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  • Idolatria: Rovina dei regni israeliti
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/12 p. 15

Idolatria: Rovina dei regni israeliti

IL REGNO delle 10 tribù d’Israele cominciò male con l’adorazione dei vitelli stabilita dal suo primo re, Geroboamo. L’adorazione idolatrica non fu mai interrotta e a causa d’essa Geova permise infine che gli Assiri riducessero in rovina il regno settentrionale. Invece di imparare da questo esempio ammonitore, anche gli abitanti del regno delle due tribù divennero idolatri. Quindi Geova tolse alla nazione la sua benedizione. Infine, la capitale fu ridotta in rovina, insieme al bel tempio costruito dal re Salomone. Il libro biblico chiamato Secondo Re continua il racconto storico iniziato in Primo Re e indica chiaramente che gli Israeliti avrebbero potuto evitare la calamità se avessero dato ascolto alle parole dei profeti.

Tra i principali profeti del regno settentrionale ci furono Elia ed Eliseo. Quando Elia fu miracolosamente tolto dalla scena, Eliseo continuò il compito di Elia. Un aspetto notevole di quel compito fu l’unzione del re Ieu. Dopo che Eliseo ebbe mandato uno dei suoi servitori a ungerlo re, Ieu eseguì senza perdere tempo la vendetta di Geova contro la casa idolatra di Acab, inclusa la malvagia Izebel.

Successivamente, Ieu si accinse a rimuovere dal suo reame l’adorazione di Baal. Diede l’impressione di voler incoraggiare l’adorazione di Baal in maniera anche più estesa di quanto non avesse fatto Acab e fece radunare tutti gli idolatri nella casa di Baal. Dopo essersi accertato che non ci fosse in mezzo a loro neppure un adoratore di Geova, Ieu comandò ai suoi uomini di uccidere gli idolatri radunati. Avendo Ieu compiuto quest’azione decisa, gli fu assicurato che quattro generazioni di suoi figli gli sarebbero succedute sul trono. Furono Ioacaz, Ioas, Geroboamo II e Zaccaria.

Nondimeno Ieu non sradicò l’adorazione dei vitelli. Il racconto biblico dice: “Ieu stesso non ebbe cura di camminare nella legge di Geova l’Iddio d’Israele con tutto il suo cuore. Non si dipartì dai peccati di Geroboamo con i quali egli aveva fatto peccare Israele”. — 2 Re 10:31.

Nessun discendente di Ieu né alcuno dei successivi governanti del regno delle 10 tribù fece qualcosa per porre fine all’adorazione dei vitelli. Il racconto di Secondo Re fa questi commenti sulla situazione e sul risultato: “I figli d’Israele camminarono in tutti i peccati di Geroboamo che egli aveva fatti. Non se ne dipartirono, finché Geova rimosse Israele dalla sua vista, proprio come aveva parlato per mezzo di tutti i suoi servitori i profeti. Israele andò dunque dal suo proprio suolo in esilio, in Assiria, fino a questo giorno”. (17:22, 23) Elia ed Eliseo non furono i soli profeti che avvertirono gli Israeliti. Altri furono Micaia, Giona, Oded, Osea, Amos e Michea. Tuttavia il popolo non ascoltò le esortazioni dei profeti a pentirsi.

Nel regno delle due tribù le cose non andarono molto meglio. Nonostante gli eccellenti sforzi di buoni governanti come Giosafat ed Ezechia, gli Israeliti caddero più volte nell’idolatria. Proprio il figlio di Ezechia, Manasse, ristabilì l’idolatria. Durante il regno di Manasse il popolo si abbandonò a pratiche idolatriche così degradate che i successivi sforzi di invertire la tendenza ebbero poco successo. La loro condotta fu peggiore di quella dei Cananei che gli Israeliti avevano spodestato. Manasse prese l’iniziativa nella falsa adorazione. Fece passare il proprio figlio attraverso il fuoco, praticò la magia, usò la divinazione e promosse lo spiritismo. Per di più, sparse molto sangue innocente.

Neppure la vasta campagna contro l’idolatria intrapresa durante il regno del nipote di Manasse, Giosia, poté salvare dalla calamità il regno delle due tribù. Lo stesso Giosia morì in battaglia mentre cercava di respingere le forze egiziane a Meghiddo. Gli ultimi quattro re giudei — Ioacaz, Ioiachim, Ioiachin e Sedechia — non imitarono il fedele re Giosia. Furono tutti governanti malvagi e idolatri. Poiché i governanti e i loro sudditi rifiutarono di ascoltare i profeti e abbandonare l’idolatria, Gerusalemme fu infine distrutta e il paese di Giuda rimase desolato.

Da che fu scritto Secondo Re, presumibilmente dal profeta Geremia, il modo in cui Dio considera l’idolatria non è cambiato. Gli idolatri non possono sperare di sfuggire all’esecuzione dell’avverso giudizio di Dio. Quindi facciamo bene a dare ascolto all’esortazione della Bibbia: “Fuggite l’idolatria”. — 1 Cor. 10:14.

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