Domande dai lettori
● Che significa ‘osservare il fegato’, come dice Ezechiele 21:21, NM; 21:26 (Na)?
In Ezechiele 21:21, NM; 21:26 leggiamo di Nabucodonosor: “Infatti il re di Babilonia s’è fermato al bivio, dove le due strade si dividono, per interrogare la sorte: egli agita le frecce, interroga i suoi dèi domestici, e osserva il fegato della vittima”. (Na) Questa consuetudine di osservare o esaminare il fegato in cerca di presagi, nota come epatoscopia, si basava sull’antica supposizione che il fegato fosse il centro di tutta la vitalità, l’attività, le emozioni e gli affetti. Senza dubbio aveva tale preminenza a causa della sua natura sanguigna, poiché un sesto del sangue dell’uomo si trova nel fegato.
Nell’antica Assiria il nome dei sacerdoti era baru, che significa “esaminatore”, a motivo della preminenza che l’esame del fegato aveva nella vita del sacerdote. Essendo il fegato un organo molto diverso, composto di lobi, dotti, appendici, e dotato di vene, congiunzioni e altri segni, consentiva la più ampia varietà di interpretazioni. Se, per esempio, una depressione era insolitamente lunga, si asseriva che presagisse un lungo regno del re. Se vi era un’inversione della misura comparativa di certe parti, si riteneva che questo significasse un’inversione, come quella di un servitore che governasse sul suo padrone. E poi, se un certo segno caratteristico era nel lato destro, era considerato un presagio favorevole, se era nel lato sinistro, sfavorevole. Anche i precedenti avevano la loro importanza. Quindi, se una certa condizione del fegato era seguìta da un favorevole susseguirsi di avvenimenti, si credeva che una condizione simile nell’animale appena ucciso fosse presagio di un susseguirsi di avvenimenti similmente favorevoli. L’epatoscopia fu inizialmente praticata o osservata dagli Assiri e dai Babilonesi, e in seguito adottata dai Greci e dai Romani. Nei tempi moderni se ne trovano delle vestigia in certi paesi primitivi dell’Africa e dell’Asia.