio secondo loro era indifferente al dolore o al piacere, indipendentemente da ricchezza, povertà e simili. Il destino, pensavano, governava le cose umane, e se i problemi sembravano insormontabili, non erano contrari al suicidio. Come gli epicurei, gli stoici non credevano nella risurrezione insegnata dai cristiani.

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