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  • La Bibbia e la storia egiziana
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
w69 15/5 pp. 296-299

La Bibbia e la storia egiziana

SI ESPRIME a volte preoccupazione per la difficoltà di mettere in armonia brani storici della Bibbia col sistema cronologico basato su antichi documenti: quelli d’Egitto, per esempio. Naturalmente, tale preoccupazione può essere giustificata solo se gli annali secolari fossero reali, esatti e concordemente fidati. Che cosa possiamo dunque dire a questo riguardo? L’antica storia egiziana offre una norma fidata? Inoltre, di interesse più che superficiale è la domanda: Che dire del racconto biblico in paragone con questi annali secolari?

La storia egiziana, come sanno i lettori della Bibbia, fu in diretta relazione con la storia biblica per un considerevole periodo, dal tempo della prima visita di Abraamo in Egitto fino al tempo in cui i Giudei vi fuggirono dopo la caduta di Gerusalemme nelle mani di Babilonia. Quel periodo incluse la sorprendente serie di calamitosi colpi che si abbatterono in rapida successione sull’Egitto e la susseguente marcia degli Israeliti verso la libertà nonostante la schiacciante potenza di Faraone e del suo esercito. Il racconto biblico è esposto in modo chiaro e positivo. Ma che dire dei documenti d’Egitto?

STORIA EGIZIANA

Per avere informazioni sull’antica storia egiziana gli storici moderni si basano principalmente su certi documenti in forma di liste di re egiziani. Fra questi vi sono: la frammentaria Stele di Palermo, con l’elenco di quelle che si suppone fossero le prime cinque dinastie della storia egiziana; il Papiro di Torino, molto incompleto e con una lista di re e dei loro regni dal tempo del “Vecchio Regno” al “Nuovo Regno”; e una raccolta di liste incise su pietra, nessuna delle quali è realmente completa. Per coordinare questi documenti frammentari e porli in ordine cronologico, gli storici fanno molto affidamento sugli scritti di Manetone, sacerdote egiziano del terzo secolo a.E.V.

Ma la difficoltà sta nel fatto che gli scritti di Manetone non sono pervenuti al nostro giorno. Dobbiamo dipendere da riferimenti alla sua opera e citazioni che troviamo negli scritti di storici posteriori, come Giuseppe Flavio del primo secolo E.V., Sesto Giulio Africano del terzo secolo E.V., Eusebio del quarto secolo E.V., e Sincello dell’ottavo o nono secolo E.V. Ciò che rende le cose anche più difficili è il fatto che questi storici facevano frequentemente citazioni inesatte. Secondo il professor W. G. Waddell, le loro citazioni di Manetone sono “frammentarie e spesso alterate”, col risultato che “è molto difficile esser certi di quello che è autentico Manetone e quello che è spurio o svisato”.

Dopo aver mostrato che le fonti del materiale di Manetone includevano alcune tradizioni e leggende non storiche, spesso senza riguardo per l’ordine cronologico, il professor Waddell dice: “Ci furono molti errori nell’opera di Manetone sin dall’inizio: non sono tutti dovuti alle falsificazioni degli scribi e dei revisori. La durata di molti regni è stata riscontrata impossibile: in alcuni casi i nomi e la successione dei re indicati da Manetone si son dimostrati indifendibili alla luce di imponente evidenza”. — Manetho (1940), pagine vii, xvii, xx, xxi, xxv.

La questione delle liste dei re è un problema spinoso, poiché quando si tiene conto di tutti, gli anni della storia egiziana sono portati a un incredibile totale. Pertanto, The Encyclopædia Britannica (ediz. del 1965, Vol. 5, pagg. 722, 723) dice di queste liste: “. . . sono state usate con cautela nel tentativo di ricostruire la struttura cronologica della storia egiziana; in certe epoche, per esempio, risulta che re rivali o perfino intere dinastie, elencate consecutivamente da Manetone, dominavano nello stesso tempo”.

RICOSTRUZIONE DELLA STORIA EGIZIANA

È stato pertanto necessario che gli egittologi ricostruissero e rivedessero le loro vedute della storia egiziana non una volta, ma spesso, negli scorsi cent’anni circa. Notate ora come varie autorità di egittologia, in genere contemporanee, sono pervenute a conclusioni molto diverse sulla data della prima dinastia regnante, che si suppone cominciasse con l’unificazione d’Egitto sotto il re Menes.

Secondo la 1a dinastia comincia nel

Champollion 5867 a.E.V.

Mariette 5004 a.E.V.

Lauth 4157 a.E.V.

Lepsius 3892 a.E.V.

Breasted 3400 a.E.V.

Meyer 3180 a.E.V.

Wilkinson 2320 a.E.V.

Palmer 2224 a.E.V.

A queste molteplici date si aggiunga quella attualmente popolare fra gli storici del 2900 a.E.V. circa.

Presso gli Egiziani l’astronomia era sviluppata in una certa misura, e abbiamo testi egiziani che riguardano le fasi lunari e il sorgere della Stella del Cane (Sothis). Essi sono stati utilizzati, insieme ad altri dati frammentari, per compilare una tavola cronologica che indica le seguenti date approssimative per le varie dinastie:

Culture predinastiche c. 3000 - 2850 a.E.V.

I - VI dinastia c. 2850 - 2200 ”

VII - XII dinastia c. 2200 - 1786 ”

XIII - XX dinastia c. 1786 - 1085 ”

XXI - XXXI dinastia c. 1085 - 332 ”

Mentre si poteva sperare che l’uso di dati astronomici fornisse una cronologia precisa, non è così. Il sorgere della Stella del Cane (usata per calcolare gli anni di un “periodo sotiaco”) non è costante nel ritardo. Un piccolo errore di calcolo di un giorno può spostare una data di circa centoventi anni. Le osservazioni basate sull’osservazione a occhio nudo degli Egiziani non erano certo così accurate come le moderne osservazioni telescopiche e potevano facilmente sbagliarsi di un giorno.

Perché i documenti egiziani non provvedono nessuna informazione circa l’Esodo e gli emozionanti avvenimenti che lo precedettero? Questo non è realmente sorprendente, poiché, come dichiara il professore di egittologia J. A. Wilson, “le registrazioni egiziane erano sempre positive, mettendo in risalto i successi del Faraone o del dio, mentre i fallimenti e le sconfitte non erano mai menzionati, eccetto in qualche contesto del lontano passato”. (The World History of the Jewish People, 1964, Vol. I, pagg. 338, 339) Gli Egiziani non erano contrari a distruggere le testimonianze di un regno precedente se le informazioni erano sgradite al faraone che era al potere in quel tempo. Così, dopo la morte della regina Hatshepsut, Tutmosi III fece togliere il suo nome e le sue rappresentazioni dai rilievi sui monumenti.

Il faraone che regnava al tempo dell’Esodo non è menzionato nella Bibbia; quindi, gli sforzi di identificarlo si basano sulle congetture. Questo spiega in parte perché i moderni calcoli sulla data dell’Esodo fatti dagli storici secolari variano dal 1441 a.E.V. al 1225 a.E.V., differenza di oltre duecento anni. Ed è molto evidente che nel loro stato attuale i calcoli secolari relativi alla cronologia egiziana non possono in alcun modo presentare una seria sfida al calcolo biblico del tempo.

ELEMENTI IN FAVORE DELLA BIBBIA

Il modo stesso in cui si esprimono gli scrittori della Bibbia attesta il fatto che si rendevano conto dell’importanza del calcolo del tempo. Notate, per esempio, il racconto genealogico che si trova nel quinto capitolo del libro biblico di Genesi. In che modo completo ciascuna generazione è collegata alla successiva! Nulla è lasciato al caso. Apprendiamo l’età di ciascuno che è indicato nell’elenco, sia al tempo in cui ebbe l’erede che al tempo della sua morte. Non v’è nulla di paragonabile a ciò negli annali egiziani.

In contrasto con la cronologia egiziana faticosamente costruita, la Bibbia presenta un racconto storico straordinariamente coerente e particolareggiato che abbraccia migliaia d’anni. Fa una narrazione vivida e reale della nazione d’Israele dalla sua nascita in poi, che raffigura con candore la sua forza e la sua debolezza, i suoi successi e i suoi fallimenti, la sua giusta adorazione e la sua aperta apostasia verso la religione pagana, le sue benedizioni e le sue calamità. E, mentre questa onestà non assicura da sola l’accuratezza della sua cronologia, dà una solida base per aver fiducia nell’integrità dei suoi scrittori.

Spesso trascurato è il fatto che gli scrittori biblici citano a sostegno di alcuni loro fatti annali storici come il “libro delle Guerre di Geova” (Num. 21:14, 15), il “libro dei fatti dei giorni dei re d’Israele” (1 Re 14:19; 2 Re 15:31), il “libro dei fatti dei tempi dei re di Giuda” (1 Re 14:29; 2 Re 24:5), il “libro dei fatti di Salomone” (1 Re 11:41), nonché quattordici o più riferimenti a simili annali o documenti ufficiali citati da Esdra e Neemia. Gli scrittori biblici non si affidarono dunque alla memoria né alla tradizione orale. C’è l’evidenza che i loro dati erano attentamente ricercati e documentati.

Alcuni fattori, inoltre, contribuivano a rendere gli scrittori biblici, e in effetti tutti gli Israeliti, sempre consci del calcolo del tempo. La legge mosaica prevedeva molti avvenimenti che richiedevano un accurato calcolo del tempo: il Giorno d’Espiazione, i numerosi giorni di festa, il sabato e gli anni giubilari. Giorni, mesi anni, periodi di sette anni e di cinquant’anni erano tutti attentamente osservati finché la nazione si atteneva alla Legge. Dopo tutto, i singoli Israeliti, che erano caduti in povertà ed erano stati costretti a cedere la loro proprietà fondiaria, potevano tornare in possesso di tale proprietà in questo cinquantesimo anno. — Lev. 25:2-5, 8-16, 25-31.

Un’altra vigorosa ragione per cui gli scrittori biblici e il popolo in genere tenevano conto degli elementi del tempo era la frequente dichiarazione di profezie ispirate dal loro Dio, profezie che si riferivano specificamente a qualche data futura. Il popolo prestava attenzione e attendeva l’adempimento di quegli avvenimenti. Al tempo della nascita di Gesù possiamo essere sicuri che Simeone non fu il solo di cui si poté dire che era “giusto e riverente, e aspettava la consolazione d’Israele”. — Luca 2:25.

Ma alcuni obietteranno dicendo che gli originali documenti della Bibbia non sono disponibili, che col passar del tempo molto lavoro di copiatura e revisione può avere seriamente influito sull’accuratezza del racconto. A questo riguardo facciamo bene a rammentare quanto fossero estremamente meticolosi i copisti e gli scribi della Bibbia che riprodussero le copie disponibili delle Scritture. Per loro era una questione che implicava il favore e il disfavore di Dio, la vita e la morte. Essi dovevano fare un primo e un secondo controllo, fino al punto di contare le righe, le parole e le lettere su ogni pagina della copia.

L’essenziale accuratezza dei libri biblici pervenutici in questo ventesimo secolo è vividamente illustrata dalla recente scoperta di rotoli nelle caverne di Qumran, vicino al mar Morto. Uno di questi è una copia ben preservata dell’intero libro biblico di Isaia, scritta su diciassette pezzi di pergamena. Prima della sua scoperta, il più antico testo ebraico di Isaia risaliva al decimo secolo E.V. Ecco ora un rotolo del primo secolo E.V. circa, e tuttavia il fatto sorprendente è che, paragonandolo con i nostri moderni testi di Isaia, appaiono solo differenze minori, differenze di importanza trascurabile.

REALMENTE SENZA PARAGONE

Dovrebbe essere evidente che gli annali secolari d’Egitto nella forma in cui ci sono pervenuti non sono una norma adeguata per valutare l’accuratezza del calcolo biblico del tempo. La cura, la veracità e l’integrità degli scribi egiziani non sono affatto insospettabili. Il professore J. A. Wilson dice (in The World History of the Jewish People, 1964, Vol. I, pagg. 280, 281): “Si dovrebbe dare un avvertimento circa il preciso valore storico delle iscrizioni egiziane. Quello era un mondo di . . . miti e miracoli divini”. Quindi, dopo aver avanzato l’idea che gli scribi si abbassavano a svisare la cronologia degli avvenimenti per accrescere la lode al particolare monarca al potere, aggiunge: “Lo storico accetterà i suoi dati al valore nominale, a meno che non vi sia una chiara ragione per nutrire sfiducia; ma dev’essere pronto a modificare la sua accettazione non appena nuovo materiale pone la precedente interpretazione in una nuova luce”.

La struttura cronologica che i moderni storici hanno edificata servendosi di fonti egiziane è ancora molto vacillante. Come osservò l’egittologo E. A. Wallis Budge: “Le informazioni ricavate da monumenti egiziani locali relativamente a date sono al presente insufficienti per permetterci di correggere gli errori delle cifre della Lista di Manetone dovuti a negligenza o ignoranza da parte dei copisti, e finché non si trova qualche altro mezzo per far questo, è inutile cavillare e svisare le sue cifre, come piace fare a molti scrittori di cronologia egiziana”. (A History of Egypt, 1902, Vol. I, Prefazione, pag. xvi) Mezzo secolo dopo, gli storici ammettono che “la cronologia egiziana è ancora soggetta a frequenti mutamenti, . . .” (Ancient Near Eastern Texts di Pritchard, 1955, Introduzione, pag. xvii) Il professor J. A. Wilson dichiara che solo dopo il 663 a.E.V. la cronologia egiziana è “abbastanza precisa” e che “più si va indietro, maggiore è il margine di discordanza [fra gli studiosi]”. — The World History of the Jewish People, 1964, Vol. I, pag. 268; The Interpreter’s Dictionary of the Bible, 1962, Vol. II, pag. 43.

Non c’è dunque nessuna ragione di dubitare dell’accuratezza della cronologia biblica semplicemente perché certe testimonianze secolari non sono in armonia con essa. Al contrario, solo quando la cronologia secolare è in armonia con il racconto biblico possiamo giustamente avere una certa fiducia nelle antiche date secolari. Questo può dirsi certamente dei documenti dell’antico Egitto.

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