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  • Ebed-Melec, un uomo coraggioso

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  • Ebed-Melec, un uomo coraggioso
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 15/7 pp. 28-30

Ebed-Melec, un uomo coraggioso

EBED-MELEC non era un israelita ma un eunuco etiope. Prestava servizio alla corte di Sedechia, l’ultimo re giudeo di Gerusalemme. Circondato da funzionari corrotti e malvagi, Ebed-Melec si distinse come un uomo coraggioso e compassionevole che aveva molto rispetto per ciò che è giusto.

All’epoca in cui le buone qualità di Ebed-Melec divennero specialmente manifeste la città di Gerusalemme era assediata dai caldei. Geremia, profeta di Geova, aveva ripetutamente dichiarato che la città era condannata e incoraggiato il popolo a salvarsi arrendendosi agli assedianti. L’Altissimo gli diede questo messaggio da dichiarare: “Chi continua a dimorare in questa città morrà di spada, di carestia e di pestilenza. Ma chi esce ai caldei continuerà a vivere e certo avrà la sua anima come spoglia e vivrà”. Queste parole fecero infuriare certi principi, consiglieri del re Sedechia. Essi erano decisi a difendere la città ad ogni costo e a non capitolare. Rifiutandosi di riconoscere che le parole di Geremia erano ispirate da Dio, consideravano il profeta un ostacolo alla difesa di Gerusalemme. — Ger. 38:1-3.

Questi principi andarono dunque dal re Sedechia accusando Geremia di abbattere il morale degli uomini di guerra e del resto della popolazione. Chiesero che il profeta fosse messo a morte come un sedizioso che non si interessava della pace o del benessere del popolo. (Ger. 38:4) Essendo un monarca debole, Sedechia cedette alla loro richiesta, dicendo: “Ecco, è nelle vostre mani. Poiché non c’è nulla in cui il re stesso possa prevalere contro di voi”. (Ger. 38:5) Sedechia aveva seguito il loro consiglio proseguendo la guerra contro i caldei, quindi si sentiva obbligato ad accontentarli togliendo di mezzo l’uomo che consideravano un ostacolo al perseguimento dei loro obiettivi militari. Pur non autorizzando specificamente l’esecuzione di Geremia, in pratica Sedechia firmò la condanna a morte del profeta mettendolo completamente alla mercé dei principi.

Ma forse questi principi provarono un certo timore che li trattenne dallo spargere direttamente sangue. Nondimeno, decisero di uccidere il profeta in modo non violento. Lo calarono in una cisterna di fango, per lasciarvelo morire. — Ger. 38:6.

Mentre era sotto custodia nel Cortile della Guardia, per ordine del re Geremia aveva ricevuto un pane come razione giornaliera. (Ger. 37:21) Ma ora che era nella cisterna di fango il comando del re non era più in vigore. Essendo praticamente esaurite le vettovaglie a Gerusalemme, Geremia non poteva certo sperare di ricevere cibo da qualcuno. La sua morte era solo questione di tempo.

Quando Ebed-Melec seppe ciò che i principi avevano fatto al profeta, agì senza indugio. Non attese cautamente l’opportunità d’avere un’udienza privata dal re Sedechia. Per l’eunuco etiope, la sua incolumità personale non era la cosa più importante. La vita di un innocente era in pericolo, ed Ebed-Melec fu disposto a mettere al secondo posto il proprio benessere. Avvicinò il sovrano in pubblico, all’aperto, vicino alla porta di Beniamino. Questa porta era situata probabilmente nella parte settentrionale della città, la direzione da cui gli assedianti caldei avrebbero esercitato maggiore pressione. — Ger. 38:7.

Coraggiosamente, l’eunuco etiope supplicò a favore della vita di Geremia. Non ebbe timore di condannare l’azione dei principi, pur sapendo che l’uomo che egli supplicava aveva ceduto alle loro richieste. Ebed-Melec espose in breve i fatti: “O mio signore il re, questi uomini hanno fatto male in tutto quello che han fatto a Geremia il profeta, che hanno gettato nella cisterna, così che morrà dov’è a causa della carestia. Poiché non c’è più pane nella città”. — Ger. 38:9.

In modo sorprendente, Sedechia annullò la sua decisione relativa a Geremia, autorizzando Ebed-Melec a liberare il profeta. Il re disse: “Prendi al tuo comando da questo luogo trenta uomini, e devi trarre Geremia il profeta dalla cisterna prima che muoia”. (Ger. 38:10) È probabile che non occorressero 30 uomini per tirare fuori Geremia dalla cisterna. Ma dato che il profeta e il suo messaggio erano tanto odiati, con tutta probabilità quelli che volevano la morte di Geremia avrebbero fatto opposizione. Mentre era possibile sopraffare alcuni uomini, 30 sarebbero stati sufficienti per far fronte a qualsiasi problema fosse sorto in merito alla liberazione progettata.

Ebed-Melec mise immediatamente in atto il comando di Sedechia. Il modo in cui lo fece attesta ulteriormente che aveva compassione e interesse per il profeta. Dato che la cisterna era profonda e Geremia era sprofondato nel fango, ci sarebbe voluta molta forza per tirarlo fuori. Quindi, le corde avrebbero potuto tagliare la carne del profeta. Inoltre, può darsi benissimo che quando Geremia era stato calato nella cisterna fosse stato trattato rudemente. Quindi può darsi che avesse delle ferite sotto le ascelle. È evidente che Ebed-Melec considerò attentamente la situazione. Si procurò stracci consumati e pezzi di panno consumato e li calò a Geremia per mezzo delle funi, perché il profeta se li mettesse sotto le ascelle e sopra le funi. Così gli stracci e il panno servirono a proteggere Geremia dalle funi impiegate per tirarlo fuori della cisterna. — Ger. 38:11-13.

Perché Ebed-Melec fu così coraggioso? Pur essendo uno straniero che viveva in mezzo a un popolo che aveva recato grande disonore a Geova Dio, aveva fiducia nell’Altissimo. Sì, la fiducia in Geova fu la ragione per cui Ebed-Melec venne coraggiosamente in aiuto di un profeta odiato. Per questo, l’eunuco etiope non perse la ricompensa. Per mezzo di Geremia, ricevette da Geova l’assicurazione: “Ecco, io faccio avverare le mie parole su questa città per la calamità e non per il bene, e per certo accadranno dinanzi a te in quel giorno. E di sicuro io ti libererò in quel giorno, . . . e non sarai dato in mano agli uomini dei quali tu stesso hai paura. Poiché senza fallo ti procurerò scampo, e non cadrai di spada; e per certo avrai la tua anima come spoglia, perché hai confidato in me”. (Ger. 39:16-18) Secondo queste parole, Ebed-Melec avrebbe visto la distruzione di Gerusalemme predetta da Geremia. Tuttavia, non avrebbe dovuto temerla. Come Ebed-Melec aveva considerato preziosa la vita di Geremia, così Geova Dio avrebbe considerato preziosa la vita di Ebed-Melec e l’avrebbe conservato in vita.

Che eccellente esempio ci diede Ebed-Melec non cedendo al timore degli uomini ma schierandosi coraggiosamente dalla parte del profeta di Geova! L’Altissimo non dimenticò la giusta opera di Ebed-Melec. Né dimenticherà il nostro fedele servizio, che include il venire in aiuto dei nostri fratelli in tempo di estremo bisogno. La Bibbia ci dice: “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome, in quanto avete servito e continuate a servire i santi”. (Ebr. 6:10) Sforziamoci dunque d’essere coraggiosi come lo fu Ebed-Melec.

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