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  • Domande dai lettori
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
w70 1/11 pp. 671-672

Domande dai lettori

● Non mostrava Gesù mancanza di rispetto per sua madre, dicendo: “Che cosa ho a che fare con te, donna? La mia ora non è ancora venuta”. — C. B., U.S.A.

Gesù disse questo a una festa nuziale a Cana al principio del suo ministero. Il racconto dice: “Quando venne a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: ‘Non hanno vino’. Ma Gesù le disse: ‘Che cosa ho a che fare con te, donna? La mia ora non è ancora venuta’. Sua madre disse a quelli che servivano: ‘Qualunque cosa vi dica, fatela’”. — Giov. 2:3-5.

Consideriamo prima l’uso che Cristo fece del termine “donna”. Nel linguaggio moderno, parlare alla propria madre chiamandola “donna” potrebbe sembrare poco rispettoso. Tuttavia, come osservò il traduttore E. J. Goodspeed, la parola greca usata in Giovanni 2:4 non è “né così distante come [la moderna parola donna] né così affettuosa come” madre. Ha un’ampia gamma di significato e, secondo l’uso che se ne fa in questo caso, ha un certo senso di rispetto o affetto. — Greek-English Lexicon di Liddell e Scott.

Sia gli angeli che il risuscitato Gesù usarono questa parola parlando a Maria Maddalena mentre piangeva di dolore presso la tomba di Cristo; certo non sarebbero stati aspri o poco rispettosi. (Giov. 20:13, 15) E sul palo Cristo usò la stessa forma rivolgendosi a sua madre quando mostrò preoccupazione per lei, affidandola alle cure del suo diletto apostolo Giovanni. (Giov. 19:26; si veda anche Giovanni 4:21; Matteo 15:28) Di conseguenza, Gesù non fu irrispettoso usando questa parola a Cana. Piuttosto, possiamo essere certi che parlò rendendosi conto del suo obbligo scritturale di onorarla, come in seguito mise in risalto agli scribi e Farisei. — Matt. 15:4.

L’espressione: “Che ho a che fare io con voi”, è un’antica forma di domanda che si trova spesso nella Bibbia. (2 Sam. 16:10; 1 Re 17:18; 2 Re 3:13; Mar. 1:24; 5:7) Si può tradurre letteralmente: “Che cosa abbiamo noi [o io] e te [o voi] in comune?” ed è una forma che respinge. La severità dipenderebbe, naturalmente, dal tono di chi parla. Essa indica obiezione alla cosa suggerita. — Si paragoni Esdra 4:3 e Matteo 27:19.

Quando Gesù usò quell’espressione era già il Cristo e il Re stabilito da Dio. Non era un piccolo bambino che vivesse nella casa di sua madre e sotto la sua immediata sorveglianza. Ora egli accettava comandi da Dio che l’aveva mandato. (1 Cor. 11:3) Pertanto, allorché sua madre, con la propria dichiarazione, cominciò in effetti a dirgli quello che doveva fare, Gesù si oppose od obiettò. Riguardo al suo ministero e ai suoi miracoli non doveva ricevere ordini dagli amici o dalla famiglia. (Giov. 11:6-16) La risposta di Cristo mostrò che quando fosse stata l’ora d’agire in una certa situazione avrebbe agito. Sapeva qual era il momento d’agire a questo riguardo e non doveva essere spronato.

Evidentemente Maria non considerò le parole di Gesù come un aspro rimprovero ma comprese il suo tono. Saggiamente lasciò la cosa nelle mani di suo figlio. Si potrebbe aggiungere che “in greco l’asprezza della domanda era attenuata, non accresciuta, dall’uso della parola [donna] insieme ad essa, come termine d’affetto o rispetto”. — Problems of New Testament Translation, pag. 100.

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