Sono i cristiani tenuti ad osservare il sabato?
Ordinarono Gesù e gli apostoli d’osservare il sabato? Quale atteggiamento dovrebbero assumere i cristiani a questo riguardo?
NEL 1610, un uomo, nel paese ora chiamato Stati Uniti, poteva essere frustato per aver violato una legge relativa al riposo domenicale. Nel 1962, in alcune comunità, gli uomini possono ancora essere arrestati e puniti per lo stesso motivo. Persone religiose ben intenzionate hanno fatto approvare tali leggi perché hanno sinceramente creduto che l’osservanza del sabato fosse una basilare esigenza del cristianesimo. Nondimeno, la legislazione domenicale ebbe origine nell’Impero Romano più di sedici secoli fa. Secondo Clark’s Biblical Law, essa cominciò quando “Costantino il Grande promulgò un editto ordinando a tutti i giudici e agli abitanti delle città di riposare nel venerabile giorno del Sole”. Poiché questo primo giorno della settimana, che corrisponde alla nostra domenica, era il giorno che i pagani Romani dedicavano all’adorazione del sole, perché i professanti cristiani l’osservano come un sabato e come un giorno santo?
IL GIORNO DEL SIGNORE
Poste dinanzi al fatto che la domenica era un giorno santo per gli adoratori di Mitra, le persone che credono che la domenica sia il sabato del cristiano negheranno che questo giorno fosse preso dai pagani. Esse affermano che questo giorno, domenica, sia il “giorno del Signore” perché Gesù fu risuscitato in quel giorno. Esse credono che i cristiani debbano osservare quel giorno per ricordare tale straordinario avvenimento. Esse sostengono che, poiché gli apostoli si riunirono il giorno della risurrezione di Gesù, che fu una domenica, e poiché si riunirono una settimana dopo nello stesso giorno, ciò provi che osservavano quel giorno di domenica come sabato cristiano. — Giov. 20:19.
Ma è questa una conclusione veramente ragionevole? Non fu naturale che i discepoli di Gesù si riunissero dopo aver udito della sua risurrezione? Non è ragionevole che desiderassero riunirsi per parlarne? Se Gesù avesse voluto che cominciassero ad osservare quel giorno come un sabato per commemorare la sua risurrezione, perché non disse qualcosa in merito quando quel giorno s’unì personalmente a loro? Se Dio lo avesse richiesto da loro, quello sarebbe stato per lui il tempo e l’occasione propizia per ordinare ai cristiani l’osservanza del sabato, ma non v’è nulla nella Bibbia che mostri che egli dicesse qualcosa in merito.
Quell’incontro ebbe luogo sul finir del giorno, e siamo informati che “otto giorni dopo, i discepoli si trovavano di nuovo in casa”. (Giov. 20:26, Na) Supponiamo che gli otto giorni cominciassero di domenica in modo che terminassero la domenica successiva. Significa questo che i discepoli non tennero adunanze nel periodo che trascorse fra questi due giorni? In vista degli importanti avvenimenti che erano appena accaduti è molto irragionevole concludere che attendessero un’intera settimana prima di riunirsi nuovamente. Quindi il semplice accenno al fatto che i discepoli si riunirono il giorno della settimana in cui Gesù fu risuscitato, cioè la domenica, e una settimana dopo nello stesso giorno non prova che si debba osservare il sabato in quel giorno, e nemmeno lo prova il fatto che Gesù era presente con loro in quell’occasione. Notate che quando egli fu presente con loro ad un’altra riunione, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, allorché ascese al Padre, era un giorno feriale. — Atti 1:3, 6.
Quel che è scritto in Atti 20:7 e in 1 Corinzi 16:2 è usato dai sabbatari per mostrare che gli apostoli riconoscevano quel giorno di domenica come un giorno di sabato. La prima scrittura dice che quel giorno Paolo e alcuni cristiani consumarono un pasto insieme a Troade. Poiché Gesù non disse ai suoi seguaci di riunirsi in quel giorno di domenica e di osservarlo regolarmente, dobbiamo dedurre che la riunione dei cristiani a Troade, avvenuta di domenica, non ebbe luogo per osservare la domenica come un sabato, ma per godere dell’associazione cristiana durante un pasto, perché il giorno dopo Paolo doveva partire per Assos.
La scrittura di 1 Corinzi 16:2 (Na) dice: “Ogni primo giorno della settimana ciascun di voi metta da parte, in casa sua, tutto quello che può, in modo da non aspettar la mia venuta a far collette”. Il fatto che i Corinzi furono invitati a mettere da parte delle contribuzioni il primo giorno della settimana prova forse che essi osservavano quel giorno come un sabato? Le contribuzioni erano messe da parte a casa, non nel luogo di riunione. Il primo giorno della settimana, prima che le spese settimanali riducessero i loro fondi, era il momento appropriato per mettere da parte le contribuzioni. Sarebbe stato meglio che attendere fino all’ultimo minuto, prima che Paolo venisse a raccogliere qualcosa frettolosamente. Quindi l’evidenza mostra un accomodamento personale da parte dei Corinzi e non l’osservanza del sabato.
Osservare la domenica come un sabatico giorno di riposo per commemorare la risurrezione di Gesù è del tutto privo di prove scritturali. Si può dire la stessa cosa di qualunque paragone fra ciò e l’osservanza sabatica del settimo giorno menzionata nei Dieci Comandamenti. Notate quel che The Popular and Critical Bible Encyclopedia dice al riguardo: “Non troviamo la minima traccia di una legge o di un editto apostolico che stabilisca l’osservanza del ‘giorno del Signore’; né vi è nelle Scritture alcun accenno al fatto che esso sostituisse il sabato giudaico”. Poiché mancano del tutto le prove scritturali che sostengono l’osservanza del sabato domenicale da parte dei cristiani, dobbiamo concludere che esso fu suggerito dall’influenza dei pagani adoratori del sole.
L’OSSERVANZA DEL SETTIMO GIORNO
Poiché l’osservanza della domenica come riposo sabatico non è comandata e nemmeno suggerita dalle Scritture, che dire del sabato? Sono tenuti i cristiani ad osservare tale giorno come giorno di riposo, in considerazione del fatto che esso è effettivamente il settimo giorno menzionato nel quarto dei Dieci Comandamenti?
Benché il quarto comandamento imponga l’osservanza del settimo giorno come giorno di riposo sabatico, si deve ricordare che i Dieci Comandamenti facevano parte della legge data alla nazione d’Israele presso il monte Sinai. Questo patto della legge non fu dato a nessun altro popolo, e circa l’osservanza sabatica da essa prevista, Mosè disse: “Ricordati che anche tu fosti schiavo in Egitto, e di lì ti cavò il Signore Dio tuo con mano forte e braccio potente. Per questo ti comandò di osservar il giorno del sabato” (Deut. 5:15, Ri) Il sabato fu dato agli Israeliti per ricordare la loro liberazione e per essere come un segno nel loro patto con Dio. (Eso. 31:16, 17) Questo non si può dire dei cristiani.
I cristiani non sono sotto il patto della legge, poiché Cristo adempì quella legge quando morì sul palo di tortura. “Termine della Legge infatti è Cristo”. (Rom. 10:4, Na) Le Scritture non ci autorizzano a separare i Dieci Comandamenti dal resto del patto della legge e a sostenere che essa non terminasse con Gesù, e che i cristiani siano tenuti ad osservarla. L’apostolo Paolo scrisse a lungo circa il patto della legge e come esso terminò, ma non disse una sola parola secondo cui i Dieci Comandamenti fossero una separata legge morale eternamente in vigore e che il resto della Legge fosse una legge cerimoniale che terminò.
In Romani 7:6 (Na) egli dice che i cristiani sono stati “liberati dalla Legge”, e nel versetto successivo si riferisce al decimo comandamento senza indicare che egli lo considerasse una legge separata. Inoltre, nel tredicesimo capitolo di Romani egli menziona diversi comandamenti del Decalogo e spiega che son tutti adempiuti dal nuovo comandamento che Gesù diede di ‘amarsi a vicenda’. — Rom. 13:9, 10; Giov. 13:34, Na; Matt. 22:39, 40.
Si potrebbe anche notare che nel sermone sul monte Gesù cita dai Dieci Comandamenti e dal resto della Legge senza fare alcuna distinzione fra essi. — Matt. 5:21-44.
Il fatto che Gesù osservò il sabato non significa che egli stabilì un esempio che i cristiani dovevano seguire. Era necessario che egli l’osservasse perché era nato sotto il patto della legge, e finché non l’avesse adempiuto con la sua morte di sacrificio era tenuto ad osservare tutta la Legge. Se i cristiani dovessero osservare il sabato perché egli l’osservò, dovrebbero anche osservare l’intera Legge come egli l’osservò, e noi sappiamo dalle Scritture che ciò non è richiesto dai cristiani.
I PRIMI CRISTIANI
Nelle Scritture non c’è alcuna esplicita dichiarazione che dica che i cristiani, dopo la Pentecoste, continuassero ad osservare il settimo giorno della settimana come un sabato. Alcune persone potrebbero indicare le varie occasioni di cui si parla nel libro degli Atti, allorché l’apostolo Paolo andava di sabato nelle sinagoghe, ma come prova questo che egli osservava il sabato? Se egli fosse andato nella sinagoga per ubbidire alla legge sabatica che esigeva che i Giudei tenessero in quel giorno una santa riunione o assemblea, non avrebbe egli mostrato d’essere ancora sotto la Legge? D’altra parte, se egli osservava il sabato, non come giudeo, ma come cristiano, non sembrerebbe strano che scegliesse d’associarsi con quelli che non credevano in Cristo anziché con i conservi cristiani?
Paolo andava nella sinagoga nei giorni di sabato non perché osservasse il sabato, ma perché egli sapeva che in tale luogo poteva predicare la buona notizia del regno di Dio e del Figlio di Dio a un gran numero di Giudei. Quindi, da Atti 17:1, 2 (Na) comprendiamo che Paolo adempiva il suo incarico nel ministero cristiano anziché osservare il sabato con persone che pensavano d’essere ancora sotto la legge mosaica. “Paolo, com’era solito, si presentò a loro e per tre sabati discusse con loro sulle Scritture”.
Alcune persone potrebbero prendere ciò che Gesù disse in Matteo 24:20 (VR) come prova che i cristiani avrebbero osservato il sabato. “Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato”. Si dovrebbe tener presente che Gesù stava parlando a seguaci giudei, i quali ben sapevano quale grande difficoltà vi fosse nel cercare di viaggiare in giorno di sabato, a motivo delle restrizioni che in quel giorno impedivano ai Giudei d’allontanarsi dalle loro città più di 2.000 cubiti.
Gesù era solito illustrare i suoi insegnamenti mediante cose che le persone dei suoi giorni conoscevano molto bene. In questa circostanza egli scelse la grande difficoltà che in quel tempo, in Palestina, chiunque avrebbe incontrato se avesse cercato di fare un lungo viaggio d’inverno o di sabato. La fuga verso la salvezza dovrebbe quindi farsi prima del tempo in cui essa sarebbe quasi impossibile. Il suo avvertimento fu seguito dai cristiani poco prima che Gerusalemme fosse distrutta nel 70 d.C. Essi non rimasero nella città finché gli eserciti romani al comando di Tito non l’avessero circondata, impedendo a chiunque di fuggire, ma fuggirono prima che fosse troppo tardi. L’uso che Gesù fece delle illustrazioni del sabato e dell’inverno servì a mettere vigorosamente in evidenza il suo argomento fra gli ascoltatori giudei, ma ciò non prova che nelle epoche future i cristiani avrebbero dovuto osservare il sabato. In tale occasione non fu nemmeno considerata l’osservanza del sabato. Non c’è nulla nelle parole di Gesù che provi che i cristiani siano tenuti ad osservare il sabato.
ATTEGGIAMENTO CRISTIANO
Poiché nelle Scritture non c’è alcuna prova che i cristiani ricevessero l’ordine di osservare il sabato o che esso fosse osservato dopo la Pentecoste mentre gli apostoli erano in vita, quale atteggiamento dovrebbe assumere il cristiano? Egli assume l’atteggiamento scritturale secondo cui l’osservanza del sabato non è un’esigenza cristiana. Questo è reso chiaro dalla dichiarazione di Paolo in Colossesi 2:16, 17 (Na): “Nessuno dunque vi muova accuse a riguardo del mangiare e del bere, o di giorni festivi, o di novilunii, o di sabati. Tutte queste cose sono ombra di quelle future, ma il corpo è del Cristo”.
Il patto della legge con la sua osservanza di lune nuove e sabati, compreso il sabato settimanale, fu come un’ombra che condusse a Cristo e terminò con lui. Come esso non continuò ad essere in vigore nell’Èra Cristiana per obbligare i cristiani ad osservarlo, così l’osservanza del sabato non fu continuata nell’Èra Cristiana. Per questo l’osservanza del sabato non è menzionata dal cristiano corpo governante a Gerusalemme come un’esigenza che i cristiani non giudei dovessero soddisfare, benché menzionasse parecchie altre cose. Questo racconto è in Atti 15:19, 20. Né qui né in successive istruzioni date loro fu fatto qualche accenno all’osservanza del sabato, ciò che sarebbe stato fatto sicuramente se tale osservanza fosse stata indispensabile per ottenere l’approvazione di Dio.
L’apostolo Paolo disse: “Vi ho annunziato tutto il disegno di Dio”. (Atti 20:27, Na) Malgrado tutto i consigli e le istruzioni che diede alla congregazione cristiana, egli non disse che i cristiani erano tenuti a osservare il sabato. Nelle sue lettere a Timoteo e a Tito egli specifica le cose richieste dalle persone preposte a incarichi di sorveglianza nella congregazione cristiana, ma non menziona minimamente l’osservanza del sabato. Poiché egli disse ai cristiani “tutto il disegno di Dio”, ma non menzionò l’osservanza del sabato, dobbiamo concludere che Dio non la esige dai cristiani. — 1 Tim. 3:2-7; Tito 1:7-9.
Dopo la Pentecoste i seguaci giudei di Gesù cessarono d’osservare giorni e stagioni. La stessa cosa fecero i Gentili che quando divennero cristiani abbandonarono le religioni pagane. Essi adoravano e servivano Dio ogni giorno, non solo un giorno la settimana. Osservare un giorno la settimana come un sabato sarebbe stato come far ritorno alle cose elementari e divenirne schiavi, come mostra Paolo in Galati 4:9, 10 e 5:1.
L’osservanza del sabato settimanale apparteneva alla nazione d’Israele ed è cosa del passato. I cristiani non vivono nel passato, ma vivono per il futuro, allorché il regno di 1.000 anni di Cristo, che fu prefigurato dal sabato, recherà riposo e pace all’ubbidiente genere umano. Invece d’osservare un sabato settimanale, essi aspettano questo grande riposo di sabato sotto il “Signore del sabato”. — Matt. 12:8, VR.
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SAB. 1
DOM. 2
LUN. 3