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  • w73 1/2 pp. 69-75
  • Apprezziamo il dono chiamato “lavoro”

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  • Apprezziamo il dono chiamato “lavoro”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
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  • Vedi anche
  • DIO E SUO FIGLIO OPERANO
  • L’UOMO FATTO PER LAVORARE
  • CHIAMATI A FARE UN LAVORO SPECIALE
  • UNA NAZIONE OPERA CON DIO
  • IL VALORE DEL LAVORO E DEL RIPOSO
  • Il lavoro, un dono di Dio per i suoi servitori
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
  • Lavoro, opera
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • “Sforzatevi con vigore”!
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
  • Un tempo per il lavoro e un tempo per il riposo
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (per lo studio) 2019
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
w73 1/2 pp. 69-75

Apprezziamo il dono chiamato “lavoro”

“Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza”. — Eccl. 9:10.

1. Alcuni come considerano il lavoro, e perché? Quali domande son dunque poste?

IN QUESTO tempo della storia in cui gli uomini fanno un minor numero di ore lavorative e chiedono di più in cambio delle loro fatiche, tutti quelli che cercano la felicità in quello che fanno e anche l’approvazione di Dio sarebbero saggi se esaminassero la loro propria attitudine verso il lavoro. Nel mondo odierno molta insoddisfazione si può attribuire a quelli che sono scontenti del loro lavoro. Un crescente numero di lavoratori, specialmente fra i giovani, hanno la tendenza a descrivere il lavoro come una maledizione, una punizione o una sorte a cui sfuggire, se possibile. Si lamentano che il lavoro consuma le energie e lascia il lavoratore troppo stanco per godere la vita. Affermano: ‘Perché lavorare se guasterà il piacere di vivere?’ ‘Troppa gente lavora senza vivere’, dicono. Per dimostrare che il lavoro è indesiderabile, gli operai additano spesso le numerose proteste e gli scioperi dei lavoratori dell’industria, degli impiegati e degli assistenti sociali, che si interessano non solo del salario, ma delle ore e delle condizioni di lavoro. Alcuni pensano che la vita ideale sarebbe quella di vivere in un mondo in cui non ci fosse da faticare. Pochi considerano il lavoro una benedizione o un dono di Dio. Qual è la vostra attitudine verso il lavoro? Lo considerate una benedizione di Dio o solo un male necessario? Come si dovrebbe considerare il proprio lavoro?

2. (a) Nelle Scritture, com’è considerato il lavoro? (b) Che cosa dice la Bibbia dei pigri? (c) Perché non dobbiamo avere nessuna associazione coi pigri?

2 Le Sacre Scritture lodano il lavoro. Dichiarano che l’uomo deve mangiare, bere e ‘vedere il bene per tutto il suo duro lavoro’. È volontà divina che l’uomo “si rallegri nelle sue opere”. (Eccl. 5:18; 3:13, 22) In nessuna parte della Bibbia l’infingardaggine, l’indolenza e la pigrizia sono incoraggiate come modo di vivere. Al contrario, l’uomo è esortato a ‘sforzarsi con vigore’. Viene lodata l’operosità. L’uomo deve ‘fare con la sua potenza ciò che le sue mani trovano da fare’. (Luca 13:24; Eccl. 9:10; Ebr. 6:10, 11) Ai pigri è detto di ‘andare alla formica. . . . vedere le sue vie e divenire saggi’. (Prov. 6:6) L’indolenza è messa in relazione con gli stupidi. La loro ‘indolenza è ciò che li distruggerà’. (Prov. 1:32) Anziché essere un ideale modo di vivere, la “mano pigra” s’accorge presto d’essere immersa nella povertà. Quelli a cui piace dormire, sonnecchiare e piegare le mani non troveranno la felicità ma la rovina. (Prov. 10:4; 18:9; 24:33, 34) Perciò, quelli che praticano la vera religione, la religione della Bibbia, non possono avere nessuna associazione con gli indolenti, i pigri. Il popolo di Dio è chiamato non a una vita inattiva e pigra, ma a una vita attiva, a una vita energica in imitazione di niente meno che il loro Dio Geova. Questa vita attiva e produttiva è il dono di Dio che reca vera felicità. — Giov. 5:17.

DIO E SUO FIGLIO OPERANO

3. Che cosa si può dire del fatto che Dio lavora e degli effetti delle sue opere sul genere umano?

3 Aprite gli occhi e guardatevi intorno. Non ci vuole che uno sguardo per accorgersi che si è circondati da innumerevoli opere, di ineguagliabile bellezza e preziose alla vista. Queste opere sono incluse nell’espressione ‘meravigliose opere di Dio’. (Sal. 145:4, 5; 148:3-10) Vi sono i cieli di sopra che “dichiarano la gloria di Dio”; e “la distesa annuncia l’opera delle sue mani”. La terra, con la sua estesa varietà di animali, pesci e creazioni vegetali, suscita lode. Un salmista riconoscente dichiarò: “Quanto numerose sono le tue opere, o Geova! Le hai fatte tutte in sapienza. La terra è piena delle tue produzioni”. (Sal. 19:1-4; 104:24) L’intero universo è letteralmente animato dalle opere di Dio. Il loro numero è schiacciante, facendo sgorgare la lode. La loro bellezza ispira timore. La loro grandezza e sapienza suscitano lode e gratitudine. Hanno un effetto umiliante. Il salmista disse: “Quando vedo i tuoi cieli, opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai preparate, che cos’è l’uomo mortale che tu ti ricordi di lui, e il figlio dell’uomo terreno che tu ne abbia cura?” (Sal. 8:3, 4; 92:5; 150:2) Tutte queste creazioni ricevono la continua attenzione e cura di Dio.

4. Chi fu la prima creazione di Dio, e quale prova c’è che lavorava?

4 Le opere di Dio sono tutte incomparabili, fedeli e vere. Sono tutte fatte con sapienza. Nel libro biblico dei Proverbi, la sapienza personificata è rappresentata accanto a Geova Dio nell’opera creativa come suo “artefice”. (Prov. 8:12, 22-31) Sotto ispirazione l’apostolo Giovanni rivelò che l’Artefice era “la Parola”, la prima creazione di Dio, il suo unigenito Figlio che in seguito divenne Gesù Cristo sulla terra. Giovanni disse: “Questi era nel principio con il Dio. Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza”. (Giov. 1:1-3; Col. 1:17) Questo saggio Figlio di Dio diede prova d’essere un artefice sulla terra. Nessun uomo prima del suo tempo o dopo ha fatto tanto, o ha lasciato una simile impronta nella storia dell’uomo. Metusela, che visse 969 anni, non lasciò una sola opera che meritasse d’essere ricordata. La sua lunga vita potrebbe essere considerata un totale spreco. D’altra parte, dopo avere considerato i racconti evangelici delle opere terrene di Gesù, Giovanni scrive: “Vi sono, infatti, molte altre cose che Gesù ha fatte, le quali, se fossero scritte nei minuti particolari, suppongo che il mondo stesso non potrebbe contenere i rotoli che si scriverebbero”. (Giov. 21:25) Quale vita fu più felice, quella di Gesù o quella di Metusela? Tuttavia Gesù visse solo un breve periodo di trentatré anni e mezzo. Fu ovviamente laborioso!

5. Quali abitudini di lavoro seguì Gesù? Datene la prova.

5 Quando alcuni uomini cercarono d’impedirgli di fare opere benigne in giorno di Sabato, Gesù rispose accennando all’incessante attività di Geova tutti i giorni della settimana, dicendo: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. (Giov. 5:17) Perché non si dovevano fare opere buone di Sabato? Il sole di Dio cessa forse di risplendere perché è Sabato? Si fermano i fiumi? Smette di crescere l’erba? Non maturano i frutti e non cantano gli uccelli? Non è Dio impegnato a soddisfare i bisogni della sua creazione? Perché doveva dunque il suo Unto rifiutare di fare opere d’amore semplicemente perché era Sabato? Nelle sue abitudini di lavoro Gesù seguì l’esempio del suo Padre celeste. “Il mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato”, disse, “e finisca la sua opera”. (Giov. 4:34) Quale esempio seguite nelle vostre abitudini di lavoro? Quale attitudine avete verso il lavoro?

L’UOMO FATTO PER LAVORARE

6. Quale prova c’è che l’uomo fu fatto per lavorare, e perché il lavoro si può chiamare “il dono di Dio”?

6 L’uomo terreno fu fatto da Dio per lavorare. Non solo lo dice la Bibbia, ma la stessa costituzione dell’uomo, la conformazione dei muscoli, il disegno delle mani e dei piedi, indicano che qualche forma di lavoro è assolutamente essenziale per il suo benessere. L’intera crescita dipende dall’attività. Non ha luogo nessuno sviluppo fisico o intellettuale senza sforzo e lo sforzo significa lavoro. Il lavoro dà un significato e uno scopo alla vita. Ciò che un uomo fa è la misura stessa dell’uomo. Il lavoro in cui l’uomo impiega le sue energie e che gli dà contentezza e il modo di esprimersi lo salvaguarda dalla dissipazione e dalla sensualità. Gli uomini che lavorano duramente sono di solito i più felici. Comunque, quelli che non lavorano per amore del lavoro ma per denaro o per qualche altro egoistico fine non troveranno probabilmente molta felicità nella vita. Il duro lavoro fa venir fame all’uomo, così che mangia e gusta con maggior piacere il cibo. Gli fa venire sete, per cui beve. Lo fa sentire stanco, per cui il suo sonno è dolce. “Ogni uomo mangi e in realtà beva e veda il bene per tutto il suo duro lavoro”, dice la Bibbia. “È il dono di Dio”. “Per l’uomo non c’è niente di meglio che mangiare e in realtà bere e far vedere alla sua anima il bene a causa del suo duro lavoro. Io ho visto anche questo, sì, io, che questo è dalla mano del vero Dio”. (Eccl. 3:13; 2:24) Considerate il vostro lavoro una benedizione del vero Dio? È essenziale se volete trarre duratura felicità e soddisfazione dal vostro lavoro.

7. (a) La vita nella perfezione significava forse che l’uomo non dovesse lavorare? (b) Quale fatto rende significativo il lavoro?

7 Il primo uomo Adamo era circondato dalla perfezione, ma anche in quelle condizioni paradisiache doveva lavorare. Non doveva mettersi a sedere e passare il tempo nell’indolente riposo. Ad Adamo fu comandato da Dio di coltivare il giardino di Eden e d’averne cura. (Gen. 2:15) Ciò richiedeva lavoro. Richiedeva iniziativa, immaginazione e ingegnosità. Come custode dell’Eden, Adamo poteva considerarsi come collaboratore di Dio, adempiendo la volontà e il proposito del Creatore sulla terra. Il suo lavoro era quello di fare dell’intera terra un giardino paradisiaco e di popolarla con una perfetta razza del genere umano. (Gen. 1:28) Non era un compito da poco; per adempierlo ci volevano coraggio e operosità. Ma questo lavoro dava un significato alla sua vita. Sapendo d’essere collaboratore di Dio si prova soddisfazione e gioia. Ovunque manchi questa consapevolezza, anche oggi, il lavoro perde il suo scopo e il suo significato. Diventa subito monotono, un peso, una seccatura, senza alcun fine o scopo duraturo.

8. Quale fu l’occupazione di Adamo, e del genere umano da allora, e con quali risultati?

8 Comunque, Adamo scelse di seguire una condotta contraria alla volontà di Dio. Operò per soddisfare le sue bramosie e i suoi desideri, condotta che fu disastrosa per lui e per l’intera razza umana dopo di lui. (Rom. 5:12) La stragrande maggioranza del genere umano dal tempo di Adamo ha seguito il suo indegno esempio. Si dedicano ad occupazioni che sono quasi esclusivamente egoistiche. Dio non è in tutti i loro pensieri. (Sal. 10:4; 14:1) Il loro lavoro non ha per la maggior parte nessuna relazione con la volontà di Dio inerente al genere umano né essi si considerano collaboratori di Dio. Il loro lavoro non ha nessun costruttivo significato. Pertanto ciò che fanno li lascia con un senso di vuoto e di malcontento. (Eccl. 2:22, 23) Se il genere umano fosse stato disposto a realizzare il proposito di Dio di trasformare questa terra in un giardino paradisiaco, pensate che bel luogo sarebbe la terra dopo queste migliaia d’anni! E quante lagrime, inoltre, quanti spargimenti di sangue, quante miserie e sofferenze sarebbero stati risparmiati al genere umano in ogni parte della terra!

CHIAMATI A FARE UN LAVORO SPECIALE

9, 10. Perché fu affidato a Noè uno speciale lavoro, e in che cosa consistette?

9 Dalla creazione di Adamo a quando Noè ebbe 600 anni, per un periodo di 1.656 anni, l’occupazione del genere umano fu quasi del tutto materialistica ed egoistica, con calamitosi risultati. Il racconto della Bibbia dice: “La terra si rovinò alla vista del vero Dio e la terra fu piena di violenza. Dio vide dunque la terra, ed ecco, era rovinata, perché ogni carne aveva rovinato la sua via sulla terra”. (Gen. 6:11, 12) Questa dichiarazione fa pensare alquanto all’odierno stato di cose della terra. Gesù Cristo, nella sua profezia concernente la fine di questo sistema di cose, dichiarò che sarebbe accaduto questo, dicendo: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. (Matt. 24:37-39) Durante tali tempi difficili sulla terra, Dio chiama gli uomini a fare uno speciale lavoro per lui. Noè fu uno che ricevette un simile incarico.

10 Questo uomo di Dio, Noè, ricevette il comando di costruire un’arca per la preservazione sua e della sua casa e di tutta la vita animale. Ciò richiese forza e determinazione extra, poiché significò raccogliere molto legname e altri materiali. Similmente, il radunamento di una schiera di animali che in seguito entrarono nell’arca richiese predisposizione e lavoro ordinato. Questa opera richiese conoscenza delle materie prime, delle abitudini degli animali, del cibo, dell’architettura, di carpenteria e di impermeabilizzazione. L’incarico di Noè richiese pure che predicasse e praticasse la giustizia. E questo lavoratore Noè aveva più di 500 anni quando cominciò a costruire l’arca. — Gen. 6:9-22; 7:6; 2 Piet. 2:5.

11. Perché possiamo dire che il lavoro di Noè significò la sua salvezza e non fu solo una dimostrazione della sua fede?

11 Dopo essersi occupato di tutti i lavori preliminari, nel 2370 a.E.V. Noè entrò nell’arca con una società organizzata di cui era capo. Durante l’anno lunare e i dieci giorni che stette nell’arca lavorò. Indubbiamente tenne conversazioni relative all’adorazione, prese l’iniziativa nel dire preghiere di ringraziamento, nutrì gli animali, eliminò i rifiuti e tenne il calcolo del tempo. Questo fu un lavoro significativo. Significò la sua salvezza. Il discepolo Giacomo disse: “Voi vedete che l’uomo è dichiarato giusto dalle opere e non dalla fede soltanto”. (Giac. 2:24) Le opere di Noè resero testimonianza alla sua fede. A che cosa rendono testimonianza le vostre opere? L’esempio di Noè ci assicura che Dio è Colui che determina quali opere sono appropriate e quali opere non lo sono. Dio avverte ora che “porterà ogni sorta di opera in giudizio relativamente a ogni cosa nascosta, in quanto a se è buona o cattiva”. (Eccl. 12:13, 14) Noè fu all’altezza della sfida del suo tempo. Può dirsi la stessa cosa di voi? Come rispondete al lavoro, all’opera di Dio?

UNA NAZIONE OPERA CON DIO

12. In che modo Israele divenne una nazione di collaboratori di Dio?

12 Nel proposito di Dio di produrre una nazione, uomini come Abraamo, Isacco e Giacobbe e altri ricevettero caratteristiche assegnazioni di lavoro da Geova. L’undicesimo capitolo di Ebrei narra le loro opere di fede. Infine, nel 1513 a.E.V., Geova organizzò la nazione d’Israele al monte Sinai per il suo esclusivo proposito, dicendo: “Ora se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto, per certo diverrete di fra tutti gli altri popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me. E voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa”. A queste parole il popolo rispose unanimemente: “Siamo disposti a fare tutto ciò che Geova ha proferito”. (Eso. 19:5, 6, 8) Lo scopo di quel patto della Legge, disse l’apostolo Paolo, era di condurre i Giudei a Cristo, “affinché fossimo dichiarati giusti a motivo della fede”. — Gal. 3:23-25.

13. (a) Che cosa si può dire dei doveri dei sacerdoti e come si distinsero nei lavori loro assegnati? (b) Questo ci aiuta a capire quale fatto riguardo al lavoro che facciamo?

13 Nell’esclusiva nazione d’Israele, varie tribù avevano specifici doveri da adempiere. Per esempio, i doveri sacerdotali erano limitati ai maschi della famiglia di Aaronne, mentre gli altri della tribù di Levi fungevano da assistenti. (Num. 3:3, 6-10) Erigere, smontare e trasportare il tabernacolo era il lavoro dei Leviti non sacerdotali. Il loro lavoro fu notevolmente organizzato sotto il re Davide, che costituì soprintendenti, incaricati, giudici, portinai e tesorieri. In seguito, dopo l’edificazione del tempio di Salomone, un gran numero di persone assisteva i sacerdoti nei cortili e nelle stanze da pranzo in relazione alle offerte, ai sacrifici, all’opera di purificazione, alla pesatura, alla misurazione e a vari incarichi di custodia. Questo era in gran parte un lavoro duro e poco interessante. In un’occasione il numero totale dei sacerdoti fu di 1.760, tutti “potenti uomini di valore per l’opera del servizio della casa del vero Dio”. (1 Cron. 9:10-13) Erano sacerdoti con particolari capacità. Non possiamo, però, immaginare che tutti questi sacerdoti fossero altamente qualificati o dotati alla nascita, che fosse eccezionalmente facile per loro svolgere abilmente qualsiasi lavoro gli venisse assegnato. No, ma imparando diligentemente il lavoro e prestando risoluta attenzione ai doveri loro assegnati, col tempo tutti si fecero la reputazione d’essere uomini di grande valore per l’opera di Geova. Questo pone in rilievo il fatto che gli uomini possono fare sia i lavori piacevoli che quelli spiacevoli. Se un uomo si applica, nessun lavoro e così grossolano o umile che non possa esaltarlo; nessun lavoro è così noioso o poco interessante che non possa infondergli un po’ di vita; nessun lavoro è così monotono che l’uomo non possa ravvivarlo con la sua immaginazione, se solo si applica.

14. Come si consideravano i sacerdoti, e quale attitudine espressa dall’apostolo Paolo può aiutarci nel nostro lavoro?

14 Nel loro lavoro i sacerdoti di Geova si ritenevano collaboratori di Dio, per cui consideravano i loro incarichi un privilegio e non solo un comune compito da svolgere. Nonostante i loro umili incarichi, potevano conservare un eccellente spirito come quello che l’apostolo Paolo esortò ad avere, dicendo: “Sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio”. E dice anche: “Qualunque cosa facciate, fatela con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini”. (1 Cor. 10:31; Col. 3:23) Ma anche quando si considerano collaboratori di Dio, gli uomini devono sempre applicarsi. Questa vigorosa, diligente applicazione di sé come collaboratori di Dio reca infine il conseguimento e vera felicità. È questa la vostra attitudine verso il lavoro?

15. Gli Ebrei come consideravano il lavoro, e che cosa ne pensavano della diligenza e dell’abilità?

15 Gli antichi Ebrei, come i loro sacerdoti, non dubitarono mai dell’importanza del lavoro. Era considerato molto onorevole, un sacro dovere, un dono di Dio. Il Talmud insegna: “Chi non insegna a suo figlio un mestiere lo conduce, per così dire, alla rapina”. “Il lavoro è da apprezzare grandemente, poiché eleva il lavoratore e lo sostiene”. La Bibbia loda la diligenza e l’abile lavoro, dicendo: “Hai guardato un uomo abile nel suo lavoro? Si porrà dinanzi ai re; non si porrà dinanzi a uomini comuni”. (Prov. 22:29) La diligenza era sinonimo di ricchezza. (Prov. 10:4; 12:27) Il cristiano apostolo Paolo pure dichiarò: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. — 2 Tess. 3:10.

16. Com’era considerato il lavoro delle donne ebree, e che cosa ne dice Proverbi?

16 Anche fra le donne ebree era lodata l’operosità. La donna che lavorava volenterosamente con le sue mani era assai lodata quale “moglie capace”. Ella “lavora a qualunque cosa che sia il diletto delle sue mani”. — Prov. 31:10, 13, 31.

17. Perché i Giudei erano prigionieri apprezzati?

17 Poiché tenevano in così alta stima il lavoro, non è difficile capire perché la nazione degli Ebrei prosperava. Non è nemmeno difficile capire perché le nazioni vincitrici li apprezzavano come schiavi. Fra le migliaia di Giudei che aveva presi prigionieri Nabucodonosor, come il re di Tiro, trovò senza dubbio abili artigiani d’ogni specie: fabbri e lavoratori di metalli, falegnami e muratori, costruttori di navi, esperti nell’arte di filare e tessere sia la lana che il lino, calzolai, sarti e pittori. — 2 Cron. 2:13, 14.

IL VALORE DEL LAVORO E DEL RIPOSO

18, 19. Che cosa possiamo dire del riposo, e perché non si dovrebbe usare la notte per uno scopo errato?

18 La vita ha piacevoli ritmi. C’è un tempo per lavorare e un tempo per riposare. Le leggi del sabato che Dio diede a Israele stabilivano che un settimo delle ore lavorative dell’uomo fossero trascorse senza faticare. Questo serviva a far riposare il corpo e a migliorare la mente, che tende a rafforzare, rinvigorire e sostenere l’uomo. Nel giorno di Sabato l’uomo doveva riposarsi e adorare. Il corpo aveva bisogno di riposo, mentre la mente e il cuore acquistavano la forza che proviene dall’adorazione, dall’alimentarsi con i pensieri di Dio. (Matt. 4:4) Giacché l’uomo deve adorare Dio per vivere, è solo ragionevole che tale adorazione sia resa senza alcuna distrazione. Benché il lavoro sia importante, ci vuole anche il tempo di riflettere tranquillamente per valutare i propri sforzi e trarre da tale valutazione il senso della vita e del raggiungimento. Questo non significa che i lavoratori debbano passare le ore del giorno a sognare. No, ma vuol dire che finita la giornata si deve dedicare un po’ di tempo alla quieta contemplazione. La notte serve bene a questo scopo.

19 Comunque, la notte non si dovrebbe usare per uno scopo errato. Per molti essa è il tempo passato ad ascoltare musica “rock”, il tempo per bere liquori nei locali notturni e per ballare energicamente nelle discoteche, tutte cose che lasciano un uomo o una donna più stanchi e sfiniti che non tutto il lavoro della giornata. Ma Dio diede la notte per il genere di riposo che veramente ristora il corpo e la mente. L’onesto riposo come l’onesto lavoro reca benessere e gioia.

20. Perché il genere umano dovrebbe porsi domande riguardo al lavoro che fa ora, e perché non c’è motivo di disperare?

20 Nulla determina il merito di un uomo quanto il lavoro che fa di giorno in giorno. Dio diede all’uomo le mani e i muscoli per agire. Sono dunque le sue azioni a determinare il suo merito. Infatti, Dio giudicherà il genere umano secondo le sue opere. (Riv. 20:12) Per questa ragione è bene che ci chiediamo: Che ne abbiamo fatto della nostra vita? Quali opere abbiamo compiute o abbiamo da additare per dar prova del nostro merito? Se avete poco o nulla da far vedere per il tempo che siete stati sulla terra, non disperate. C’è la buona notizia che non è troppo tardi per cambiare. C’è ancora il tempo per fare un utile lavoro alla gloria di Dio e da cui potete trarre eterna soddisfazione. In questi tempi difficili Dio ha un’opera in cui potete impegnarvi e divenire suoi collaboratori. Lasceremo che il seguente articolo parli di quest’opera e di come potete prendervi parte a vostra eterna felicità.

[Immagine a pagina 72]

Dopo essere entrato nell’arca che edificò per comando di Dio, Noè ebbe cura degli animali e fece altro lavoro. Come rispondete voi all’opera di Dio?

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