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  • La memoria di Dio
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
w54 1/8 pp. 456-462

La memoria di Dio

“Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori — Giov. 5:28, 29, NW.

1. Qual è il finale scopo di Dio riguardo al genere umano, come sarà adempiuto, e da che cosa dipende?

L’UOMO perfetto è un perfetto riflesso del suo glorioso Creatore. Tale fu al principio della vita umana sulla terra, e tale sarà ancora una volta quando, sotto l’amministrazione della “città santa, la Nuova Gerusalemme”, Dio rinnoverà la sua residenza col genere umano. Allora, quando tutte le cose saranno state rinnovate e il modello di vita di ogni individuo sarà stato infine guarito di ogni imperfezione, tutti quelli che vivranno su questa terra rinnovata rifletteranno ancora una volta perfettamente la somiglianza del loro Fattore, come uno stagno di acque limpide riflette mirabilmente il cielo crepuscolare ed ogni particolare delle rocce e delle piante circostanti Questo è un tempo che vale la pena di desiderare ed attendere, ma tutto dipende, fra altre cose, dalla memoria di Dio. — Apoc. 21:2-5; 22:1-3.

2. Comprendendo che questo è un giorno di giudizio come ci dovremmo comportare?

2 Non dite a voi stessi: ‘Oh sì, ma quel giorno è tanto lontano, e nel frattempo sento di essere molto asservito all’attuale malvagio sistema di cose e alla sua corrotta influenza.’ Questo articolo ha lo scopo di aiutarvi a capire che questo è un tempo di giudizio, e che è possibile ed urgentemente necessario conformare subito il vostro modello di vita ai nuovi cieli e alla nuova terra come membri della società del Nuovo Mondo. Questo è un giorno di decisione, o a favore o contro i giusti, santi propositi e volontà di Dio. Come fu detto a Giovanni immediatamente dopo che ebbe ricevuto la gloriosa visione menzionata sopra: “Il tempo fissato è vicino. Chi fa ingiustizia, faccia ancora ingiustizia; e l’impuro sia ancora reso impuro; ma il giusto faccia ancora giustizia, e il santo sia reso ancora santo.” — Apoc. 22:10, 11, NW.

3. Dove troviamo la base del nostro studio, e come dobbiamo capire le parole “modello di vita”?

3 Dite ancora che le cose son troppo contro di voi, e siete resi perplessi dalla dichiarazione che tutto dipende dalla memoria di Dio? In risposta, e per avere un concetto adeguato di questa lezione e dell’argomento che vi è implicato, consideriamola dal punto di vista dell’apostolo secondo la discussione che ne fa nel capitolo 11 di Ebrei. Questo capitolo sarà noto a molti nostri lettori come una grande definizione e racconto di fede. E tale esso è, naturalmente; ma qui è intessuta la sostanza del nostro soggetto relativo alla memoria di Dio e all’aspetto del nostro modello di vita. Noi dovremmo forse spiegare subito che con le parole “modello di vita” vogliamo semplicemente dire che specie di persona siete e che specie di vita vivete, secondo che siete guidati da certi principi direttivi, oppure, come accade oggi a molti, da una totale mancanza di principio, essendo solo trasportati dalla corrente che prevale.

4. (a) In chi esercitiamo fede? (b) Quale ricompensa è menzionata nell’11º capitolo di Ebrei?

4 Noterete che nel capitolo 11 di Ebrei l’apostolo presenta ciascuna persona che nomina con le parole: “Per fede . . .” Quindi dà in ogni caso la prova scritta che testifica la forte fede di quella persona. Sì, ma fede in chi e in che cosa? Questa è la domanda che ora ci riguarda, e Paolo risponde dicendo che “chi si avvicina a Dio deve credere ch’egli è, e che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. (Ebr. 11:6, NW) Questo significa riconoscere non soltanto il fatto che c’è un Dio, ma che egli è sempre, o esiste sempre, Colui che autoesiste. (Sal. 90:2) Inoltre, si deve anche credere alla promessa di una ricompensa per quelli che lo cercano sinceramente. E poiché Dio esiste in eterno, logicamente si deduce che la ricompensa viene ottenuta per sempre da chi mantiene il favore di Dio. Che cos’è, dunque la ricompensa? Lo scrittore si sofferma in seguito su questo nello stesso capitolo quando dice che tutte quelle persone di fede aspirarono “a un posto migliore, cioè a un posto che appartiene al cielo”, e che Dio “ha preparato per loro una città”. Più avanti nella stessa lettera egli indicò chiaramente quella città come una città dell’Iddio vivente [che autoesiste], la Gerusalemme celeste”. (Ebr. 11:16; 12:22, NW; si veda anche Apocalisse 21:2.) Questo fa volgere le nostre menti al futuro in cui ha luogo il finale compimento del modello divino. Nello stesso tempo siamo collegati col remoto passato, perché Paolo cita Abele come il primo di quelli che manifestarono vera fede. E quando si collega il remoto passato col lontano futuro entrano in giuoco la memoria ed il modello. Queste due parole hanno una stretta relazione e a questo punto vogliamo farne una breve discussione.

MEMORIA

5, 6. (a) Come si constata che la memoria è una meravigliosa facoltà? (b) Com’è essa anche un prezioso dono?

5 Che cos’è la memoria? La memoria è la facoltà mentale che ci fa ritenere e ricordare precedenti idee ed impressioni. Noi non dobbiamo vedere come la memoria opera nel cervello umano; infatti dubitiamo che si possa dare una risposta scientifica con qualche grado di certezza. Mentre quasi tutti noi gemiamo e sospiriamo a causa della brevità e imperfezione della nostra memoria, come quando incontriamo qualcuno che conosciamo bene ma non ne ricordiamo il nome, o diciamo un nome sbagliato, tuttavia non possiamo fare a meno di meravigliarci alla tremenda profondità e possibilità di questa particolare facoltà. È davvero sorprendente quando ci mettiamo a pensare quale sia a questo riguardo la capacità della mente umana, pur essendo così imperfetta. Per esempio, un dotato musicista che applica la sua mente, con altre capacità, può mettersi a sedere al piano e suonare per ore, ricordando e riproducendo accuratamente la più complicata musica in tutte le sue armonie. Riflettendo, sembra che quando l’uomo sarà stato ristabilito nella perfezione avrà senza limite la capacità di ricordare in maniera perfetta tutto ciò che egli desidererà e deciderà di ricordare. Al contrario, egli potrà volontariamente dimenticare tutto ciò che vorrà allontanare dalla sua mente. L’uomo perfetto non avrà mai bisogno di dire ‘Oh, vorrei poter ricordare’ oppure ‘Vorrei poter dimenticare’. E che questo giorno venga presto è il desiderio di noi tutti.

6 Oltre ad essere un dono meraviglioso, la memoria è anche preziosissima, salvo che, naturalmente, abbiamo cose preziose da ricordare. Anche nelle condizioni attuali, noi proviamo molto piacere e diletto quando, con l’aiuto della memoria, rammentiamo e viviamo di nuovo qualche esperienza particolarmente felice. Forse è una memoria di molto tempo fa quando trovammo qualcuno con cui provammo tutta la profonda gioia che la vera amicizia può dare. Infatti molti dei nostri lettori avranno una forte memoria di ciò che significò per loro quando capirono per la prima volta d’essere pervenuti ad una corretta comprensione dei meravigliosi propositi e misericordiose disposizioni di Geova. Sì, tali memorie sono forti e tenere, e con il loro straordinario appello ci eccitano fino al fondo del cuore e della mente, facendo affiorare un felice sorriso alle nostre labbra o forse una furtiva lagrima ai nostri occhi. Ad ogni modo apprezziamo e adoperiamo con saggezza questo amorevole dono di un misericordioso Creatore.

7. Dove troviamo la migliore guida circa il proposito di Dio, che ci mostra come opera che cosa?

7 Ma che diremo della memoria di Dio? Sarebbe una presunzione se le creature umane discutessero sulla mente del Creatore, come opera e quali sono le sue funzioni e facoltà, eccetto le informazioni che il Creatore stesso si compiace di dare all’uomo. Ha egli dato queste informazioni? Certo che le ha date. Perfino le visibili opere della creazione danno eloquente testimonianza di una mente creativa dall’infinita capacità e sapienza, poiché, dice l’apostolo, “le sue invisibili qualità sono chiaramente vedute dalla creazione del mondo in poi, poiché son comprese dalle cose fatte, persino la sua eterna potenza e divinità”. (Rom. 1:20, NW) Ma è con la sua Parola scritta che Dio si è compiaciuto di fare una più piena rivelazione del suo proposito riguardo alla famiglia umana, mostrando così come opera la sua mente. Prima di tutto, nel racconto della creazione dell’uomo leggiamo che Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, seconda la nostra somiglianza”. (Gen. 1:26, NW) Questo comprende certamente una somiglianza delle facoltà mentali e delle funzioni della ragione e della memoria. Difatti, il primo brano di conversazione che viene narrata nella Bibbia implica una prova della memoria. Il serpente disse a Eva: “È proprio così che Dio v’ha detto . . .?” Ed Eva mostrò con la sua risposta che ricordava, capiva e poteva ripetere perfettamente ciò che Dio aveva detto. — Gen. 3:1-3, NW.

8. Che cosa rivela la Bibbia riguardo alla memoria di Dio in quanto al suo proposito?

8 Consideriamo ora questo soggetto della memoria di Dio dal punto di vista di chi discute le cose dell’undicesimo capitolo di Ebrei. Ricordiamo che, facendo il lungo elenco di uomini e donne fedeli, Paolo parla qui della ricompensa nella quale tutti esercitarono comunemente fede. Questa ricompensa si basava su una città d’origine celeste. Ma si disse niente ad Abele, primo uomo di fede, intorno ad una città? No, ma ai giorni di Abele Iddio aveva già fatto la sua promessa iniziale, non di una città, ma di una progenie della donna che avrebbe infine schiacciato la testa al serpente. (Gen. 3:15; Rom. 16:20) Studiando questo tema delle Scritture non si trova niente più chiaro del fatto che Dio ha sempre nella sua mente quella promessa originale. Non solo, ma seppe e determinò con esattezza come quella promessa sarebbe stata infine adempiuta, poiché egli stesso dichiara: “Son Dio, e niuno è simile a me; che annunzio la fine sin dal principio, . . . [e] che dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta la mia volontà.’” (Isa. 46:9, 10) Questa importante affermazione mostra che la memoria di Dio non opera mai in modo casuale, come accade spesso a noi, quando qualche cosa ravviva la nostra memoria soltanto perché una cosa che vi ha stretta associazione cade sotto il nostro sguardo. In contrasto, quando si dice che Dio conobbe e determinò la fine sin dal principio, si vuol dire che egli ne è sempre conscio e ne ha un continuo e deliberato ricordo. Vuol dire anche qualche altra cosa. Vuol dire che egli è un Dio che fa propositi e piani. È qui che si presenta l’altra nostra parola nella quale siamo interessati, cioè “modello”.

MODELLO

9 Come è usata nelle Scritture la parola “modello” e a quale altra parola è relativa?

9 Un modello è qualche cosa formata o disegnata come una guida che debba esser seguita. Ha un significato simile a quello della parola “tipo”, che vuol dire figura o rappresentazione di qualche cosa avvenire. La parola “modello” ricorre poche volte nelle Scritture. Un buon esempio del suo uso si trova nel capitolo 8 di Ebrei, dove l’apostolo, parlando dei sacerdoti israeliti e della disposizione del tabernacolo, dice: “I quali fanno sacro servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose celesti; come ne fu dato il comando divino a Mosè, quando stava per fare la completa tenda: Poiché egli dice: ‘Guarda di fare ogni cosa secondo il modello [margine, tipo] che ti fu mostrato sul monte.’” (Ebr. 8:5, NW) Quindi Paolo continua spiegando l’adempimento del modello, o tipo, mostrando che corrisponde fedelmente, e, nello stesso tempo, mostrando come l’adempimento è molto migliore e più grande. Quasi tutta la lettera agli Ebrei è basata su questa forma di argomento.

10. (a) Che cosa implica sempre un modello? (b) Come si applica questo al soggetto del nostro studio?

10 Vogliate notare che, ogni qualvolta parliamo di un modello, o tipo, vi è sempre implicato il pensiero di uno specifico proposito, o disegno. Innanzi tutto, il modello stesso non è fatto secondo il caso, ma secondo un certo fine desiderato. Poi, in ogni passo che si fa nella via e in ogni procedimento che si segue, guardando verso il finale raggiungimento di tale desiderata meta, vi dev’essere stretta conformità col modello originale. Si possono apportare aggiunte ed estensioni, ma tutto deve essere in armonia col modello originale e col proposito relativo. Notate come questo accade rispetto alle cose che abbiamo appena discusse. In questo caso, il modello originale non era qualche cosa tangibile, materiale, ma era la parola della promessa fatta nell’Eden, la promessa di una progenie. Quella fu la sola promessa che Abele ebbe come fondamento di fede, ma fu sufficiente. E poiché ogni ulteriore promessa fatta da Dio fu un armonioso sviluppo di quella prima Paolo fu in grado di collegare giustificatamente in una ininterrotta catena tutti coloro che son menzionati dall’11º capitolo di Ebrei i quali ebbero la stessa fede nel solo e vero Dio, che esiste per sempre, e in quella grande ricompensa che avrebbe del tutto adempiuto quella promessa originale. È vero che coll’andar del tempo si aggiunse al modello l’ulteriore tema di una “città”, ma se ne vede subito l’armonia, poiché il Re di tale città, che simbolizza l’organizzazione regnante e il governo di Dio, non è altro che la promessa “progenie”, il Figlio generato dalla donna di Dio, il Re, Cristo Gesù.

11. Come sono i Cristiani strettamente collegati con gli uomini elencati nell’11º capitolo di Ebrei?

11 Notate anche che quella continua catena non finisce con gli uomini di fede che vissero e morirono prima che venisse Cristo, ma è collegata a quelli che vengono dopo Cristo, con Cristo stesso come centro e perno dell’intero gruppo di testimoni. Questo ci fa render conto, come abbiamo menzionato sopra, che questo studio ci aiuta a capire in questo giorno di decisione il bisogno di modellare la nostra vita secondo il giusto esempio, “mentre guardiamo attentamente il capo e perfezionatore della nostra fede, Gesù,” oltre a tutto l’incoraggiamento e l’ammonizione che riceviamo dalla catena e dal “nuvolo di testimoni che ci circondano”. (Ebr. 12:1, 2, NW) Sì, noi dobbiamo avere la stessa fede che essi ebbero, dimostrandola nella stessa maniera, e attendendo la stessa città. Come Abrahamo, Isacco e Giacobbe, dobbiamo mostrare di essere “stranieri e residenti temporanei” in mezzo a questo attuale e malvagio sistema di cose e alla sua corrotta influenza, “poiché non abbiamo qui una città che sussista, ma cerchiamo ardentemente quella avvenire”. — Ebr. 11:13; 13:14, NW.

12, 13. (a) Come sono la memoria e il modello del proposito di Dio relativi al suo nome e alla sua Parola? (b) È la fede rafforzata dall’argomento di Paolo solo in un aspetto?

12 Fin qui abbiamo visto dunque come la discussione di Paolo sul soggetto della fede mette in risalto l’infallibile memoria di Dio e il consistente modello del suo proposito, che egli tiene sempre presente. Infatti, il suo stesso nome e la sua Parola mettono vigorosamente in rilievo queste stesse cose. Il suo nome, Geova, pone il fondamento iniziale della fede nell’adempimento del modello divino senza deviazione, come egli stesso dichiara: “Poiché io, l’Eterno [Geova], non muto”. Egli ricorda sempre i suoi patti. La sua Parola rivela anche l’Autore che sa prendere un punto dopo l’altro, un tema dopo l’altro, intessendoli in un glorioso ed armonioso modello, con uno schema semplice, intricato nei suoi intessuti particolari. — Mal. 3:6; Gen. 9:15, 16; Lev. 26:42, 45; Ezech. 16:60.

13 Ma l’argomento di Paolo non dà soltanto notevole forza alla fede che abbiamo nella memoria di Dio circa il suo proposito. Esso dà anche un solido fondamento alla fede che abbiamo in qualche altra cosa. Che cosa?

FEDE NELLA RISURREZIONE

14. (a) Mostrò Gesù che per credere nella risurrezione ci vuole vera fede? (b) Come è alterata questa dottrina dall’insegnamento della Cristianità?

14 Quando Gesù fece la sua importante dichiarazione che “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori”, non fu senza motivo che la fece precedere dalle parole: “Non vi meravigliate di questo”. (Giov. 5:28, 29, NW) Egli sapeva bene che credendo nella risurrezione che è insegnata dalle Scritture si subiva una delle più penetranti prove di fede. Naturalmente, il modo in cui la Cristianità spiega in genere la dottrina della risurrezione per lo più non richiede il bisogno di vera fede, il che fa capire perché i suoi insegnamenti sono per le masse più accettevoli della verità biblica. Accettando il generale insegnamento che l’uomo abbia un’anima immortale, il vero io, e che la morte non significhi la cessazione o stroncamento della vita, ma sia piuttosto la via che porta ad una vita più piena, si riduce il significato della risurrezione ad una semplice riunione del corpo e dell’anima. In questo studio non ci proponiamo di fornire le prove scritturali per combattere i falsi insegnamenti della Cristianità su questo soggetto, poiché questo tema è stato ben trattato nelle pagine di questa rivista, e anche in altre pubblicazioni della Watch Tower Society. Piuttosto, ci proponiamo di rafforzare la fede nella risurrezione per mezzo di una migliore comprensione della memoria di Dio, vedendo quindi come questa influisce in modo vitale sul modello della nostra vita.

15. Che cosa è mostrato dal contesto di Giovanni 5:28, 29, e qual è il contrasto fra tombe commemorative e Geenna?

15 Che Gesù stesso ebbe illimitata fede nella risurrezione non vi è dubbio. Essa non era causata da nessuna cosa che derivasse dalla sua propria iniziativa, ma egli riconobbe che tutto il credito spettava al suo celeste Padre, compresa l’autorità e potenza di destare dai morti, facendo così levare o destare nuovamente alla vita, il che è il vero significato della parola “risurrezione” (greco, anàstasis). Questo si comprende con chiarezza leggendo Giovanni 5:19-27. Quindi viene il punto culminante ai versetti 28 e 29 di Giovanni 5. Notate il riferimento specifico alle “tombe commemorative”. Questo è in diretto contrasto con l’altro posto, la “Geenna”, dove a volte eran gettati i corpi morti dei criminali giustiziati, perché erano ritenuti troppo spregevoli per avere una risurrezione dai morti e quindi una convenevole sepoltura e tomba commemorativa.

16. (a) Come mostrò Gesù d’essere d’accordo con Ecclesiaste 9:5, 10? (b) Come fu giustificata la sua affermazione di Giovanni 11:25?

16 Il fatto che Gesù adoperò il termine “tomba commemorativa” mostrò che era in pieno accordo con la dichiarazione ispirata di Ecclesiaste 9:5, 10, dove leggiamo: “Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla, . . . poiché nel soggiorno de’ morti [Sceol, AS] dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza”. Sì, lo Sceol è la comune tomba del genere umano, nella quale tutti vanno alla fine del loro corso terreno. Ma Gesù ebbe tanta fiducia nella potenza e capacità del suo celeste Padre di serbare nella sua memoria quanti di questi avrebbe voluto che si servì deliberatamente delle parole “tombe commemorative”, le quali erano di uso comune ai suoi giorni. Come fu dimostrato in seguito dalla più convincente evidenza, Gesù mostrò di poter dire: “Io sono la risurrezione e la vita,” quando, col potere di Dio, destò Lazzaro dai morti, il quale “era già stato per quattro giorni nella tomba commemorativa”. Notate le due ragioni per le quali Gesù si rallegrò di non essere stato quivi in tempo per guarire il suo amico della sua infermità prima che avvenisse la morte. La prima ragione fu che era “per la gloria di Dio, affinché il Figlio di Dio sia glorificato per mezzo d’essa”. La seconda ragione data fu “affinché voi crediate”. Certamente noi abbiamo ogni ragione per avere forte fede nella risurrezione. — Giov. 11:4, 15, 17, 25, NW.

17. Con quale espressione fu da Giobbe manifestata fede nella risurrezione?

17 Che tale fede nella capacità divina di ritenere nella sua memoria quelli che eran morti non era una cosa nuova ai giorni di Gesù è mostrato con chiarezza dall’antico racconto relativo a Giobbe. Quali mirabili parole di fede disse egli, come sono riportate in Giobbe 14:13: “Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno de’ morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine, e poi ricordarti di me!”

18. Qual è la risposta scritturale alla domanda se tutti i morti saranno ritenuti nella memoria di Dio?

18 Come è già stato dichiarato, Iddio non si propone di ritenere nella sua memoria tutti quelli che son morti, senza eccezione. Come egli si ricorda volontariamente di alcuni, così può e vuole dimenticarne altri. La Parola di Dio ci dice come determina la questione. “La memoria del giusto è in benedizione, ma il nome degli empi marcisce”. — Prov. 10:7.

19. Come parlò Paolo della fede nella risurrezione, specialmente nell’11º capitolo di Ebrei?

19 Che anche l’apostolo Paolo ebbe una illimitata fede nella risurrezione dai morti è similmente privo di dubbio. Egli pure seppe che questa dottrina era una penetrante prova di fede, come è mostrato, per esempio, dalla sua esperienza di Atene. (Atti 17:31, 32) Nei suoi scritti questo soggetto ha la preminenza, come, ad esempio, in quel potente argomento contenuto nel ben noto capitolo di 1 Corinzi 15. Ancora, in Romani 4:16-25 (NW), discutendo sulla fede del padre Abrahamo, egli mostra come è importante aver fede in Dio, “che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero”. Ma noi siamo in particolare interessati al tema della fede e alla sua relazione con la risurrezione che l’apostolo tratta nel capitolo 11 di Ebrei. Qui egli cita di nuovo l’esempio di Abrahamo e Sara, prima riguardo alla loro fede nel potere di Dio di generare una promessa progenie, sebbene fossero entrambi “come morti” in quanto alle prospettive umane di quella specie. Poi, comprendendo tutti quelli che sono menzionati in questo capitolo, dice: “Nella fede morirono tutti questi,” ed infine spiega che essi “non ottennero l’adempimento della promessa, perché Iddio previde qualcosa di migliore per noi [Cristiani], affinché non fossero resi perfetti senza di noi”. (Ebr. 11:12, 13, 39, 40, NW) È quindi inevitabile la conclusione che onde ricevano l’adempimento di ciò che fu promesso e che li attende nella città che è stata preparata per loro, ci dev’essere per forza una risurrezione dai morti.

20. Perché non dovremmo meravigliarci affatto riguardo alla risurrezione dei morti?

20 Vi meravigliate di questo? Non c’è sicuramente nulla di irragionevole o incredibile in una tale possibilità. Non è insolita l’esperienza che qualcuno col passar degli anni oda un nome che forse non aveva sentito menzionare da quando andava a scuola. Egli può subito ricordarsi di quella persona e, per così dire, può ricrearla nella sua memoria, come vestiva, l’espressione del suo viso, e un gran numero di particolari ed avvenimenti. Ancora, pensate a quel musicista che può ricordare e riprodurre con accuratezza, non soltanto un pezzo di musica con tutte le sue note, ma molti e vari pezzi. Quindi ammettiamo prontamente che il semplice uomo, con le sue limitazioni ed imperfezioni, ha meravigliose capacità nel campo della sua memoria. Perché dovremmo dunque pensare che l’onnipotente ed infinito Creatore, Colui che fece la mente dell’uomo e conosce con esattezza come funziona, non abbia il potere di destare dalle tombe commemorative e ricreare tutti quelli che ha serbati nella sua memoria, sì, perfino tutti i loro tratti e impressioni mentali che formano ciascun individuo? Come una volta Paolo chiese a questo proposito: “Perché si giudica incredibile fra voi che Dio desti i morti?” C’è una sola risposta: “Non vi meravigliate di questo”. — Atti 26:8; Giov. 5:28, NW.

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