Il commento di un gesuita indica che la Gerarchia è colpevole
LA CHIESA Cattolica Romana è stata ed è tuttora senza il minimo dubbio la più enfatica nel denunciare il comunismo come una minaccia contro la religione. A questo riguardo vengono continuamente riportate dichiarazioni fatte da prelati cattolici romani dal Papa in giù e da politicanti cattolici romani dal senatore McCarthy in sù.
● Tuttavia, le pubblicazioni della Torre di Guardia hanno esposto ripetutamente che la Chiesa Cattolica Romana è chiaramente colpevole del comunismo nei Paesi prevalentemente cattolici come Polonia, Italia e Francia. E ripetutamente difensori cattolici romani, come la rivista inglese Il nostro ospite domenicale, hanno sostenuto che ciò fosse ingiusto. Per giustificare la loro posizione essi hanno additato Irlanda, Portogallo e Spagna come esempi di Paesi cattolici romani dove il comunismo non prevale, trascurando, però, il fatto che in tali Paesi il comunismo è stato soppresso soltanto con il ricorso ai metodi comunisti di circoscrivere la libertà.
● È interessante quindi notare ciò che fu detto ai laureandi dell’università cattolica romana di Fordham il 5 giugno 1955, dall’editore associato della rivista settimanale gesuitica, America, Vincent J. Kearney, sul modo di sconfiggere il comunismo: “Il successo o il fallimento dei nemici di Dio e della nazione, del mondo che noi conosciamo, sarà determinato non solo dal modo in cui i Cristiani vivono il loro Cristianesimo ma anche da come l’applicano alla società moderna”. Affermò inoltre che il comunismo “non scomparirà soltanto denunciandolo”, e che la sua sconfitta finale può avvenire soltanto quando “cominciamo a mettere in pratica i princìpi sociali cristiani che combattono i mali sui quali il comunismo prospera”.
● Poiché secondo V. J. Kearney il comunismo prospera dove i princìpi cristiani non sono applicati ai problemi sociali, e poiché è nei Paesi a maggioranza cattolica romana di Polonia, Italia e Francia dove il comunismo ha prosperato, quale conclusione se ne può trarre?