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  • Donna
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  • Le simboliche “locuste”
  • I 144.000 “che non si contaminarono con donne”
  • Donna
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
  • I privilegi della donna cristiana
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
  • Il ruolo della donna nelle Scritture
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
  • Uomo e donna: a ciascuno un ruolo dignitoso
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2007
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 351-354

Donna

[ebr. ’ishshàh (lett. femminile di ’ish, uomo), donna, moglie; gr. gynè, donna, moglie].

Femmina adulta dell’uomo, passata l’età della pubertà.

CREAZIONE

Ancor prima che l’uomo Adamo chiedesse una compagna, Dio il suo Creatore gliela diede. Dopo aver messo Adamo nel Giardino di Eden e avergli dato la legge relativa all’albero della conoscenza del bene e del male, Geova disse: “Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, come suo complemento”. (Gen. 2:18) Dio non costrinse l’uomo a cercare la compagnia degli animali, ma condusse gli animali da Adamo perché desse loro il nome. Adamo non era incline alla bestialità, e fu in grado di capire che fra quelli non c’era una compagna adatta. (Gen. 2:19, 20) “Per cui Geova Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa. E Geova Dio edificava la costola che aveva presa dall’uomo in una donna e la conduceva all’uomo. Allora l’uomo disse: ‘Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne. Questa sarà chiamata Donna, perché dall’uomo questa è stata tratta’”. — Gen. 2:21-23.

POSIZIONE E RESPONSABILITÀ

La donna, essendo stata creata traendola dall’uomo, doveva all’uomo la sua esistenza. Essendo parte dell’uomo, “una sola carne” con lui, un suo complemento e aiuto, era soggetta a lui suo capo. Doveva anche sottostare alla legge che Dio aveva data ad Adamo circa l’albero della conoscenza del bene e del male. Aveva la responsabilità di operare per il bene dell’uomo. Insieme avrebbero avuto figli ed esercitato il dominio sugli animali. — Gen. 1:28; 2:24.

Poiché in tempi biblici era normale che le donne si sposassero, i brani che parlano delle responsabilità della donna di solito si riferiscono alla sua posizione di moglie. Il primo dovere di tutte le donne in Israele era servire Geova Dio nella vera adorazione. Abigail, che divenne moglie di Davide dopo la morte di quel buono a nulla di suo marito Nabal, ne fu un esempio. Anche se Nabal tenne una cattiva condotta, rifiutando di usare i suoi beni materiali per aiutare Davide, l’unto di Geova, Abigail si rese conto che, pur essendo la moglie di Nabal, non era obbligata a seguire il marito in tale azione contraria alla volontà di Geova. Geova la benedisse per aver sostenuto la giusta adorazione aiutando il Suo unto. — I Sam. 25:23-31, 39-42.

In secondo luogo, la donna doveva ubbidire al marito. Aveva la responsabilità di lavorare sodo per il bene della famiglia e per recare onore al suo capo maritale; questo avrebbe recato la massima gloria anche a lei. Il saggio dice: “La donna veramente saggia ha edificato la sua casa, ma la stolta la demolisce con le sue proprie mani”. (Prov. 14:1) Doveva sempre parlar bene del marito e accrescere il rispetto che gli altri avevano per lui, in modo che egli potesse essere orgoglioso di lei. “La moglie capace è una corona per il suo proprietario, ma come marciume nelle sue ossa è colei che agisce in modo da fare vergogna”. (Prov. 12:4) La posizione onorevole e i privilegi che ha come moglie, insieme alle benedizioni per la sua fedeltà, industriosità e saggezza, sono descritti in Proverbi capitolo 31. — Vedi MATRIMONIO; MOGLIE.

PRIVILEGI NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA

Fra coloro che hanno da Dio la chiamata celeste (Ebr. 3:1) per essere coeredi insieme a Gesù Cristo, non c’è alcuna distinzione fra uomini e donne in senso spirituale. L’apostolo scrive: “Infatti, siete tutti figli di Dio per mezzo della vostra fede in Cristo . . . non c’è né maschio né femmina; poiché siete tutti una persona unitamente a Cristo Gesù”. (Gal. 3:26-28) Alla loro risurrezione devono tutti subire un cambiamento di natura, per essere resi partecipi della “natura divina”, stato in cui non ci saranno donne, poiché non esistono creature spirituali di sesso femminile, essendo il sesso il mezzo stabilito da Dio per la riproduzione delle creature terrene. — II Piet. 1:4.

Doni dello spirito

Donne, menzionate come “figlie” e “schiave” nella profezia di Gioele, erano fra coloro che ricevettero i doni dello spirito santo il giorno di Pentecoste del 33 E.V. Da quel giorno in poi le donne cristiane che ebbero il privilegio di ricevere quei doni parlavano lingue straniere che prima non conoscevano, e ‘profetizzavano’, non necessariamente facendo predizioni di importanti avvenimenti futuri, ma divulgando verità bibliche. — Gioe. 2:28, 29; Atti 1:13-15; 2:1-4, 13-18; vedi PROFETESSA.

Nelle adunanze di congregazione

C’erano adunanze in cui quelle donne potevano pregare o profetizzare, ma col capo coperto. (I Cor. 11:3-16) Comunque, in quelle che evidentemente erano adunanze pubbliche, in cui “tutta la congregazione” e anche gli “increduli” si radunavano in uno stesso luogo (I Cor. 14:23-25), le donne dovevano ‘stare in silenzio’. Se ‘volevano imparare qualche cosa, potevano interrogare il marito a casa, poiché era vergognoso per una donna parlare nella congregazione’. — I Cor. 14:31-35.

Anche se non le era permesso di insegnare alla congregazione radunata, la donna poteva insegnare a persone estranee alla congregazione che desideravano conoscere la verità della Bibbia e la buona notizia intorno a Gesù Cristo (confronta Salmo 68:11), e anche essere ‘maestra di ciò che è bene’ per le donne più giovani (e i figli) entro la congregazione. (Tito 2:3-5) Ma non doveva esercitare autorità sull’uomo, né polemizzare con gli uomini, ad esempio nelle adunanze della congregazione. Doveva ricordare cosa accadde a Eva, e come Dio spiegò la posizione della donna dopo che Adamo ed Eva ebbero peccato. — I Tim. 2:11-14; Gen. 3:16; vedi FEBE.

In casa

La donna è descritta nelle Scritture come “un vaso più debole, il femminile”, e dev’essere trattata come tale dal marito. (I Piet. 3:7) Essa ha molti privilegi, fra cui quello di partecipare all’istruzione dei figli e generalmente di occuparsi di tutto ciò che riguarda la famiglia, con l’approvazione e sotto la direttiva del marito. (I Tim. 5:14; I Piet. 3:1, 2; Prov. 1:8; 6:20; cap. 31) Ha il dovere di essere sottomessa al marito. (Efes. 5:22-24) Deve rendergli il debito coniugale. — I Cor. 7:3-5.

Ornamento

La Bibbia non vieta di portare gioielli o indossare abiti eleganti, ma ordina che ciò sia fatto con modestia e decoro. L’apostolo consiglia che l’abito femminile sia ordinato, e che le donne si adornino “con modestia e sanità di mente”. Non si dovrebbe dare eccessiva importanza all’acconciatura dei capelli, agli ornamenti e ai vestiti costosi, ma piuttosto alle cose che contribuiscono alla bellezza spirituale, cioè alle “opere buone” e alla “persona segreta del cuore nella veste incorruttibile dello spirito quieto e mite”. — I Tim. 2:9, 10; I Piet. 3:3, 4; confronta Proverbi 11:16, 22; 31:30.

L’apostolo Pietro dice a tali donne sottomesse che tengono una condotta casta, rispettosa e devota: “Siete divenute... figlie [di Sara], se continuate a fare il bene e non temete alcuna causa di terrore”. Mogli del genere hanno una meravigliosa opportunità, non per discendenza carnale dalla fedele Sara, ma perché la imitano. Sara ebbe il privilegio di generare Isacco e divenne antenata di Gesù Cristo, il principale ‘seme di Abraamo’. (Gal. 3:16) Così le mogli cristiane, dimostrando di essere figurativamente figlie di Sara anche verso mariti non credenti, sono certe di ricevere una grande ricompensa dalle mani di Dio. — I Piet. 3:6; Gen. 18:11, 12, I Cor. 7:12-16.

DONNE SERVIVANO GESÙ

Alcune donne ebbero privilegi in relazione al ministero terreno di Gesù, non però i privilegi che ebbero i dodici apostoli e i settanta evangelizzatori. (Matt. 10:1-8; Luca 10:1-7) Certe donne servivano Gesù con i loro averi. (Luca 8:1-3) Una lo unse poco prima della sua morte, e per questo suo atto Gesù promise che ovunque la buona notizia sarebbe stata predicata in tutto il mondo “ciò che questa donna ha fatto sarà pure detto a ricordo di lei”. (Matt. 26:6-13; Giov. 12:1-8) Gesù apparve ad alcune donne il giorno della sua risurrezione, e anche in seguito. — Matt. 28:1-10; Giov. 20:1-18.

USO FIGURATIVO

In diversi casi donne sono usate in modo simbolico per rappresentare congregazioni o organizzazioni. A volte stanno a indicare nazioni o città, come Moab (Ger. 48:41), Egitto (Ger. 46:11), Rabba di Ammon (Ger. 49:2), Babilonia (Ger. 51:13) e la simbolica Babilonia la Grande. (Riv. 17:1-6) La congregazione di Cristo è chiamata la sua “sposa”, e anche “la città santa, la Nuova Gerusalemme”. — Giov. 3:29; Riv. 21:2, 9; 19:7; confronta Efesini 5:23-27; Matteo 9:15; Marco 2:20; Luca 5:34, 35.

Geova parlava alla congregazione o nazione di Israele come alla sua “donna”, di cui era il “proprietario maritale” a motivo della relazione che esisteva fra loro in virtù del patto della Legge. Nelle profezie di restaurazione parla così a Israele, a volte rivolgendosi a Gerusalemme, capitale della nazione. I ‘figli e figlie’ (Isa. 43:5-7) di questa donna erano i componenti della nazione di Israele. — Isa. 51:17-23; 52:1, 2; 54:1, 5, 6, 11-13; 66:10-12; Ger. 3:14; 31:31, 32.

La “donna” di Genesi 3:15

Nel condannare i genitori del genere umano, Adamo ed Eva, Dio promise che un seme sarebbe stato generato dalla “donna”, e avrebbe schiacciato la testa del serpente. (Gen. 3:15) Questo era un “sacro segreto” che Dio si proponeva di rivelare a suo tempo. (Col. 1:26) Alcuni particolari delle circostanze esistenti al tempo della promessa profetica forniscono degli indizi sull’identità della “donna”. Dal momento che il suo seme avrebbe schiacciato la testa del serpente, doveva essere più che un seme umano, infatti le Scritture indicano che le parole di Dio non erano rivolte a un serpente letterale sulla terra. In Rivelazione 12:9 è spiegato che il “serpente” è Satana il Diavolo, una persona spirituale. Perciò la “donna” della profezia non poteva essere un essere umano, come Maria la madre di Gesù. L’apostolo chiarisce la cosa in Galati 4:21-31; vedi SEME.

In questo brano l’apostolo parla della moglie libera di Abraamo e della sua concubina Agar, e dice che Agar corrisponde alla città letterale di Gerusalemme sotto il patto della Legge, essendo i “figli” di lei cittadini della nazione ebraica. La moglie di Abraamo, Sara, dice Paolo, corrisponde alla “Gerusalemme di sopra”, che è la madre spirituale di Paolo e dei suoi compagni generati dallo spirito. Questa “madre” celeste è pure la “madre” di Cristo, che è il maggiore fra i suoi fratelli spirituali, tutti generati da Dio loro Padre. — Ebr. 2:11, 12.

Ne consegue logicamente e in armonia con le Scritture che la “donna” di Genesi 3:15 è una “donna” spirituale. E in base al fatto che la “sposa” o “moglie” di Cristo non è una singola donna, ma una donna composita, formata di molti membri spirituali (Riv. 21:9), la “donna” che genera i figli spirituali di Dio, la “moglie” di Dio (predetta dalle parole profetiche di Isaia e Geremia già citate), è formata di molte persone spirituali. È un composito gruppo di persone, un’organizzazione, celeste.

Questa “donna” è descritta nella visione di Giovanni di Rivelazione capitolo 12, nell’atto di partorire un figlio, un sovrano che deve “pascere tutte le nazioni con una verga di ferro”. (Confronta Salmo 2:6-9; 110:1, 2). Giovanni ebbe questa visione molto tempo dopo la nascita umana di Gesù e anche dopo la sua unzione come Messia di Dio. Poiché ovviamente riguarda la stessa persona, deve riferirsi non alla nascita umana di Gesù, ma a qualche altro avvenimento, cioè al suo insediamento nel potere del Regno: raffigura dunque la nascita del messianico regno di Dio.

Si vede poi Satana che perseguita la “donna”, e fa guerra ai “rimanenti del seme di lei”. (Riv. 12:13, 17) Dal momento che la “donna” è celeste, e Satana è stato ormai gettato giù sulla terra (Riv. 12:7-9), egli non può raggiungere le persone spirituali che formano la “donna”, ma può raggiungere i rimanenti del “seme” o figli di lei, i “fratelli” di Gesù Cristo ancora sulla terra. In tal modo perseguita la “donna”.

Altri usi

Dopo aver avvertito Israele delle calamità che si sarebbero abbattute sulla nazione per la sua infedeltà, Geova disse per mezzo del profeta Isaia: “E in quel giorno sette donne afferreranno effettivamente un uomo, dicendo: ‘Mangeremo il nostro proprio pane e indosseremo i nostri propri mantelli; solo che noi possiamo chiamarci col tuo nome per togliere il nostro biasimo’”. (Isa. 4:1) Nei due versetti precedenti (Isa. 3:25, 26) Dio aveva fatto notare che molti uomini d’Israele sarebbero caduti in guerra, e questo avrebbe decimato la popolazione maschile della nazione a tal punto che diverse donne avrebbero voluto unirsi a un uomo. Sarebbero state felici di prendere il suo nome e avere da lui un po’ di attenzioni, anche se dovevano dividerlo con altre donne. Avrebbero accettato la poligamia o il concubinato pur di avere una piccola parte nella vita di un uomo, e sottrarsi così almeno in parte alla vergogna di essere vedove o nubili e senza figli.

Per confortare Israele Geova disse profeticamente: “Fino a quando ti volgerai da una parte e dall’altra, o figlia infedele? Poiché Geova ha creato una cosa nuova sulla terra: Una semplice femmina attornierà un uomo robusto”. (“La donna che corteggia l’uomo”, VR). (Ger. 31:22) Fino a quel momento Israele, con cui Dio aveva stretto una relazione matrimoniale a motivo del patto della Legge, si volgeva “da una parte e dall’altra” nella sua infedeltà. Ora Geova invita la “vergine d’Israele” a erigere pietre miliari e segnali indicatori per farle ritrovare la strada e rivolgere il cuore alla strada maestra, la via del ritorno. (V. 21) Geova metterà il suo spirito in lei affinché sia più desiderosa di tornare. Quindi, come una moglie si stringe al marito per tornare in buoni rapporti con lui, così Israele si stringe a Geova Dio per tornare ad avere una buona relazione con lui, suo marito.

A proposito del “re del nord”, la profezia di Daniele dice che “non prenderà in nessuna considerazione il dio dei suoi padri; e non prenderà in considerazione il desiderio delle donne e ogni altro dio, ma si magnificherà su chiunque. Ma al dio delle fortezze darà gloria”. (Dan. 11:37, 38) Qui le “donne” possono rappresentare le nazioni più deboli che, come vasi più deboli, sono soggette al “re del nord”. Hanno i loro dèi che desiderano e adorano, ma il “re del nord” non li tiene in nessun conto e rende omaggio al dio del militarismo.

Le simboliche “locuste”

Nella visione delle “locuste” simboliche di Rivelazione 9:1-11, tali locuste sono descritte con “capelli come i capelli delle donne”. In armonia con il principio scritturale che i capelli lunghi della donna sono un segno della sua sottomissione al marito e capo, i capelli di queste locuste simboliche devono rappresentare la sottomissione di ciò che simboleggiano a colui che la profezia rivela essere il capo e re su di loro. — Vedi ABADDON.

I 144.000 “che non si contaminarono con donne”

I 144.000 descritti in Rivelazione in piedi insieme all’Agnello sul monte Sion viene detto che sono stati “comprati dalla terra. Questi son quelli che non si contaminarono con donne; infatti, sono vergini”. È spiegato che questi hanno con l’Agnello una relazione più intima di chiunque altro, essendo gli unici che conoscono il “nuovo cantico”. (Riv. 14:1-4) Questo indicherebbe che costituiscono la “sposa” dell’Agnello. (Riv. 21:9) Sono persone spirituali, com’è rivelato dal fatto che sono in piedi sul celeste monte Sion insieme all’Agnello. Perciò il fatto che “non si contaminarono con donne” e sono “vergini” non significa che nessuno dei 144.000 è mai stato sposato, perché le Scritture non proibiscono il matrimonio ai coeredi di Cristo sulla terra. (I Tim. 3:2; 4:1, 3) E neanche che i 144.000 erano tutti uomini, poiché “non c’è né maschio né femmina” per ciò che riguarda la relazione spirituale dei coeredi di Cristo. (Gal. 3:28) Le “donne” devono quindi essere donne simboliche, senza dubbio organizzazioni religiose come Babilonia la Grande e le sue ‘figlie’, organizzazioni della falsa religione, unendosi alle quali non si potrebbe essere immacolati. (Riv. 17:5) Questa descrizione simbolica concorda coi requisiti della Legge secondo cui il sommo sacerdote d’Israele poteva prendere in moglie solo una vergine, infatti Gesù Cristo è il grande Sommo Sacerdote di Geova. — Lev. 21:10, 14; II Cor. 11:2; Ebr. 7:26.

A proposito del fatto che Gesù chiamò Maria “donna”, vedi MARIA N. 1 (Rispettata, amata da Gesù).

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