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  • Quanto sono fidati gli “storici classici”?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
w70 15/10 pp. 613-616

Quanto sono fidati gli “storici classici”?

GLI storici dell’antica Grecia e dell’antica Roma sono tenuti in grande considerazione dagli storici moderni per colmare lacune o confermare certi dati della storia del mondo antico. Queste autorità “classiche”, secondo alcuni studiosi, offrono una base più sicura per la cronologia delle informazioni che si trovano nella Bibbia. Per tale ragione, è interessante considerare quelle antiche fonti storiche. Quanto sono accurate, quanto sono fidate?

Sin dagli ultimi anni del diciottesimo secolo della nostra Èra Volgare, gli istituti di “istruzione superiore” hanno prestato molta attenzione agli scritti di questi storici “classici”, come Erodoto, Senofonte, Tucidide, Plutarco e altri. A generazioni di studenti è stato insegnato a preferire la testimonianza storica di tali antichi scrittori, quando la testimonianza differisce da quella delle Sacre Scritture. E ciò malgrado il fatto che una moltitudine di questi studenti si professino cristiani.

Non c’è dunque ulteriore ragione per esaminare queste fonti secolari? Dovremmo interessarci non solo del loro generale valore, ma anche dei motivi per cui poterono essere spinti a scrivere e determinare se furono coerenti e accurati riguardo ai fatti e alle date che fornirono. Questi uomini si sforzarono d’essere accurati e veritieri? Oppure alcuni scrissero semplicemente per avere fama o solo per intrattenere?

ACCURATEZZA O POPOLARITÀ?

Il nome di Erodoto, storico greco del quinto secolo a.E.V., richiama per primo la nostra attenzione. Egli è stato chiamato il “padre della storia” e indubbiamente diede inizio a una nuova tendenza circa la compilazione della storia quando si accinse a quest’opera, che rivelò una vivida immaginazione e un vasto raggio mentale. Eccelle come narratore. I ricercatori d’oggi, comunque, sono alquanto turbati circa alcuni aspetti della sua opera. “Si trova un gran numero d’inesattezze nei suoi resoconti”, secondo il prof. A. W. Ahl, nel suo Outline of Persian History, pagina 15.

Ecco un riferimento pertinente tratto da The Encyclopædia Britannica (edizione del 1946, Volume 10, pagina 772): “I principali difetti di Erodoto sono la sua incapacità di afferrare i princìpi della critica storica, di capire la natura delle operazioni militari e apprezzare l’importanza della cronologia. . . . la sua più grave deficienza è la sua cronologia inesatta. Anche per il quinto secolo [la sua stessa èra], i dati che fornisce sono inadeguati o ambigui”.

In tutta onestà si deve dire che gli storici sono debitori verso Erodoto per aver trasmesso una vasta quantità di fatti e date, alcuni dei quali, sin dove si può verificare, sono molto accurati. Comunque, non c’è ragione di accettare tutti i suoi dati come infallibilmente veri.

Senofonte fu un altro cronista greco divenuto adulto verso la fine di quello stesso quinto secolo a.E.V. La sua Ciropedia è stata definita “un romanzo politico e filosofico”. Gli studiosi indicano che nel suo scritto Senofonte “ebbe poco o nulla su cui edificare tranne le mutevoli storie e tradizioni orientali raccolte intorno alla figura del grande eroe–re persiano [Ciro il giovane]”. Si afferma pure che “un chiaro scopo morale, a cui è sacrificata la verità letterale, pervada tutta l’opera”.1

Nelle Elleniche, o storia della Grecia, si afferma che Senofonte rivelasse “inequivocabili tracce di grettezza mentale e ristrettezza di vedute di gran lunga al di sotto della dignità di uno storico”. Si asserisce pure che “vi sono omissioni e difetti ovviamente gravi nell’opera, ciò che ne sminuisce notevolmente il valore”. — The Encyclopædia Britannica, 9ª edizione, Volume 24, pagina 721.

Indubbiamente, d’altra parte, le opere di Senofonte ebbero anche i loro pregi. “La sua descrizione di luoghi e relative distanze è molto minuziosa e diligente. Le ricerche dei moderni viaggiatori attestano la sua generale accuratezza”.2 Comunque, l’accuratezza geografica soltanto non è certo una ragione per elevare i suoi scritti a una posizione che competa con la Bibbia quando si tratta di storia cronologica.

Anche lo storico Ctesia visse nel quinto secolo a.E.V. La sua principale opera, Persica, dichiara d’essere una storia della Persia tratta da dati degli archivi reali di Persia. In Seven Great Monarchies (Volume 2, pagina 85) George Rawlinson accusa Ctesia di estendere deliberatamente il periodo della monarchia dei Medi “con il cosciente impiego di un sistema di duplicazione. . . . Ciascun re, o periodo, di Erodoto ricorre due volte nella lista di Ctesia, evidente stratagemma, goffamente mascherato dal discutibile espediente della libera invenzione di nomi”. La testimonianza di Ctesia è pure contrastata dal sacerdote–storico Beroso, dal filosofo Aristotele (4º secolo a.E.V.), e da iscrizioni cuneiformi scoperte di recente.3

Quanto furono dunque fidati quegli antichi storici? Non furono così accurati e degni di fiducia che i loro dati non debbano essere verificati con altri fatti sicuri. The Encyclopædia Britannica (11ª edizione, Volume 26, pagina 894), parlando di Tucidide, storico greco di quello stesso quinto secolo a.E.V., osserva che “il vizio dei cronisti, secondo lui, è che si interessarono solo della popolarità e non si curarono di rendere la loro narrazione degna di fiducia”. Comunque, possiamo ammettere l’eventualità che Tucidide fosse alquanto severo nella sua valutazione.

TUCIDIDE È UN’ECCEZIONE

Tucidide stesso è ampiamente considerato come un’eccezione alla regola dell’inesattezza e della negligenza fra gli storici “classici”. The Encyclopædia Britannica dice: “Tucidide è l’unico fra gli uomini dei suoi giorni, . . . per l’ampia comprensione mentale con cui poté afferrare il generale significato di particolari avvenimenti . . . In contrasto coi [suoi] predecessori Tucidide ha sottoposto il suo materiale al più minuzioso esame”.4 E The Encyclopedia Americana (edizione del 1956, Volume 26, pagina 596) dice questo: “Come storico, Tucidide ha il posto principale. Fu diligente e instancabile nel raccogliere e vagliare fatti, breve e conciso nel narrarli. Il suo stile è pieno di dignità e colmo di denso significato”.

Tucidide, per esempio, aveva scritto che il generale greco Temistocle fuggì in Persia quando Artaserse Longimano era solo “recentemente salito al trono”. (Si veda Thucydides, Libro I, Capitolo 9). La maggioranza degli altri storici dicono che questa fuga ebbe luogo durante il regno del padre di Artaserse, Serse I. Su questo punto lo storico romano Nepote (1º secolo a.E.V.) dichiarò: “Preferisco credere a Tucidide che ad altri, perché di tutti quelli che hanno lasciato racconti di quel periodo, egli era il più vicino nel tempo a Temistocle, ed era della stessa città”. — Themistocles, Capitolo 9.

Sebbene la maggioranza delle odierne opere di consultazione indichi il 465 a.E.V. come anno in cui Artaserse ascese al trono di Persia, c’è buona ragione di credere che ciò sia sbagliato. Diodoro Siculo, storico greco del primo secolo a.E.V., indica il 471 a.E.V. come data della morte di Temistocle in Asia Minore, e c’è motivo di credere che la sua fuga avvenisse almeno due anni prima di ciò, o nel 473 a.E.V. Secondo Tucidide, questo avvenne quando Artaserse era “recentemente salito al trono”. È dunque molto probabile che Artaserse salisse al trono in qualche tempo dell’anno 474 a.E.V.

E perché il regno di Artaserse interessa chi studia la Bibbia? In Neemia 2:1-8 il racconto biblico afferma che nel suo ventesimo anno questo monarca emanò un decreto per la ricostruzione di Gerusalemme. Quindi, Daniele, profeta di Dio, fu informato che dal tempo del decreto di Artaserse fino alla comparsa del promesso Messia ci sarebbe stato un periodo di ‘sessantanove settimane di anni’ o 483 anni. (Dan. 9:25) I fatti storici rivendicarono dunque il calcolo biblico del tempo?

Il ventesimo anno dal 474 a.E.V. cominciò nel 455 a.E.V. Contando 483 anni da quest’ultima data, arriviamo all’anno 29 della nostra Èra Volgare, anno del battesimo di Gesù, nella quale occasione egli fu riconosciuto dal cielo come Messia. Come narrò il discepolo Luca: “Fu battezzato anche Gesù e, mentre egli pregava, il cielo si aprì e lo spirito santo in forma corporea simile a una colomba scese su di lui, e dal cielo venne una voce: ‘Tu sei il mio Figlio, il diletto; io ti ho approvato’”. — Luca 3:21-23.a

Si può notare, dunque, che degli storici “classici” del quinto secolo a.E.V. l’unico altamente raccomandato per il suo esame minuzioso dei fatti e le accurate dichiarazioni offre una testimonianza che sostiene anziché mettere in dubbio la cronologia biblica.

STORICI POSTERIORI

Ma che dire degli storici greci e romani posteriori? Offrono essi una cronologia abbastanza esatta da presentare una seria sfida al racconto biblico? Fra questi possiamo considerare Diodoro Siculo (1º secolo a.E.V.). Degli originali quaranta libri della sua storia, ce ne sono pervenuti solo quindici. Cinque di essi riguardano la storia mitica di Egitto, Assiria, Etiopia e Grecia, e il resto fa la cronaca della seconda guerra persiana, estendendosi fino al tempo dei successori di Alessandro Magno. Si dice che Diodoro “si desse poca pena di esaminare il materiale e quindi nella parte essenziale dell’opera si possono trovare frequenti ripetizioni e contraddizioni. . . . Nella cronologia del periodo strettamente storico ogni tanto egli è inaccurato”. — The Encyclopædia Britannica, 9ª edizione, Volume 7, pagina 245.

C’è poi Plutarco (c. 46-c. 120 E.V.). “Si è parlato molto dell’inesattezza di Plutarco; e non si può negare che fa poca attenzione ai numeri e ogni tanto contraddice le sue stesse dichiarazioni”. (Plutarch’s Lives, Introduzione, del traduttore e revisore A. H. Clough, pagina xviii) Egli scrisse riguardo a Temistocle e ai suoi tempi, nonché circa altri illustri Greci e Romani.

In quanto a Livio, storico romano che morì nell’anno 17 E.V., pare che la maggioranza delle sue opere storiche ci siano pervenute solo in citazioni ed epitomi di scrittori posteriori. W. Luca Collins, uno dei suoi traduttori, dice: “Sfortunatamente, la porzione persa, che contiene la posteriore e più autentica storia del popolo romano e soprattutto dello stesso periodo dello scrittore, è ciò che più avremmo desiderato vedere”. Secondo l’usanza del suo tempo, Livio introdusse nella sua narrazione le tradizioni allora esistenti.

Questi storici del primo secolo, dobbiamo ricordare, dovettero basarsi su precedenti fonti per i dati relativi al periodo delle monarchie assire, babilonesi e persiane. Alcune di queste fonti, abbiamo già appreso, erano alterate da negligenza e inesattezze cronologiche. Per di più, il processo di copiatura da antichi documenti accresce l’incertezza.

Ne consegue, perciò, che gli storici “classici” posteriori non possono addurre nessuna prova contro il calcolo biblico del tempo più vigorosa di quella dei loro predecessori del quinto secolo a.E.V. In realtà, alcuni di questi scrittori “classici”, antichi o posteriori, non si preoccuparono molto di tenere accurate registrazioni del tempo. Essi offrono ai moderni lettori utili informazioni su avvenimenti, usanze e filosofie del loro tempo, preziose informazioni d’importanza secondaria. Per la maggior parte, comunque, pare che prestassero minore attenzione alle date accurate.

RIFERIMENTI

1 The Encyclopædia Britannica, 11ª edizione, Volume 28, pagina 886.

2 Ibid., 9ª edizione, Volume 24, pagina 721.

3 Ibid., 9ª edizione, Volume 6, pagina 599.

4 Ibid., 11ª edizione, Volume 26, pagina 894.

[Nota in calce]

a Si veda “Sia fatta la tua volontà in terra”, pagine 128-136.

[Immagine a pagina 613]

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