Esame delle dottrine islamitiche
ISLAMISMO è il nome della religione che fu fondata al principio del settimo secolo dopo Cristo da Maometto, il quale ne fece la più giovane delle cosiddette “grandi” religioni del mondo. Il termine Islam significa “rassegnazione” o “sottomissione totale”. Il libro sacro dell’Islam è il Corano. Consiste di 114 sure o capitoli suddivisi in versetti a somiglianza della Bibbia, salvo che queste suddivisioni in versetti non sono affatto uniformi, mentre alcune traduzioni non portano alcuna suddivisione in versetti.
Esaminando il Corano, che ha la dimensione approssimativa delle Scritture Greche Cristiane, si resta colpiti dall’assenza di miracoli o della prova che Maometto fosse effettivamente un profeta mandato da Dio. Quando Mosè, primo scrittore della Bibbia e primo profeta inviato ai discendenti di Giacobbe, si presentò a Israele fu fortificato con miracoli che provarono la sua divina missione. Si veda Esodo, capitolo 4. Parimenti, quando Cristo Gesù venne, compì tanti miracoli che tutti coloro che non s’erano lasciati accecare dall’egoismo dovettero ammettere ch’egli era inviato da Dio. — Giov. 7:31; 10:37, 38; 14:11.
Maometto, però, non venne con prove soprannaturali della sua commissione divina. Di tanto in tanto i suoi critici lamentavano questa lacuna ed egli diceva loro ripetutamente che la sua opera non consisteva nel produrre dei segni ma semplicemente nel predicare, e che questa mancanza di segni aveva lo scopo di provare la loro fede. Ma cos’è la fede senza prova? Chiunque potrebbe pretendere d’essere mandato da Dio. Mosè e Cristo lo provarono compiendo numerosi miracoli, or dove sono i miracoli di Maometto? Egli confessò nel Corano di non averne alcuno. — Si vedano le Sure 2:118; 10:38; 11:13; 6:109, Ali.
Nondimeno molti Maomettani pretendono ch’egli compisse miracoli. Ripetutamente essi sostengono che spaccasse la luna, e citano per prova la Sura 54:1. Però notate anzitutto che questo testo non dichiara che Maometto spaccasse la luna. E i commentatori mussulmani di questo versetto, che parla della luna spaccata in due, dichiarano che può essere apparsa come tale a Maometto e ai suoi credenti nella valle della Mecca; che ciò dev’essere inteso allegoricamente o che può essere ancora adempito nel futuro. (Si veda Ali.) Il racconto biblico della creazione e del Diluvio è ampiamente attestato dalle tracce rinvenute nelle rocce, dalla scienza della geologia, ma quale prova c’è che la luna si fosse mai spaccata?
Altri insistono che Maometto compì molti miracoli e che essi furono scritti nell’Alhadith o Hadis, libro della tradizione maomettana, che venne compilato nel terzo secolo dell’èra maomettana. Fra i miracoli che sarebbero stati compiuti da Maometto, come fu trasmesso dalla tradizione, ci sono i seguenti: “Gli alberi, le rocce e le montagne furono impiegati per salutarlo presso la Mecca. Una volta mentre le persone avevano molta sete Maometto riempì tutte le loro anfore facendo zampillare l’acqua fra le sue dita. Un albero fu invitato a testificare la divina commissione di Maometto. L’albero venne, squarciando il terreno finché stette in sua presenza. Tre volte esso testificò che Maometto è il profeta di Dio”. Secondo Sir William Muir, sono state tramandate all’incirca mezzo milione di queste tradizioni.
Pertanto, troviamo nella tradizione la stessa difficoltà contrastante con la storia scritta che si trova nel Giudaismo e nella Cristianità professante. Il Corano semplicemente non ammette miracoli. Esso cita chiaramente Dio che dice: “Noi ci asteniamo dal mandare Segni, soltanto perché gli uomini d’altri tempi li considerarono come falsi”. (Sura 17:59, Ali) Ciò non ammette esplicitamente segni di sorta. Se Maometto avesse compiuto dei segni, perché rimproverare i suoi ascoltatori che li chiedevano; perché avrebbero essi dovuto lamentarsi di non averne alcuno? Eppure questo è quello che il Corano fa. La parola scritta è sempre più degna di fiducia della tradizione trasmessa oralmente, e siamo maggiormente indotti a tale conclusione dalla stessa natura fantastica di questi supposti miracoli.
ABROGARE E CANCELLARE
Il Corano è stato qualificato il più vicino rivale della Bibbia, essendo il libro sacro di 300 milioni di Mussulmani i quali credono ch’esso non sia stato creato, che fosse inviato dai più alti cieli e che fosse rivelato a Maometto dall’angelo Gabriele in sezioni o sure. Dato ch’è fatta sovente l’accusa che la Bibbia si contraddice, gli amanti della Bibbia non si affretteranno a concludere che il Corano contraddice se stesso.
Ma nello stesso Corano troviamo ammissioni di tali contraddizioni in quanto esso si assume il diritto di “cancellare” o di “abrogare”. I critici di Maometto avevano lamentato ch’egli alle volte si contraddiceva, e perciò insegnò che ogni volta che una rivelazione susseguente ne contraddiceva una precedente, la seconda cancellava o abrogava la prima. Pertanto leggiamo: “Nessuna delle nostre rivelazioni abroghiamo o lasciamo cadere in oblio ma vi sostituiamo qualche cosa di migliore o di simile. Non sai tu che Dio ha il potere di ogni cosa?” — Sura 2:106; 16:101, Ali.
Dato che tanto il versetto precedente o cancellato quanto quello che viene dopo e cancella o abroga rimangono nel Corano si può facilmente constatare come nel Corano ci sono contraddizioni. Questo è specialmente possibile dato che non è affatto certo quando ogni singola sura fu “rivelata”, e quindi non si può sempre determinare quale sia il testo abrogante e quale quello abrogato.
Alcuni Mussulmani moderni fanno obbiezione a tutto questo e pretendono che quello a cui Maometto si riferiva come essendo cancellato o abrogato non fosse qualche cosa che esisteva nel Corano ma soltanto cose che possono esser state scritte nel Tourat o nelle Scritture Ebraiche o nel Injil o Vangelo. Fare però una tale asserzione è come negare la testimonianza della storia, che prova come Maometto fu accusato d’essere un contraffattore, e che ignorava il testo del Corano. Tale affermazione è fatta solo da alcuni Mussulmani moderni, poiché la testimonianza dei più noti scribi mussulmani e imam dei tempi passati esprime il senso che ambedue i testi tanto quelli cancellati che quelli che cancellano si trovino nel Corano. Dice il noto Razi, sul Sura 16:99, 100: “I commentatori senza eccezioni ritengono che la cancellazione abbia il suo posto nella presente legge”. E riguardo al Sura 4:14, che tratta della penalità da infliggersi alle mogli infedeli, Razi dice: “La scuola di Aba Hanifa ritiene che il testo [del Corano] che prescrive la prigionia sia stato cancellato da quello che prescrive le sferzate”. Commentando il Sura 2:102, Razi afferma che un passaggio può esser cancellato e tuttavia rimanere nel Corano. Altri autorevoli commentatori mussulmani che hanno espresso analoghe vedute sono Beidhawi, Jelaleim e Abdulla.
La Bibbia non presenta tali difficoltà. Quando sia giustamente compresa, si riscontra armoniosa dal principio alla fine. Questo è quanto dovremmo aspettarci in considerazione della sua affermazione di essere la Parola di Geova Dio. Generalmente coloro che pretendono che la Bibbia si contraddica fanno ciò solo perché mancano di fare distinzione tra il linguaggio letterale e quello simbolico, o perché mancano di prendere in considerazione il contesto, o perché sono privi di obiettività.
I “JIHAD” DELL’ISLAM
Una delle più notevoli contraddizioni trovate nel Corano concerne la libertà di adorazione. Da un lato ci sono parecchie espressioni a favore della libertà religiosa, come questa: “Non ci sia alcuna coercizione nella religione”. E dall’altro di tanto in tanto appaiono espressioni che indicano tutto l’opposto: “Quando i sacri mesi sono passati, uccidete coloro che a Dio uniscono altri dèi dovunque li troviate; e prendeteli, assaliteli, tendete loro ogni sorta di agguati: ma se si convertiranno e osserveranno la preghiera, e pagheranno le elemosine obbligatorie, vadano per la loro strada perché Dio è benigno”. E di nuovo: “Combattete per la causa di Dio contro quelli che combattono contro voi: Uccideteli dovunque li troviate. . . . Lottate dunque finché non ci sia più civile discordia, e finché l’unica adorazione sia quella di Dio,” o “finché la tentazione cessi”. — Sure 2:186-190, 212, 213; 8:12; 9:5, 124, Rodwell.
I Mussulmani moderni pretendono che il Corano insegni la libertà di religione e promuova soltanto la guerra difensiva, ma possono tali espressioni come “Uccidete coloro che a Dio uniscono altri dèi dovunque li troviate,” “ma se si convertiranno . . . vadano per la loro strada,” e “uccideteli . . . finché la tentazione cessi” essere applicate tanto alla guerra difensiva quanto per permettere la libertà di religione? La stessa parola araba jihad smentisce tale affermazione, poiché essa significa, “Una guerra religiosa contro gl’infedeli o i Maomettani eretici”. (Webster) Tanti, tanti Mussulmani furono uccisi da altri Mussulmani per divergenze religiose. Per certo ciò non significa libertà di religione.
Alla luce della testimonianza resa dalla storia, nulla potrebbe essere più assurdo della pretesa che l’Islam creda soltanto nella guerra difensiva. I fatti provano che Maometto dopo aver conquistato il potere a Medina organizzò bande di predoni per aggredire le carovane delle città rivali e che le prime tre non ebbero affatto successo. Dopo esser divenuto un’autorità in Medina, nella quale città era fuggito come un rifugiato religioso dalla Mecca, egli fece giustiziare i suoi critici; il più notorio esempio è la distruzione che fece della tribù giudaica di Koraiza, quando 700 uomini furono decapitati nella piazza del mercato dalla mattina alla sera. Invero, questi Giudei furono sleali, ma il motivo religioso è evidente in quanto fu offerto loro totale perdono se avessero lasciato il Giudaismo per l’Islamismo. Nessuno di essi accettò quest’offerta, benché il loro rifiuto significasse non soltanto la morte per se stessi ma la vendita delle loro mogli e dei loro bambini come schiavi.
Maometto organizzò una spedizione contro la Mecca, che prontamente si arrese. Dopo la morte di Maometto l’Islamismo si diffuse in Europa per mezzo della spada, finché non venne fermato dagli eserciti di Carlo Martello, figlio di Pipino e nonno di Carlo Magno, in Francia nel 732. L’ultima importante disfatta subita dagli eserciti dell’Islam ebbe luogo davanti alle porte di Vienna nel 1683. Vienna è molto distante dalla Mecca! La distruzione di numerosi Armeni da parte dei Turchi nel ventesimo secolo offre altra prova che l’Islam non limitò il suo bellicismo alle guerre difensive. È quindi veramente fantastico dopo una tale storia sostenere che l’Islam sostenga soltanto la guerra difensiva.
Tentando di giustificare le jihad dell’Islam gli scrittori mussulmani segnalano le guerre combattute dagli Israeliti al comando di Geova. Però, in nessun senso della parola le guerre d’Israele possono esser qualificate jihad. Che fossero intraprese al comando di Geova si può vedere dal fatto che di tanto in tanto la vittoria era dovuta al miracoloso intervento di Dio. (Gios. 10:11; Giud. 5:20; 1 Sam. 17:47; 2 Cron. 20:15) Inoltre, le loro guerre non furono combattute allo scopo di espandere il regno d’Israele a una potenza mondiale. Secoli prima, Geova aveva promesso quel paese ai discendenti di Abrahamo, e, come Sovrano reggitore dell’universo e della terra, egli aveva il diritto di dare il paese a chiunque voleva. (Gen. 12:7) Perciò leggiamo che Davide estese i confini d’Israele ai confini ordinati da Dio e né Davide né Salomone scatenarono delle guerre per oltrepassare quei confini.
Inoltre, Geova Dio rese chiaro agl’Israeliti ch’essi dovevano servire come giustizieri, e che dovevano sterminare quelle nazioni a causa della loro malvagità, che questo non accadeva perché fossero giusti, e che se essi stessi fossero divenuti malvagi la vendetta di Geova si sarebbe rivolta contro di loro. Mentre erano i giustizieri di Geova, Geova applicò loro queste stesse leggi, come anche i paesi moderni esigono che il poliziotto ubbidisca alla legge. Geova sterminò un mondo empio al giorno di Noè con un diluvio; sterminò città perverse come Sodoma e Gomorra col fuoco che scese dal cielo; distrusse i primogeniti d’Egitto mediante una piaga, e poté impiegare la nazione d’Israele per distruggere i suoi nemici mediante guerre umane quando lo volle. Dio tollera i malvagi fino al momento da lui fissato per distruggerli. — Deut. 9:4-6; Rom. 9:22.
Inoltre, le azioni di Geova contro i nemici del suo popolo anticamente furono profezie dei suoi giudizi futuri. Ecco perché la sua ‘battaglia del gran giorno’ è denominata Harmaghedon. (Giud. 5:19; Sal. 83:1-18; Apoc. 16:14, 16) Quando Cristo Gesù venne, mise definitivamente fine ad ogni impiego di armi carnali dei servitori, dicendo chiaramente: “Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matt. 26:52, NW) I suoi seguaci s’impegnano in una guerra spirituale, usando la spada dello spirito, la Parola di Dio, non le armi materiali. (2 Cor. 10:3, 4; Efes. 6:12-17) Essi attendono pazientemente Geova, perché eseguisca la vendetta. — Sof. 3:8; Rom. 12:19.
Mentre ciò che è stato detto sopra può offendere alcuni, ci sia dato di osservare che non si può attendere di giungere alla verità se lasciamo governare le nostre credenze dai nostri sentimenti anziché dalla nostra ragione. La Parola di Dio dice: “Venite, e discutiamo assieme”. (Isa. 1:18) Ciò vuol dire fare dei confronti, pesando con calma e obiettività i fatti e gli argomenti presentati, ed esser poi disposti a pagarne il prezzo, poiché la verità costerà qualche cosa. Ecco perché siamo consigliati: “Acquista verità e non la vendere”. — Prov. 23:23.