BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w78 15/2 pp. 24-28
  • Deuteronomio: Amorevoli discorsi d’addio di Mosè

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Deuteronomio: Amorevoli discorsi d’addio di Mosè
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • SINCERE IMPLORAZIONI DI MOSÈ
  • PRIMO DISCORSO DI MOSÈ
  • SECONDO DISCORSO DI MOSÈ
  • TERZO E QUARTO DISCORSO
  • ULTIME PAROLE DI MOSÈ
  • Libro biblico numero 5: Deuteronomio
    “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
  • Deuteronomio, libro di
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Mosè
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Deuteronomio ci esorta a servire Geova con profonda gioia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1984
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 15/2 pp. 24-28

Deuteronomio: Amorevoli discorsi d’addio di Mosè

A QUARANT’ANNI cercò invano di liberare il suo popolo. A ottant’anni fu chiamato da Geova Dio stesso per liberare effettivamente Israele, popolo di Dio, dalla schiavitù egiziana. Ora, a 120 anni, egli e il suo popolo erano radunati sulle pianure di Moab, al confine della Terra Promessa. Sapendo che la sua fine era vicina, Mosè aprì il suo cuore al popolo in una serie di discorsi, conosciuti poi come il libro di Deuteronomio. — Deut. 31:2; Atti 7:23-30, 35, 36.

Questo quinto libro del Pentateuco deve il suo nome alla Versione dei Settanta greca e viene da due radici greche che significano “secondo” e “legge”. Fra i nomi datigli dai rabbini c’è Mishneh, che significa ripetizione. In alcune lingue è semplicemente chiamato “Quinto libro di Mosè”.

L’autenticità di Deuteronomio è stabilita dal fatto che Gesù lo citò ripetutamente come Scrittura ispirata. (Matt. 4:4, 7, 10 da Deut. 8:3; 6:16, 13; Mar. 10:3-5 da Deut. 24:1-3; Mar. 12:30 da Deut. 6:5) Infatti, Deuteronomio è citato più di ottanta volte nelle Scritture Greche Cristiane ed è uno dei quattro libri citati più spesso, essendo gli altri Genesi, Salmi e Isaia.

Il libro di Deuteronomio, però, non è ciò che il suo nome popolare sembra sottintendere, cioè una semplice ripetizione della legge che Dio diede a Israele. Piuttosto, sapendo che era prossima la sua fine, accomiatandosi dal popolo di Geova Mosè volle dare ammonizioni, consigli, esortazioni e istruzioni, oltre che avvertimenti, dicendo tutto quello che poteva e dicendo certe cose ripetutamente. Fu come se scrivesse loro una lettera d’addio spinto dal grande amore che nutriva nei loro riguardi e dal desiderio di fare tutto il possibile per aiutare il suo popolo a continuare a ubbidire fedelmente al loro Dio Geova. Un erudito biblico del diciannovesimo secolo, Hengstenberg, espresse mirabilmente questo pensiero:

“Parla come un padre morente ai suoi figli. Le parole sono premurose, ispirate, solenni. Traccia la storia dei loro quarant’anni di peregrinazione nel deserto, rammenta al popolo tutte le benedizioni che hanno ricevute, l’ingratitudine con cui spesso le hanno ripagate, e i giudizi di Dio, e l’amore continuamente mostrato loro; spiega a più riprese le leggi, e aggiunge quanto è necessario per completarle, e non si stanca mai di esortarli all’ubbidienza con le parole più affettuose e più enfatiche, perché ne dipendeva la vita stessa della nazione; passa in rassegna tutte le tempeste e i conflitti che hanno vissuti, e, vedendo il futuro al passato, considera anche la storia futura della nazione, e vede, con dolore misto a gioia, come tre grandi aspetti del passato — vale a dire apostasia, punizione e perdono — continueranno a ripetersi in futuro”. — The Pentateuch, Vol. 3, pag. 276, Keil e Delitzsch.

SINCERE IMPLORAZIONI DI MOSÈ

Un esempio tipico di quanta importanza Mosè attribuiva a che gli Israeliti osservassero le leggi di Dio dichiarate in precedenza è il modo in cui formula, in Deuteronomio, il divieto di mangiare sangue: “Semplicemente sii con fermezza risoluto a non mangiare il sangue, perché il sangue è l’anima e tu non devi mangiare l’anima con la carne. Non lo devi mangiare . . . Non lo devi mangiare”. Egli ripete quattro volte questa proibizione. — Deut. 12:23-25.

Poiché Mosè era così profondamente convinto di certe cose, notiamo che si ripete spesso, come fa l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera, come in I Giovanni 4:8, 16. Per esempio, Mosè esorta i genitori a insegnare la legge di Dio ai figli quando si siedono, quando camminano, quando giacciono e quando si alzano (Deut. 6:7; 11:19), rammenta che Dio diede loro la manna per umiliarli (Deut. 8:2, 3, 16), e pone davanti al suo popolo la vita e la morte. — Deut. 30:15, 19.

Si potrebbe dire che i discorsi del libro di Deuteronomio siano il “Sermone del monte” di Mosè. Sì, il libro di Deuteronomio rivela veramente “il desiderio di istruire come non troviamo in nessun altro libro delle” Scritture Ebraiche. E notando il calore, la premura, la sincera sollecitudine, il profondo interesse di Mosè per il suo popolo, per il loro benessere spirituale e materiale, oltre ai suoi due accenni al rammarico per non poter entrare nella Terra Promessa, quale conclusione possiamo trarre? Che assolutamente nessun altro all’infuori di Mosè avrebbe potuto scrivere un documento così commovente, che nessuno avrebbe potuto fingere tutto questo sentimento. Sì, l’accusa che Deuteronomio sia un pio inganno, accusa mossa da alcuni teologi della cristianità, è non solo del tutto infondata, ma addirittura ridicola!

PRIMO DISCORSO DI MOSÈ

In genere si considera che Deuteronomio sia formato principalmente di quattro discorsi. Il primo comprende i capitoli da uno a quattro. In questo discorso Mosè narra come nominò giudici che lo aiutassero a giudicare il popolo e le istruzioni che diede loro di giudicare imparzialmente. Riferisce pure il cattivo rapporto delle spie e la ribellione che causò.

Successivamente racconta i viaggi di Israele dal monte Sinai alle pianure di Moab e rammenta le vittorie ottenute durante il cammino. Nel capitolo quattro ammonisce il popolo di non dimenticare le leggi di Dio, perché osservandole diverranno famosi per la loro sapienza. Avverte pure di non fare idoli, poiché non videro nessuna rappresentazione il giorno che Geova parlò loro al monte Sinai. Egli sottolinea questo avvertimento con le parole: “Geova tuo Dio è un fuoco consumante, un Dio che esige esclusiva devozione”. — Deut. 4:24.

SECONDO DISCORSO DI MOSÈ

Il secondo discorso di Mosè abbraccia i capitoli da cinque a ventisei. In esso esorta a ubbidire a una lunga serie di leggi divine, alcune date in precedenza, come quelle relative alle tre feste annuali e alle città di rifugio, e altre dichiarate qui per la prima volta. Comincia con la ripetizione dei Dieci Comandamenti. Proseguendo, sottolinea l’importanza di conoscere Geova Dio e le sue leggi, poiché l’uomo non vive di solo pane. Gli Israeliti dovevano mettere brani della legge sugli stipiti delle loro porte; dovevano inculcare la legge di Dio nei figli in ogni momento: quando camminavano, quand’erano seduti e quando giacevano. I sacerdoti dovevano insegnare la legge di Dio al popolo, e il re stesso doveva fare una copia della legge di Dio e leggervi tutti i giorni della sua vita, per mantenersi umile e continuare a fare ciò ch’era giusto. — Deut. 6:7-9; 17:14-20.

In questo secondo discorso otto volte Mosè esorta il popolo alla fedeltà e all’ubbidienza affinché gli vada bene. Ancora più spesso Mosè ribadisce la necessità che il suo popolo ami Geova Dio: “Ascolta, o Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova. E tu devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”.a E più volte rammenta al popolo l’amore che Geova gli ha mostrato; una bella espressione di ciò si trova in Deuteronomio 5:29: “Se solo edificassero questo loro cuore per temere me e per osservare tutti i miei comandamenti per sempre, onde andasse bene a loro e ai loro figli a tempo indefinito!”b

Mosè era anche così profondamente convinto della necessità di praticare la giustizia che esortò spessissimo i giudici del popolo di Dio ad agire giustamente, imparzialmente, non accettando mai regali. — Deut. 1:16, 17 (primo discorso); 16:18; 24:17; 25:1.

Inoltre, Mosè comanda ripetutamente al suo popolo di apprezzare le proprie benedizioni e di mostrarlo rallegrandosi dinanzi a Geova. Il popolo non doveva “esser altro che gioioso”. Sì, in un successivo discorso avvertì pure che la calamità si sarebbe abbattuta su di esso a tempo indefinito “dato che non avrai servito Geova tuo Dio con allegrezza e gioia”. — Deut. 16:11, 14, 15; 28:47.

Notando la loro tendenza ad adorare altri dèi, Mosè non si stanca mai di metterli in guardia contro l’apostasia e i falsi profeti. La punizione sarebbe stata la pena capitale. Non si dovevano risparmiare neppure i propri familiari, e intere città dovevano essere spazzate via se colpevoli d’essersi volte a falsi dèi. — Deut. 5:7; 6:14; 7:4; 8:19; 11:16; 13:1-18; 17:1-7; 18:20-22.

Malgrado tali severi avvertimenti contro l’apostasia, l’amorevole considerazione espressa nella legislazione contenuta in Deuteronomio non ha uguali negli annali della giurisprudenza. Nella chiamata alle armi, l’uomo fidanzato, l’uomo sposato di fresco, o l’uomo che aveva piantato una vigna o costruito una casa e che non aveva ancora avuto la possibilità di godere i frutti del suo lavoro era esentato per qualche tempo dal servizio militare. Si potrebbe dire che sotto alcuni aspetti gran parte di Deuteronomio preveda come possono verificarsi delle ingiustizie, e dia comandi per prevenirle. — Deut. 20:5-7; 24:5.

Neppure uccelli e animali erano trascurati. L’Israelita che trovava un uccello nel nido doveva lasciar fuggire la madre, benché potesse prendere i piccoli. Il contadino non poteva mettere la museruola al toro che trebbiava. Per arare, non poteva aggiogare insieme un asino e un toro, poiché la diversità di forze avrebbe affaticato l’asino, animale più debole. — Deut. 22:6-10; 25:4.

In questo discorso Mosè avverte inoltre gli Israeliti di non divenire materialisti a causa della prosperità e di non peccare d’ipocrisia. Per evitare il peccato dell’apostasia non dovevano contrarre matrimoni misti con i pagani. (Deut. 7:3, 4) Mosè pone chiaramente davanti a Israele le benedizioni e le maledizioni che avrebbero avute secondo la condotta che avrebbero seguita. Egli predice pure la venuta di un profeta come lui che il popolo avrebbe dovuto ascoltare, pena la morte. L’apostolo Pietro applicò questa profezia a Gesù Cristo. — Deut. 18:15-19; Atti 3:22, 23.

TERZO E QUARTO DISCORSO

Nel suo terzo discorso Mosè dà istruzioni riguardo alle benedizioni e alle maledizioni che i Leviti devono dichiarare pubblicamente al loro ingresso nella Terra Promessa. Sei tribù devono fermarsi davanti al monte Gherizim e dire “Amen!” quando i Leviti pronunceranno le benedizioni di Geova su quelli che lo servono fedelmente e ubbidiscono alle sue leggi. E le altre sei tribù devono stare di fronte al monte Ebal e dire “Amen” quando i Leviti pronunceranno le maledizioni su quelli che trasgrediscono le leggi di Dio circa l’adorazione e la morale. Non contento di questa enumerazione Mosè svolge ulteriormente il tema delle benedizioni che riceveranno se agiranno bene e delle maledizioni che riceveranno se saranno disubbidienti. Queste benedizioni e queste maledizioni furono profetiche. — Deut. da 27:1 a 28:68.

Il quarto interessante discorso pronunciato da Mosè (capitoli 29 e 30) comincia con un ulteriore racconto dei miracoli compiuti da Geova Dio a loro favore, incluso quello per cui “le vostre vesti non vi si consumarono addosso, e il vostro sandalo non vi si consumò al piede”. (Deut. 29:5) Mosè conclude quindi un patto fra Geova Dio e il suo popolo radunato lì e avverte dei tristi risultati della disubbidienza. Tuttavia, dice pure che se si pentiranno Geova li ristabilirà di nuovo nel suo favore, e così in base a questa profezia pone dinanzi a loro la scelta: “Io prendo oggi in effetti a testimoni contro di voi i cieli e la terra, che ti ho messo dinanzi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e tu devi scegliere la vita per mantenerti in vita, tu e la tua progenie, amando Geova tuo Dio, ascoltando la sua voce e tenendoti stretto a lui; poiché egli è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni”. — Deut. 30:19, 20.

ULTIME PAROLE DI MOSÈ

Mosè, che ora ha 120 anni, incoraggia il suo popolo ad attraversare il Giordano prendendo possesso della Terra Promessa. “Siate coraggiosi e forti. Non abbiate timore né siate sgomenti dinanzi a loro, perché Geova tuo Dio è colui che marcia con te”. Egli incoraggia Giosuè con parole simili e poi comanda di tenere ogni settimo anno un’assemblea nella quale sia ripetuta la legge di Dio perché uomini, donne e piccoli la odano. Segue poi una profezia che predice la ribellione d’Israele, in considerazione di come si ribellarono nel deserto: “Poiché io, io conosco bene la tua ribellione e il tuo collo duro. Se mentre sono oggi ancora vivo con voi, vi siete mostrati ribelli nella condotta verso Geova, quanto più lo sarete dopo la mia morte!” In base a questa profezia, dovrebbe alcun Ebreo meravigliarsi se il suo popolo in generale non accettò il più grande Mosè, Gesù Cristo, loro Messia? — Deut. 31:1-30.

Successivamente, Mosè, per mezzo di un cantico superlativo, attribuisce grandezza a Geova: “La Roccia, la sua attività è perfetta, poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. Egli commenta a lungo la condotta ostinata del suo popolo, rammenta che la vendetta appartiene a Geova e poi esclama: “Siate liete, o nazioni, col suo popolo”! Mosè termina pronunciando una benedizione su tutte le tribù, a eccezione di Simeone. — Deut. 32:1–33:29.

Il libro termina coi particolari della morte di Mosè; con tutta probabilità furono scritti o da Giosuè o dal sommo sacerdote Eleazaro. “Il suo occhio [di Mosè] non si era indebolito, e la sua forza vitale non l’aveva abbandonato”. Il popolo lo pianse grandemente per trenta giorni, poiché “non è mai più sorto in Israele un profeta come Mosè, che Geova conobbe a faccia a faccia”. — Deut. 34:1-12

Oggi il dedicato popolo di Geova è in una posizione simile a quella degli Israeliti sulle pianure di Moab. Perciò facciamo bene a prendere a cuore le verità e le esortazioni che Mosè diede agli Israeliti. Anzitutto, vogliamo sempre ricordare che l’uomo non vive solo di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Geova. Sappiamo molto bene che Geova nostro Dio è un solo Geova e che dobbiamo amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza vitale, poiché è un Dio che esige esclusiva devozione. Inoltre, è un Dio che è un fuoco consumante e solo a lui appartiene la vendetta. Vogliamo anche trarre conforto dal fatto che tutta la sua attività è perfetta e giusta. Veramente, osservare i suoi regolamenti significa vita, mentre disubbidire significa morte.

Ci rallegriamo moltissimo di ogni nostra impresa per la bontà di Geova nei nostri riguardi e invitiamo persone di ogni nazione a rallegrarsi con noi. È stato osservato opportunamente: “Quando l’uomo del ventesimo secolo si sarà assoggettato alla sovranità di Dio in ogni campo della sua vita avrà cominciato a capire il senso del libro di Deuteronomio”.

[Note in calce]

a Deut. 6:4, 5; 10:12; 11:1, 13, 22; 13:3; 19:9; 30:6, 16, 20.

b Vedi anche Deuteronomio 7:8; 10:15; 23:5.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi