Odiati per il suo nome
GESÙ Cristo recò indiscutibilmente il più grande messaggio di pace, gioia e contentezza umana che sia mai stato pronunziato alle orecchie degli uomini. Tuttavia, in nessun luogo egli promise ai suoi seguaci i favori di questo mondo o anche un suo trattamento umanitario. Dicendo loro con chiarezza che cosa dovevano aspettarsi, egli precisava: “Allora vi daranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome”. — Matt. 24:9, NW.
Nell’anno 64 (d. C.) il Cristianesimo era preminente in gran parte di tutto l’Impero Romano, compresa la stessa città capitale di Roma. Le loro individuali caratteristiche, forma di adorazione e fermo rifiuto di far compromessi avevano reso i Cristiani sicuri bersagli di ostilità e di ridicolo. In quell’anno, il decimo del regno dell’imperatore Nerone, Roma fu colpita da un incendio così vasto ch’esso è tuttora oggetto di poesia e leggenda. Quando il fuoco si spense, il grande quartiere povero della superba capitale giaceva in parziale o totale rovina. Le successive elargizioni di Nerone per i senzatetto e l’energico programma di ricostruzione non poterono soffocare il crescente sospetto che egli fosse l’incendiario della sua stessa capitale. Cercando un pronto capro espiatorio per distogliere l’attenzione, il precipitoso imperatore si affrettò a dare pubblicamente la colpa agli impopolari Cristiani. Cominciò così un’èra di dieci maggiori persecuzioni contro i Cristiani da parte di diversi imperatori di Roma per un periodo di circa trecento anni.
LE DIECI PERSECUZIONI
Nerone fece sì che la prima di queste terribili persecuzioni desse l’esempio per le altre. Subito egli fece raccogliere, condannare sommariamente e mettere a morte i Cristiani nella più barbara maniera che si possa concepire. Alcuni eran gettati agli animali feroci nella pubblica arena, altri venivano cuciti entro pelli d’animali e lasciati in preda a cani selvaggi, molti erano crocifissi, ed altri ancora venivano rivestiti di materiali combustibili ed accese per servire da torce umane che illuminavano i giardini di Nerone la notte. Fu in questa persecuzione che l’apostolo Paolo venne martirizzato.
Alla morte di Nerone seguì una breve tregua, ma negli ultimi anni del primo secolo si accese la seconda grande persecuzione, sotto l’imperatore Domiziano. Si dice che solo nell’anno 95 circa 40.000 patirono il martirio. Come Nerone, Domiziano presenta tratti da demente. In precedenza egli aveva ucciso il suo stesso fratello e un certo numero di senatori romani. Uno dei suoi decreti ordinava la morte di tutti i discendenti di Davide. Nella persecuzione di questo governante soffrì un certo numero di notevoli Cristiani, compreso, secondo il Blanchard nel suo Libro di Martiri (inglese), il Timoteo a cui l’apostolo Paolo scrisse due lettere canoniche. Fu pure in questo periodo che Giovanni, l’ultimo vivente dei dodici apostoli, fu esiliato nell’isola di Patmos, dove scrisse l’ispirato libro biblico di Apocalisse verso il 96 d.C.
Dopo Domiziano il breve regno di tredici mesi di Nerva portò un intervallo di refrigerio prima del terzo grande periodo di prova da parte della furia romana. Il regno dell’imperatore Traiano accese di nuovo l’odio.
Una vedova cristiana, che si rifiutò di far sacrificio all’imperatore, fu appesa per i capelli e poi annegata in un fiume. Focus, un sorvegliante cristiano, fu prima gettato in una fornace di calcina, indi in un bagno bollente finché morì. Un altro, Ignazio di Antiochia, fu torturato col fuoco, la sua carne venne straziata con tenaglie arroventate e infine fu fatto a pezzi da bestie selvagge. Il successore di Traiano, Adriano, persistette in questo fino alla sua morte nel 138 d.C., quando fu succeduto dal meno severo Antonino Pio.
Ma ancora la pace poteva essere solo temporanea. Giunse l’anno 162 e la quarta ondata di attrito, sotto il fiero pagano Marco Aurelio Antonino. Sotto questo governo i Cristiani, indipendentemente dal sesso, furono sottoposti ai più crudeli trattamenti subiti fino ad allora. Notevoli membri della chiesa cristiana come Policarpo e Giustino affrontarono risolutamente la morte. Altri orrori come le sedie di tortura arroventate non riuscirono a distruggere la fede cristiana.
La quinta persecuzione fu per lo più una questione locale, scatenandosi spasmodicamente in varie parti dell’impero dove leggi vigenti contro i Cristiani venivano irregolarmente rafforzate. L’imperatore Severo non suscitò altri danni da parte della legge, evidentemente per la sua affezione verso il medico cristiano che l’aveva guarito da una pericolosa malattia.
Nel 235 d.C. la sesta oppressione si abbatté sui Cristiani durante il regno dell’imperatore Massimino. Questa volta innumerevoli vittime cristiane furono uccise senza alcun processo e i loro corpi vennero spesso ammucchiati senza neppure dar loro una decente sepoltura. Si dice che questa persecuzione fu generata dal grande odio di Massimino per il suo predecessore, Alessandro, che aveva protetto i Cristiani. Sotto Decio, nel 249 d.C., fu inaugurata la settima persecuzione. Questo attacco si estese a tutto l’impero, non risparmiò né età né sesso, e macchinò d’introdurre una tortura insuperata da tutte quelle precedenti.
I CRISTIANI RESISTONO E VINCONO
Un giovane cristiano d’Asia alla richiesta di sacrificare a Venere, rispose risolutamente: “Sono stupito che voi sacrifichiate a una donna infame, le cui dissolutezze sono riportate dai vostri storici, e la cui vita consisteva di azioni tali che le vostre leggi le punirebbero. No, io offrirò al vero Dio il sacrificio accettevole di lodi e preghiere”. Per questo viene spezzato sulla ruota, poi decapitato. Giuliano, nativo della Cilicia, viene legato entro un sacco con serpenti e gettato in mare. Due ex sacerdoti pagani, convertiti al Cristianesimo, fanno parecchi convertiti, subiscono l’arresto in questa persecuzione e, rifiutandosi di rinunciare alla loro fede, sono bruciati vivi. Il noto sacerdote, Origene, viene preso e imprigionato e soltanto la morte di Decio risparmia la sua esecuzione. La guerra coi Goti distoglie l’attenzione di Gallo, il successore; ma poi, quando le calamità colpiscono l’impero, sono ordinati sacrifici universali agli dèi di Roma. Questo causa altro massacro di Cristiani, questa volta per mano di folle e magistrati locali.
Ancora non c’è tregua! Nell’aprile del 257, sotto l’imperatore Valeriano, cominciò un’ottava persecuzione. Questa ondata aggiunge innumerevoli martiri alla lista come anche più odiose torture. Questo colpo fu diretto principalmente contro i sorveglianti e i responsabili della chiesa cristiana, allo scopo di rompere le file distruggendo la direzione. Notevole fra le vittime di quel tempo fu Cipriano, sorvegliante di Cartagine. Tanto rispettato quanto era ben conosciuto dai locali funzionari romani, egli non fu torturato perché fosse costretto a una ritrattazione, e la morte meno penosa a loro disposizione, la decapitazione, gli fu inflitta.
Nel 274 d.C., l’imperatore Aureliano proclama una nona persecuzione. Divampò brevemente, ma morì presto con l’uccisione dell’imperatore per mano dei suoi propri domestici.
Diocleziano assunse la corona nel 284 d.C. Dapprima egli sembrava favorevole ai Cristiani, ma nell’anno 303 cedette alla persuasione e scatenò la decima persecuzione, probabilmente la più feroce di tutte. Soffocazione mediante fumo, forzata ingestione di piombo fuso, annegamenti e roghi in massa, rottura alla ruota sia degli uomini che delle donne inondarono di sangue l’impero. In un mese soltanto ne furono uccisi 17.000. Nella sola provincia d’Egitto, 144.000 di tali dichiarati Cristiani morirono violentemente nel corso di questa persecuzione, oltre ad altri 700.000 che morirono in seguito a fatiche incontrate nell’esilio o in lavori pubblici forzati.
L’abdicazione di Diocleziano nel 305 lasciò l’impero diviso fra sei imperatori. Costantino giunse alla supremazia in occidente con l’assassinio e fece cessare le persecuzioni, coll’intento di formare una fusione religiosa fra Cristiani e pagani, rafforzando in tal modo l’unità del suo popolo.
Ciò che era tipificato da queste dieci persecuzioni non finì per nulla con esse. I maligni attacchi del Diavolo mediante la violenza contro il Cristianesimo continuarono durante il Medio Evo, la Riforma e fino al giorno d’oggi. Soltanto la mano del persecutore ha mutato, non già le ragioni fondamentali per perseguitare. Per scoprire quali fossero e siano quelle contese, ascoltate in che modo quei primi coraggiosi Cristiani diedero risolute risposte a domande che sono fatte ancora dai “Cesari” moderni.
RENDERE A DIO E A CESARE
Allorché era pressato dal proconsole romano a rinnegare il Cristianesimo o, per lo meno, a “persuadere il popolo” affinché il governo potesse rilasciarlo senza far brutta figura, il vecchio sorvegliante, Policarpo, rispose:
“Verso di te mi sono sentito obbligato di render conto, poiché la nostra religione c’insegna di trattare le [autorità civili] con convenevole riverenza, fino a che questo è in armonia con la nostra salvezza. Ma in quanto a quelli di fuori, io li considero immeritevoli di alcuna difesa da parte mia”. La plebaglia allora lo denunciò come “il nemico dei nostri dèi”, tradendo il pregiudizio religioso dei loro vili scopi.
Nell’anno 200, davanti al proconsole Saturnino due Cristiani sostennero la loro fede, ai quali il funzionario dichiarò: “Noi pure siamo pii, e giuriamo per il genio dell’imperatore, nostro Signore, e preghiamo per il suo benessere, il che dovete fare anche voi”. Uno rispose: “Io non conosco alcun genio del governante di questa terra, ma servo il mio Dio ch’è in cielo, che nessun uomo ha mai veduto, né può vedere. Io non ho mai rubato nulla a nessuno; pago scrupolosamente tutte le tasse e i tributi che mi sono imposti, poiché riconosco l’imperatore come mio governante, ma posso adorare soltanto il mio Signore, il Re dei re, il Signore di tutte le nazioni”.
La condotta cristiana di assoluta separazione dal mondo e dai suoi sistemi era evidente nel rifiuto di prestare servizio militare come nel caso del giovane cristiano Massimiliano, il quale protestava ch’egli aveva preso il marchio di Cristo e non poteva al tempo stesso accettare quello del mondo. Ancora, c’è l’istanza del centurione Marcello, il quale, già soldato, rifiutò come Cristiano di adorare gli idoli e lo stato, quindi gettò via pubblicamente i suoi distintivi e subì la morte.
Si deve notare che perfino il duro, totalitario governo dell’antica Roma giudicò opportuno mascherare le sue persecuzioni con false accuse contro le vittime, come se avessero temuto di ucciderli apertamente senz’altro motivo eccetto quello della “loro religione”. Riassumendo le numerose scuse come ad esempio ‘offesa agli dèi di Roma’, ‘rinnegamento dell’imperatore,’ ‘inadempienza dei doveri militari,’ ecc., l’editto che metteva fine alla decima persecuzione nel 311 dichiarava come giustificazione che le oppressioni erano state fatte per indurre i Cristiani a tornare ‘all’antica religione tradizionale dei loro padri’ e metter fine così alla continuazione delle loro ‘proprie invenzioni’.
VINCITORI PER UN MONDO NUOVO
Fu fatto di tutto per mettere i Cristiani in cattiva luce. Benché accusati falsamente dell’incendio di Roma ai giorni di Nerone, Tacito c’informa ch’essi furono principalmente dichiarati colpevoli per l’accusa di ‘odiare la razza umana’. In realtà, eran franchi, proclamando apertamente la futura distruzione dell’empio sistema mondiale. I loro nemici materialisti li denominavano ‘tetri e austeri’, e pretendevano ch’essi cercassero di portare un immediato adempimento delle loro profezie col sedizioso rovesciamento delle autorità. Il governo aveva più interesse ch’essi abiurassero anziché che soffrissero, forse a causa della macchia che queste innocenti vite gettavano sulla storia di Roma. Anche quando eran dichiarati colpevoli, i Cristiani ancora tenevano la scelta della vita (mediante compromesso) o della morte nelle loro proprie mani. Per qualsiasi immaginabile calamità, sia terremoto, che pestilenza o inondazione, i Cristiani erano certi di riceverne la colpa dai superstiziosi Romani, i quali li consideravano come sicuri segni dell’ira dei loro dèi verso la vita stessa dei Cristiani. Ma con tutto questo, è degno di nota il fatto che molti pagani, anche ufficiali dell’esercito, si convertivano al Cristianesimo per la fede irremovibile dei Cristiani mentre subivano le più atroci torture.
Combattendo l’opposizione, essi avanzavano; il loro culto bandito, continuavano le loro assemblee, benché spesso nei recessi di cimiteri sotterranei, le catacombe. Come i precristiani testimoni di Geova descritti nella lettera di Paolo agli Ebrei, così erano questi fedeli ‘. . . lapidati . . . segati in pezzi . . . uccisi con la spada . . . nel bisogno, nella tribolazione, sotto maltrattamenti; e il mondo non era degno di loro: . . .” — Ebr. 11:37, 38, NW.
Ed è lo stesso oggi? Le esperienze dei testimoni di Geova sembra che lo dimostrino. Alla stessa maniera dei Cristiani dei primi secoli essi sono stati falsamente diffamati come sediziosi, nazisti, comunisti, spie del capitalismo americano, e in genere ‘odiatori di tutto’, secondo dove si trovano e secondo ciò che li renderà più prestamente impopolari. Ma i fatti dimostrano che gli odiatori sono i loro accusatori e le loro azioni son solo l’adempimento di una parte della grande profezia di Gesù relativa a questi ultimi giorni: “Sarete odiati da tutte le nazioni a motivo del mio nome.”
Prima e durante la seconda guerra mondiale, questi fedeli testimoni cristiani subirono tumulti, battiture e prigionia in paesi democratici; e senza arretrare affrontarono la ghigliottina, la forca e le camere di tortura dei campi di concentramento nazisti. Sin dalla guerra essi sono stati messi al bando, torturati e uccisi nei paesi comunisti e nei paesi ritenuti “liberi”, come la Grecia, han visto arrivare la violenza al punto di esser mandati davanti al plotone di esecuzione. Non può essere altrimenti ora che siamo sotto lo stesso sistema di cose che uccise Cristo Gesù e tentò invano d’eliminare i suoi primi seguaci dalla faccia della terra.
Tuttavia, questo maltrattamento non distoglie le persone di buona volontà dal radunarsi coll’unico popolo veramente gioioso sulla terra, che non si gloria nella persecuzione ma nella rivendicazione del loro Dio. Leali verso il loro Dio e la loro propria esperienza, essi non dirigono i cercatori di pace e di gioia al vecchio sistema di cose. Essi proclamano il nuovo mondo di Geova Dio!