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  • Domande dai lettori (1)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
w59 15/6 p. 382

Domande dai lettori

◆ Si deve considerare che iniettare sieri, come il vaccino antidifterico e gli elementi costitutivi del sangue come il gamma globulin, nel circolo sanguigno, a scopo di facilitare la resistenza alle malattie mediante anticorpi, sia lo stesso che bere sangue o prendere sangue o plasma mediante trasfusioni? — N. P., Stati Uniti.

No, non sembra necessario porre le due cose nella stessa categoria, benché l’abbiamo fatto nel passato. Ogni volta che la proibizione di prendere sangue è menzionata nelle Scritture è sempre in relazione a prenderlo come cibo, e quindi è in qualità di alimento che a noi interessa tale proibizione. Infatti quando fu permesso per la prima volta agli uomini di mangiare la carne di animali, allorché fu riconfermato il mandato di procreazione ai superstiti del Diluvio, il sangue fu specificamente proibito. (Gen. 9:3, 4) Nella legge di Mosè il sangue era proibito come cibo, e perciò lo troviamo spesso menzionato insieme al grasso e ad altre cose che non si potevano mangiare. (Lev. 3:17; 7:22-27) E così era anche ai giorni degli apostoli; in relazione al mangiare carne sacrificata agli idoli era proibito mangiare la carne di animali strangolati e il sangue. — Atti 15:20, 29.

L’immissione di anticorpi nel sangue in un veicolo di siero, o l’uso di elementi costitutivi del sangue per creare tali anticorpi, non è la stessa cosa che prendere sangue, per bocca o mediante trasfusione, come alimento per ricostituire le forze vitali del corpo. Benché Dio non abbia inteso che l’uomo contaminasse il proprio circolo sanguigno con vaccini, sieri o elementi costitutivi del sangue, non sembra che questo possa essere incluso nell’espressa proibizione di Dio riguardo al sangue come cibo. Sarebbe quindi questione di scelta individuale se una persona accettasse tali tipi di medicamento o no.

◆ In alcuni paesi vi è l’uso di portare il lutto per i morti vestendosi di nero per parecchi mesi o perfino anni, secondo la persona che porta il lutto. È giusto per una persona nella verità? — O. R., Cuba.

Ai tempi di Gesù un segno di lutto era il digiuno. Alcuni notarono che i discepoli di Gesù non digiunavano e ne chiesero il perché a Gesù. Egli disse loro: “Gli amici dello sposo possono essi far cordoglio, finché lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno”. (Matt. 9:15, VR) Quindi mentre Gesù era con i suoi discepoli questi non avevano alcuna ragione di digiunare in segno di lutto. Quando Gesù fu loro tolto avevano qualche ragione di portare il lutto e digiunare; ma dopo la risurrezione di Cristo dai morti, e specialmente dopo la sua intronizzazione nel potere del Regno, non vi è certamente alcuna ragione per cui i suoi servitori prendano il lutto in riferimento ai morti. L’esempio della risurrezione di Cristo ci dà la speranza di risurrezione per i nostri morti; quindi non siamo addolorati come chi è senza speranza nel mondo: “Inoltre, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza circa quelli che dormono nella morte, affinché non vi rattristiate come gli altri che non hanno speranza. Poiché se abbiamo fede che Gesù morì e risuscitò, così pure quelli che si sono addormentati nella morte Iddio li trarrà a sé mediante Gesù”. — 1 Tess. 4:13, 14.

Sembrerebbe quindi che un Cristiano che è giunto ad un maturo apprezzamento di queste cose non dovrebbe sentirsi in obbligo di portare il lutto portando abiti speciali come dimostrazione esteriore. Anche quando qualcuno digiunava non doveva farlo con ostentazione esteriore di dolore. Gesù disse: “Quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non apparisca agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”. (Matt. 6:16-18, VR) I Cristiani non dovrebbero ostentare il lutto e dolersi pubblicamente come quelli che non hanno speranza. Tuttavia, quando questi punti e i fatti scritturali sono stati portati all’attenzione di una persona, è la sua coscienza individuale che deve guidarla nella condotta da seguire in quanto al lutto e agli abiti neri per simbolizzarlo pubblicamente.

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