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  • Le Gerusalemme di cui parla la Bibbia

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  • Le Gerusalemme di cui parla la Bibbia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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  • SIMBOLO DELLA NAZIONE E DELLA “DONNA” DI DIO
  • “LA GERUSALEMME DI SOPRA”
  • LA “NUOVA GERUSALEMME”
  • Gerusalemme, “causa d’esultanza”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
  • La Gerusalemme terrena in contrasto con la Gerusalemme di sopra
    Sicurezza mondiale sotto il “Principe della pace”
  • “Gioite per sempre”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
  • Gerusalemme, “la città del gran Re”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/2 pp. 121-125

Le Gerusalemme di cui parla la Bibbia

PERCHÉ le Gerusalemme? In effetti, la Bibbia parla di più di una Gerusalemme. Non dovremmo esserne sorpresi, poiché nelle pagine della Bibbia, dal tempo di Giosuè agli ultimi anni dell’apostolo Giovanni, questo nome ricorre più di ottocento volte. Pertanto leggiamo di “Gerusalemme” (Gios. 10:1), della “Gerusalemme di sopra” (Gal. 4:26), della “Gerusalemme celeste” (Ebr. 12:22) e della “Nuova Gerusalemme”. — Riv. 21:2.

In ripetuti casi, però, la Gerusalemme menzionata non viene identificata da qualche aggettivo. Per sapere di che Gerusalemme si tratta sarà necessario considerare il contesto o altre parti della Bibbia. Al tempo di Abraamo, la città si chiamava “Salem”, che significa “pace”. Il nome successivo, “Gerusalemme”, significa “possesso (o fondamento) di duplice pace” o forse semplicemente “città di pace”. Di solito Gerusalemme viene considerata una città israelita, ma al tempo di Giosuè era abitata dai Gebusei. Conquistando il paese sotto la sua guida, gli Israeliti non cacciarono del tutto questi pagani dalla loro città. (Gios. 15:63) Evidentemente questa situazione perdurò fino al tempo in cui Davide divenne re. — 2 Sam. 5:4-10.

In quei primi tempi la città non era estesa e copriva una superficie di soli 194 ettari circa (tre quarti di un miglio quadrato). Era ed è situata a cinquantasei chilometri (circa 35 miglia) dal mar Mediterraneo e ventiquattro chilometri (circa 15 miglia) a ovest della punta settentrionale del mar Morto, all’estremità del deserto della Giudea. Essendo la capitale del regno delle dodici tribù d’Israele era situata giustamente al centro. Sorgeva essenzialmente su vari colli: il monte Moria, il monte Sion e il colle occidentale. C’erano pure parecchie valli: la valle di Chidron, la valle di Hinnom e la valle di Tiropeon. Sebbene da lontano Gerusalemme non apparisse molto elevata, data la natura collinosa del paese circostante, era ed è ancora una delle capitali più alte del mondo, essendo situata a circa 760 metri (circa 2.500 piedi) di altezza.

La grandezza di Gerusalemme fu dovuta ben poco alla sua posizione. Essa divenne importante e famosa perché Geova la scelse per porvi il suo nome. (Deut. 26:2; 1 Re 11:36; 2 Cron. 7:12) Quando il re Davide vi portò l’arca del patto, fu come se Geova avesse cominciato a dimorarvi, e quando il re Salomone dedicò un magnifico tempio a Geova sul monte Moria, essa divenne ancor più la Sua “alta dimora”. — 1 Re 8:13.

Appropriatamente, si disse che l’antica Gerusalemme era il “luogo di riposo” di Geova, il luogo dove egli ‘risiedeva’. (Sal. 132:14; 135:21) Fu anche denominata la “città santa”, la “città del gran Re”, la “Città di Giustizia, Città Fedele”, “Sion”, “la città di Geova” e “il trono di Geova”. — Nee. 11:1; Sal. 48:2; Isa. 1:26; 33:20; 60:14; Ger. 3:17.

SIMBOLO DELLA NAZIONE E DELLA “DONNA” DI DIO

Nei libri storici della Bibbia, da Genesi a Ester, il nome “Gerusalemme” si riferisce sempre alla città letterale appena descritta. Ed evidentemente questo vale anche per i libri storici delle Scritture Greche Cristiane da Matteo ad Atti. Ma nei libri poetici e profetici delle Scritture Ebraiche e nel resto delle Scritture Greche Cristiane, il termine “Gerusalemme” viene spesso usato in senso simbolico.

Questo è del tutto naturale, poiché essendo la capitale d’Israele, Gerusalemme fu impiegata a volte per intendere la nazione stessa. Pertanto in Isaia 52:1, 2, 9, Geova dice che riporterà Gerusalemme dalla cattività babilonese, non intendendo la città vera e propria, né semplicemente i suoi abitanti, ma un rimanente di quelli di Giuda che andarono in cattività a Babilonia. L’apostolo Paolo fa un simile accenno in Galati 4:25: “Ora questa Agar significa il Sinai, un monte dell’Arabia, e corrisponde alla Gerusalemme d’oggi, poiché è in schiavitù con i suoi figli”.

Poiché la Gerusalemme letterale rappresentava la nazione di Dio, Israele, e quella nazione aveva stipulato un patto con Geova, in modo tipico egli la chiamò moglie e si riferì a sé come a suo marito. “Per amore di Gerusalemme non starò quieto. . . . Non ti si dirà più che sei una donna lasciata interamente; . . . ma tu stessa sarai chiamata ‘Il mio diletto è in lei’. . . . E con l’esultanza dello sposo sulla sposa, il tuo Dio esulterà pure su di te”. (Isa. 62:1-5) “Il tuo grande Fattore è il tuo proprietario maritale, essendo il suo nome Geova degli eserciti”. (Isa. 54:5) Naturalmente queste profezie hanno anche un adempimento antitipico.

Dal momento che i suoi abitanti professavano d’essere il popolo di Dio, pur essendogli infedeli, in tali tempi di apostasia Gerusalemme è un appropriato prototipo della cristianità, che pure professa d’essere il popolo di Dio e porta perfino il nome del Figlio di Dio. Tuttavia, essa è cristiana solo di nome, essendo infedele a Dio. Perciò, possiamo giustamente pensare che le profezie che parlano dell’ira di Geova e avvertono dell’esecuzione del suo giudizio sull’antica città di Gerusalemme si applicano ulteriormente alla cristianità. Un esempio di ciò si trova in Ezechiele 9:4: “Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e devi apporre un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le cose detestabili che si fanno in mezzo ad essa”.a La profezia di Gesù in cui i cristiani sono avvertiti di fuggire quando vedono Gerusalemme circondata da eserciti si applica direttamente alla Gerusalemme letterale, e, per estensione, all’odierna cristianità. — Luca 21:20-22.

“LA GERUSALEMME DI SOPRA”

Quando fu fedele, la nazione d’Israele, rappresentata da Gerusalemme, fu un tipo o simbolo dell’Israele spirituale di Geova, formato dai 144.000 seguaci vittoriosi del Re Gesù Cristo. (Dan. 7:13, 14, 27) La loro “madre” spirituale fu prefigurata dalla padrona della schiava Agar, cioè la vera moglie di Abraamo, Sara, la madre di Isacco. Questo è confermato dalle parole rivolte ai seguaci di Cristo in Galati 4:26: “La Gerusalemme di sopra [l’antitipica Sara] è libera, ed essa è nostra madre”. È la Gerusalemme a cui accorrono oggi i popoli. — Mic. 4:1.

Com’è possibile, potreste chiedere, dal momento che i popoli delle nazioni sono sulla terra e la “Gerusalemme di sopra” è nei cieli? È perché questa “Gerusalemme di sopra” (l’antitipica Sara, la “donna” libera) è rappresentata sulla terra dal “rimanente” degli unti seguaci delle orme di Cristo. Pertanto nelle profezie di Isaia e in altre, come pure nel libro di Rivelazione, è detto che accadono certe cose a questa Gerusalemme celeste, la donna di Dio, quando in effetti accadono ai “figli” che sono ancora sulla terra.

Un buon esempio di ciò si trova nel capitolo 12 di Rivelazione. Vi leggiamo che la “donna” di Dio, la sua organizzazione celeste, che non viene chiamata per nome, partorisce il messianico regno di Dio, un maschio. Poi leggiamo che la donna fuggì nel deserto dove fu nutrita per 1.260 giorni, “lungi dalla faccia del serpente”. Tuttavia Satana continuò a perseguitare questa donna e cercò di farla annegare in un fiume d’acqua vomitata dalla sua bocca. Certo nulla di tutto questo avrebbe potuto accadere alla “donna” od organizzazione universale in cielo! Ma l’adempimento della profezia biblica mostra che tutte queste cose accaddero al suo “seme”, ai suoi figli sulla terra. Questo è confermato dalle seguenti parole: “Il dragone si adirò contro la donna, e se ne andò a far guerra contro i rimanenti del seme di lei, che osservano i comandamenti di Dio”. (Riv. 12:1-17) In modo simile, le profezie di Isaia e di altri profeti in merito alla restaurazione ebbero il loro primo adempimento sulla “Gerusalemme” terrestre di quel tempo, sul popolo del regno delle due tribù di Giuda, ma il loro adempimento maggiore ha luogo sulla celeste “donna” di Dio rappresentata dai suoi figli generati dallo spirito, gli unti seguaci delle orme di Cristo.

LA “NUOVA GERUSALEMME”

Un’altra Gerusalemme menzionata nelle Scritture è la “Nuova Gerusalemme”. Nel libro di Rivelazione l’unica Gerusalemme di cui si parla è la Nuova Gerusalemme. (Riv. 3:12; 21:2, 10) È la “moglie” di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, intesa come organizzazione, così come la celeste organizzazione universale di sante creature spirituali è la moglie o “donna” di Geova Dio. Per tale motivo l’apostolo Paolo poté scrivere: “Vi ho personalmente promessi [voi discepoli di Cristo generati dallo spirito] in matrimonio a un solo marito onde vi presenti come casta vergine al Cristo”. (2 Cor. 11:2) In armonia con questa figura retorica l’apostolo Giovanni dice: “Vidi la città santa, la Nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, e preparata come una sposa adorna per il suo marito”. (Riv. 21:2, 10) Siamo ancor più aiutati a capire chi è la Nuova Gerusalemme dal fatto che ha dodici porte su cui sono incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele, non intendendo però le tribù dell’antico Israele, ma le dodici tribù dell’Israele spirituale menzionate in Rivelazione 7:4-8. L’argomento è confermato dal fatto che questa Nuova Gerusalemme ha dodici pietre di fondamenta su cui sono incisi i nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. — Riv. 21:12-14.

Nelle Scritture il monte Sion letterale è ripetutamente messo in relazione con la Gerusalemme letterale e questo vale anche per l’Israele spirituale. A volte, sembra riferirsi a una località anziché a una città o a un’organizzazione. Pertanto Giovanni scrive: “Vidi, ed ecco, l’Agnello stava sul monte Sion, e con lui centoquarantaquattromila che avevano il suo nome e il nome del Padre suo scritto sulle loro fronti”. In altre parole, la Nuova Gerusalemme, i 144.000 Israeliti spirituali, sono raffigurati come se stessero con lo Sposo sul monte Sion. — Riv. 14:1.

A questo riguardo sono pertinenti le parole rivolte ai Giudei divenuti cristiani in Ebrei 12:22, 23: “Vi siete accostati al monte Sion e alla città dell’Iddio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, in generale assemblea, e alla congregazione dei primogeniti che sono stati iscritti nei cieli, e a Dio giudice di tutti, e alle vite spirituali dei giusti che sono stati resi perfetti”.

Come dobbiamo intendere questo brano? Come segue: La “città dell’Iddio vivente” e la “Gerusalemme celeste” con le sue “miriadi di angeli” paiono riferirsi alla “Gerusalemme di sopra”, l’organizzazione universale di Geova, la Sara antitipica. I 144.000 membri della sposa di Cristo sono ciò che si intende con la “congregazione dei primogeniti che sono stati iscritti nei cieli”. Fanno parte degli abitanti della “città dell’Iddio vivente”. In modo simile, l’espressione “vite spirituali dei giusti che sono stati resi perfetti” è un altro modo di parlare dei 144.000, incluso il rimanente d’essi che è ancora sulla terra e che è stato dichiarato giusto e ha ottenuto la maturità spirituale.

In Luca 21:24 è scritto: “Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti”. Questa profezia non si adempie su Gerusalemme, capitale della Repubblica d’Israele. Su questo versetto fa luce Ezechiele 21:27 in cui Geova Dio predisse che l’ultimo re giudeo sarebbe stato rovesciato e che “per certo non diverrà di nessuno finché venga colui che ha il diritto legale, e a lui lo devo dare”. Alla luce di questa profezia è chiaro che la Gerusalemme calpestata finché i fissati tempi dei Gentili o delle nazioni non fossero compiuti non dev’essere la semplice città terrestre di Gerusalemme. Piuttosto, rappresenta il diritto al regno messianico che secondo il patto fatto da Geova con Davide apparteneva alla linea di discendenza di quel re. Quel patto assicurava al re Davide che la sua dinastia reale sarebbe durata per sempre, ragione per cui in effetti Gesù dovette essere un diretto discendente di Davide. Questo diritto al regno messianico cominciò a essere calpestato nel 607 a.E.V. quando la Gerusalemme terrestre fu conquistata e il suo re, Sedechia, fu deposto. Fino a quando continuarono a calpestarla le nazioni? Finché venne colui al quale appartiene il diritto, Gesù Cristo. L’adempimento delle profezie di Rivelazione 11:15–12:10 indica che Cristo cominciò a esercitare questo diritto in cielo nel 1914. Fu a quel tempo che Geova gli comandò di sottoporre in mezzo ai suoi nemici. — Sal. 2:7, 8; 110:1, 2.

Le informazioni che precedono sono veramente istruttive. Comprendiamo che Gerusalemme fu il nome della città letterale, e che a volte rappresentava la nazione d’Israele, o il regno di due tribù di Giuda. Poiché l’antica Gerusalemme divenne infedele, essa è anche un tipo dell’infedele cristianità. Inoltre, il nome viene applicato all’organizzazione universale di Geova, e a volte alla “sposa” di Cristo che è chiamata Nuova Gerusalemme; “Gerusalemme” può anche riferirsi al diritto al regno messianico.

Ricordiamo che quanto è stato detto sopra è non solo interessante ma anche della massima importanza per noi. Geova Dio ha fatto in modo che le sue profezie inerenti alla restaurazione di Gerusalemme, che si adempirono sui Giudei tornati in patria nel 537 a.E.V., avessero un adempimento più grande e più meraviglioso nella restaurazione di coloro che oggi rappresentano la “Gerusalemme celeste”, il rimanente del corpo di Cristo che è ancora sulla terra. Essi, insieme ai loro compagni, la “grande folla” di “altre pecore”, si trovano oggi in un paradiso spirituale. Tutti i sinceri adoratori del Creatore, Geova Dio, hanno il privilegio e il dovere di associarsi e cooperare con il “rimanente”, che rappresenta la “Gerusalemme di sopra”, rendendo a Dio sacro servizio. — Giov. 10:16; Riv. 7:9, 15.

[Nota in calce]

a Questa profezia si adempie oggi mentre gli unti servitori di Geova raffigurati dall’uomo “con un corno da scrivano ai fianchi” prendono la direttiva nell’opera di ‘apporre il segno’ su quelli che sono afflitti per la malvagità che vedono nella cristianità, e tale segno è apposto aiutando costoro a sviluppare una personalità simile a quella di Cristo.

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