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  • Confidate in Dio, non nel vostro proprio intendimento

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  • Confidate in Dio, non nel vostro proprio intendimento
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
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  • FIGLI ADOTTIVI
  • PERICOLO DI SPOSARE UN INCREDULO
  • FIDUCIOSI NELLA GIUSTIZIA DI DIO
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
w72 1/12 pp. 716-718

Confidate in Dio, non nel vostro proprio intendimento

QUELLI che rendono esclusiva devozione a Geova Dio si rendono conto che tutti i finali giudizi del genere umano sono nelle sue mani. Il re Davide, nei consigli di addio che diede al suo figlio successore Salomone, disse: “Geova scruta tutti i cuori, e discerne ogni inclinazione dei pensieri”. — 1 Cron. 28:9; 1 Sam. 16:7.

Per queste ragioni non dovremmo provare ansietà riguardo al giudizio che ricevono certe persone o gruppi. Comunque, Geova ci fornisce in effetti alcune norme affinché seguiamo la condotta con cui potremo ottenere un favorevole giudizio per noi stessi e contribuire anche affinché altri abbiano la giusta reputazione agli occhi di Dio.

A motivo della relazione e dei sentimenti molto teneri che esistono riguardo ai figli giovani, e in considerazione del divino principio del merito familiare, considerato nei precedenti articoli, sorgono alcune domande relative che meritano d’essere trattate.

FIGLI ADOTTIVI

Alcuni hanno chiesto: ‘Che dire dei figli piccoli che sono stati adottati? Non fanno essi parte del nucleo familiare in cui vengono adottati e la loro reputazione dinanzi a Dio non sarebbe determinata dalla reputazione dei genitori adottivi?’ Evidentemente sì. Se i genitori adottivi sono veri cristiani, insegneranno al figlio la verità della Parola di Dio. Se il bambino ubbidisce ai genitori adottivi e alle leggi di Dio che è in grado di capire, allora, ciò che l’apostolo Paolo disse in I Corinti 7:14 si applicherebbe evidentemente in questa circostanza.

D’altra parte, il bambino può essere allevato da genitori adottivi non cristiani. Pare che sarebbe considerato come partecipe del giudizio dei genitori adottivi dinanzi a Dio. Certo, se il figlio è abbastanza grande da discernere il bene e il male e lo discerne, mostrando preciso amore per la giustizia, cercando premurosamente di conoscere e seguire la verità anche se i genitori adottivi non fanno questo, allora potrebbe ricevere il favore di Dio. — Ezec. 18:14-18; 33:18, 19.

Nei casi in cui una coppia ha legalmente adottato un bambino e se ne è perciò assunta la responsabilità, essa influisce notevolmente in bene o in male a determinare la reputazione del bambino. Ma le persone o le coppie che semplicemente tengono un bambino in casa per un parente, o coloro che sono pagati per badare a un bambino, non potrebbero aspettarsi che il bambino ottenga il favore di Dio semplicemente perché ne sono i custodi. Essi non sono responsabili del bambino e qui non si applicherebbe il principio del merito familiare. Comunque, se, mentre il bambino è affidato alle loro cure, gli insegnano la Parola di Dio nella misura che è loro possibile, questo naturalmente sarà nell’interesse del bambino se ascolterà e seguirà le buone cose che impara.

Quelli che sono servitori di Dio dovrebbero fare tutto il possibile per insegnare ad altri la verità, ma quelli che non hanno la diretta responsabilità di un bambino non dovrebbero pensare di dover usurpare i diritti dei genitori. In quanto ai parenti increduli, è responsabilità dei genitori in tali famiglie di increduli allevare i figli e Dio permette loro di fare come vogliono. Naturalmente, se si presenta l’occasione di dire a tali bambini la verità, si può dire. Ma andare oltre ciò, cercando per esempio di ottenere la custodia legale dei figli, sarebbe un immischiarsi negli affari altrui. (1 Piet. 4:15) Dio non fa questo; perché dovremmo farlo noi? Lasciamo le cose nelle mani di Dio, che ha cura di quelli che hanno il cuore retto.

PERICOLO DI SPOSARE UN INCREDULO

Si dovrebbe anche notare che, benché Dio benedica il nucleo familiare in cui solo uno è credente, è molto imprudente che un cristiano sposi un incredulo. Poiché, sebbene Dio consideri santa la relazione matrimoniale, non significa che non possano sorgere dolorosi problemi. È molto più difficile insegnare ai figli la via di Dio in una casa religiosamente divisa. L’incredulo può cercare di contrastare l’insegnamento che i figli ricevono, o può anche cercar d’impedire che sia impartito l’insegnamento. Questo avrebbe effetti nocivi sui figli. Essi possono non mostrarsi ubbidienti alle cose insegnate dal genitore credente, e, in tal caso, questi figli condividerebbero il giudizio di Dio sul genitore incredulo.

Può sorgere una situazione molto difficile se l’incredulo decide di separarsi dal credente per divergenze religiose. Se l’incredulo insiste di separarsi, il credente può lasciarlo andare. L’apostolo Paolo indica che “il fratello o la sorella non è in servitù in tali circostanze, ma Dio vi ha chiamati alla pace”. (1 Cor. 7:15) Ma che dire se vi sono figli? L’incredulo può cercare di portare via i figli. Egli o ella può anche ottenerne la custodia dal tribunale. Allora la piccola opportunità che il coniuge credente ha di vedere i figli e parlar loro della via di Dio può non bastare per plasmare i figli affinché seguano la via giusta. Anche se l’incredulo si separa, lasciando i figli al credente, in quale difficoltà viene a trovarsi il credente! Il coniuge cristiano ha ulteriori pesi, dovendo mantenere i figli e badare contemporaneamente al loro benessere spirituale in modo adeguato.

Sì, le persone non sposate non dovrebbero disubbidire al consiglio dell’apostolo dato per il loro proprio benessere spirituale e quello dei figli che potranno nascere dall’unione con un incredulo. L’apostolo segue il consiglio biblico dato agli Israeliti di non formare alleanze matrimoniali con gli increduli, quando consiglia alle vedove di sposarsi “solo nel Signore”. — 1 Cor. 7:39; Deut. 7:3, 4.

D’altra parte, a quelli che possono essere già sposati con un incredulo, o trovarsi in altre situazioni vincolanti che porrebbero qualche problema relativo al loro servizio a Dio, l’apostolo dice: “In qualsiasi condizione ciascuno fu chiamato, fratelli, in essa rimanga associato con Dio”. (1 Cor. 7:24) Se una persona è sposata al tempo che viene alla conoscenza della verità, e il coniuge non diventa credente, Dio considera ciò nondimeno santa la relazione. Ma la persona non sposata che sposa un incredulo non mette la sua associazione con Dio al primo posto. Mette gravemente a repentaglio la sua spiritualità e sottopone la sua integrità a uno sforzo extra.

FIDUCIOSI NELLA GIUSTIZIA DI DIO

Sorgono altre domande relative al principio del merito familiare. La Bibbia non risponde a tutte. Lascia il giudizio di ciascun singolo caso a Geova e a suo Figlio, che ha costituito per giudicare il mondo con giustizia. — Atti 17:31; 2 Tim. 4:1.

Dovremmo preoccuparci e fare delle congetture su chi sopravvivrà alla “grande tribolazione”, o su chi sarà risuscitato? Se vivremo ora secondo i comandi di Dio e proclameremo la buona notizia meglio che possiamo, faremo la volontà di Dio.

In quanto ai giudizi di Geova, se acquisteremo conoscenza di Dio confideremo in lui e saremo come Abraamo che, conoscendo la giustizia e la misericordia di Dio, l’usò come base per supplicare a favore degli abitanti delle malvagie città di Sodoma e Gomorra, dicendo: “Supponi che ci siano cinquanta giusti nel mezzo della città. Le spazzerai dunque via e non perdonerai al luogo per amore dei cinquanta giusti che sono dentro di essa? È impensabile da parte tua che tu agisca in questa maniera per mettere a morte il giusto col malvagio così che debba avvenire al giusto come al malvagio! È impensabile da parte tua. Non farà il Giudice di tutta la terra ciò ch’è giusto?” Geova mostrò la sua incomparabile misericordia ascoltando la supplica di Abraamo fino al punto che se si fossero trovati nel distretto solo dieci giusti, Dio avrebbe completamente risparmiato le città. — Gen. 18:22-33.

Quindi, anziché preoccuparci eccessivamente, è meglio che confidiamo in Geova, continuando nello stesso tempo a fare la sua volontà con la fiducia espressa dal salmista, che disse: “So bene, o Geova, che le tue decisioni giudiziarie sono giustizia”. — Sal. 119:75.

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