Responsabilità familiari per mantenere pura l’adorazione di Geova
PER preservare la purezza dell’adorazione di Geova, la Bibbia dà alla congregazione cristiana la responsabilità di ‘rimuovere l’uomo malvagio di mezzo ad essa’. (1 Cor. 5:13) Questa espulsione, disassociazione o scomunica dalla visibile organizzazione di Dio preserva la Sua pura adorazione, è una protezione per tutta la congregazione, e può anche indurre il malfattore a pentirsi delle sue empie opere e a riconciliarsi con Dio. — 2 Cor. 7:10.
Nell’edizione del 15 dicembre 1963 della rivista La Torre di Guardia, furono considerati i princìpi scritturali inerenti alla disassociazione, o scomunica. Lo scopo di tale procedura, le conseguenze per i disassociati, e l’atteggiamento che devono avere altri membri della congregazione cristiana furono considerati in base alla Parola di Dio. I princìpi sono definiti, chiari e facilmente comprensibili se il disassociato non è parente di altri membri della congregazione cristiana. Ogni associazione con lui è troncata.
Ma che dire dei parenti di colui che è espulso? Quale dev’essere l’atteggiamento di coloro che hanno legami familiari o di sangue con lui? Esaminando le responsabilità dei membri della famiglia per mantenere pura l’adorazione di Geova, vi sono due situazioni da considerare. Una è il caso in cui i parenti che hanno una buona reputazione nella congregazione non vivono sotto lo stesso tetto del disassociato; cioè i parenti non fanno parte della stessa cerchia familiare. L’altra situazione è il caso in cui coloro che hanno buona reputazione vivono sotto lo stesso tetto del disassociato, cioè il disassociato fa parte della stessa cerchia familiare.
PARENTI CHE NON FANNO PARTE DELLA STESSA CERCHIA FAMILIARE
La disassociazione di un parente non annulla i naturali vincoli di sangue. Tuttavia, è bene comprendere che solo i rapporti assolutamente necessari nelle cose relative a interessi familiari si dovrebbero avere col disassociato che vive fuori della cerchia familiare.
Il principio ora esposto è simile a quello menzionato nell’edizione del 15 dicembre 1963 de La Torre di Guardia, a pagina 762, dov’è spiegato che i cristiani che lavorano nella stessa ditta con un disassociato non conversano con lui, se ciò non è necessario per compiere il lavoro, e quindi la conversazione è limitata al lavoro. Nel caso del parente disassociato che non abita nella stessa casa, i rapporti con lui sono pure limitati a ciò che è assolutamente necessario. Come per il lavoro secolare, questi rapporti sono limitati e anche eliminati completamente se è possibile.
Un punto importante da notare è che, benché vi siano vincoli naturali che possono giustificare rapporti occasionali, i legami spirituali sono completamente troncati. Non si può parlare di cose relative all’adorazione coi parenti disassociati.
Che fare se una persona espulsa dalla congregazione visita improvvisamente parenti dedicati? Che deve fare in tal caso il cristiano? Se è la prima volta che viene fatta la visita, il cristiano dedicato può, se la coscienza glielo permette, mostrare riguardi familiari in questa particolare occasione. Ma se la coscienza non glielo permette, non ha l’obbligo di farlo. Se gli usa cortesia, il cristiano deve però specificare che questa non deve diventare un’abitudine. Se lo diventa, ciò non è diverso dall’associarsi a qualsiasi altra persona disassociata, e va contro lo spirito del decreto di disassociazione. Si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima, quando camminava rettamente con Geova. — 2 Giov. 9-11.
È indispensabile che i cristiani dedicati della congregazione rendano chiaro al parente disassociato mediante le loro azioni che il suo modo d’agire è disapprovato dalla famiglia. Devono mantenere una ferma determinazione per i giusti princìpi. Il malfattore deve comprendere che la sua posizione è completamente cambiata, che i suoi fedeli parenti cristiani disapprovano completamente la sua empia condotta e mostrano tale disapprovazione limitando i rapporti a quelli inevitabili.
L’importanza di ciò si può subito comprendere in piccole comunità, dove alcune congregazioni includono varie famiglie che sono parenti. Se tutti i legami familiari con la persona scomunicata rimanessero come quelli di prima, in che senso si potrebbe dire che i fratelli coopererebbero con la procedura della disassociazione, che è destinata a mantenere pura la visibile organizzazione di Dio? In effetti, violerebbero lo spirito della misura della disassociazione. Oltre a ciò, invece che far del bene al disassociato, in realtà gli farebbero del male.
Il permesso di sbrigare le cose necessarie coi parenti disassociati dev’essere considerato un’eccezione. Le regole scritturali sono: “[Tenete] d’occhio quelli che causano divisioni e occasioni d’inciampo contro l’insegnamento che avete imparato, ed evitateli”. “[Cessate] di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. — Rom. 16:17; 1 Cor. 5:11, 13.
Il principio fondamentale di tale questione si trova in Matteo 12:47-50. Qualcuno disse a Gesù: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti”. Gesù rispose: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? . . . chiunque fa la volontà del Padre mio che è in cielo, egli mi è fratello, e sorella e madre”.
I princìpi biblici non sostengono l’associazione regolare coi parenti che non abitano nella stessa casa del disassociato. Il nostro scopo principale dev’essere quello di mantenere pura l’adorazione di Geova. Non dobbiamo interessarci di sapere fino a che punto possiamo avere rapporti con parenti disassociati dall’organizzazione di Geova, ma dobbiamo ‘cessare di mischiarci’ con loro.
NELLA CERCHIA FAMILIARE
Si applicano altri princìpi se il disassociato abita nella stessa casa e fa parte della stessa famiglia dei cristiani. Alcuni princìpi scritturali che bisogna prendere in considerazione sono (1) 1 Timoteo 5:8: “Se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. (2) Matteo 22:21: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (3) Matteo 19:5, 6: “‘Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne’ . . . Perciò, quello che Dio ha aggiogato insieme l’uomo non lo separi”. (4) Colossesi 3:18, 19: “Mogli, siate sottoposte ai vostri mariti . . . Mariti, continuate ad amare le vostre mogli”. (5) Efesini 6:1, 2: “Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori unitamente al Signore . . . ‘Onora tuo padre e tua madre’”.
Il capofamiglia cristiano, il padre, deve quindi continuare ad avere associazione fisica con quelli della sua casa che sono disassociati, e a provvedere loro cibo, alloggio e vestiario. Se il disassociato è un figlio minorenne, i genitori non possono disassociarsi da lui. Egli fa ancora parte della casa. Le leggi di Dio richiedono che sia adempiuta la responsabilità dei genitori. Anche le leggi di Cesare richiedono che ai figli minorenni provvedano i genitori. Quindi i genitori hanno ancora il comando di Dio di correggere e disciplinare il figlio. Si deve far questo mediante i princìpi biblici. I genitori devono esigere che il minorenne assista allo studio con la famiglia e ascolti, benché non partecipi alla conversazione col gruppo. I genitori devono raccomandargli con vigore di leggere la Bibbia e le pubblicazioni che spiegano la Bibbia, come le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi! e altre pubblicazioni bibliche. Se il minorenne disassociato vuole fare domande, può chiedere a uno dei suoi genitori in privato e gli sarà mostrato come trovare le risposte, oppure gli sarà data la risposta, ma questo è tutto. Questo, insieme alla partecipazione del minorenne alle adunanze cristiane, lo aiuterà a riprendersi. (Giac. 5:20) I genitori devono rendersi conto della serietà della dedicazione e del battesimo del figlio e comprendere che la dedicazione a Geova mette il figlio sotto le disposizioni disciplinari di Geova quando sono violate le sue leggi.
Riguardo alla relazione tra marito e moglie, bisogna osservare le parole di Gesù in Matteo 19:5, 6. Nessuno può dividere marito e moglie, nemmeno se uno dei due è disassociato. L’eccezione, naturalmente, è quando è stato commesso adulterio. In tal caso il coniuge innocente può separarsi, se lo desidera. (Matt. 19:9) Quando vanno alle adunanze di congregazione nella Sala del Regno, marito e moglie, coi figli, devono stare insieme e non separarsi perché uno è disassociato. In tal caso non si tratta di comunicazione spirituale. Essi stanno solo seduti insieme come famiglia. Non ci si deve immischiare in questo legame familiare. Ma sarebbe inadeguato che il coniuge che ha una buona reputazione cercasse di imporre la compagnia del coniuge disassociato ad altri fratelli della congregazione quando conversa con loro. Benché la famiglia rimanga unita, il membro scomunicato della famiglia non può tuttavia associarsi ad altri membri della congregazione.
Ma il principio di rimanere insieme si applica forse se l’uomo e la donna sono promessi in matrimonio e uno è poi disassociato? No, poiché il matrimonio non è stato compiuto. Il cristiano deve troncare il legame col disassociato. “Uscite di mezzo a loro e separatevi”. (2 Cor. 6:17) Se il cristiano non tien conto di ciò sposando il disassociato, anch’egli può essere disassociato.
Benché gli stabiliti legami familiari nella casa restino intatti quando qualcuno è disassociato e le normali funzioni nella casa siano compiute ogni giorno come al solito, vi è qualcosa che viene infranto. È il rapporto spirituale tra il disassociato e gli altri membri della famiglia. Come per gli altri esempi menzionati in precedenza, quando qualcuno è disassociato, non si deve più parlare con lui delle cose relative all’adorazione.
Quindi, se la moglie è scomunicata, il marito continuerà a tenere lo studio biblico familiare coi figli, e in occasioni appropriate può guidare i figli nella preghiera. La moglie può sedere e udire la preghiera o seguire lo studio, apprendendo così preziose informazioni, ma non parteciperà alla conversazione.
Se il marito è disassociato, la moglie e i figli sono sempre sottoposti al capo nelle cose familiari. Questo fatto non è annullato. La moglie non diviene capo della casa per adempiere le quotidiane occupazioni della vita. Ma se il marito desidera sinceramente fare ciò ch’è giusto, farà i passi necessari per riconciliarsi con Geova e la sua visibile organizzazione. Comprenderà che non è qualificato per guidare la famiglia nelle cose spirituali. Tuttavia, la moglie, in un momento appropriato quando il marito non è responsabile della situazione, disporrà di studiare la Bibbia coi figli.
Si applica lo stesso principio all’ora dei pasti. Non vi può essere associazione spirituale. Il capofamiglia disassociato non è in grado di guidare la famiglia in preghiera, né sarebbe appropriato che invitasse qualcuno dei presenti a rappresentare la famiglia in preghiera, in modo che pregasse sotto la sua direttiva. Chiunque vuole pregare, può pregare in privato. Ma in sua assenza, i fedeli membri dedicati della famiglia possono unirsi nella preghiera.
Se il marito scomunicato insiste nel dire la preghiera all’ora dei pasti, i membri dedicati della casa non diranno “Amen” alla preghiera, né si terranno per mano come alcuni ne hanno l’abitudine, perché ciò significherebbe avere associazione spirituale. Possono chinare il capo e dire silenziosamente la loro preghiera a Geova. Se egli insiste nell’esprimere le sue idee religiose, non gli si può impedire di far questo in casa sua; ma i fedeli membri cristiani della famiglia non sono obbligati a partecipare alla conversazione. Mostrano rispetto per il decreto che disassocia il malfattore dall’organizzazione di Dio. “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
È una seria responsabilità per i cristiani mantenere pura l’adorazione di Geova. Per far questo il cristiano si conformerà alle giuste esigenze di Geova, anche quando membri della sua famiglia sono espulsi dalla visibile organizzazione di Dio. L’amore verso Dio viene prima. Il cristiano prende appropriate misure per mostrare che è in armonia con le vie di Geova, in modo da piacergli e preservare la pura adorazione.