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  • Paolo scrive ai Filippesi una lettera d’amore e di gioia

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  • Paolo scrive ai Filippesi una lettera d’amore e di gioia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
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  • UNA LETTERA DI GIOIA
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 15/12 pp. 749-751

Paolo scrive ai Filippesi una lettera d’amore e di gioia

LA CITTÀ di Filippi fu fondata da Filippo il Macedone (padre di Alessandro Magno), genio militare che le diede il proprio nome. Divenne la principale città della Macedonia, attualmente parte della Grecia settentrionale e della Iugoslavia meridionale. Gli storici elogiano caldamente le ottime qualità dei Macedoni, e pare che i semi di verità piantati lì dall’apostolo Paolo cadessero veramente su terreno buono ed eccellente. — Luca 8:8, 15.

Paolo e i suoi compagni di viaggio visitarono Filippi in occasione del suo secondo viaggio missionario, verso il 49-52 E.V. Lo spirito di Dio aveva vietato loro di predicare in certi altri luoghi. Poi una notte Paolo ebbe una visione in cui un Macedone lo supplicò, dicendo: “Passa in Macedonia e aiutaci”. Luca fa notare: “Ora appena egli ebbe vista la visione, cercammo di andare in Macedonia, traendo la conclusione che Dio ci aveva chiamati a dichiarare loro la buona notizia”. — Atti 16:6-10.

È molto probabile che pochi Giudei abitassero a Filippi. Ciò è indicato dal fatto che, invece di andare alla sinagoga di sabato com’era sua usanza, Paolo uscì fuori della porta della città dove alcune donne si erano radunate per pregare presso la riva di un fiume.

È pure interessante notare la parte che ebbero le donne nella congregazione filippese. Paolo andò a un luogo dove alcune donne si erano radunate per pregare. Fu una convertita, Lidia, a manifestare sorprendente generosità e ospitalità, qualità che in seguito distinse quella congregazione. Dopo essere stata battezzata supplicò il gruppo di missionari: “Se mi avete giudicata fedele a Geova, entrate nella mia casa e restate”. E Luca aggiunge: “Ci fece andare”. (Atti 16:11-15) E fu per due donne che Paolo si preoccupò, cioè per Evodia e Sintiche, ‘che avevano combattuto a fianco a fianco con Paolo nella buona notizia, insieme a Clemente’, un fratello. — Filip. 4:2, 3.

IL VINCOLO DELL’AMORE

Un caloroso vincolo d’amore legava Paolo ai Filippesi. Naturalmente, la prima dimostrazione d’amore ch’egli diede fu quella di recarsi lì a predicare loro, ed essi ascoltarono calorosamente. In almeno quattro occasioni inviarono fondi a Paolo. Due volte, mentre egli si trovava a Tessalonica, furono i soli a inviargliene; infatti, egli dice: “Non una congregazione partecipò con me in quanto al dare e al ricevere, se non voi soli; perché, perfino a Tessalonica una prima e una seconda volta mi mandaste qualche cosa per il mio bisogno”. (Filip. 4:15, 16) Benché a Corinto Paolo si trovasse nel bisogno non divenne un peso per nessuno di quei fratelli, poiché ‘i fratelli che vennero dalla Macedonia supplirono abbondantemente alla sua indigenza’. (2 Cor. 11:9) E quando Paolo fu prigioniero a Roma, i Filippesi gli inviarono un dono. (Filip. 4:10-14) Pare che questo dono, insieme all’opportunità di comunicare con loro, fosse il motivo per cui, verso il 60 o 61 E.V., egli scrisse la lettera ai Filippesi.

La lettera di Paolo ai Filippesi si può veramente descrivere come una lettera d’amore. Questo è in armonia col fatto che Paolo si presenta non col suo incarico ufficiale di apostolo ma come ‘schiavo di Cristo’. Ciò è pure indicato dal fatto che, da un lato, essa non contiene nessuna espressione di giusta indignazione o di biasimo per avere essi accettato falsi insegnamenti.

D’altra parte, questa lettera contiene espressioni affettuose come: “Dio mi è testimone che ho ardente desiderio di tutti voi con lo stesso tenero affetto che ha Cristo Gesù”. Paolo è contento di rimanere nella carne perché questo è ‘più necessario per voi’. Egli li chiama “diletti” fratelli. — Filip. 1:8, 24; 2:12; 4:1.

UNA LETTERA DI GIOIA

La lettera di Paolo ai Filippesi trabocca pure di letizia. Egli stesso è pieno di gioia e li esorta a rallegrarsi. Si potrebbe dire trabocchi dello stesso spirito che Paolo e Sila manifestarono quando, dopo essere stati battuti, imprigionati e messi ai ceppi proprio lì a Filippi, a mezzanotte furon uditi cantare e pregare ad alta voce. — Atti 16:25.

Sin dall’inizio Paolo dice che offre supplicazione per loro con gioia. Dice inoltre che il suo imprigionamento è riuscito per il progresso della buona notizia anziché altrimenti. Infatti, i legami della sua prigionia son divenuti di pubblica conoscenza fra i soldati dell’imperatore, la guardia pretoriana, e a motivo dell’incarcerazione di Paolo i fratelli hanno trovato il coraggio di dichiarare con più baldanza la Parola di Dio. È vero che alcuni predicavano Cristo per motivi cattivi o errati, sperando di causare ulteriore sofferenza a Paolo. Ma poiché il risultato di tutto questo era di far conoscere ancora di più Cristo, Paolo reagì così: “In questo mi rallegro. Infatti, continuerò anche a rallegrarmi”. — Filip. 1:13-18.

Indipendentemente dai sacrifici che può dover sopportare, Paolo dice: “Ne provo gioia e me ne rallegro con tutti voi. Ora nello stesso modo voi pure provatene gioia e rallegratevene”. Egli manda loro Timoteo per potersi rallegrare al suo ritorno. Manda pure Epafrodito affinché vedendolo essi si rallegrino. “Dategli perciò il consueto benvenuto nel Signore con ogni gioia”. (Filip. 2:17-19, 25-29) Egli inizia quello che è ora il capitolo tre con lo stesso tono esortativo: “Infine, fratelli miei, continuate a rallegrarvi nel Signore”. E come comincia il capitolo quattro? “Quindi, fratelli miei diletti e grandemente desiderati, mia gioia e corona”. E poi aggiunge: “Rallegratevi sempre nel Signore. Una volta ancora dirò: Rallegratevi!” Più avanti, Paolo tocca di nuovo il tasto della gioia, dicendo: “Mi rallegro grandemente nel Signore che ora avete finalmente ravvivato il vostro pensiero a favore mio, a cui realmente pensavate, ma vi mancava l’opportunità”. — Filip. 4:1, 4, 10.

CONSIGLI ASSAI APPROPRIATI PER IL NOSTRO TEMPO

Benché non ritenesse necessario rimproverare i cristiani di Filippi, Paolo sentì nondimeno il bisogno di rivolgere loro esortazioni eccellenti ed edificanti in merito a corretto modo di pensare, giusta condotta e zelo, tutte esortazioni molto appropriate per il nostro giorno. Egli continua a pregare “che il vostro amore abbondi sempre più in accurata conoscenza e pieno discernimento; affinché vi accertiate delle cose più importanti, onde siate senza difetto e non facciate inciampare altri fino al giorno di Cristo, e siate pieni del giusto frutto”. “Solo comportatevi in maniera degna della buona notizia del Cristo”. (Filip. 1:9-11, 27) Come sono appropriati tali consigli per il nostro tempo! Circondati come siamo da ogni parte da tentazioni a fare il male, dobbiamo stare molto attenti a non farci mai sviare da cose meno importanti! Com’è pure importante sostenere la nostra predicazione della buona notizia con una condotta degna di essa!

Continuando, Paolo esprime il desiderio di poter udire che i suoi fratelli filippesi stanno “fermi in un solo spirito, combattendo a fianco a fianco con una sola anima per la fede della buona notizia, e non essendo per nulla spaventati dai [loro] oppositori”. (Filip. 1:27, 28) Se si considera la crescente opposizione alla predicazione della buona notizia del regno di Dio, tale esortazione è altrettanto appropriata per il nostro giorno.

Le successive parole di Paolo ci incoraggiano a essere uniti nell’amore, nella compassione e nei teneri affetti, non facendo nulla per contenzione o egoismo, ma ‘con modestia di mente, considerando che gli altri siano superiori a noi’. Per dare peso alla sua esortazione, egli addita l’esempio e la ricompensa di Gesù: Benché esistesse nella forma di Dio, Gesù non ambì d’essere uguale a Dio ma si umiliò non solo venendo come uomo sulla terra ma fino al punto di morire sul disprezzato palo di esecuzione. Poiché seguì questa condotta, Dio gli diede un nome che è al di sopra d’ogni altro nome. — Filip. 2:1-11.

Paolo dà ulteriori consigli sulla condotta corretta: ‘Evitate mormorii e discussioni, siate irriprovevoli, innocenti, senza macchia’. I cristiani hanno l’obbligo di dare testimonianza sia con le parole che con le opere, risplendendo “come illuminatori nel mondo, mantenendo una salda stretta sulla parola della vita”. Egli mette pure in guardia contro quelli che si vantano nella carne. Addita tutte le cose di cui egli potrebbe vantarsi, ma le considera come tanti rifiuti per poter guadagnare Cristo. Dimenticando tutto ciò che ha abbandonato, Paolo si protende ansiosamente verso le cose davanti. (Filip. 2:12-16; 3:2-14) E non è questo che tutti i cristiani dovrebbero fare?

Se si pensa che l’odierna situazione economica peggiora in tutto il mondo, oltre al fatto che delitti e violenza aumentano di continuo, come sono opportuni i consigli di Paolo di continuare a rallegrarci nonostante tutto! Inoltre, di non essere “ansiosi di alcuna cosa, ma in ogni cosa le [nostre] richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie”. Quindi ‘la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guarderà i nostri cuori e le nostre facoltà mentali’. Sì, grazie a un’eccellente relazione con il Padre celeste, il cristiano può essere calmo e tranquillo. — Filip. 4:6, 7.

Né trascureremo il fatto che Paolo ci rivolge indirettamente un’ottima esortazione con il buon esempio che diede in quanto a zelo, apprezzamento, fede e contentezza: “Ho imparato, in qualsiasi circostanza mi trovi, ad essere autosufficiente”. “Per ogni cosa ho forza in virtù di colui che m’impartisce potenza”. — Filip. 4:11, 13.

E certo mai furono scritte parole che ci dicano in modo più mirabile e appropriato di cosa riempire il cuore e la mente di quelle che si trovano in Filippesi 4:8: “Infine, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. La considerazione di tali cose è una vera salvaguardia che protegge dal diluvio di oscenità e di pornografia che si vede e si ode da ogni parte!

La lettera di Paolo ai Filippesi trabocca veramente d’amore e di gioia ed è della massima utilità per tutti i cristiani di oggi.

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