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  • Che cosa intese dire il saggio?

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  • Che cosa intese dire il saggio?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/11 pp. 681-683

Che cosa intese dire il saggio?

Possedimenti di cui non si gode

Nel suo studio delle attività umane, il saggio re Salomone non trascurò le circostanze che spesso impediscono agli uomini di godere ciò che hanno.

Riguardo a una situazione, egli scrisse: “Esiste una calamità che ho vista sotto il sole, ed è frequente fra il genere umano: un uomo a cui il vero Dio dà ricchezze e possedimenti materiali e gloria e che, per la sua anima, non manca di alcuna cosa per cui mostri gran desiderio, eppure il vero Dio non gli permette di mangiarne, benché un semplice straniero possa mangiarne. Questo è vanità ed è una cattiva infermità”. — Eccl. 6:1, 2.

L’Onnipotente permette a qualsiasi individuo di usare le capacità dategli da Dio per ottenere possedimenti e fama o gloria fra i suoi contemporanei. In questo senso Salomone poté dire correttamente che Dio “dà” ricchezze, possedimenti materiali e gloria a un tale uomo. È triste, però, che sebbene un uomo abbia tutto, le circostanze gli impediscano di godere di quei possedimenti.

Forse ha cibi gustosi, ma non li può mangiare per qualche disturbo gastrico o intestinale. Il caso di Nabucodonosor fornisce un interessante esempio. Egli raggiunse la posizione di governante mondiale a Babilonia. Quindi Geova Dio lo umiliò a causa del suo orgoglio, privandolo della sanità di mente. I piaceri della vita di palazzo, inclusi i cibi prelibati e il vino eccellente, non ebbero più nessuna attrattiva per Nabucodonosor. Immaginando d’essere un animale, abbandonò il suo sontuoso palazzo e visse d’erba come un toro. Mentre Nabucodonosor rinunciava ai piaceri della vita di palazzo, ‘semplici stranieri’ godevano le sue ricchezze. Nabucodonosor fu veramente colpito da una grave malattia, da “una cattiva infermità”, per sette anni. — Dan. 4:28-37.

Successivamente, Salomone indicò che una lunga vita e una famiglia numerosa in se stesse non sono sufficienti per avere soddisfazione e contentezza nella vita. Egli continua: “Se un uomo dovesse generare cento volte, e dovesse vivere molti anni, benché i giorni dei suoi anni dovessero divenir numerosi, tuttavia la sua propria anima non è sazia di buone cose e nemmeno la tomba è divenuta sua [forse intendendo che desidera la tomba, come la desiderò Giobbe nella sua afflizione (Giob. 3:11-22)], devo dire che uno nato prematuramente sta meglio di lui. Poiché invano [colui che è nato prematuramente] è venuto e se ne va nelle tenebre, e il suo proprio nome sarà coperto di tenebre. Nemmeno lo stesso sole egli ha visto, né conosciuto. Questi ha riposo piuttosto che il precedente. Pure supposto che abbia vissuto mille anni per due volte e tuttavia non ha visto ciò che è bene, non è a un solo luogo che vanno tutti?” — Eccl. 6:3-6.

In realtà, non potendo godere in alcun modo la vita, a che servono anche una vita lunga e tanti figli? Ricchi o poveri, giovani o vecchi, alla morte tutti vanno nello stesso luogo, la tomba. Per l’uomo che non prova vera gioia nella vita, una vita lunga significa solo più problemi e difficoltà per un periodo più lungo rispetto a chi muore giovane. Colui che nasce prematuramente, il bambino nato morto, sta molto meglio nel senso che non dovrà mai sopportare le difficoltà di una vita vuota e deludente.

Salomone scrive ancora: “Tutto il duro lavoro del genere umano è per la loro bocca, ma pure la loro propria anima non si empie. Poiché quale vantaggio ha il saggio sullo stupido? Che ha l’afflitto nel conoscere come camminare di fronte ai viventi? È meglio il vedere con gli occhi che il camminare in giro dell’anima. Anche questo è vanità e un correr dietro al vento”. — Eccl. 6:7-9.

Gli uomini lavorano duramente per procurarsi le cose necessarie alla vita; lavorano “per la loro bocca”. Tuttavia, di rado questo soddisfa i loro numerosi desideri, le loro ardenti brame. L’uomo saggio ma scontento cercherà di soffocare i desideri tormentosi, mentre lo stupido cede ad essi, non esercitando nessun freno. Fu evidentemente per questo che Salomone chiese: “Poiché quale vantaggio ha il saggio sullo stupido? Che ha l’afflitto nel conoscere come camminare di fronte ai viventi?” Il saggio non ha nessun vantaggio nel senso che tanto il saggio quanto lo stupido hanno desideri molesti. Allo stesso modo, l’afflitto può essere in grado di nascondere agli occhi altrui i suoi inquietanti desideri, ma questo non li elimina. Non essendo appagati, continuano a tormentarlo. Neppure lui sta meglio dello stupido. Quindi la condotta veramente saggia è d’essere contenti, di godere ciò che si ha, che si può vedere con gli occhi, invece di guardare con bramosia qualche altra cosa, lasciando che l’ardente desiderio privi della pace.

Un altro fattore che può impedire d’esser contenti è il non riconoscere che molte cose non si possono proprio cambiare. Salomone dichiarò: “Qualunque cosa sia venuta all’esistenza, il suo nome è già stato pronunciato, e si è conosciuto ciò che è l’uomo; ed egli non può perorare la sua causa con uno che è più potente di lui”. (Eccl. 6:10) Un uomo può ottenere ricchezza e posizione. Ma non è nulla più di quello che fu dichiarato essere il primo uomo, un uomo terreno, ʼadhám, termine ebraico derivante da una radice che significa “rosso” o “rossiccio”. Sì, continua a essere terreno, mortale. Quindi non può fare alcun passo per mantenersi in vita a tempo indefinito. Il salmista espresse questo pensiero con le parole: “Nemmeno uno d’essi può con alcun mezzo redimere sia pure un fratello, né dare a Dio un riscatto per lui; (e il prezzo di redenzione della loro anima è così prezioso che è cessato a tempo indefinito) perché ancora viva per sempre e non veda la fossa”. — Sal. 49:7-9.

Nella migliore delle ipotesi, in questo sistema di cose la vita è molto incerta. Il tempo e le circostanze capitano a tutti, accrescendo l’incertezza. Per questa ragione, Salomone pose le seguenti domande: “Siccome esistono molte cose che causano molta vanità, quale vantaggio ha l’uomo? Poiché chi conosce quale bene ha l’uomo nella vita per il numero dei giorni della sua vita vana, quando li spende come un’ombra? Poiché chi può dichiarare all’uomo ciò che accadrà dopo di lui sotto il sole?” — Eccl. 6:11, 12.

In considerazione del fatto che la morte pone fine a tutti gli sforzi e le lotte di un individuo, che vantaggio c’è veramente nei possedimenti materiali o nella preminenza che può ottenere? Chi può dire realmente quale meta mondana — ricchezza, preminenza, potere — meriti d’essere faticosamente conseguita? Tante volte si pensa che una cosa sia desiderabile e poi, una volta ottenuta, si è delusi, perfino amareggiati. Il fatto che la vita è così breve, e ‘passa come un’ombra’, esaspera ancora di più. Non c’è modo di riguadagnare il tempo e indirizzare una seconda volta i propri sforzi verso un’altra meta. Inoltre, non essendo possibile decidere ciò che accadrà dopo la propria morte, neppure chi persegue mete materialistiche a favore di figli e nipoti, escludendo le cose spirituali, prova vera soddisfazione.

Le parole del saggio illustrano davvero in modo enfatico la necessità d’esser contenti, di trarre sano godimento dalla vita! Anziché nutrire desideri materialistici, chi è veramente saggio si sforza di mantenere una buona relazione con Dio.

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