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  • w69 15/2 pp. 105-110
  • “Qualunque cosa l’uomo semini questa pure mieterà”

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  • “Qualunque cosa l’uomo semini questa pure mieterà”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
w69 15/2 pp. 105-110

“Qualunque cosa l’uomo semini questa pure mieterà”

“Non siate sviati: Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà; perché chi semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. — Gal. 6:7, 8.

1, 2. (a) In che modo il principio dichiarato in Galati 6:7 si applica alla semina letterale? (b) In che modo Paolo applica il principio al cristiano?

IL contadino conosce molto bene la veracità di questo principio: “Qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà”, poiché si può applicare alla semina e alla mietitura letterali! Dopo aver seminato nei campi l’avena, quando arriva il tempo che i nuovi steli cominciano a germogliare è troppo tardi desiderare d’aver piantato invece grano. Per quanto lo desideri ardentemente, la sua messe non si cambierà in qualche cos’altro. No! Il contadino mieterà ciò che ha seminato. È all’opera un’immutabile legge naturale, una legge che ebbe origine dal Creatore di tutte le cose viventi. Come ci dice l’ispirato racconto della creazione: “E Dio proseguì, dicendo: ‘La terra faccia spuntare erba, vegetazione che faccia seme, alberi fruttiferi che portino frutto secondo le loro specie, il cui seme sia in esso, sopra la terra”’. (Gen. 1:11) Nel modo in cui opera questa legge naturale, “Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà”. — Gal. 6:7.

2 L’inevitabilità di questa legge naturale mette in risalto la forza delle parole di Paolo all’ottavo versetto di Galati sei questo capitolo della sua lettera ai Galati: “Perché chi semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. Sì, ciò che seminiamo nel terreno della nostra vita produrrà pure frutto ‘secondo la sua specie’, secondo che il seme che seminiamo sia buono o cattivo, in vista dello spirito o in vista della carne. Giacché “Dio non è da beffeggiare” neppure a questo riguardo, ci conviene badare bene a come seminiamo ora.

3. In quanto alla nostra vita personale, che cosa si può dire del seme che possiamo seminare e del motivo per cui seminiamo?

3 In quanto alla nostra vita personale, lo scopo per cui seminiamo è importante quanto il seme stesso. Possiamo avere buon “seme” da seminare, ma il motivo errato, ‘seminando in vista della carne’. Questo può corrompere il seme e produrre frutto corrotto. Salute, forza, tempo, facoltà di parlare, udito, facoltà di leggere, altre doti naturali, opportunità di stare con altri, responsabilità verso altri, tutte queste cose si possono usare per il bene o per il male, per l’egoistica soddisfazione della carne o per l’edificazione della vita spirituale nostra e di altri.

4. Qual è un modo di ‘seminare in vista della carne’?

4 In considerazione del fatto che seminare in vista della carne significa mietere corruzione, certo vorrete evitare di seminare in tal modo. Come si fa a ‘seminare in vista della carne’? Vengono subito in mente alcune cose giustamente incluse in questa specie di semina. Tra queste non di certo la più piccola è la ricerca di possedimenti materiali come fine a se stesso. Siete scontenti di ciò che avete? geloso o invidioso di ciò che possiedono altri? siete presi in una frenetica lotta per stare alla pari coi vicini? In tal caso, è tempo che diate un onesto sguardo al modo in cui seminate. Può darsi benissimo che seminiate in vista della carne.

5. Come possiamo seminare in vista dello spirito anche in relazione con le cose materiali?

5 Non che sia sbagliato interessarsi un po’ delle cose materiali. L’uomo che ha famiglia deve pensare a provvedere le necessarie cose materiali della vita: cibo, abiti e alloggio adeguato per sua moglie e i suoi figli. È detto che il cristiano che non provvede tali cose “ha rinnegato la fede” ed è “peggiore di uno senza fede”. (1 Tim. 5:8) Ma il cristiano non vuole ‘cercare ansiosamente’ quale meta della propria vita la soddisfazione dei suoi bisogni materiali, come avviene in genere per i popoli delle nazioni. (Matt. 6:32) Gesù comandò: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Matt. 6:33) Si tratta dunque di tenere le cose al loro giusto posto, di non ‘seminare in vista della carne’ facendo delle cose materiali lo scopo della propria vita, ma usando i nostri possedimenti materiali come mezzo per accrescere la nostra lode e il nostro servizio al vero Dio, Geova. In questo modo semineremo in maniera da recare beneficio alla nostra vita spirituale, e terremo conto della volontà di Geova, il Grande Spirito, come ci è resa chiara dall’operato del suo santo spirito o forza attiva e per mezzo della sua Parola di verità.

6. In che modo molti Giudei che seguirono Gesù manifestarono un errato punto di vista verso il suo ministero?

6 Molti Giudei che seguirono Gesù per un po’ di tempo diedero prova di averlo seguìto ‘in vista della carne’ e non in vista delle cose spirituali. In un’occasione una moltitudine di Giudei seguirono Gesù dalla riva orientale del mar di Galilea fino a Capernaum. Quando infine raggiunsero Gesù, egli disse loro: “Verissimamente vi dico: Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”. (Giov. 6:26, 27) Avendo appena ricevuto parte dell’abbondante provvista di cibo miracolosamente provveduto ai 5.000, essi immaginarono che seguendo Gesù avrebbero facilmente soddisfatto i loro egoistici appetiti. Non pensarono al significato dei miracoli che avevano visto, i quali, in realtà, erano segni comprovanti che Gesù era il Messia da lungo tempo promesso, il medesimo “pane della vita”. — Giov. 6:41-48.

7. Quali opportunità e pericoli accompagnano la ricchezza materiale, con quali possibili conseguenze?

7 Può esser vero che il possedimento di ricchezza materiale rechi un certo piacere. Il cristiano che è in possesso di ricchezza può effettivamente fare molto bene ad altri, e particolarmente è in grado di promuovere gli interessi del regno di Dio. Il far questo reca vero piacere e vera soddisfazione. Ma spesse volte il possedimento della ricchezza porta alla ricerca dell’egoistico piacere, a ‘seminare in vista della carne’. Col denaro ci si possono permettere piaceri mondani precedentemente negati, e c’è la forte tentazione di ottenerli mentre ce n’è l’opportunità. Se “il potere ingannatore della ricchezza” fa presa, soffoca l’amore per la verità e, dopo poco tempo, fa divenire ‘infruttuosi’ rispetto alle cose spirituali. (Matt. 13:22, e nota in calce dell’edizione [inglese] del 1950) Sì, “quelli che hanno determinato d’arricchire cadono in tentazione e in un laccio e in molti desideri insensati e dannosi, che immergono gli uomini nella distruzione e nella rovina. Poiché l’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose”. (1 Tim. 6:9, 10) Sotto questo aspetto, dunque, non vorrete esser sviati. Se seminate in vista della carne per amore del denaro mieterete la corruzione, sì, la distruzione e la rovina. Poiché “Dio non è da beffeggiare” nemmeno riguardo al modo in cui opera questa legge della vita.

INDEBITO DESIDERIO SESSUALE

8-10. (a) Come si possono seminare nella mente i semi dell’indebito desiderio sessuale? (b) Se non vi si pone freno, a che cosa conduce inevitabilmente tale desiderio?

8 Coltivando indebiti desideri sessuali, similmente, si ‘semina in vista della carne’, e questo, se non vi si pone freno, infine produrrà certamente il frutto della corruzione. In Galati 5:19 l’apostolo Paolo elenca per primi tra le “opere della carne” i frutti di indebiti desideri sessuali, cioè “fornicazione, impurità, condotta dissoluta”.

9 A questo riguardo potremmo ripensare per un momento all’illustrazione del contadino che semina seme nei suoi campi. In effetti i granelli di seme che egli semina sono piccolissimi, e quando cadono in terra diventano praticamente invisibili. Avviene la stessa cosa per gli indebiti desideri sessuali. Il seme può essere piccolo e può essere seminato in modo quasi impercettibile per gli altri, forse anche per noi stessi. Oggi, da ogni parte gli allettamenti a coltivare indebiti desideri sessuali circondano noi e specialmente gli adolescenti. Romanzi “d’amore”, e particolarmente le economiche riviste di racconti a fumetti, mettono in risalto la fornicazione e l’adulterio sotto il manto del “vero amore”, con l’eroe che salva l’eroina da un “matrimonio sfortunato”, e cose del genere. Oggi poche pellicole possono sperare d’avere successo senza che qualche parte del copione faccia appello al pervertito gusto morale della maggioranza dei frequentatori di cinematografi. Gli studenti, specialmente quelli delle scuole superiori, sono esposti ai discorsi dei loro compagni di scuola, che spesso si basano sul sesso e sulle “avventure”, reali o immaginarie, con persone del sesso opposto.

10 Il giovane cristiano può esser tentato di dire che può ascoltare senza danno tali conversazioni. “Entrano da un orecchio ed escono dall’altro”, potrebbe dire. Ma attenzione! Le informazioni, mentre entrano da un orecchio ed escono dall’altro, passano per la mente, e, durante il cammino, piccoli semi di pensieri impuri possono metter radice e germogliare in seguito sotto forma di indebito desiderio sessuale. Certo se si trascorre il tempo leggendo libri erotici e si lascia che la mente si soffermi su quello che si legge o si vede in pellicole erotiche, ne risulteranno sicuramente pensieri impuri e indebito desiderio sessuale. E ‘seminando in vista della carne’ in questo modo, anche se nell’intimità della propria mente, col tempo si sarà indotti a compiere queste opere della carne, “fornicazione, impurità, condotta dissoluta”. “Non siate sviati: Dio non è da beffeggiare”, poiché chi semina in questa maniera mieterà veramente in maniera simile, insieme a “corruzione dalla sua carne”.

11. La dissoluta condotta sessuale conduce a quale corruzione anche maggiore? (b) Quale ammonimento è perciò appropriato?

11 Mentre è vero che la dissoluta condotta sessuale conduce il più delle volte alla letterale corruzione della carne sotto forma di sifilide, gonorrea e altre malattie sociali, ‘seminare in vista della carne’ conduce a una più grande corruzione che significa la perdita di tutta la vita da Dio, la perdita della speranza di vivere in eterno. Paolo scrisse ai Romani: “Rivolgere la mente alla carne significa morte, ma rivolgere la mente allo spirito significa vita e pace; perché rivolgere la mente alla carne significa inimicizia con Dio, . . . quelli che sono in armonia con la carne non possono piacere a Dio”. (Rom. 8:6-8) Sì, il tempo di ‘seminare in vista della carne’ dev’essere passato per quelli che sono venuti alla luce della verità. Essi non vogliono più mietere il frutto delle tenebre ma vogliono raccogliere il frutto della luce. “Poiché voi foste una volta tenebre”, scrisse l’apostolo, “ma ora siete luce riguardo al Signore. Continuate a camminare come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste d’ogni sorta di bontà e giustizia e verità. . . . Guardate dunque accortamente che il modo in cui camminate non sia da persone non sagge ma da saggi, riscattando per voi stessi il tempo opportuno, perché i giorni sono malvagi”. — Efes. 5:8-16.

IL GIUSTO MOTIVO

12. Che effetto ha l’errato motivo sulla vita spirituale del cristiano?

12 Ma vi sono altri modi di ‘seminare in vista della carne’ che possono non essere altrettanto evidenti e che tuttavia possono influire notevolmente sulla nostra crescita spirituale di cristiani ed essere anche disastrosi per noi. Possiamo anche fare cose giuste e buone in se stesse, ma, se il motivo è errato, se le nostre azioni sono compiute allo scopo di giustificarci, di vantarci o mossi da uno spirito di gelosia o rivalità, le nostre opere buone sarebbero senza valore e vedremmo corrompersi la nostra vita spirituale. — Rom. 10:3; Prov. 14:30.

13. Perché la Legge non portò la maggioranza dei Giudei ad accettare Cristo?

13 Questa medesima attitudine corruppe la nazione d’Israele. Geova Dio, per mezzo del mediatore Mosè, diede a quella nazione un insieme di leggi, “la Legge”. Nella sua lettera ai Galati, Paolo spiega che la Legge “fu aggiunta per rendere manifeste le trasgressioni”, per rammentare ai Giudei che erano peccatori bisognosi di un sacrificio che potesse realmente togliere i peccati e liberarli dalla condanna della morte. Essi erano realmente “vigilati sotto la legge, essendo insieme tenuti in custodia”, ciò che come risultato avrebbe dovuto far loro ‘guardare la fede che era destinata ad esser rivelata’. Così la Legge sarebbe stata per loro un “tutore che conduce a Cristo”. (Gal. 3:19, 23, 24) Ma come nazione i Giudei non ebbero tale risultato. Essi osservarono molte cose della Legge, ma non conseguirono la meta a cui conduceva la Legge. “Israele, benché perseguisse una legge di giustizia, non ha conseguito la legge. Per quale ragione? Perché la perseguì non mediante la fede, ma come mediante le opere”. I Giudei volevano avere “una piacevole apparenza nella carne” e volevano che altri si circoncidessero e osservassero la Legge per avere ‘una causa di vanto nella carne’ d’altri. — Rom. 9:31, 32; Gal. 6:12, 13.

14, 15. (a) Come illustrò Gesù l’attitudine dei Farisei che si consideravano giusti? (b) Come possono oggi i cristiani cadere in questo medesimo laccio di giustificarsi?

14 Vedendo questo spirito nei capi giudei del suo giorno, Gesù “disse anche questa illustrazione ad alcuni che in sé confidavano d’esser giusti e che consideravano gli altri come nulla: ‘Due uomini salirono nel tempio per pregare, l’uno Fariseo e l’altro esattore di tasse. Il Fariseo stando in piedi pregava fra sé queste cose: “Dio, ti ringrazio che non sono come il resto degli uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, e neanche come questo esattore di tasse. Io digiuno due volte la settimana, do la decima di ogni cosa che guadagno”. E l’esattore di tasse stando a distanza non voleva neanche alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: “Dio, sii misericordioso verso me peccatore”. Vi dico: Quest’uomo scese a casa sua più giustificato di quell’altro; perché chiunque si esalta sarà umiliato, ma chi si umilia sarà esaltato’”. — Luca 18:9-14.

15 Mentre oggi i cristiani non sono sotto la Legge che fu data per mezzo di Mosè ad Israele, tuttavia, essendo imperfetti e soggetti al peccato, possono cadere nello stesso laccio di giustificarsi, facendo “parziali distinzioni” in base alle opere della carne, perseguendo la giustizia “non mediante la fede, ma come mediante le opere”. (Giac. 3:17; Rom. 9:32) Perciò, rammentiamo sempre che qualsiasi condizione di giustizia che abbiamo presso Dio è solo il risultato dell’immeritata benignità di Dio in base al sacrificio di riscatto del suo diletto Figlio, Gesù.

16. Perché i testimoni di Geova tengono una registrazione dell’opera compiuta nel ministero, e per quale ragione vengono stabilite quote nel ministero?

16 I testimoni di Geova sono persone attive. Hanno “sempre molto da fare nell’opera del Signore”, e confidano che, mentre mantengono puro e basato sull’amore il motivo per cui rendono servizio, la loro “fatica non è vana riguardo al Signore”. (1 Cor. 15:58) Invitano altre persone di tutte le nazioni a partecipare con loro all’eccellente opera di dichiarare la buona notizia del regno di Dio, riconoscendo che “Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole”. (Atti 10:34, 35) Essendo interessati nel progresso di questa opera del Regno, tengono una registrazione delle loro attività, delle ore dedicate alla predicazione e dei risultati ottenuti. Oltre a provvedere incoraggiamento quando si nota il progresso, questo aiuta pure le congregazioni a vedere subito dove possono migliorare e come si può svolgere il ministero in modo più efficace. Tali registrazioni forniscono anche la base per prestare amorevole assistenza personale ai nuovi ministri e a quelli che trovano difficile fare progresso nel ministero. Quale base per considerare il progresso della congregazione nel suo insieme, sono state suggerite delle quote medie per incoraggiare a compiere un ministero equilibrato, in modo da prestare attenzione a percorrere regolarmente il territorio con visite di casa in casa nonché facendo visite ulteriori e tenendo studi biblici a domicilio con le persone interessate.

17. Che cosa non dovrebbe divenire la base per giudicare l’integrità dei conservi cristiani, e perché?

17 Ma tali quote suggerite non si possono mai usare come base per misurare l’integrità del cristiano. Né le proprie opere nel ministero dovrebbero essere la base per fare confronti con altri cristiani, ciò che porterebbe a giustificare se stessi e a vantarsi. Molti anni di predicazione in servizio continuo o un importante incarico di servizio nell’organizzazione di Geova non costituisce la base per fare parziali distinzioni o per divenire come quelli per i quali Gesù fece la summenzionata illustrazione, quelli “che in sé confidavano d’esser giusti e che consideravano gli altri come nulla”. (Luca 18:9) Non tutti hanno fatto lo stesso grado di progresso verso la maturità cristiana. E le circostanze e le capacità naturali determinano fino a un certo punto quello che si è in grado o non si è in grado di fare nell’attività cristiana, come possono pure determinare ciò che si è in grado di fare per sostenere finanziariamente l’opera di Dio, come illustrò Gesù nei suoi commenti sulla contribuzione per il tempio fatta dalla vedova bisognosa. — Luca 21:1-4.

18. Quale giusta attitudine vorrà assumere il cristiano verso il suo ministero?

18 Il ministro cristiano non vorrà mai divenire schiavo delle cifre; né vorrà dedicare tempo alla predicazione solo per raggiungere la quota delle ore, o per avere uno stato di servizio buono presso la congregazione o presso la Società Torre di Guardia. Mentre è lodevole che un ministro cerchi di raggiungere o superare le quote suggerite per compiere un ministero equilibrato, non sarebbe saggio farne un fine a se stesso. Il cristiano vorrà sempre tenere vivi nel cuore e nella mente i giusti motivi per compiere la sua attività di servizio, anzi per tutto quello che fa in relazione con la congregazione. “Qualunque cosa facciate, fatela con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini, poiché sapete che da Geova riceverete la dovuta ricompensa dell’eredità”. — Col. 3:23, 24.

19, 20. Perché è appropriato e utile dire una preghiera prima di intraprendere l’attività di predicazione?

19 Per questo motivo è molto appropriato che ciascun dedicato testimone di Geova dedichi un po’ di tempo a pregare prima di ogni occasione in cui partecipa al ministero. Ogni volta che i testimoni di Geova si riuniscono insieme prima di prendere parte all’attività di predicazione in gruppo si dice sempre la preghiera chiedendo la benedizione di Geova sulla loro attività. In primo luogo, questo li aiuta a tenere a mente lo scopo della loro predicazione. Anzitutto, è per dichiarare il grande nome e proposito di Geova. Quindi dà anche l’occasione di aiutare le persone giustamente disposte a trovare la via della salvezza e della vita, e, nello stesso tempo, di dare l’avvertimento circa i giudizi di Geova che si abbatteranno su questo presente sistema di cose malvagio. Il ministero dà inoltre a ciascuno di noi l’occasione di dimostrare la nostra lealtà e integrità all’Onnipotente Dio.

20 Predicando con questi pensieri in mente si prova sempre gioiosa soddisfazione, indipendentemente da come le persone rispondono al messaggio. Questo significa in verità seminare in vista dello spirito.

21. Perché il ministero cristiano può divenire gravoso per alcuni, e quale pericolo sorge quindi?

21 Può darsi che partecipiate al ministero cristiano da un certo numero d’anni ma che ora riscontriate di non provare questo sentimento di gioiosa soddisfazione. La predicazione della buona notizia del regno può essere divenuta per voi una cosa talmente gravosa che siete sul punto di smettere completamente questa benedetta opera, o forse avete già smesso. Perché? Un tempo provavate gioia nel servizio di Dio, non è vero? Sì, una volta eravate pieni di entusiasmo e di zelo. Potevate dire d’avere lo “spirito” del servizio cristiano. Avevate cominciato a seminare in vista dello spirito. Ma a un certo punto del cammino forse cambiaste le vostre abitudini di semina. Potrebbe darsi che prendeste l’abitudine di guardare le cose in modo carnale, di vedere solo quote, cifre, di lavorare solo per amore dell’opera senza tenere presente la vera meta e non teneste viva la vostra fede alimentandola con la Parola di Dio? Dopo aver cominciato bene a seminare in vista dello spirito, forse ora correte il pericolo di non conseguire assolutamente la completa maturità spirituale, qualche cosa che non si può mai conseguire seminando per la carne. — Gal. 3:2, 3.

22. (a) Quale incentivo abbiamo per seminare “in vista dello spirito”? (b) Quale frutto mieteranno ora quelli che seminano in armonia con lo spirito di Dio?

22 Considerate sinceramente la domanda: Come seminate? In vista della carne o in vista dello spirito? Senza dubbio desiderate seminare in vista dello spirito. Perché, altrimenti, leggereste questa rivista? Potete essere sicuri di questo: come chi “semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne”, così sicuramente chi “semina in vista dello spirito” mieterà qualche cosa. Che cosa? La vita eterna! (Gal. 6:8) Che incentivo a guardare bene a come seminiamo, a imparare a seminare in armonia con lo spirito di Dio nell’eterno interesse della nostra vita spirituale! Anche ora possiamo mietere frutto in abbondanza mentre seminiamo in vista dello spirito. Ad ogni costo, dunque, “continuate a camminare mediante lo spirito . . . il frutto dello spirito [anche ora] è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé. . . . Se viviamo mediante lo spirito, continuiamo a camminare ordinatamente pure mediante lo spirito”. — Gal. 5:16, 22-25.

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