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  • Bandiere e religione
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/8 pp. 457-459

Bandiere e religione

IL FERVORE patriottico spesso induce le persone a manifestare un ardore e zelo che somiglia a devozione religiosa. Questo le influenza non solo a dare a Cesare le cose che sono di Cesare, ma qualche volta a dare a Cesare ciò che appartiene esclusivamente a Dio. Si potrebbe dire che tali persone confondono la religione con la politica. Un comune esempio di tale fervore patriottico è la devozione che molti rendono alla bandiera della loro nazione.

Notate, per esempio, quello che l’Encyclopedia Americana, Vol. 11, pag. 316, dice a proposito dell’attitudine umana verso tali bandiere: “La bandiera, come la croce, è sacra. Molti usano le parole o il termine ‘Etichetta della bandiera’. Questa espressione è troppo debole, troppo superficiale e risente di una cortesia salottiera. Le norme e i regolamenti relativi all’attitudine umana verso gli stendardi nazionali usano parole vigorose, espressive, come: ‘Servizio alla bandiera’, ‘Rispetto per la bandiera’, ‘Riverenza per la bandiera’. ‘Devozione alla bandiera’”.

E riguardo al saluto alla bandiera, questa fonte autorevole, dice fra l’altro: “Negli Stati Uniti il saluto con la mano destra, mentre la persona sta sull’attenti, è il metodo comune e accettato. Anche scoprirsi il capo è riconosciuto come saluto. Mettere il cappello o la mano sul cuore è pure ritenuto segno di riverenza”.

Che tale devozione alla bandiera fosse abituale non è affatto sorprendente in vista del fatto che “le prime bandiere erano quasi puramente di carattere religioso”, secondo l’Encyclopædia Britannica. Quella e altre fonti autorevoli mostrano lo sviluppo della bandiera. Nella speranza di assicurarsi la vittoria in un primo tempo i soldati pagani portavano con sé in battaglia i loro idoli e immagini scolpite. In seguito fecero delle miniature dei loro idoli scolpiti, che mettevano in cima alle aste. Più tardi dipinsero immagini dei loro idoli su stoffa e le fissarono alle aste. Così si vede l’evoluzione dagli idoli scolpiti alle moderne bandiere.

Fu a causa di questo fatto, senza dubbio, che gli Ebrei del tempo di Cristo avevano tale antipatia per gli emblemi nazionali. Quegli emblemi erano per loro una violazione al comando di Dio: “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso”. — Eso. 20:4, 5.

Così la storia narra di quando Pilato trasferì il quartier generale della sua armata da Cesarea a Gerusalemme. Certo, i soldati portarono con sé i loro stendardi con l’effige dell’imperatore. Conoscendo l’umore degli Ebrei, per cautela portarono in città questi stendardi di notte, nella speranza di evitare un tumulto. Ma quando gli Ebrei scoprirono questi stendardi nella loro città santa di Gerusalemme, si precipitarono in gran folla da Pilato a Cesarea, chiedendo che questi stendardi fossero rimossi. Al quinto giorno delle discussioni Pilato fece improvvisamente circondare gli Ebrei da soldati romani minacciandoli di morte se non facevano cessare le lamentele. Tuttavia, gli Ebrei fecero voto che sarebbero morti piuttosto di permettere che la loro sacra città venisse profanata da tali emblemi idolatri. Pilato trovò opportuno cedere.

Allo stesso modo i primi Cristiani erano estremamente guardinghi nell’evitare anche il sospetto di compromesso con lo Stato o l’ordinamento secolare riguardo alla loro devozione. A proposito dei Cristiani dei primi tre secoli, Neander, eminente studioso di quel periodo, dichiara: “Mentre essi mostravano la più coscienziosa ubbidienza al governo in ogni cosa che non fosse contraria alla legge di Dio”, pronti così a dare a Cesare le cose che appartengono a Cesare, essi rifiutavano “di rendere qualsiasi specie di venerazione agli imperatori” che era allora in voga, come offrire incenso ai busti degli imperatori.

Dal seguente resoconto apparso nel Diario de Justiça del 16 febbraio 1956, pagina 1906, della capitale federale del Brasile, si può vedere fino a che punto il moderno patriottismo possa diventare ardore religioso e le cose appartenenti a Dio siano date a Cesare:

“GIORNATA DELLA BANDIERA

“Con una pubblica cerimonia presieduta dal vicepresidente della Corte [Suprema Militare], il 19 novembre, vennero resi onori alla bandiera brasiliana. A mezzogiorno in punto, l’emblema nazionale fu innalzato sull’antenna principale dell’edificio della Corte Suprema.

“Dopo l’alza bandiera, il Ministro Generale d’armata Tristao de Alencar Araripe si espresse in questo modo riguardo alla commemorazione:

“‘Con espressivo simbolismo l’ingegnosità umana ha decretato che, sotto la protezione delle bandiere, vivano milioni di esseri, con gli occhi dello spirito e del cuore volti al cielo, pieni di fiducia, fede e speranza.

“‘Si potrebbe dire che esse, le bandiere, formino una grande volta sospesa al di sopra dell’immensità della nostra patria, sotto la cui ombra protettiva il popolo vive felice, progredisce e cosciente afferma il diritto sovrano e la sicurezza di un Paese rispettato nelle amichevoli relazioni con altri popoli.

“‘In questo ruolo benefico le bandiere sono diventate una divinità della religione patriottica che impone adorazione, comandamenti e servizi e dispensa favori e benefici. La bandiera è venerata e adorata, in ogni momento della vita, con profondi, puri ed innati sentimenti d’amore, gratitudine e rispetto, e con le visibili manifestazioni di un rituale che, lungi dall’essere convenzionale, si è immedesimato con le nostre abitudini di vita, come obblighi naturali e spontanei, nel suo aspetto altamente effettivo.

“‘La bandiera è adorata, com’è adorata la patria, non col solo razionalismo di una devozione tranquillamente accettata ed esercitata, ma nel parossismo di una passione che ci conduce ad un’illimitata e incondizionata venerazione per tutto ciò che di buono, grande e utile la patria esprime. La bandiera è venerata, come la patria è venerata, dando ad essa tutto il proprio essere e mettendola al di sopra di ogni cosa fino al sacrificio della propria vita, affinché esse siano magnificate e glorificate.

“‘Adorazione, venerazione, sacrificio, contrassegnano la divina essenza di questo simbolo e dei sentimenti che uniscono gli uomini nell’amore reciproco e nella dedicazione al bene comune. È appropriato che in questo giorno, consacrato all’indimenticabile divinità, la bandiera nazionale, si dia risalto a questa adorazione e venerazione che non è solo omaggio, ma è, soprattutto, preghiera, supplica e riaffermazione di obblighi assunti. Preghiera che dal suo potere possano irradiarsi emanazioni che rendano stabile l’unità di tutti i Brasiliani per la grandezza del Brasile e la più grande felicità del suo popolo.

“‘Io prego che la Bandiera possa sempre essere la nobile e degna Bandiera di un Brasile rispettato e felice.

“‘Riaffermazione di obblighi assunti, sia pubblicamente che nel nostro più profondo essere, che ognuno compia il suo dovere di Brasiliano, in modo che con l’apporto di ognuno, si libri sui cieli del Brasile l’immensa volta che ci garantisce di essere benedetti come nazione e come uomini liberi e felici.

“‘Sii eterna, Bandiera del Brasile’”.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, mise in evidenza che pur dando a Cesare le cose di Cesare dobbiamo anche dare a Dio le cose di Dio. E quali sono le cose di Dio? “Esclusiva devozione”, cioè, “Tu devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la forza tua”. (Mar. 12:30, NM) Quindi, la venerazione e adorazione della bandiera, “in ogni momento della vita”, e ciò “nel parossismo di una passione” che è “illimitata e incondizionata” significherebbe dare a Cesare le cose che appartengono esclusivamente a Dio, non vi pare? Riflettete.

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