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  • Il mio scopo nella vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/7 pp. 408-411

Il mio scopo nella vita

Narrato da Harry W. Arnott

LE GIOIE e benedizioni del discorso del 3 aprile 1955 e le attività successive, insieme al periodo del Memoriale e alle sue evidenti benedizioni da Geova, mi hanno indotto a scrivere la mia storia. Essa comincia verso il luglio 1939, poiché fu allora che, durante una visita di mia nonna a casa nostra, venni a conoscere da lei la verità per la prima volta. E proprio all’inizio ricevetti alcune lezioni che mi sono state utili durante tutti gli anni susseguenti. Mia nonna era stata attiva nell’opera di testimonianza fin dal 1915, ma durante tutto questo tempo, dal 1915 al 1939, aveva visto pochi frutti immediati, se mai ve ne fosse alcuno, come risultato della sua predicazione del Regno. Quindi potete immaginare la sua gioia nell’aiutarmi a prendere la mia decisione. In seguito ella ha avuto altre benedizioni simili, ma la sua pazienza durante tutti gli anni precedenti fu per me un magnifico esempio. Inoltre mi diede ottimi consigli scritturali. Mi ricordo bene come mi parlò un giorno, poco dopo che aveva cominciato a partecipare attivamente al servizio, e prima che ella avesse terminato la sua visita a noi, e come mi avvertì: “Voglio dirti una cosa da tenere sempre in mente; non ti permettere mai di restare sconcertato o abbattuto per qualche cosa che un fratello possa dire o fare. Ricorda che stai servendo Geova, non gli uomini. Se sarai fedele a Geova e alla sua organizzazione non sarai sviato”.

Nel marzo 1940 fui immerso, e nel giugno seguente diventai pioniere. D’allora in poi cominciai veramente a conseguire lo scopo della mia vita, e in tutti gli anni successivi sono stato molto felice di aver impegnato tutte le mie forze nel servizio del Regno.

Sono consapevole che in questi giorni in molti Paesi i pionieri generali hanno bisogno di dedicare una parte del loro tempo ad un lavoro secolare per mantenersi in vita; ma sin dall’inizio fui riconoscente di poter sostenermi senza bisogno di tale lavoro. Non perché abbia avuto qualche aiuto finanziario mio proprio, o qualche assistenza da altri; questo no. Mi sembra di aver avuto circa 6 sterline (quasi diecimila lire) come mia totale ricchezza quando intrapresi il servizio di pioniere all’età di 18 anni, e non ricevevo nessun aiuto economico da casa. Alcuni potrebbero pensare che ciò fosse imprudente. Forse lo era; ma io ebbi fiducia in Geova, e sebbene qualche volta imparassi cosa vuol dire essere “scarso di provviste”, tuttavia non mi mancava il necessario. Riflettendo sul passato, sono contento di queste esperienze, poiché sembra che molti abbiano perduto le gioie del servizio di pioniere proprio a causa di certe cose, certi beni materiali, una certa somma di denaro conservato, ritenuti essenziali per poter prendere la decisione d’essere pionieri, e per cui non riescono mai ad intraprendere il servizio. Quindi non mi ero mai impegnato in qualche parziale lavoro secolare. Ma più tardi, nel 1942, ricevetti un incarico nell’opera di pioniere speciale in Gran Bretagna per svolgere attività di espansione in territorio isolato, e l’assistenza economica della Società fu veramente apprezzata.

Mentre conseguivo con perseveranza il mio scopo nella vita, l’unica interruzione durante i passati quindici anni di servizio di pioniere fu involontaria. Ebbe luogo durante gli anni di guerra, quando io volevo continuare nel mio ministero ma altri avevano un’idea diversa e mi misero in prigione. Mi considero veramente fortunato di aver avuto questa esperienza insieme ad altri fratelli e sorelle, che anche rifiutarono di spezzare la loro esclusiva devozione a Geova. Il risultato fu un’esperienza che rafforzò la fede, sebbene fosse una prova. Con tanto tempo libero (le prime diciassette settimane ero rinchiuso da solo per 19 ore delle 24 ore della giornata, e anche durante le cinque ore di lavoro assegnato non mi era permesso di parlare con nessuno) avevo tempo di meditare. E tutti i dubbi che avevo mai avuto sulla verità tornarono nella mia mente: ‘Stavo forse sprecando la mia vita per un futile sogno?’ ‘Ero stato semplicemente trasportato da qualche sentimentalismo di gioventù?’ ‘Perché accettavo di subire queste esperienze?’ Poi mi tornò anche in mente ciò che aveva scritto Paolo: “Provate se siete nella fede, provate ciò che voi siete”. E, malgrado le mie molte manchevolezze, il più grande incoraggiamento fu la comprensione che nel mio cuore amavo la verità e volevo piacere a Geova. Ora non avevo nessun dubbio; era la verità, e se anche io avessi potuto venir meno, la verità avrebbe perdurato. Quindi determinai di perseverare nella verità con l’aiuto di Geova.

Quello che allora mi aiutò era il fatto che oltre a queste esperienze di prigionia avevo anche provato molte gioie di servizio nell’opera di pioniere speciale. Rimarrà sempre in mente una particolare assegnazione in territorio isolato. Avevo un buon compagno che in seguito, insieme a sua moglie, ha frequentato la scuola di Galaad; essi sono ora nel Sud Africa. L’amore e l’associazione cristiana condivisi erano per noi due una gioiosa benedizione e rendevano l’opera tanto più rallegrante. Alcune settimane dopo il nostro arrivo in quell’assegnazione isolata avevamo stabilito venti studi in un solo paese, ed entro un anno fu possibile organizzare una nuova congregazione. Era una grandissima gioia vedere in così breve tempo tale riproduzione del “seme produttivo” della Parola del Signore. Insieme alle esperienze felici c’era certamente lavoro faticoso; alcuni giorni si andava in bicicletta per un centinaio di chilometri per curare gli studi fra i poderi sparpagliati sulle colline. Ma questa prova del vero lavoro di pioniere alimentò il desiderio di compiere un giorno il servizio di missionario, per volontà di Geova. Ricordo vividamente il ritorno a casa in bicicletta verso mezzanotte dopo dieci o dodici ore di servizio. Mentre correvamo si parlava delle benedizioni della giornata, o spesso si miravano le meraviglie dell’universo, le stelle e la luna che risplendevano in piena magnificenza nell’aria limpida e tersa della Scozia settentrionale.

Quando seppi la prima volta di Galaad volli andarci. Penso che vi fosse l’idea di viaggiare, con uno spirito di avventura. Ma credevo inoltre che fosse l’unica logica decisione da prendersi, quella, cioè, di far domanda per Galaad al tempo opportuno. Pensavo che se mi fossi trattenuto avrei posto una limitazione all’uso che l’organizzazione poteva fare di me. Facendo la domanda, se non fosse stata approvata avrei almeno fatto la mia parte. Ma certamente è meglio lasciare che Geova ci diriga nella nostra assegnazione, e siccome io avevo dedicato la mia vita a fare la volontà di Geova, non potevo trovare nessuna valida ragione per cessare di conseguire il mio scopo nella vita.

Dopo la dedicazione e l’accettazione del servizio continuo, Galaad fu la decisione più importante della mia vita. Dell’addestramento di Galaad è stato detto tanto che c’è poco che io possa aggiungere. Ma credo che ciò che mi colpì di più non sia stato tanto la nuova conoscenza (sebbene avessi imparato molte cose nuove), ma piuttosto il fatto che Galaad ci insegnò ad adoperare la verità, raggruppare le molte cose imparate (e per lo più offuscate per mancanza di uso) e unirle insieme per formare uno splendido e chiaro quadro, approfondendo così il nostro apprezzamento e intendimento della verità più intensamente di qualsiasi cosa che avessimo mai provato prima.

Dopo Galaad fui mandato in Rodesia Settentrionale, e finora sono qui, da quasi otto anni. E che anni memorabili! Al mio arrivo feci un po’ di servizio di pioniere speciale, trascorrendo molti mesi felicissimi nel vedere molti Europei accettare la verità. Era un privilegio aiutare a stabilire nuove congregazioni. All’inizio, però, pensavo che il clima mi avrebbe impedito di continuare in questa assegnazione. Per la maggioranza delle persone è un clima gradevole, ma io lo trovavo molto snervante e cominciai a soffrire grande affanno a causa del caldo. Una volta mentre parlavo ad un’assemblea ebbi un collasso in mezzo al discorso. Benché fossi tentato di chiedere un cambiamento di assegnazione, sono lieto di non aver richiesto finora di essere trasferito definitivamente. Il male che avevo immaginato non si è sviluppato. Ancora una volta sono state le benedizioni spirituali nell’assegnazione ad incoraggiarmi a perseverare. Se non fosse stato per queste e per l’aiuto di Geova mediante il suo spirito e la sua organizzazione, avrei potuto smettere, poiché la carne è debole; sa che la mia lo è. Ma solo essere presente qui ad una delle assemblee dei fratelli africani, ascoltare i cantici, avere il privilegio di parlar loro e vedere come ascoltano ansiosamente e intensamente ogni consiglio e istruzione durante il programma, tutto questo ci convince che vale la pena.

Dopo essere stato qui per sei anni sposai una sorella che aveva frequentato la stessa classe di Galaad. Lavoravamo insieme nella filiale. Seguirono i mesi più felici della mia vita, condividendo una beata associazione con una bella ragazza interamente dedicata a Geova e compagna ideale. Avevamo aspettato molto tempo, tutt’è due, per avere tale felice associazione ed eravamo determinati con l’aiuto di Geova di usare questa ulteriore benedizione alla sua lode. Poi, solo cinque mesi dopo il nostro matrimonio, mia moglie fu uccisa in un incidente automobilistico. Ciò avvenne un po’ meno di un anno fa, quindi l’evento è ancora ben presente alla memoria. Anch’io mi trovai nell’incidente, ma me la cavai senza gravi conseguenze. Potetti riprendere il mio lavoro nella filiale un giorno o due dopo. Ma per un po’ di tempo rimasi stordito dalla tragedia. Allora compresi che meravigliosa benedizione è la verità, e specialmente il privilegio del servizio continuo. Senza dubbio la vera guarigione spirituale proviene da Geova, e più ci teniamo stretti a lui e alla sua organizzazione, più partecipiamo attivamente alle cose della società del nuovo mondo e più efficace è la guarigione.

Ed eccomi qui nella Rodesia Settentrionale, dopo sette anni e mezzo di svariate esperienze che hanno tutte rafforzato la mia speranza e la mia fiducia in Geova. Mi rendo conto che non è stata la mia propria forza a farmi perseverare nel servizio continuo. C’è tentazione (e qualche volta vi soccombo) di dipendere da se stessi, invece di riporre piena fiducia in Geova. Dall’altra parte c’è il pericolo di divenire scoraggiati, di sentirsi incapaci di adempiere un incarico; anche questo è mancanza di fiducia in Geova. Perciò sono stato specialmente riconoscente in questi ultimi anni per il continuo consiglio dallo ‘schiavo fedele e discreto’, che ci aiuta a sperare in Geova, facendo il proprio meglio e lasciando a lui i risultati; poiché egli è l’Unico che possa serbarci nel suo servizio. Felice e grato ora del mio privilegio di servitore di filiale, è mio desiderio continuare nel servizio a pieno tempo fino ad Armaghedon e, certamente, ancora oltre nel Nuovo Mondo, mediante l’immeritata benignità di Geova, e fare ciò in qualsiasi incarico che l’organizzazione di Geova mi vorrà affidare. Spero che avrò la forza e la salute necessaria per farlo e, soprattutto, per mantenere integri il cuore e la mente, andando ovunque Geova, mediante il suo regnante Re, Cristo Gesù, conduca il Suo popolo. Sono lieto di aver iniziato l’opera di pioniere e di aver conseguito il mio scopo nella vita. Geova ha certamente dato le sue benedizioni.

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