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  • w60 15/6 pp. 372-377
  • Mostriamo vera sapienza come figli della luce

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  • Mostriamo vera sapienza come figli della luce
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
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  • IL SUCCESSO DELLA SAPIENZA
  • IL VERO FONDAMENTO
  • Vera sapienza nell’èra spaziale
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
  • Operate con saggezza in vista del futuro
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
  • Agire con saggezza in vista del futuro
    Il più grande uomo che sia mai esistito
  • Vere ricchezze e veri amici
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
w60 15/6 pp. 372-377

Mostriamo vera sapienza come figli della luce

1. Che cosa dobbiamo mostrare per amore delle persone mansuete, e quale condotta ciò richiede in questa “èra spaziale”?

ABBIAMO il dovere di mostrare vera sapienza per amore delle persone mansuete che hanno bisogno di pastori fedeli. Non vogliamo essere come Bildad il Suhita nel dramma profetico di Giobbe. Questo Bildad non aiutò a risolvere il problema dell’afflitto Giobbe. Mise invece in dubbio l’integrità di Giobbe e lo esortò a cambiare condotta. Perciò Giobbe disse a Bildad: “Come hai bene aiutato il debole! Come hai sorretto il braccio senza forza! Come hai ben consigliato chi è privo di sapienza! E che abbondanza di sapere tu gli hai comunicato!” Simili parole non siano rivolte a noi in tono di rimprovero in questa èra spaziale. Se desideriamo mostrarci veri amici e sinceri consolatori, e non “medici da nulla” verso le persone mansuete nella loro attuale afflizione, dobbiamo far conoscere loro quale sia la condotta della vera sapienza. (Giobbe 26:1-3; 13:4, VR) Per questo dobbiamo risvegliare il loro interesse, non per le conquiste spaziali, ma per i cieli dove possono accumulare tesori, al sicuro dalle bombe, presso Geova Dio e il suo Cristo.

2. Che cosa disse il direttore di programmi spaziali ad una conferenza di scienziati a proposito dell’impraticità dei moderni programmi mondiali?

2 A proposito dell’impraticità dei moderni programmi mondiali, il dottor A. R. J. Grosch provocò un tumulto alla conferenza di scienziati dell’Istituto Tecnologico della California allorché, in qualità di direttore dei programmi spaziali di una grande società internazionale (International Business Machines Corporation), esclamò: “Il nostro programma balistico è il canto del cigno di una civiltà morente. Non abbiamo bisogno di missili migliori per distruggerci l’un l’altro; possiamo già farlo con quelli che abbiamo. E non vi è alcuna utilità nel lanciarsi nello spazio. Potremmo spendere meglio il denaro risolvendo i problemi che abbiamo a casa nostra, curandoci dei milioni di uomini che vivono troppo affollati e malnutriti. Se facessimo questo, non avremmo bisogno di trovare nuovi mondi da colonizzare”. Ed aggiunse: “Siamo sulla strada sbagliata, temo, quando cerchiamo di risolvere il nostro problema con l’uccisione in massa, o trasferendoci su una più grande isola dell’universo”. — Times di New York del 21 marzo 1959, pagina 2.

3. (a) Come ci occupiamo di ciò che richiede attenzione ora prima di Armaghedon? (b) Quale visione supererà i progettati viaggi spaziali?

3 Ora che s’appressa la guerra universale di Armaghedon, che sarà scatenata da oltre lo spazio, bisogna occuparsi, immediatamente, della necessità dei popoli qui sulla terra. La condotta della vera sapienza è di dimostrare con la Sacra Bibbia come coloro che amano la pace e la felicità possano cercare di fare la pace con Geova degli eserciti, invece di mettersi in contatto elettronicamente con la luna, con Venere o con qualche altro pianeta dove si spera di inviare navi spaziali. È più importante conoscere Geova Dio e suo Figlio Gesù Cristo che conoscere la luna e i pianeti, che Dio ha creati, perché tale conoscenza del Creatore e del Figlio suo, nostro Salvatore, significa vita eterna. (Giov. 17:1-3) Se si volesse veramente andare in giro ad osservare le cose dello spazio con sicurezza e tranquillità, sarebbe più saggio seguire il consiglio di Gesù e cercare prima il regno di Dio invece che fantasticare di viaggiare nello spazio a bordo di astronavi. Coloro che erediteranno il regno celeste vedranno molto di più di quello che vi è nello spazio. Viaggeranno a velocità molto maggiore, a velocità angelica, e con più agio e comodità. I viaggi spaziali non potranno mai offrire a nessuno la visione di Dio che avranno gli eredi del Regno. — Matt. 6:33; 5:8; Eso. 33:20.

4. Come considera l’avvenire la vera sapienza e perché non possiamo osare di renderci nemici Dio e Cristo?

4 La vera sapienza considera l’avvenire ragionevolmente, cioè secondo quanto Dio ci ha detto nella Sacra Bibbia. È sua volontà ed intenzione che vi sia un giusto nuovo mondo. Egli sarà l’unico Dio adorato in quel nuovo mondo, e il suo glorificato Figlio Gesù Cristo sarà l’unico Re che governerà per grazia di Dio su tutta la terra e lo spazio. Geova Dio e il suo regnante Re vorranno e permetteranno forse che viviamo in quel perfetto nuovo mondo godendolo per sempre? Non possiamo aspettarcelo se siamo nemici di Dio e di Cristo. Dobbiamo perciò avere Dio e il suo Re quali nostri eterni amici, e non questo mondo di breve durata, condannato.

5. Quale parabola o illustrazione fece Gesù per insegnarci a pensare all’avvenire con vera sapienza?

5 Dobbiamo pensare all’avvenire con vera sapienza. Gesù fece un’illustrazione o parabola per insegnarci a fare questo. In Oriente un fattore fu minacciato di licenziamento dal suo padrone perché dissipava i beni del padrone. “E il fattore pensò tra sé: ‘Che farò io, ora che il padrone mi toglie la fattoria? Di zappare, non son capace: di mendicare, ho vergogna. So ben io quel che farò, affinché quando dovrò lasciare la fattoria, ci sia chi mi riceve in casa sua’”. Perciò egli chiamò quelli che erano in debito col suo padrone, e a uno dopo l’altro diminuì l’ammontare del loro debito, in un caso al 50 per cento, in un altro caso all’80 per cento del debito originale. Che cosa fece il padrone quando seppe ciò che aveva fatto il suo fattore per assicurarsi degli amici, a sue spese? Certamente licenziò il fattore. Gesù lo lasciò sottinteso; ma disse questo per mettere in chiaro il punto essenziale dell’illustrazione: “E il padrone lodò il fattore infedele, perché aveva operato con tale accortezza [o effettiva sapienza]; perché i figli di questo secolo sono, nel loro genere, più accorti che i figli della luce”. — Luca 16:1-8, Ri.

6. Qual è il miglior modo di mettere in pratica l’insegnamento dell’illustrazione di Gesù?

6 L’effettiva sapienza o accortezza è lodevole perché dà risultati che tornano a vantaggio e beneficio di chi ha tale qualità. Quindi Gesù ci ha indicato il modo migliore per mettere in pratica il punto illustrato, imitando, non l’ingiustizia del fattore, ma la sua effettiva sapienza. Gesù non voleva che i figli della luce fossero meno accorti dei figli di questo sistema di cose mondano nell’attuale generazione. Gesù vuole che siamo saggi in modo pratico per quel che riguarda Dio e il suo unto Re.

7. Che cosa Gesù ci disse di fare delle ricchezze ingiuste e in quanto alla schiavitù alle ricchezze?

7 Infatti Gesù disse ai figli della luce di verità: “Inoltre vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quando queste vengono meno, essi vi accolgano in dimore eterne. La persona fedele in ciò che è minimo è pure fedele nel molto, e la persona ingiusta in ciò che è minimo è anche ingiusta nel molto. Perciò, se non vi siete dimostrati fedeli in relazione alle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? E se non vi siete dimostrati fedeli con l’altrui, chi vi affiderà ciò che è per voi? Nessun servo può esser schiavo di due padroni; perché, o odierà uno e amerà l’altro, o sarà fedele a uno e disprezzerà l’altro. Non potete essere schiavi di Dio e delle ricchezze”. — Luca 16:9-13.

8. Chi sono gli amici assolutamente fedeli con cui schierarci, e perché?

8 Non possiamo dedicarci a Dio mediante Cristo ed essere ancora schiavi delle ricchezze, delle ricchezze ingiuste, ricchezze materiali. Dobbiamo dimostrare di essere padroni delle ricchezze ingiuste, utilizzandole per i nostri fini mentre serviamo come schiavi di Dio. Tali ricchezze ingiuste non sono i tesori che accumuliamo in cielo presso Dio, ma è saggio servirsene per farsi degli amici. Non potremo per sempre avere il mondo per amico, poiché certamente sarà distrutto nella “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”. Di fronte a tutte le incertezze della vita attuale, gli unici amici di cui possiamo essere assolutamente sicuri sono Geova Dio e Gesù Cristo. Essi sono i soli che possano accoglierci “in dimore eterne”, perché sono immortali, eterni essi stessi. Perciò possono offrirci dimore perfette nell’eterno nuovo mondo, sia nel regno celeste con Gesù Cristo o sulla terra paradisiaca con tutti i fedeli santi uomini dei tempi antichi prima di Cristo, che saranno risuscitati. È quindi assolutamente necessario che ci facciamo amici Geova Dio e Gesù Cristo, che veramente avranno dove accoglierci con piacere dopo che questo mondo dell’“èra spaziale” sarà distrutto ad Armaghedon e noi saremo prosciolti da qualsiasi relazione abbiamo avuta con questo mondo.

9. Dopo esserci dedicati, come dobbiamo dimostrarci verso le ricchezze ingiuste, e facendo questo come saremo ricompensati?

9 Benché le ricchezze materiali di questo mondo non siano affatto necessarie per dedicarci a Dio e diventare suoi schiavi sotto il nostro Capo, Gesù Cristo, pure possiamo servirci delle ricchezze materiali per continuare nella relazione d’amicizia che godiamo per la nostra dedicazione a Dio mediante Cristo. Certo dobbiamo badare di non usare le nostre ricchezze ingiuste, dopo la dedicazione, in modo da renderci nemici Dio e Cristo. Giuda Iscariota, quello dei dodici originali apostoli di Gesù che divenne infedele, fece proprio questo. Vogliamo dimostrare di essere “fedeli in relazione alle ricchezze ingiuste”, e cioè usando le ricchezze materiali che possediamo, non per arricchire questo mondo o i suoi schiavi di Mammona (Ricchezze), ma per servire gli interessi del regno di Dio. Potremo usarle affinché la buona notizia dello stabilito regno di Dio sia predicata più estesamente, in tutta la terra abitata, per darne una finale testimonianza a tutte le nazioni prima che giunga la loro fine completa. Avendo dedicato noi stessi e tutto ciò che abbiamo al nostro più grande Amico, Geova Dio, in realtà qualunque ricchezza materiale possediamo in questo mondo, l’abbiamo solo in deposito. Quindi dobbiamo mostrarci fedeli nell’usare tali ricchezze terrene come nell’usare l’inestimabile ricchezza spirituale che Dio ci ha data mediante Cristo. Allora, dopo Armaghedon, Dio e Cristo ci accoglieranno in dimore eterne, perché abbiamo agito con effettiva sapienza verso di loro, nostri Amici.

IL SUCCESSO DELLA SAPIENZA

10. Quale illustrazione fece Salomone riguardo al successo della sapienza, e con quale vantaggio ci viene insegnato di usare con successo la vera sapienza?

10 Come scrisse il regale congregatore del popolo di Geova, il sapiente re Salomone: “Se il ferro perde il taglio e uno non l’arrota, bisogna che raddoppi la forza; ma la sapienza ha il vantaggio di sempre riuscire”. (Eccl. 10:10, VR) Com’è vero questo detto! Se un uomo deve fare un lavoro che richiede un arnese affilato, sarà un vantaggio per lui se l’arnese che usa è ben affilato. Se invece l’arnese non è più tagliente ed egli non se ne accorge e non lo affila, continuando a lavorare con l’arnese spuntato farà molta più fatica. Dovrà sciupare molta più energia fisica e più tempo, e il lavoro non riuscirà altrettanto bene quando finalmente l’avrà finito con tanta fatica, sudore e maggiore sforzo. Questo indica inefficienza e spreco; non denota vera sapienza da parte di chi usa l’arnese. Lo stesso avviene per la vera sapienza dei figli della luce di Dio. Essi devono renderla un successo. Vale a dire, devono usare vera sapienza per riuscire, o in modo che risulti in un successo. Se lo faranno, allora la vera sapienza messa in pratica tornerà a loro vantaggio. Il fattore ingiusto usò la sua accortezza solo per suo immediato e temporaneo vantaggio. A noi figli della luce viene insegnato come usare la vera sapienza che proviene da Dio a nostro eterno vantaggio.

11. (a) Perché non è sensato renderci le cose difficili? (b) Perché a Timoteo fu detto di maneggiare rettamente la parola di verità?

11 Non c’è ragione di rendere le cose difficili per noi stessi e di affliggerci con risultati insoddisfacenti o scarsa abilità. A questo proposito il sorvegliante cristiano Timoteo ricevette le seguenti istruzioni riguardo al gregge del popolo di Dio affidato a lui: “Continua a rammentar loro queste cose, esortandoli dinanzi a Dio, a non disputare per parole, cosa che non è utile a nulla perché sovverte quelli che ascoltano. Fa’ tutto il possibile per presentar te stesso approvato a Dio, operaio che non ha di che vergognarsi, maneggiando rettamente la parola della verità. Ma evita i discorsi vuoti che vìolano ciò che è santo; poiché [tali discorsi] avanzeranno sempre più nell’empietà, e la loro parola si spargerà come una cancrena”. (2 Tim. 2:14-17) La “parola della verità”, le Sacre Scritture, è l’arnese con cui abbiamo autorizzazione e ordine di lavorare, non parole o insegnamenti estranei alla Parola di Dio, che provocano dispute sul significato, dispute che non danno alcun utile risultato ma danneggiano veramente quelli che ascoltano la discussione. I discorsi di questo mondo, che sono profani perché vìolano ciò che Dio considera santo, sono solo discorsi vuoti che non hanno alcun contenuto vero, alcuna reale sostanza, e questi allontanano il popolo da Dio e provocano la corruzione che come cancrena consuma fino a provocare la morte. Non è vera sapienza servirsi e occuparsi di tali parole, tali insegnamenti, e di discorsi vuoti e profani.

12. (a) Quale arnese dobbiamo dunque usare, e in che modo lo maneggiamo rettamente? (b) Come possiamo renderlo affilato per servircene, e con quale vantaggio?

12 Usate l’arnese che compie l’opera di Dio, cioè, la sua santa Parola. Nel maneggiarla, siate certi di maneggiarla rettamente, non solo in modo che la Parola di Dio sia in armonia con se stessa, ma anche che sia maneggiata col giusto motivo nel cuore e per il giusto proposito. Il motivo dovrebbe essere amore verso Dio e le sue care pecore. Il proposito dovrebbe essere di glorificare Dio e di radunare tutte le sue pecore in un unico ovile sotto il Giusto Pastore, Gesù Cristo. Quest’opera richiede inoltre di predicare la “parola della verità” di Dio. Dovremmo stare attenti che l’arnese che usiamo sia affilato, tagliente. La Parola di Dio lo è in se stessa; ma noi dobbiamo averne chiaro intendimento e capacità per predicarla e insegnarla in modo acuto, incisivo, penetrante, non in modo monotono, ottuso, poco convincente, così da richiedere maggior tempo e sforzo perché si capisca di che stiamo parlando. Se evitiamo di usarlo, il nostro strumento o arnese diventerà tale. La pressante necessità di radunare ed edificare le pecore ora prima di Armaghedon richiede che noi facciamo il nostro massimo, maneggiando rettamente la Parola della verità. Dobbiamo prepararci in anticipo per avere la massima efficacia. Questo realmente ci risparmierà fatica mentre siamo all’opera e ci farà ottenere i migliori risultati.

13. Perché non avremo nulla di che vergognarci come operai?

13 In tal modo la vera sapienza sarà un successo. Avremo usato la vera sapienza per il successo, e questo sarà a nostro vantaggio per sempre. Come operai non avremo nulla di che vergognarci e dimostreremo di essere approvati da Dio.

IL VERO FONDAMENTO

14. Come mai i religiosi della cristianità non maneggiano rettamente la Parola di verità, e perché il nome assunto non rende l’opera giusta?

14 In questa èra spaziale la cristianità è piena di religiosi che fanno molte cose in nome del Signore Gesù. Tuttavia non maneggiano rettamente la Parola della verità. Essi fanno parte di questo mondo; si costituiscono amici di questo mondo, e intraprendono molte cose in armonia con i propositi di questo mondo, per rimanere in buone relazioni con esso e non venire mai a conflitto. Poi alle opere che hanno intraprese secondo il modello e le mire di questo mondo essi attribuiscono il nome di Cristo. Dicono che tali opere sono cristiane e che Cristo ne diede l’esempio. Per esempio, Cristo e gli apostoli non operarono forse guarigioni miracolose? Quindi perché essi non dovrebbero essere medici missionari? Tuttavia, il nome in cui si presume di compiere un’opera non rende tale opera giusta. Oltre al nome, il risultato dell’opera deve essere giusto.

15. Che cosa disse Gesù a prova di ciò, e quindi perché gli operatori d’illegalità agiscono senza vera sapienza?

15 Gesù disse: “Veramente quindi dai loro frutti riconoscerete quegli uomini. Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo espulso demoni, e in nome tuo compiuto molte opere potenti?’ Eppure io confesserò quindi a loro: Non vi ho mai conosciuti. Andatevene da me, operatori d’illegalità”. (Matt. 7:20-23) Gesù Cristo ha sempre fatto la volontà del Padre suo che è nei cieli. Non ha mai operato illegalmente verso Dio. Il suo nome non può essere associato con quella che non è la volontà di Dio, l’illegalità. Attribuire il nome di Gesù all’illegalità è male, anche se può sembrare che tale illegalità compia opere meravigliose. Gesù non ha alcuna familiarità con gli operatori d’illegalità che ipocritamente si servono del suo nome per mascherare le loro opere e dare un’impressione ingannevole. Di conseguenza tali operatori d’illegalità agiscono senza vera sapienza.

16. In che modo l’ottavo capitolo di Proverbi indica che Gesù è associato alla vera sapienza celeste?

16 Gesù Cristo è associato alla sapienza celeste e alla vera sapienza, e ha sempre mostrato queste buone qualità. Come Figlio primogenito di Dio nei cieli, prima di diventare un uomo perfetto sulla terra, egli è impersonato nell’ottavo capitolo dei Proverbi del re Salomone, dove è rappresentato come divina sapienza personificata. Come tale, egli dice: “Io, sapienza, ho dimorato con l’accorgimento e trovo la conoscenza della riflessione. Il timore di Geova significa odiare il male. Io ho odiato l’esaltazione di sé, l’orgoglio, la via del male e la bocca perversa. Possiedo consiglio ed effettiva sapienza. Io, intendimento; a me appartiene la forza”. — Prov. 8:12-14.

17. Quale vantaggio ebbe Gesù usando con successo la vera sapienza, e quale illustrazione fece per indicare come evitare la trappola dell’illegalità?

17 Usando con successo la vera sapienza mentre era sulla terra, Gesù ebbe il vantaggio di ottenere eterna gloria celeste. Ascoltiamo le parole di vera sapienza che disse per noi che non vogliamo cadere nella trappola dell’illegalità: “Perciò chiunque ode questi miei detti sarà assomigliato a un uomo prudente [un uomo che ha vera sapienza], che ha edificato la sua casa sul masso di roccia. E la pioggia cadde e vennero le inondazioni e soffiarono i venti e colpirono quella casa, ma non cedette, perché era stata fondata sul masso di roccia. Inoltre, chiunque ode questi miei detti e non li pratica sarà assomigliato a un uomo stolto, che costruì la sua casa sulla sabbia. E cadde la pioggia e vennero le inondazioni e soffiarono i venti e infierirono contro quella casa ed essa cedette, e la sua rovina fu grande”. — Matt. 7:24-27.

18. Su che cosa costruisce il cristiano stolto, e con quale risultato finale?

18 Sia il cristiano stolto che il cristiano prudente odono le parole di Gesù, come la classe delle vergini stolte e la classe delle vergini sagge. (Matt. 25:1-13) Ma il cristiano stolto non tiene conto delle parole di Gesù e non le mette in pratica; è negligente, sventato, poco accorto e disubbidiente. Quindi edifica la propria struttura religiosa sulla base della disubbidienza alle parole di Gesù. La disubbidienza come base non provvede alcun fondamento; è come la sabbia. Allorché il giudizio di Armaghedon giungerà come un’inondazione, l’edificio religioso dello stolto cristiano disubbidiente crollerà; e la sua rovina sarà grande. Sarà la distruzione eterna per chi vi abita.

19. (a) Che genere di persona è il cristiano che ha successo? (b) Su che cosa edifica egli, e con quale vantaggio per lui?

19 Avrà successo il cristiano che ha vera sapienza celeste, che è prudente, assennato, previdente e si applica a qualche cosa di permanente, durevole, resistente alle forze distruttive; che ubbidisce alle parole autorevoli. La sua struttura cristiana si fonda sulla base dell’ubbidienza ai detti del sapiente Figlio di Dio. L’ubbidienza a quei detti è come il masso di roccia per fondamento, un masso di roccia la cui base è così profonda da non poter essere indebolito, smosso o abbattuto. In mezzo all’uragano del giudizio divino ad Armaghedon, l’edificio cristiano, in cui dimora il discepolo prudente durante quest’èra spaziale, non sarà distrutto. Egli vi dimorerà per sempre, perché avrà dimostrato vera sapienza in armonia con la perfetta volontà di Dio. Cercando il successo della vera sapienza, usando la vera sapienza per il successo, potrà goderne per sempre nell’eterno nuovo mondo di Geova.

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