Le ricompense della perseveranza
Narrato da F. J. Franske
QUAND’ERO ragazzo gli Indiani vagavano ancora nelle pianure del Canada occidentale e il mio lavoro era quello di badare al bestiame. Era il genere di vita che richiedeva perseveranza, ma offriva limitate ricompense. Nel 1921 ebbe inizio per me una nuova vita, che trascorsi in gran parte ancora nell’impervio occidente, ma che richiese perseveranza nel servizio di Dio. Le ricompense sono state molte.
L’accurato studio della Parola di Dio mi mostrò che v’era del lavoro da fare, per istruire altri per la vita. L’articolo “Nascita della nazione”, stampato ne La Torre di Guardia (inglese) del 1925, mi fece capire bene questo fatto. Lessi e rilessi l’articolo, e durante la lettura nacque in me un meraviglioso ed esclusivo apprezzamento per il regno di Dio e decisi che il servizio per tale causa valeva tutto ciò che poteva richiedere per ottenerlo.
SERVIZIO SODDISFACENTE
Quell’anno io e mio fratello ci offrimmo di compiere il servizio di colportori, e la Società Torre di Guardia ci inviò come una delle quattro coppie che dovevano pronunciare discorsi biblici in tutte le scuole delle province della prateria. I risultati furono buoni, e spesso, mentre di fuori erano allineati i cavalli sellati, dentro i mandriani ascoltavano il discorso. Uno dei nostri soggetti era “È caldo l’inferno?” e quando mostrammo che l’inferno della Bibbia non è più caldo della tomba, i predicatori locali cominciarono a sentire che poteva essere molto caldo anche qui sulla terra. Una volta, a causa di un equivoco, condivisi il podio con un politicante. Che faccia rossa aveva! Ma all’uditorio piacque tutto questo. Infatti, la famiglia che ci ospitava accettò il messaggio, e una ragazza intraprese l’opera di predicazione in servizio continuo come pioniera.
Giunse il 1929 e la necessità di perseverare in un campo nuovo. La Società mi mandò a Terranova affidandomi la goletta “Morton”. A quel tempo non m’intendevo per nulla di navi, ma negli anni che seguirono, dodici dei quali li trascorsi in parte sul mare, ebbi l’opportunità di imparare parecchio. Io e il mio compagno, Jimmy James, predicammo in tutti i piccoli porti di Terranova e in alcune parti del Labrador. Spesso v’era il mare grosso, o una fitta nebbia o dei grandi banchi di ghiaccio galleggianti. Una volta andammo a sbattere a tutta velocità contro una roccia sommersa, e in un’altra occasione rimanemmo rinchiusi dietro un enorme iceberg che durante la notte aveva ostruito l’entrata del porto. Nell’inverno viaggiavo spesso lungo la costa con una muta di cani. Con gli Esquimesi facevamo baratti ricevendo pellicce e pellami; dagli abitanti di Terranova ricevevamo denaro in contanti, pesce essiccato o altri articoli in cambio di letteratura biblica, e la distribuzione era fenomenale. Fu un lavoro soddisfacente.
A Montreal, dove mi trovai nel 1931, non vi era il mare grosso contro cui lottare, ma le turbe del Quebec, incitate dai loro sacerdoti, erano altrettanto imprevedibili, e ci inseguivano quando cercavamo di predicare con la Bibbia. Anche la polizia ubbidiva agli ordini del clero, e pareva che ogni poliziotto della città cercasse noi. Facemmo regolari visite al commissariato, ma non scappammo. Conoscevamo la scrittura che dice: “Se voi sopportate le sofferenze quando avete agito rettamente, questo è un merito davanti a Dio”. — 1 Piet. 2:20, Na.
L’anno successivo mi fu affidato un gruppo di pionieri specializzati nel ministero di campo che tenevano assemblee di fine settimana in tutta la provincia dell’Ontario. Era un lavoro interessante, ma strenuo. Purtroppo non avevo ancora imparato a preservare le mie energie; lavorai troppo intensamente, e quell’autunno subii le conseguenze di un esaurimento nervoso. La malattia era ricorrente ed avevo bisogno di un cambiamento.
PERSEVERANZA NELLA ZONA DEL CARIBOO
Ritornai sulla costa occidentale e mi unii ad un ex poliziotto a cavallo e insieme ci dedicammo alla predicazione nella famosa zona delle fattorie del Cariboo e nella regione delle miniere d’oro della Columbia Britannica centrale, in mezzo a minatori, spaccalegna, cacciatori, mandriani e Indiani. Era un paese per uomini: duro ma produttivo. Le abitazioni erano così sparse e così grandi erano le distanze fra le varie città e fra una visita e l’altra che era difficile portarsi dietro la provvista del cibo, perciò portavamo il fucile e sparavamo alla nostra selvaggina oppure l’ottenevamo pescando negli impetuosi torrenti di montagna. Il nostro pranzo poteva esser composto da bacche e galletti selvatici o da bistecche d’alce e d’orso. Cuocevamo il pane in una padella per friggere su un fuoco da campo all’aperto. Vivevamo effettivamente del grasso della terra.
Quante volte verso la fine della giornata sedevamo sotto i fragranti pini, ai piedi di altissime montagne, ad osservare le scintillanti ceneri del nostro fuoco scoppiettante! Ivi, sotto il cielo stellato, consideravamo La Torre di Guardia o meditavamo sulle Scritture e sulle meravigliose prospettive che sarebbero state realizzate sotto il Regno per cui lavoravamo e pregavamo.
La primavera successiva i nostri piani furono frustrati quando il mio compagno rimase ucciso in un incidente automobilistico. Cercai di andare avanti da solo, ma rimanendo a volte isolato per un mese intero, non ci riuscii. Dovevo risolvere in qualche modo la mia situazione se volevo continuare.
Avevo bisogno di una compagna, e quella che trovai era paziente, pratica, non si lamentava e fu fedele fin dall’inizio. Ci sposammo nel 1935 e continuammo a lavorare insieme nella zona del Cariboo. Avevamo un territorio impervio. Molte volte sui ripidi sentieri di montagna rischiammo di cadere, e una volta sprofondammo nel pantano, da cui dovemmo essere letteralmente tirati fuori, con la macchina e tutto. In un’altra occasione, mentre ero impegnato nel mio lavoro saltuario, ricevetti un duro colpo d’accetta in una gamba. Non vi era medico e la ferita era brutta, ma facemmo in modo di curarla con balsamo di gomma fresca preso dagli alberi. Amavamo il nostro territorio e le persone che vi abitavano. Il loro gaio invito: “Venite dentro, la porta è aperta” ci riscaldava sempre il cuore. Mentre eravamo in quella zona stringemmo piacevoli amicizie con Indiani e con Bianchi, ed ora il paese ha molte congregazioni di testimoni di Geova.
DI NUOVO SUI BATTELLI
Dopo aver servito per brevi periodi di tempo nell’isola di Vancouver, a Winnipeg e sul battello della Società, i miei nervi cominciarono nuovamente a indebolirsi. Dedicavo del tempo ma il mio lavoro non era efficace. Avevo bisogno di un assoluto cambiamento, quindi m’imbarcai come macchinista su un rimorchiatore. Questo era un bene per il mio fisico, ma mi teneva lontano dalle adunanze della congregazione e m’impediva d’associarmi ai miei fratelli cristiani e ciò mi danneggiava. Perciò acquistai un battello per la pesca del salmone e mi dedicai alla pesca, mentre mia moglie continuava a fare la pioniera a Vancouver. Quando facevamo i progetti per ottenere un battello più grande per la pesca d’alto mare con spaziose cabine nelle quali poter vivere, in modo da fare i pionieri lungo le coste della Columbia Britannica, mia moglie s’ammalò di cancro, e nel novembre del 1946 la seppellii. Che avrei fatto ora?
Lo scoraggiamento fu tremendo, ma trascorrere il tempo nell’ozio non è il rimedio che ci vuole per una simile perdita. Continuai l’opera col battello e invitai Jim Quinn ad unirsi a me. Insieme portammo il messaggio del Regno su tutte le isole, le baie, gli accampamenti di spaccalegna, i fari e le abitazioni che trovammo lungo la costa. Dedicavamo oltre duecento ore al mese alla predicazione e impiegavamo novanta ore nei viaggi, che facevamo principalmente di notte. Ma lasciammo molta letteratura biblica da Vancouver a Prince Rupert e quindi in Alasca. In dodici mesi ottenemmo oltre millecinquecento abbonamenti a La Torre di Guardia e a Svegliatevi! Ricominciavo a vederci chiaro.
ACCRESCIUTI PRIVILEGI DI SERVIZIO
Quell’autunno fui invitato a divenire un rappresentante viaggiante della Società nell’opera di circoscrizione; perciò abbandonai il battello per visitare le congregazioni della costa occidentale. Era un lavoro veramente interessante. Alcuni anni dopo fui nominato servitore di distretto, per servire regolarmente alle assemblee. Allora il Canada era diviso in due distretti; io servivo nell’occidente mentre Jack Nathan serviva nell’oriente. Viaggiavamo in automobile, in treno, con la nave e in aereo per percorrere le lunghe distanze. Dopo un anno ci fu cambiato distretto, ed io andai in quello orientale.
Dopo l’Assemblea della Società del Nuovo Mondo tenuta a New York nel 1953, fui invitato a divenir membro della famiglia Betel canadese. La nomina a servitore del Podere del Regno canadese fu un imprevisto privilegio che mi diede la possibilità di fare altre utili esperienze. Pur continuando a prendere parte al ministero di campo, compresi come mai nel passato che vi è altro lavoro che fa parte del ministero. In questo caso si trattava di provvedere il cibo materiale necessario agli strenui lavoratori della Betel, affinché le pubblicazioni bibliche e le istruzioni continuassero a giungere ai ministri impegnati nel campo. Questa nuova assegnazione richiedeva una certa conoscenza di lavoro agricolo, di orticultura, di coltivazione dei frutti e di tutto ciò che è relativo ad essi. Mi faceva ritornare ai giorni della mia fanciullezza trascorsi nell’occidente. Poiché ero cresciuto in mezzo al bestiame, io e le mucche facemmo un buon lavoro.
RICOMPENSE
Quante cose abbiamo imparato nel servizio di Geova, e come sono utili! Col passar degli anni abbiamo imparato a vivere e a lavorare unitamente con fratelli e sorelle che sono imperfetti ma desiderosi di trascurare i dissensi perché amano Geova e si amano a vicenda. Abbiamo imparato a dimenticare le persone eminenti per applicare in modo imparziale i princìpi cristiani. Abbiamo imparato che nessuno di noi può starsene isolato, ma che abbiamo bisogno gli uni degli altri. La calda amicizia e le entusiastiche espressioni dei nostri fratelli cristiani ci incoraggiano quando ci sentiamo abbattuti, e la meditazione sulla Parola di Dio e la sincera preghiera sono un balsamo risanatore per gli spiriti afflitti.
Non ho mai avuto le gioie della normale vita familiare, ma l’associazione con la grande famiglia del popolo di Dio e i privilegi avuti nel servirne gli interessi costituiscono per me una fonte di piacevoli relazioni che non possono essere eguagliate né raddoppiate da nessun’altra esperienza. Ovunque io vada, nelle Sale del Regno o alle assemblee, alcuni chiedono: “Ti ricordi di me?” e quindi mi fanno ricordare qualche occasione in cui lavorammo insieme, forse una volta in cui li aiutai a cominciare il servizio o diedi loro l’incoraggiamento necessario per superare una difficoltà. Chi vorrebbe scambiare tali ricche esperienze, una famiglia che ha tanto apprezzamento, per una qualunque cosa del vecchio mondo?
Le esperienze della vita mi hanno mostrato che Geova tratta veramente col suo popolo mediante la sua organizzazione, ma che lo sostiene anche personalmente in tempo di bisogno. Non possiamo confidare in noi stessi, pensando di non cadere. Dobbiamo sperare in Lui, e se lo facciamo egli ci dà forza in proporzione alla richiesta. Come ben si espresse l’apostolo Paolo: “Perciò colui che si crede di star bene in piedi, guardi di non cadere. Non vi è sopraggiunta nessuna tentazione se non umana, ma Dio è fedele; egli non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze, ma insieme alla tentazione vi darà pure il mezzo di poterla sopportare”. — 1 Cor. 10:12, 13, Na.
Se avessi ceduto quando le cose andavano male, avrei perduto molto. I problemi che mi si sono presentati sono solo quelli comuni agli uomini imperfetti; talvolta sono difficili, ma per chi confida in Geova lo spirito di Dio è un meraviglioso sostegno e forza.
Ora i miei capelli sono grigi ed io ho rallentato. È stato necessario farsi da parte e cedere il passo a uomini più giovani e più capaci, ma non sono ancora del tutto inutile. V’è ancora energia nei miei passi e un canto di lode a Dio nel mio cuore.
Sono tanto grato a Dio di avermi dato la forza di perseverare nel suo servizio! Che vita intensa, che ricompense, che profonde soddisfazioni ho ricevute per aver dedicato la mia vita al servizio di Dio!
Così è per l’anima tua la dottrina della sapienza, e quando tu l’avrai trovata avrai speranza nell’avvenire, e la tua speranza non sarà vana. — Prov. 24:14, Ti.