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  • Siamo grati dei nostri fratelli anziani

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  • Siamo grati dei nostri fratelli anziani
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
w71 1/11 pp. 661-666

Siamo grati dei nostri fratelli anziani

Narrato da Don ed Earlene Steele

È il 29 giugno 1970, il trentesimo anniversario del nostro matrimonio. Earlene e io siamo seduti nella nostra comoda stanza nella sede della finale della Società Torre di Guardia qui a Seoul, in Corea. Rammentiamo gli anni trascorsi insieme, ventisette anni nel ministero continuo del regno di Dio, gli ultimi ventuno in assegnazioni missionarie.

“I tuoi ricordi dell’organizzazione del popolo di Geova e di suoi fedeli uomini e donne anziani devono risalire a molto tempo fa, Don”.

“Sì, Earlene, poiché mia madre accettò il messaggio del regno quando avevo solo due anni, ed ella fece del suo meglio per educare noi ragazzi in modo che ci rendesse adatti al ministero. La maggior parte di ciascun anno lo dedicava ella stessa al ministero continuo”.

“Questo è meraviglioso! Ed ella è ancora occupata in un’assegnazione missionaria nel Portorico. Ma c’è qualche altra cosa che ricordi di quei primi giorni?”

“Sì, c’è. Mia madre fece in modo che i miei due fratelli e io fossimo educati a prestare molta attenzione alla ‘classe’, come si chiamavano allora le nostre adunanze di studio biblico. Ella si assicurava che fossimo circondati da visitatori e associati che erano devoti al servizio di Geova. E ciascuno di noi compiva il ministero di porta in porta quando comprendemmo che si esigeva da noi. Ricordo che lavoravo con mia madre quando non avevo ancora dieci anni, lei da una parte della strada e io dall’altra, offrendo sette opuscoli su vari soggetti biblici. Quando collocai il mio primo gruppo di opuscoli, non so chi fu più felice”.

“Questo accadeva nel Kansas, non vero?”

“Esatto. Posso ricordare vivamente molte nostre attività che svolgevamo negli anni trenta a Wichita, nel Kansas. Organizzavamo parecchie auto piene di proclamatori e andavamo in gruppo nel ministero di porta in porta in vari paesi e città. Nel 1934 e nel 1936 andavamo di porta in porta cercando di ottenere più nomi che potevamo sulle petizioni che chiedevano di agire circa il boicottaggio delle trasmissioni del presidente J. F. Rutherford della Società Torre di Guardia. Usavamo anche cartoline con testimonianze stampate per spiegare e presentare di porta in porta il nostro messaggio biblico, e in seguito furono impiegati i grammofoni”.

“E spesso mi hai parlato di quei primi congressi. Doveva essere rallegrante assistervi”.

“Lo era senz’altro, Earlene. Dapprima mia madre ci dava tutte le notizie, come l’adozione del nome ‘testimoni di Geova’ nel 1931, e le informazioni intorno alla ‘grande moltitudine’ nel 1935. Ma il mio primo congresso fu quello di Columbus, nell’Ohio, nel 1937. Stetti con gli amici nella tendopoli dell’Esposizione, e come mi piaceva ascoltare ogni sera le esperienze dei miei fratelli cristiani più anziani dopo la fine delle sessioni!”.

“Così, una volta che iniziasti, non sei mai stato in ozio in quanto all’opera del Signore, non è vero?”

“Be’, nel 1939 mi ero immischiato nel lavoro secolare e con compagni mondani fino al punto che divenni inattivo. Ma ricordo l’amorevole assistenza che ricevetti dal nostro ‘servitore di gruppo’, come si chiamava il sorvegliante di congregazione. Era un barbiere e, quando mi mettevo a sedere sulla sedia, coglieva ogni opportunità per ricordarmi con tatto la responsabilità che avevo verso Geova. E ricordi, dopo che ti conobbi, come ci invitava tutt’e due a pranzo e faceva eccellenti conversazioni scritturali per il nostro beneficio?”

“Oh, sì, e questo avveniva non molto tempo prima che ci sposassimo nel 1940. Quindi esitammo a intraprendere il ministero continuo di pioniere perché avevamo l’idea che ci occorresse qualche specie di riserva pecuniaria”.

INTRAPRESO IL MINISTERO CONTINUO

“Sono lieto che ci liberammo di quell’idea e scrivemmo alla Società per dire che avevamo messo da parte abbastanza denaro per tirare avanti almeno due mesi! Con la mia nomina di ministro pioniere giunse una lettera che ci ammoniva di ‘non essere ansiosi’ delle necessità della vita. (Matt. 6:25-33) Iniziai dunque nel febbraio 1943, e tu fosti nominata un mese dopo. In ogni modo, con l’aiuto di Geova abbiamo tirato avanti non solo per due mesi, ma per ventisette anni”.

“Ricordo quanto eravamo felici, Don. Naturalmente, allora non ci rendevamo conto che ci sarebbero state prove della nostra devozione”.

“Proprio così. Subito dopo i miei fratelli e io fummo presi per la contesa della ‘neutralità’. Dapprima la mia chiamata fu rimandata perché mi ero sposato in una data anteriore a Pearl Harbor. In seguito la mia classificazione fu cambiata in ‘obiettore di coscienza’ anziché in quella di ‘ministro’ come avevo chiesto. Così mi trovai presto insieme ai miei fratelli e a circa sessanta altri Testimoni nel penitenziario di Leavenworth. Ma anche lì continuammo i nostri studi e le nostre adunanze bibliche, e non dimenticherò mai le visite di A. H. Macmillan, rappresentante speciale della Società. I suoi consigli e incoraggiamento contribuirono molto a sostenerci tutti spiritualmente”.

“Devo dire che, in tutto quel tempo, sentii realmente la tua mancanza”.

“Sì, fu una di parecchie occasioni nelle quali dovemmo sopportare la separazione per amore della buona notizia. Ma quando ci riunimmo ci apprezzammo poi ancora di più. Quel tempo fu di venticinque mesi. E una cosa che realmente lo rese più facile, Earlene, fu che continuasti fedelmente l’opera di predicazione continua”.

“Fu abbastanza difficile in alcune cose, specialmente per il fatto che non potevo venire a visitarti spesso. Ma mi misi d’accordo con Dave e Pauline Hasty e il loro giovane figlio, Bud, di andare in un territorio non assegnato dove c’era grande bisogno di dare testimonianza al Regno. A un’assemblea che si tenne a Denver, nel Colorado, conoscemmo la sorella Glass ed ella incoraggiò il nostro gruppo ad andare a Glenwood Springs e Aspen sui monti. Non dimenticherò mai la sua benignità, che ci mostrò non solo allora, ma anche negli anni successivi. In seguito, la famiglia McLain uscì da Wichita e noi portammo le nostre roulotte vicino a Palisade, nel Colorado. Con una sola auto per l’intero gruppo, predicavamo la Parola di Dio in tutta quella scabrosa zona. Pareva che per far funzionare l’auto dovessimo spendere ogni centesimo che riuscivamo a ottenere”.

“Fu lì che mi unii a te dopo il mio rilascio, e ricordo che una delle prime domande che mi facesti fu: ‘Quanto denaro hai?’ Sembra che l’auto fosse proprio da riparare”.

“Ma devi ammettere che quelli furono fra i giorni più felici della nostra vita, quando facevamo i pionieri in quel bel paese montagnoso e ci associavamo a quei meravigliosi amici che ancora abbiamo lì”.

“Subito dopo, ricordi che andammo all’assemblea di Cleveland, nel 1946? Credo che quella fosse per te la prima grande assemblea, Earlene, non è vero?”

“Sì, e fui assegnata al reparto servizio volontario con Mabel Haslett. In quel tempo non sapevamo quale eccellente influenza ella e suo marito avrebbero avuto sulla nostra vita, no, nemmeno quando sapemmo che erano stati invitati alla stessa classe della Scuola di Galaad della Società alla quale eravamo stati invitati noi”.

SCUOLA DI GALAAD E OPERA MISSIONARIA

“Quella era l’undicesima classe, la seconda classe internazionale com’era chiamata, poiché solo un terzo circa dei suoi studenti erano Americani. Che privilegio fu associarci così intimamente con fratelli spiritualmente maturi venuti da Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda ed Europa!”

“E ricordi come, dopo il primo periodo scolastico, il presidente della Società, N. H. Knorr, chiese volontari che andassero in Giappone con Don e Mabel Haslett e un gruppo di Hawaiiani di discendenza giapponese? Come ricordo, circa il 75 per cento furono disposti ad andare, e noi fummo fra i sedici che furono scelti. Questo significò che dovevamo cominciare subito a studiare il giapponese”.

“Per circa un anno dopo il conferimento dei diploma avemmo l’incarico di visitare e assistere le congregazioni in una circoscrizione della California, e poi venne la lettera del presidente Knorr che cambiava la nostra assegnazione dal Giappone alla Corea, e ci chiedeva se accettavamo. Naturalmente, accettammo, e fu nell’agosto del 1949 che partimmo dall’aeroporto di Los Angeles diretti alla Corea. Il nostro aereo arrivò a Tokyo, e Don Haslett dispose con le autorità d’occupazione che noi ci fermassimo per alcuni giorni, giorni nei quali egli poté offrirci alcuni eccellenti consigli in quanto al modo di adattarci a un territorio orientale”.

“Sì, Don, lo ricordo. E ricordo anche che quando arrivammo a Seoul vi erano circa venti persone che si adunavano ogni settimana per lo studio de La Torre di Guardia. Un Testimone traduceva le informazioni dello studio dall’inglese e ne faceva poi altre copie su sottili fogli di carta. Questo faticoso lavoro manuale produceva solo otto copie e allo studio quattro o cinque persone si affollavano intorno a una copia”.

“È vero. Allora era disponibile poca letteratura. Infatti, avevamo portato con noi venti copie dell’edizione coreana dell’opuscolo Dove sono i morti? E nel ministero prestavamo questi venti opuscoli, quindi tornavamo a riprenderli. Otto Testimoni locali si unirono a noi quel mese nel ministero di campo. Quali altri ricordi hai di quei primi giorni, Earlene?”

“Ricordo che sei nuovi missionari arrivarono nel marzo del 1950. In maggio avevamo raggiunto un massimo di sessantuno proclamatori, compresi gli otto missionari. I primi Testimoni che avevamo trovati qui quando eravamo venuti avevano scontato da cinque a sette anni di prigione l’uno sotto l’occupazione giapponese. Quasi tutti avevano perseverato fedelmente sino alla morte e quelli che sono sopravvissuti predicano ancora la buona notizia”.

LA GUERRA COREANA

“Quindi venne la guerra. So che ricordi l’adunanza pubblica che tenemmo in un’aula scolastica il 25 giugno 1950. Mentre si scioglieva l’adunanza, la polizia ci disse che la Corea del Nord comunista aveva attaccato ed era in vigore il coprifuoco; tutti dovevano correre a casa.

“La prima notte vedemmo dunque la guerra dal tetto della nostra casa. Il terzo giorno, quando le forze comuniste erano entrate nella periferia della città, tutti i cittadini americani ed europei ebbero l’ordine di presentarsi alle rispettive ambasciate per l’immediata evacuazione. Mentre ubbidivamo all’ordine, non avevamo nessuna idea che le ostilità dovessero trasformarsi in un conflitto maggiore. Non dimenticherai mai quei giorni, non è vero, Earlene?”

“Mai! Una delle nostre sorelle cristiane e io in quel tempo eravamo malate e avevamo circa trenta minuti per preparare una valigia. Ricordo ancora come il console americano era agitato quando trovò che nella città c’erano ancora sei donne americane perché non avevamo riconosciuto gli avvertimenti trasmessi precedentemente in codice dalla radio. Ma a noi andò bene perché partimmo dall’aeroporto di Kimpo con gli aerei dell’ultimo gruppo, mentre le altre donne e i fanciulli che erano stati evacuati su una nave per fertilizzanti il giorno avanti avrebbero impiegato molto tempo prima di riunirsi con i loro uomini.

“Non dimenticherò mai i mitragliamenti a bassa quota degli aerei comunisti che facevano fuoco sui nostri autobus mentre andavamo all’aeroporto. E lì sulla pista di decollo ci mitragliarono di nuovo, così che fummo ammassati in un angusto seminterrato. Alla fine noi donne fummo messe sul primo aereo che partì. Quindi due aerei comunisti cercarono di abbattere il nostro aereo; comunque, furono abbattuti dagli aerei che ci scortavano. Sapemmo in seguito che questi due aerei furono i primi dei quali si comunicò che erano stati abbattuti nella guerra di Corea. Invece di portare gli evacuati in qualche altro luogo della Corea, essi ci portarono a Itazuke in Kyushu, nel Giappone meridionale. Quanta gioia provammo sapendo che voi uomini eravate stati portati nello stesso luogo!”

“Sì, Earlene, e solo in seguito fu evidente che non ci sarebbe stata subito la fine del conflitto coreano, e Seoul cadde due volte nelle mani dei comunisti. La Società assegnò poi noi otto missionari provenienti dalla Corea a Nagoya, in Giappone. Lì a Nagoya non c’era nessun Testimone locale, ma dopo un anno di tempo c’erano più di sessanta proclamatori della buona notizia!

RITORNO IN COREA

“Durante l’anno dopo la filiale di Tokyo della Società cercò ripetutamente di disporre che almeno uno di noi tornasse in Corea. Finalmente il comandante supremo delle Potenze Alleate permise a uno di noi di tornare in Corea. Il presidente della Società mi scrisse di tornare e di stare almeno un mese. Avvenne che potei rimanere in Corea, ma non vi poté venire nessun altro Testimone missionario; quindi io rimasi. Tornai lì nel novembre del 1951, ma a te non fu permesso di venire che nell’ottobre del 1952, Earlene”.

“Lo ricordo bene! E com’eri felice, quando tornai, di farti cuocere un pasto da me tanto per cambiare. Suppongo che tu avessi da quelle razioni militari che erano nel mercato allora più pasti freddi di quanto non volessi ammettere, Don”.

“Quell’anno fu difficile in vista della nostra nuova separazione, Earlene, ma quale meraviglioso anno di progresso per l’opera del Regno. I nostri fratelli cristiani erano stati dispersi come profughi verso il meridione durante l’intenso combattimento. Nel novembre del 1951 solo trentacinque fecero rapporto di servizio di ministero di campo, ma più di quel numero predicarono. In dicembre e in gennaio feci un giro per visitarli, e furono organizzate sei congregazioni. Da allora in poi, l’opera crebbe così in fretta che quasi non c’era modo di seguirla. Per la fine dell’anno di servizio del 1952, c’erano 192 proclamatori che facevano rapporto. Per la fine dell’anno di servizio del 1954, quelli che facevano rapporto erano 1.065! Mentre la guerra di Corea fu dunque una cosa disastrosa per il popolo della Corea, il fatto che i testimoni di Geova fossero dispersi in diversi luoghi del paese servì a divulgare il messaggio del Regno al popolo di quelle zone assai più presto. Per certo è un credito per i nostri cari fratelli coreani che si ‘esercitassero vigorosamente’ approfittando di quelle circostanze”.

“Don, devo dire che quei giorni ci presentarono le loro difficoltà, ma provo gioia quando penso alle eccellenti qualità dei nostri fratelli coreani e alla guida di Geova che diede luogo a tutto quell’aumento. È vero che a volte le cose sembravano difficili. Per esempio, quando ci trasferimmo da principio nuovamente a Seoul dopo due anni a Pusan, nella parte dell’attuale casa Betel nota come il ‘vecchio edificio’, era stata tutta crivellata dalla guerra, senza finestre l’intonaco scrostato, senza elettricità, senz’acqua, e così via. Quindi per dieci anni in quell’edificio non avemmo acqua corrente. La dovevamo portare tutta a spalla in secchi appesi a un telaio a forma di “A”. Guarda ora l’eccellente moderna casa Betel che abbiamo oggi. È difficile rendersi conto di ciò che accadde in quei giorni passati”.

“Sì, tutta la Corea è cambiata molto da quei giorni, Earlene. Otto altri missionari arrivarono dopo la guerra nel 1955. E i Testimoni locali avevano fatto eccellente progresso nella crescita spirituale. Uno dei miei primi studenti biblici, battezzato nel 1950, è ora sorvegliante in una delle cinquantadue unità di Seoul. In quel tempo non era ancora sposato; ora il suo secondo figlio ci aiuta qui nella Betel. Ci fa sembrare vecchi, non è vero?”

“Be’, Don; qui siamo considerati il nonno e la nonna dei nostri fratelli cristiani. Essi usano questi stessi termini affettuosi quando ci parlano. Nonostante che abbiamo superato l’età di cinquant’anni, abbiamo ancora anni da vivere nell’opera che rimane prima di Armaghedon. Geova per certo ci ha benedetti”.

“Ricordi, Earlene, che quando ci fu il conferimento dei diplomi a Galaad nel 1948, il presidente della Società disse alla nostra classe che dovevamo ricevere solo il biglietto di andata alla nostra assegnazione. Ma Geova è stato buono con noi, poiché da quando tornammo dalla nostra casa alla Corea nel 1969, possiamo dire di aver attraversato il Pacifico nove volte, essendo tornati in quattro diverse occasioni. Nel 1953, per esempio, per assistere all’assemblea internazionale di New York, avevamo la prenotazione per andare via mare, ma i fratelli della nostra vecchia Circoscrizione in California fecero una contribuzione del denaro in più così che potemmo tornare per via aerea. Di nuovo nel 1958 fummo all’assemblea di New York. Quindi nel 1962 fui richiamato per il corso di dieci mesi della Scuola di Galaad. E in quel tempo tu avevi difficoltà fisiche e ti fu concesso di trascorrere quei dieci mesi nel Colorado per rimetterti. Lo scorso anno potemmo pure assistere all’assemblea del 1969 a New York. Le nostre famiglie sono state buone con noi, come anche molti amici il cui aiuto rese quei viaggi possibili, e noi siamo grati verso di loro e verso la Società”.

“Don, io sarò sempre grata di quella licenza straordinaria che venne data nel 1962. Nel corso degli anni ho avuto dei problemi con la salute, comprese tre operazioni chirurgiche, e non posso dire che io abbia avuto qui cure meno specializzate di quanto potessi avere altrove. Ora devo dire che mi sento fisicamente molto meglio rispetto ai passati cinque o sei anni, e ne sono grata a Geova”.

“Nel corso degli anni i nostri fratelli cristiani sono stati verso di noi molto benigni e ospitali, Earlene, e ci hanno mostrato in molti modi il loro amore. Sono stati il nostro continuo diletto. E ora mentre scriviamo questo racconto, i nostri fratelli coreani crescono ancora di numero. L’anno di servizio del 1970 ha visto più di 3.000 battezzati. E nell’anno di servizio, abbiamo avuto un massimo di 12.267 proclamatori. Non c’è in vista nessuna sosta.

“Possiamo ripensare con gratitudine ai molti fratelli e sorelle anziani nella fede la cui vita toccò la nostra negli anni della nostra giovinezza e la cui condotta di fedeltà esercitò molta influenza su di noi. Molti di essi erano unti del Signore. Se queste benedizioni che abbiamo ricevute finora sono di qualche indicazione, quale meravigliosa gioia ci attende tutti nel nuovo sistema di cose, insieme all’eccellente associazione che allora potremo avere!”

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