BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w57 1/10 pp. 606-607
  • Domande dai lettori (1)

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Domande dai lettori (1)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
  • Vedi anche
  • Che cosa intese dire il saggio?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
  • Monotonia e futilità o stabilità
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
  • Il libro di Ecclesiaste ci insegna i veri valori
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
  • Il congregatore parla su opere vane e meritorie
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/10 pp. 606-607

Domande dai lettori

◆ Una persona incontrata in predicazione insisteva nel dire che gli aeroplani esistono da molto tempo, e a prova di questo essa citò Ecclesiaste 1:9 che dice che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Qual è il giusto intendimento di questa scrittura? — D. M., Stati Uniti.

Dopo anni di osservazione e profonda meditazione il re Salomone fu ispirato da Dio ad osservare il ripetersi dei fenomeni naturali: “Vanità delle vanità; tutto è vanità. Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che dura sotto il sole? Una generazione se ne va, un’altra viene, e la terra sussiste in perpetuo. Anche il sole si leva, poi tramonta, e s’affretta verso il luogo donde si leva di nuovo. Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non s’empie; al luogo dove i fiumi si dirigono, tornano a dirigersi sempre. Ogni cosa è in travaglio, più di quel che l’uomo possa dire; l’occhio non si sazia mai di vedere, e l’orecchio non è mai stanco d’udire. Quello ch’è stato è quel che sarà; quel che s’è fatto è quel che si farà; non v’è nulla di nuovo sotto il sole”. — Eccl. 1:2-9.

Qui lo scrittore ispirato descrive il punto di vista, non di un giovane esuberante o di un riconoscente servitore di Geova, ma di un uomo attempato, allontanatosi da Dio. È il punto di vista che a poco a poco s’impossessa delle persone di questo vecchio sistema di cose quando il tempo le raggiunge, le indebolisce e le consuma. Esse vedono terminare la loro generazione e un’altra sopraggiungere per prendere il loro posto sulla terra che rimane per sempre. Quando erano giovani la vita davanti a loro sembrava lunga, ma ora che è quasi trascorsa ed essi guardano indietro nella loro vecchiaia sembra loro che sia passata in un soffio. La parola ebraica tradotta “vanità” significa letteralmente “soffio”, e viene usata per dimostrare che questa vita è così fuggevole e transitoria come un soffio e che la fatica dell’uomo allontanatosi da Dio è futile, priva di qualsiasi guadagno durevole per lui. La sua generazione è solo una delle tante, preceduta da indeterminate generazioni e seguita da altre ancora, solo una di un lungo susseguirsi di generazioni che vengono e vanno su una terra che rimane.

Come analogia a questa ripetizione lo scrittore ispirato indica il sole che sorge, tramonta, e s’affretta al luogo di dove sorgerà di nuovo; i venti che soffiano e girano e poi tornano a seguire ripetutamente il loro giro; i fiumi che scorrono al mare non riempiendolo mai perché l’acqua evapora dal mare ed è trasportata all’interno dai venti e condensata in nuvole che riversano la pioggia per riempire i fiumi che continuano a scorrere verso il mare. Per tutta la loro vita le persone vedono questo ripetersi di fenomeni naturali, e quando diventano vecchie e le forze vengono loro meno, gli occhi si offuscano, gli orecchi diventano sordi, le giunture rigide e gli altri sensi più deboli, perdono la gioia di vivere che ebbero da giovani, e i giorni e le notti che si susseguono, le preoccupazioni e le fatiche, le colmano di un’indicibile stanchezza, un senso di delusione e futilità. I loro occhi non si saziano di vedere questa ripetizione senza fine, né i loro orecchi sono stanchi di udirla. È a proposito di questi fenomeni naturali, nei limiti di questi precisi cicli della natura, che viene fatta la dichiarazione che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Non è appropriato considerare questa dichiarazione fuori del contesto ed applicarla a ogni cosa. Si inventano e si fanno cose nuove ma esse seguono i princìpi che Dio ha già stabiliti e applicati nella natura e non c’è nulla di nuovo nei cicli della natura descritti da Salomone.

Quando scrisse, Salomone era ispirato e non aveva questo pessimistico e futile punto di vista, come pretendono alcuni studiosi. Egli non considerò le opere buone una vanità, ma concluse così i suoi scritti: “Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: — Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo. — Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò ch’è occulto, sia bene, sia male”. (Eccl. 12:13, 14, NM; 15, 16) Il lavoro compiuto in ubbidienza ai comandi di Geova porterà un giudizio favorevole da parte di Dio. Ma è vano affaticarsi per le cose materiali invece che per un tesoro spirituale, e questo è realizzato dalle persone vecchie e stanche che hanno trascorso la loro vita lontane da Geova Dio. La vita stessa diventa per loro un peso ed il ciclo dei fenomeni naturali le rende stanche.

Però, nel nuovo mondo il ripetersi del ciclo dei fenomeni naturali non sarà vano né noioso. Allora non esisteranno vecchi esausti, perché tutti gli ubbidienti ritorneranno ai giorni della loro giovinezza e guarderanno ogni nuovo giorno con lo zelo dei giovani. Le persone avranno l’esuberanza della gioventù e la conoscenza della vecchiaia, la saggezza della canizie senza canizie, l’esperienza dei vecchi senza i loro dolori. La giovinezza non sarà limitata ai giovani, ma sarà profusa anche su coloro che hanno la maturità e la saggezza per goderla perfettamente. Non ci sarà alcun sentimento di delusione e futilità a guastare il susseguirsi di giorni e notti e stagioni, i cicli naturali dei venti, della pioggia e del sole.

Non ci dovrebbe essere neanche ora. Se abbiamo il giusto apprezzamento di Geova, della sua bontà come Creatore, e vediamo nei fenomeni naturali la sua gloria e potenza, proveremo piacere in ogni nuovo giorno e nuova notte. Il nostro punto di vista sarà fin da ora come quello del salmista e non come quello di un vecchio allontanatosi da Dio: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, né parole; la loro voce non s’ode. Ma il loro suono esce fuori per tutta la terra, e i loro accenti vanno fino all’estremità del mondo. Quivi Iddio ha posto una tenda per il sole, ed egli è simile a uno sposo ch’esce dalla sua camera nuziale; gioisce come un prode a correre l’arringo. La sua uscita è da una estremità de’ cieli, e il suo giro arriva fino all’altra estremità; e niente è nascosto al suo calore”. Le meravigliose ed invisibili qualità di Geova si vedono chiaramente riflesse nelle sue creazioni visibili. — Sal. 19:1-6; Rom. 1:20.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi