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  • “Il Vaticano di Babilonia”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1962
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1962
w62 1/1 p. 14

“Il Vaticano di Babilonia”

NEL suo libro, Lost Cities, Leonard Cottrell parla degli scavi cominciati nelle rovine di Babilonia dalla Società Orientale Tedesca, sotto la direttiva di Robert Koldewey: “Ad uno ad uno i principali edifici furono tutti portati alla luce con i pazienti metodi dei Tedeschi; il tempio di Nimach, le mura fortificate di Imgur-Bel, e il sacro precinto che racchiudeva la ziqqurat (Torre) Etemenanki, ‘la pietra di fondamento del cielo e della terra’, la torre di Babilonia stessa. Consisteva di un enorme cortile rettangolare, circondato da edifici, alcuni dei quali erano forse destinati ad ospitare i pellegrini che venivano al santuario del dio, mentre altri erano le ricche e spaziose dimore dei sommi sacerdoti. Questo era, come dice Koldewey, ‘il Vaticano di Babilonia’, il luogo che Erodoto descrisse come ‘il santuario dalle porte di rame di Zeus Belo’.

“Ad una estremità del cortile sorgeva la torre stessa, di otto piani, benché non possiamo sapere con certezza a che altezza giungesse originalmente. Sia Nabucodonosor che suo padre Nabopolassar hanno lasciato delle iscrizioni che ne mettono in risalto l’altezza. Nabopolassar dice: ‘In quel tempo Marduk mi ordinò . . . ; alla torre di Babilonia, che col tempo era divenuta vacillante dinanzi a me, ed era andata in rovina, dovevo porre salde fondamenta fino agli antipodi, mentre la sua cima doveva protendersi verso il cielo’. E suo figlio si vanta di aver ‘posto mano ad innalzare la cima di Etemenanki affinché possa gareggiare con il cielo’. . . . Babilonia stessa, dopo una risurrezione di breve durata, è tornata ad essere ancora una volta l’informe massa di rovine viste da Rich e Layard, perché le mura di pietre di fango, una volta venute alla luce, crollano immediatamente, e da quando i Tedeschi se ne sono andati i costruttori arabi di Hilla hanno portato via praticamente ogni mattone dalla ziqqurat di Etemenanki. Essa esiste solo nelle pagine del libro di Koldewey”.

Peter Bamm, che ha visitato di recente le rovine di Babilonia, dice nel suo libro Early Sites of Christianity: “Gli scavi sono un confuso e quasi impenetrabile mucchio di rovine. . . . Entrando nella zona degli scavi ci si trova subito dinanzi alla famosa Porta di Ishtar. Ishtar era la dea della fertilità. In seguito fu identificata con la greca Demetra. La Porta di Ishtar è una considerevole costruzione con profonde fondamenta nel terreno. Passai fra alte mura in mattoni, che si innalzavano per oltre quindici metri, e sulle quali si possono ancora scorgere le sagome di enormi tori, draghi e leoni, disposti a uguali distanze gli uni dagli altri. I rilievi erano fatti con smalti dai vivaci colori. Questo stupendo lavoro fu portato a Berlino cinquant’anni fa. Parte della Porta di Ishtar fu colmata dallo stesso Nabucodonosor per costruire una via processionale su un livello più elevato.

“La maggior parte della via processionale di Nabucodonosor, pavimentata con grandi lastre di pietra, è stata messa allo scoperto. È lunga diversi chilometri. Comincia dalla Porta di Ishtar e finisce alla ziqqurat, la torre sulla cui sommità era il tempio di Marduk, il dio di Babilonia. Le statue degli dei erano portate in solenne processione dai sacerdoti lungo questa via. La via sacra era fiancheggiata su entrambi i lati da palazzi, e le fondamenta delle mura, dove sono stati fatti degli scavi, danno ancora un’idea della loro grandezza. Quella via doveva rassomigliare piuttosto agli Champs Élysées di Parigi, fra il Louvre e l’Arco di Trionfo”.

L’archeologo Koldewey, che chiamò l’area del tempio “il Vaticano di Babilonia”, scrisse le sue impressioni nel libro The Excavations at Babylon: “Poiché, che cosa sono le informazioni scritte in paragone con le chiare prove forniteci dagli edifici stessi, benché rovinati? La mole colossale della torre, che i Giudei dell’Antico Testamento consideravano l’essenza dell’umana presunzione, in mezzo ai superbi palazzi dei sacerdoti, le grandi tesorerie, gli innumerevoli alloggi per gli stranieri, le bianche mura, le porte di bronzo, le grandiose mura fortificate tutt’intorno con imponenti entrate e una selva di 1.000 torri, tutto ciò doveva suscitare un incontenibile senso di grandezza, di potenza e ricchezza, che difficilmente poteva trovarsi in qualche altro luogo del grande regno babilonese.

“Una volta vidi apparire in alto, nel vano della porta del duomo di Siracusa, sopra le teste delle folle convenute, l’enorme statua d’argento della Vergine, più grande del vero, sovraccarica di offerte votive, anelli, pietre preziose, oro e argento, portata su una portantina da quaranta uomini. . . . Nello stesso modo m’immagino una processione del dio Marduk mentre usciva dall’Esagila, passando forse in mezzo al peribolo, per proseguire su questa via trionfale attraverso la Strada Processionale di Babilonia”.

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