Un Dio che avverte
“Quando dunque udrai qualche parola dalla mia bocca, avvertili da parte mia.” — Ezech. 33:7.
1. Colpisce Iddio senza avvertire? Quali esempi lo dimostrano?
GEOVA Dio non colpisce mai senza preavvertire. Sommerse forse il primo mondo in un diluvio d’acqua distruggitrice senza darne avvertimento? Arse le depravate Sodoma e Gomorra con un’infuocata pioggia senza avvertirle? Colse l’Onnipotente di sorpresa l’Egitto quando mandò ondate su ondate di piaghe distruggitrici nel paese? Quando diresse la rovina d’Israele e di Giuda mediante invasioni straniere, non furono avvertite le vittime? La potente Babilonia che signoreggiava come un’affascinante regina su popoli e nazioni, doveva esser colta di sorpresa e senza preavviso quando gli eserciti nemici la presero d’assalto? E la desolazione che si abbattè su Gerusalemme nel primo secolo dopo Cristo, piombò quel colpo senza ammonizione? A ciascuna di queste domande i fatti rispondono seccamente: No!
2. Avverte Iddio personalmente, o per mezzo di messaggeri, e perché?
2 Questo non vuol dire che Geova Dio visiti di persona la terra per pronunziare un avvertimento. Una tal cosa significherebbe di per se stessa la distruzione per l’uomo, poiché se egli può essere dolorosamente scottato e accecato per un certo tempo da un sole comparativamente piccolo distante quasi 93.000.000 di miglia, come potrebbe sopravvivere in presenza del “Padre degli astri luminosi”? (Giac. 1:17; Eso. 33:20) Considerando la peritura forma carnale dell’uomo, Geova Dio manda i suoi avvertimenti per mezzo di messaggeri sotto forma umana, messaggeri che gli avvertiti possono ascoltare e interrogare confortevolmente per conoscere i particolari. Su questo fatto leggiamo in Geremia 7:13, 25, 28: “V’ho parlato fin dal mattino, e voi non avete dato ascolto, . . . v’ho chiamati e voi non avete risposto, . . . Dal giorno che i vostri padri uscirono dal paese d’Egitto fino al dì d’oggi, io v’ho mandato tutti i miei servi, i profeti, e ve l’ho mandati ogni giorno, fin dal mattino. . .. Questa è la nazione che non ascolta la voce dell’Eterno, del suo Dio, e che non vuole accettare correzione”.
3, 4. Quanti ascoltano l’avvertimento, com’è mostrato dal diluvio?
3 Gli avvertimenti di Geova di rado sono stati ascoltati dalla maggioranza, quantunque siano stati predicati con pazienza per lunghi periodi di tempo. Prima del diluvio “l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni [propositi e desideri] dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo” e che “la terra era corrotta”. (Gen. 6:5, 11) Egli determinò di lavare la terra della sua sozzura, non con un semplice bagno di sabato sera della durata di pochi minuti, ma con una pioggia torrenziale di quaranta giorni e quaranta notti, le cui acque non furono prosciugate di sulla terra finché furono trascorsi dieci mesi e tredici giorni!
4 Geova indicò questa distruzione 120 anni in anticipo. Passano più di venti anni e Noè ha tre figli. Questi figli raggiungono l’età virile e si sposano, mentre trascorrono forse altri cinquanta o sessant’anni. Quindi Geova Dio parla a Noè dell’imminente diluvio e dà istruzione a quest’uomo rettamente disposto di costruire l’arca per la preservazione di se stesso e della sua famiglia. Per circa quaranta o cinquant’anni prima del diluvio Noè diede una testimonianza d’avvertimento della sua venuta, e per tal fatto si guadagnò la qualifica di “predicator di giustizia”. (Gen. 6:3, 13, 18; 2 Piet. 2:5) Ma la maggioranza del genere umano si fece beffe di Noè e lo considerò come un falso profeta del tempo e dubitò della possibilità di un diluvio su tutta la terra. Iddio creò la terra, egli era capace di farle prendere un bagno. Dopo aver dato la testimonianza di avvertimento per mezzo di Noè, Geova fece bagnare la terra in modo da lavarla delle sozzure che si erano accumulate sulla sua superficie.
5. Come fu mostrato questo da quanto accadde a Lot in Sodoma?
5 Alcuni secoli dopo le città di Sodoma e Gomorra sono così piene di gravi peccati che viene decisa la loro distruzione. Non vi risiedono neppure dieci persone inclini alla giustizia, e quando gli angeli materializzati in forma di uomini si fermano la notte presso Lot sono tentati vergognosi delitti sessuali contro le loro persone da una turba di uomini e ragazzi. Essendo colpiti di cecità questo dovrebbe essere per loro un avvertimento della loro malvagia condotta, ma essi ancora cercano a tastoni le loro vittime. Quando gli angeli istruiscono Lot di dare una testimonianza sulla incombente distruzione di Sodoma, il suo messaggio lo fa sembrare come uno che beffa o scherza. Anche la sua famiglia è divisa, e sua moglie non prende le istruzioni abbastanza sul serio per guadagnare la preservazione. Solo Lot e le sue due figlie scampano quando l’Eterno fa “piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno; ed egli distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo”. — Gen. 18:20, 32; 19:4-28.
6. Come Geova ammonì l’Egitto, e quale risposta ne ebbe?
6 Nel sedicesimo secolo avanti Cristo Geova Dio diede in Egitto una serie di avvertimenti a Faraone mediante il Suo testimonio Mosè. Prima di ciascuna piaga il governante viene avvertito; dopo ciascuna piaga il suo cuore s’indurisce. Le dieci piaghe si riversano sul paese con effetti devastatori: fiumi si mutano in sangue, rane invadono il paese, zanzare si estendono dappertutto come la polvere, quindi sciami di mosche, poi la mortalità del bestiame, ulceri, grandine devastatrice, seguita in rapida successione dalle piaghe delle locuste e delle tenebre, decima la più dolorosa di tutte, la morte dei primogeniti! I dirigenti religiosi pagani d’Egitto tentano di contraffare e male interpretare questi fatti fisici che adempiono la testimonianza avvertitrice data da Mosè, ma alla fine senza successo. Le piaghe furono viste e sentite in tutto il territorio di questa prima potenza mondiale, e certamente fra gli Egiziani era corsa la voce della testimonianza data da Mosè. Gli Israeliti erano stati in contatto con gli Egiziani, avevan parlato con loro e avevano trovato molte orecchie disposte ad ascoltare, tanto che quando finalmente fecero il loro esodo dall’Egitto, “una folla di gente d’ogni specie salì anch’essa con loro” e fu testimone della distruzione degli eserciti di Faraone nel Mar Rosso. — Eso. 12:38; 7:1—14:31.
ISRAELE E GIUDA AVVERTITI DELLA LORO CADUTA
7. Come accolse l’ammonimento il regno di dieci tribù d’Israele? Perché?
7 Molto tempo dopo che gl’Israeliti erano entrati in Canaan, dopo i secoli nei quali governarono i giudici, dopo che la nazione si era divisa in due regni, il regno di dieci tribù d’Israele con la sua capitale a Samaria ricevette ripetuti avvertimenti da Dio. Per mezzo dei profeti Isaia, Michea e particolarmente Amos è data ad Israele una testimonianza della cattività che doveva venire. (Isa. 10:5, 11; Mich. 1:6; Amos 5:27; 7:11) Ma con la veemenza e il fuoco delle parole di riprovazione e allarme pronunziate da Osea emana la più potente testimonianza contro il regno delle dieci tribù. Com’è grave la sua colpa! il paese è macchiato di sangue, bande di predatori percorrono il territorio, i sacerdoti assassinano e commettono scelleratezze, imperversa la prostituzione fisica e spirituale, gli idoli per il culto dei demoni contaminano il basso popolo, come “una colomba stupida e senza giudizio” che ripone la sua fiducia ora sull’Egitto e ora sull’Assiria ma non si affida mai a Geova Dio. “Costoro seminano vento, e mieteranno tempesta!” Osea esclama: “Sono saliti in Assiria. . . . L’Assiro sarà il suo re. . . . Samaria sarà punita della sua colpa, perché si è ribellata al suo Dio. Cadranno per la spada; i loro bambini saranno schiacciati, e le loro donne incinte saranno sventrate”. (Osea 6:8-11; 7:1-11; 8:7-9; 11:5; 13:16) Israele fu avvertito, prima che l’Assiria lo portasse in cattività nel 740 a.C.
8, 9. Come fu avvertito il regno di Giuda, e come fu smentito?
8 Centotrentatré anni dopo il regno di Giuda, che aveva il suo centro a Gerusalemme, cadde nelle mani di Babilonia. Fu colto di sorpresa? I profeti di Geova, Osea, Michea, Sofonia, Habacuc, Isaia, Geremia, Ezechiele resero tutti testimonianza della calamità che doveva venire. Michea, Osea ed Isaia resero la loro testimonianza circa 150 anni prima della caduta. (Mich. 3:10-12; 4:10; Osea 5:5; Isa. 3:8; 5:13; 39:6, 7) Durante i quarant’anni che precedettero la desolazione Geremia dovette sottostare a oltraggi e scherni, percosse e carcere, per dare testimonianza alla città condannata fino al tempo della sua caduta. Egli avvertì persino della durata della desolazione: “Così dice l’Eterno degli eserciti: Giacché non avete dato ascolto alle mie parole, ecco, io manderò a prendere tutte le nazioni del settentrione, dice l’Eterno, e manderò a chiamare Nebucadnetsar re di Babilonia, mio servitore, e lo farò venire contro questo paese e contro i suoi abitanti, e contro tutte le nazioni che gli stanno d’intorno, e li voterò allo sterminio e li abbandonerò alla desolazione, alla derisione, a una solitudine perpetua. E tutto questo paese sarà ridotto in una solitudine e in una desolazione, e queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant’anni”. — Ger. 25:8, 9, 11.
9 La distruzione fu determinata per questa città che portava il nome di Dio perché aveva abbandonato l’adorazione di Geova, offriva incenso a Baal, spandeva libazioni agli dèi pagani, sacrificava i bambini a Moloc, e scherniva i profeti mandati ad avvertirli. Certo questo Geremia e gli altri suoi simili erano profeti di malaugurio, aborti sociali, fanatici, malcontenti, contro tutto e contro tutti, diceva il popolo. Anno dopo anno i profeti profetizzavano la condanna, e anno dopo anno il popolo scherniva. Essi dicevano: “L’Eterno non fa né ben né male”. Essi dicevano: “L’Eterno non ci vede, l’Eterno ha abbandonato il paese”. Essi dicevano: “I giorni si prolungano, e ogni visione è venuta meno. . . . La visione che costui contempla concerne lunghi giorni avvenire, ed egli profetizza per dei tempi lontani”. (Sof. 1:12; Ezech. 8:12; 12:22, 27) Ma Iddio stesso li smentisce: “I giorni s’avvicinano, e s’avvicina l’avveramento d’ogni visione; poiché nessuna visione sarà più vana. . . . Poiché io sono l’Eterno; qualunque sia la parola che avrò detta, ella sarà messa ad effetto; non sarà più differita; poiché nei vostri giorni, o casa ribelle, io pronunzierò una parola, e la metterò ad effetto”. — Ezech. 12:23-25, 28.
10. Su chi doveva adempiersi l’avvertimento? E si adempì?
10 Il saccente popolo aveva torto! I profeti di Dio avevano ragione! La testimonianza di condanna non era per un lontano futuro, per tempi lontani. Era per il loro giorno, e mediante ripetute visioni della sovrastante desolazione Ezechiele fu qualificato come una sentinella per far risonare l’avvertimento “Io ho stabilito te come sentinella per la casa d’Israele; quando dunque udrai qualche parola dalla mia bocca, avvertili da parte mia”. (Ezech. 33:7) Pure per mezzo di Habacuc Geova rivelò che la desolazione non sarebbe venuta in giorni lontani ma su quelli che udivano la testimonianza d’avvertimento: “Io sto per fare ai vostri giorni un’opera, che voi non credereste, se ve la raccontassero. Perché, ecco, io sto per suscitare i Caldei, questa nazione aspra e impetuosa, che percorre la terra quant’è larga, per impadronirsi di dimore che non son sue. . . . Ammassan prigionieri senza numero come la rena”. —Hab. 1:5-9.
11, 12. Perché Babilonia e l’Assiria non avrebbero dovuto essere sorprese alla loro caduta?
11 Geova Dio preannunciò che Babilonia sarebbe sorta vittoriosamente contro Giuda, ma ne predisse pure la caduta. Babilonia prese nota con approvazione delle profezie che le erano favorevoli e a causa d’esse ebbe speciale considerazione per Geremia, ma dimenticò le predizioni della sua caduta che le accompagnavano: “Ma quando saran compiuti i settant’anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, dice l’Eterno, a motivo della loro iniquità, e punirò il paese de’ Caldei, e lo ridurrò in una desolazione perpetua”. (Ger. 25:12) Le parole di Habacuc annunzianti che un giudizio retributivo si sarebbe riversato sul capo di Babilonia rimasero inascoltate. (Hab. 2:8) Ma più sorprendente fu la testimonianza d’Isaia relativamente al crollo di Babilonia, resa circa duecento anni prima. Lungamente egli rampognò la potente Babilonia della sua caduta, descrisse nei particolari come avrebbe avuto luogo. I suoi conquistatori sarebbero stati i Medi e i Persiani, il capo militare sarebbe stato Ciro, e davanti a lui le porte a due battenti della città sarebbero state negligentemente lasciate aperte. (Isa. 21:2, 9; 45:1-4; capitoli 13, 14, 47) Così Babilonia non avrebbe dovuto rimaner colta da improvviso terrore quando nel 539 a.C. Daniele lesse lo scritto che una mano aveva tracciato sul muro il quale fu una testimonianza di condanna all’ultimo momento. — Dan. 5:25-31.
12 Né avrebbe dovuto rimaner sorpresa la potente Assiria quando venne il suo turno d’inghiottire la pillola amara che nel passato aveva imposto a Israele, cioè, la rovina che subì da parte di Nebucadnetsar nel 625 a.C. I profeti di Geova Michea, Isaia e Sofonia ne avevano fatto menzione, e Nahum ne aveva dato anzi tempo particolareggiata testimonianza. — Mich. 5:6; Isa. 10:12-16; Sof. 2:13-15; Nahum capitoli 1-3.
L’AVVERTIMENTO AI GIORNI DI GESÙ
13. Con quale messaggio fece Gesù risonare l’avvertimento, e perché?
13 La restaurazione della vera adorazione nel tempio ricostruito di Gerusalemme dopo la liberazione dalla prigionia non fu permanente. Col passar degli anni le cerimonie formalistiche e le tradizioni rabbiniche aumentarono, finché quando apparve Cristo Gesù secoli dopo la vera adorazione era stata soffocata e spenta da questi sviluppi corrotti, pervertitori. Ecco l’ora per un altro ammonimento! Ecco l’ora per un’altra testimonianza in vista della vera adorazione! Cristo Gesù non fu lento nel soddisfare il bisogno. Dopo la sua immersione mentre faceva il pioniere nella provincia di Galilea l’elettrizzante annunzio si partiva dalle sue labbra: “Il regno de’ cieli è vicino!” Con ardente zelo egli riprende questo sorprendente annunzio già proclamato da Giovanni Battista e lancia un’accesa campagna di avvertimento e testimonianza che deve sorpassare tutti i precedenti sforzi. Un avvertimento contro le pozzanghere delle tradizioni religiose entro cui moltitudini sprofondavano a loro distruzione, una testimonianza dei fatti e delle profezie che lo identificavano come il Messia, il Cristo di Geova!
14. Dove predicò egli, e perché in quei luoghi?
14 Egli si addentrò nel cuore delle zone densamente popolate. Andò di casa in casa avvertendo e testimoniando. Ma il tempo era breve, si doveva raggiungere le moltitudini. Quindi predicò nelle strade, nelle pubbliche piazze, nelle sinagoghe, dappertutto, in ogni luogo. Mentre va di villaggio in villaggio, di città in città, le folle che vengono ad ascoltarlo si accrescono e la sua fama si spande, finché le moltitudini accorrono per udirlo, provenendo non solo dalla Galilea ma anche dalla Samaria, dalla provincia meridionale della Giudea e perfino da oltre il Giordano. Le folle in aumento lo inducono ad uscire dalle anguste città per tenere le sue adunanze pubbliche in luoghi all’aperto dove possono riunirsi le crescenti migliaia di persone. Sulle spiagge del mare, sulle rive dei fiumi, nei deserti, sui monti, tutte queste località ebbero la loro parte nella testimonianza di Gesù delle benedizioni del Regno e mentre metteva in guardia dalle insidie rabbiniche. — Matt. 4:12-25; 5:1; 9:35; 14:13-15; 15:32, 33; Mar. 4:1; 8:14; Luca 8:1; 20:1.
15. Con quali schiette parole diede egli l’avvertimento, e perché?
15 Cristo Gesù non finse con un parlar diplomatico doppio quando proclamava l’avvertimento di Dio. Questo avvertimento era questione di vita o di morte, e fu dato chiaro e schietto, senza addolcimenti. I falsi capi religiosi di quei giorni erano guide cieche, che conducevano altri ciechi nella fossa della distruzione, insegnando tradizioni le quali annullavano la Parola di Dio, che ambivano titoli adulatori, si vestivano di abiti sontuosi, si mettevano in vista agli occhi del pubblico, recitavano lunghe orazioni per far effetto, facevano delle opere per esser visti dagli uomini, erano ipocriti che colavano il moscerino ma inghiottivano il cammello e avevano apparenza esteriore di pietà e di santità ma erano di dentro peccaminosamente sozzi. Appoggiato dai fatti, egli li bollò come bugiardi e stolti, serpenti e vipere, e figli di Satana, il principale serpente. Egli avvertì quegli empi sacerdoti che vi sarebbe stato spargimento di sangue sulla loro generazione, che la loro casa sarebbe stata lasciata deserta e che del tempio non sarebbe stata lasciata una pietra sull’altra, e interrogandoli disse loro: “Come scamperete al giudizio della geenna?” — Matt. 15:1-14; 23:1-38; 24:1, 2; Giov. 8:44.
16. Quale fu la reazione alla predicazione di Gesù e dei suoi discepoli?
16 Tanto devastatori erano l’avvertimento e la testimonianza di Cristo Gesù per i pascoli religiosi degli scribi e dei Farisei ch’essi si lamentavano l’uno con l’altro: “Vedete che non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli corre dietro”. (Giov. 12:19) A istigazione di Satana essi gli chiusero la bocca con la morte. Ma frattanto Gesù si era scelto apostoli e discepoli e li aveva istruiti come seguire le sue orme, ed essi mandarono avanti la campagna. Imitarono i suoi metodi, predicarono nelle stesse località, e furono benedetti con gli stessi successi. Si ottenne un aumento di proclamatori del Regno mediante la predicazione “in pubblico e per le case”. (Atti 20:20; 18:28) Come Cristo Gesù anche loro si attirarono l’ira dei persecutori scribi e Farisei. Perché? Perché il risultato della loro intensa opera di avvertimento era simile a quella della impetuosa campagna di testimonianza compiuta da Gesù, come era riflessa nell’angoscioso grido dei tormentati religionisti che gli apostoli e i discepoli avevano “messo sossopra il mondo”. (Atti 17:6) Essi intendevano il loro piccolo mondo religioso costruito su falsi fondamenti di pompe e cerimonie, sulle sabbie mobili della tradizione orale. Essi favorivano il mantenimento dello stato d’affari religiosi del loro giorno.
17. Trovarono scampo gli avvertiti che non diedero ascolto? E perché?
17 Ciò non ostante, il loro paese e la loro nazione ch’essi tentarono di conservare spargendo il sangue di Gesù e dei suoi seguaci non furono salvati. Le vittime del diluvio non poterono annullare l’avvertimento di Noè facendo tornare le acque alla loro dimora celeste. I Sodomiti non poterono estinguere la pioggia di fuoco. Il furioso Faraone non ebbe alcun rimedio per le dieci piaghe. Giuda fu tanto impotente a respingere i Babilonesi quanto lo era stato Israele a cacciare gl’invasori assiri. Né quelle nazioni pagane poterono a loro volta provare che Iddio era bugiardo continuando essi a sussistere oltre il tempo fissato per la loro caduta. E neppure la nazione giudaica dei giorni di Cristo poté render nullo l’avvertimento che Geova aveva fatto risonare largamente con la predicazione del suo amato Figlio. (Isa. 46:10, 11; 55:11) Le ‘razze di vipere’ videro nel corso della loro vita la perdita della loro terra e della loro nazione, la rovina della loro città e del tempio, e non scamparono al “giudizio della geenna” ossia alla “condanna dell’inferno”. — Matt. 23:33, Tintori.
18. Così, che accadrà a “questo presente mondo malvagio”?
18 E nemmeno “questo presente mondo malvagio” scamperà alla violenza distruggitrice di Harmaghedon della quale sta ricevendo proprio ora l’avvertimento!