Quale effetto ha il gioco d’azzardo sulle persone
UN CERTO dipendente delle poste di New York non aveva mai fatto prima una scommessa. Quindi si aprì nel suo quartiere un botteghino per le scommesse sulle corse dei cavalli. Una scommessa portò all’altra. Di recente quando sua moglie telefonò agli Anonimi Giocatori d’Azzardo l’uomo doveva pagare $5.000, ed era appena corso a scommettere i suoi ultimi $16, lasciandosi dietro un frigorifero vuoto e due figli affamati.
Le esperienze sono spesso bizzarre. Il proprietario di una prospera società di abbigliamento consultò uno psichiatra perché si sentiva spinto a giocare d’azzardo. Per capire il caso, lo psichiatra accompagnò l’uomo all’ippodromo. Affascinato, egli osservò l’uomo che vinceva sette corse su nove. Incuriosito, lo psichiatra decise di fare una prova. Subito si sentì anche lui spinto a giocare d’azzardo e, con l’andare del tempo, perse la sua professione.
“Incredibile”, voi dite? “Tipico”, rispose un ex giocatore d’azzardo dopo aver udito questo aneddoto. “Ho visto molti casi simili a questo”.
UN VIZIO INSIDIOSO
Questo vizio del gioco d’azzardo comincia in un modo apparentemente innocuo. “Vedo entrare le donne”, spiegò un venditore di biglietti impiegato in un botteghino dell’OTB. “In principio scommettono $2 o $4. Quindi più di venti e trenta. Dopo alcuni mesi scommettono $50 e $60 su una corsa. Quante ne ho viste comportarsi così? Solo nel mio botteghino, almeno 20”.
Il numero di persone implicate nelle scommesse è sorprendente. “Metà dei clienti [dell’OTB] scommettono sei giorni la settimana”, asserisce un componente degli Anonimi Giocatori d’Azzardo. Molti han perduto il controllo di sé e si rammaricano d’aver iniziato. A Brooklyn una donna di casa disse: “Vorrei non esser mai divenuta una scommettitrice regolare”. E un ragazzo si lamentò: “Ultimamente ho perduto tanto . . . Ma non posso smettere, ce l’ho nel sangue”.
Molti noti commercianti si sono pure sentiti spinti a giocare d’azzardo. Nel suo articolo “Il vizio nascosto degli amministratori”, il Dun’s Review concluse che il gioco d’azzardo è “una delle più serie minacce degli U.S.A., anche più dell’alcolismo e della tossicomania”.
È vero che non tutti quelli che cominciano prendono il vizio del gioco d’azzardo. Infatti, molti considerano il gioco d’azzardo un ‘divertimento innocuo’. Ma lo è realmente? A che cosa conduce così spesso questo “divertimento”? Potrebbe sorprendervi l’apprendere come molte case ne subiscono le tristi conseguenze.
Secondo i calcoli dell’Istituto Nazionale della Sanità Mentale, nei soli Stati Uniti ci sono 10 milioni di persone che hanno il vizio del gioco d’azzardo! Queste giocano d’azzardo fino al punto di procurarsi serie difficoltà pecuniarie e personali, causando indicibili sofferenze alle loro famiglie. Come i tossicomani e gli alcolizzati, questi giocatori d’azzardo pare che non possano smettere, non importa quante volte facciano voto di porvi fine. “Non c’è dubbio che è un vizio”, dice un assistente di pubblico ministero distrettuale che aveva conoscenza del gioco d’azzardo.
Quelli che non giocano d’azzardo possono trovar difficile capire questo vizio, o questo morboso desiderio. Tuttavia è un fatto reale. Il dott. Robert Custer, capo del personale della Divisione di Brecksville, dell’Ospedale V. A. di Cleveland, ha trattato molti di tali giocatori d’azzardo. “Sono uomini molto disperati quando sono ammessi”, egli nota. “Quando il giocatore d’azzardo che ha il vizio chiede aiuto, è così spaventato e confuso che è presso a uno stato di panico. Quando in principio smette di giocare d’azzardo, è così disperato che vi fa pensare che la sua vita sia in pericolo”.
Che cosa genera nelle persone tale morboso desiderio di giocare d’azzardo?
UN DESIDERIO CHE DEMORALIZZA
Uno dei fattori principali è evidentemente il desiderio di guadagnare facilmente denaro. Certo, nessuno vuol essere povero; tutti desideriamo avere le cose a sufficienza. Ma nel gioco d’azzardo viene offerta la prospettiva di grosse ricompense senza lavorare, semplicemente per caso o ‘fortuna’ esiste la possibilità di arricchire presto. La prospettiva è allettante. E così spesso ciò che intrappola il giocatore d’azzardo è la cosiddetta “fortuna del principiante”.
Così in un tipico aneddoto d’un uomo dell’Ontario, nel Canada, alla sua prima visita all’ippodromo ebbe una vincita rimarchevole, che da $4 gli consentì di guadagnarne $1.000. “Si sarebbe dovuto fermare lì”, disse sua moglie. “Ma non poté”. Perché no?
Perché il gioco d’azzardo sembrava un modo così facile di far denaro. La vincita continuò ad allettarlo, incitandolo a desiderar di più. Risultato? “Incominciò a cambiare”, disse sua moglie. “Sembrava che fosse due diverse persone”. Con l’andar del tempo perse $60.000 al gioco d’azzardo, e rovinò la sua vita familiare.
Una volta che il desiderio ha messo radici, difficilmente una grossa vincita lo soddisfa. Come le farfalle attirate dalla luce di una lampada, i giocatori d’azzardo sono tormentati dalla prospettiva di fare un “colpo” ancora più grosso. Così un insegnante intorno alla quarantina accumulò nel gioco d’azzardo debiti per l’ammontare di $20.000. Ma in quattro insoliti giorni fortunati vinse $25.000. Pagò egli i suoi debiti? Egli ammette: “Cominciai a pensare quanto facilmente avrei potuto raddoppiare i $25.000. Cominciai a scommettere sui cavalli il lunedì, e la fine della settimana avevo perduto tutto”.
In modo insidioso il gioco d’azzardo può avere questo effetto, divorando la fibra morale dell’individuo. Quasi invariabilmente, i giocatori d’azzardo che hanno il vizio, con l’andar del tempo, divengono disonesti e senza scrupoli. Di recente un uomo scelse quattro cavalli in quella che si chiama una scommessa “superfecta”, e da $3 di scommessa ne guadagnò $111.000. Comunque, si rifiutò di andare all’ufficio dell’OTB di Jerome T. Paul a farsi fotografare. Perché? “Aveva un debito di oltre $111.000”, spiegò Paul, “e non intendeva pagarlo”.
Ne risentono persone d’ogni ceto sociale. Un rabbino ortodosso, che giocando d’azzardo aveva accumulato un debito di $100.000, spiegò: “Non avevo nessun senso di responsabilità verso la mia famiglia o la mia congregazione. Facevo presto un funerale, così che potevo andare all’ippodromo. Prendevo appunti per il mio sermone fra una corsa e l’altra”.
Sì, il gioco d’azzardo influisce in questo modo sulle persone: spesso le rende avide, disoneste e quasi incredibilmente sconsiderate verso altri. Inoltre, distrugge la padronanza di sé. Il gioco d’azzardo è dunque chiaramente in contrasto con i basilari precetti della Bibbia, che condanna gli “avidi”, ed esorta a esercitare padronanza di sé e ad amare il prossimo. — 1 Cor. 6:9, 10; Gal. 5:22, 23; Matt. 22:39.
UN ALTRO FATTORE DEL VIZIO
Ma evidentemente c’è dell’altro che spinge al vizio del gioco d’azzardo. I medici che hanno esaminato il problema lo trovano complesso e ammettono in realtà di non capirlo. Comunque, alcuni credono che la sensazione di sentirsi presi e l’emozione che il gioco d’azzardo procura contribuiscono a causare il vizio.
Così il dott. William H. Boyd, che ha trascorso nove anni a studiare il problema, concluse: “L’ingrediente dell’alcolismo è l’alcool e l’ingrediente della tossicomania è la droga. Ma l’ingrediente del gioco d’azzardo è l’emozione”. Il dott. Robert Custer è evidentemente d’accordo. “La ‘droga’ che cercano”, egli dice, “è quella dell’azione”.
L’azione comincia con la scommessa e continua fino al suo risultato. C’è gioia per la vincita e ansietà per la perdita, ed emozione durante l’intero processo. Quindi, come nota il dott. Boyd: “Il giocatore d’azzardo deve tornare e ricominciare per eccitarsi”. Ed è un fatto che il desiderio dell’azione è così grande che si odono giocatori d’azzardo dire: “Non è il denaro che si deve pagare a rendere disperati, ma l’idea di svegliarsi e di non avere il denaro per scommettere”.
È vero che può esser difficile vedere come qualche cosa che senza alcun ingrediente tangibile, come l’eroina del tossicomane, possa causare il vizio. Ma anche nella tossicomania vi è implicato più del semplice vizio fisico per qualche sostanza chimica. Influisce in qualche modo anche sulla mente, provocando il vizio mentale. Questo è evidente, poiché la tossicomania continua pure dopo che la droga stessa è stata eliminata dal corpo del tossicomane. Perciò, considerando il gioco d’azzardo, il dott. Custer fa questo parallelo: “La pretesa psicologica è l’essenza dell’alcolismo e della tossicomania, proprio come lo è del vizio del gioco d’azzardo”.
Ma in qualsiasi modo il gioco d’azzardo demoralizzi l’individuo, sia con l’amore del denaro sia con l’emozione che accompagna il gioco d’azzardo, il fatto da ricordare è che fa presa sulla persona in maniera insidiosa. Com’è saggio, perciò, evitare il gioco d’azzardo! Non vi fate tentar di provarlo solo perché l’odierna società permissiva l’ha legalizzato. Molti cominciarono a giocare d’azzardo solo un poco, solo per ‘divertimento’, ma presto furono “presi”, spesso con risultati tragici.
SFORZI PER VINCERLO
Ora si fanno veri sforzi per aiutare quelli che hanno il vizio del gioco d’azzardo affinché smettano. Gli Anonimi Giocatori d’Azzardo formano un’organizzazione mondiale istituita a tale scopo, con circa 200 case e 3.000 componenti nei soli Stati Uniti. Essa cerca di provvedere alle persone una motivazione sufficiente per abbandonare l’abitudine. Ma spesso fallisce. Questo è mostrato dalle confessioni di un autista di vettura pubblica chiamato Victor fatte in una riunione degli Anonimi Giocatori d’Azzardo di New York.
“Mi alzai in piedi e confessai che non potevo cessar di scommettere”, egli disse, “e facevo due turni al giorno per sostenere la mia abitudine. Dissi loro che ero così degenerato che appena uscito dalla riunione avrei probabilmente guidato per quattro ore per andare a Bowie nel Maryland a giocare sui cavalli. Quando ebbi finito, mi aspettavano tre componenti. ‘Salve, Vic’, dissero, ‘hai posto per noi nella vettura?’”
Semplicemente capire la propria degenerazione, e perfino desiderar d’evitare la pena e le conseguenze che essa reca, sono spesso una motivazione insufficiente per vincere il morboso desiderio di giocare d’azzardo. Ma c’è un modo di abbandonare l’abitudine. Lasciamocelo dire da uno che ebbe l’inclinazione a farsi trascinare nel vizio del gioco d’azzardo, ma poi si riprese.