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  • Mefiboset, un uomo riconoscente
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
w80 1/4 pp. 29-31

Mefiboset, un uomo riconoscente

MEFIBOSET o Merib-Baal era figlio di Gionatan e nipote del re Saul. Ma l’appartenenza alla prima famiglia reale di Israele non gli garantiva uno splendido futuro. Era nato dopo che suo nonno Saul aveva perso il regno. Poi, quando Mefiboset aveva cinque anni, suo padre e suo nonno furono uccisi in battaglia. Avutane notizia, la balia di Mefiboset fu presa dal panico e scappò, portandosi appresso il bambino. Durante la fuga Mefiboset cadde, e rimase zoppo per il resto della sua vita, avendo perso l’uso di entrambi i piedi. Circa sette anni più tardi, suo zio Is-Boset fu assassinato a sangue freddo. (II Sam. 4:4-8) Veramente Mefiboset fu colpito da molte disgrazie. Ma questo non lo amareggiò. Crescendo, divenne un uomo d’indole riconoscente.

Mefiboset si sposò presto ed ebbe un figlio di nome Mica. Mefiboset e la famiglia andarono ad abitare con Machir, uomo ricco e importante che risiedeva a Lo-Debar, una città di Galaad. — II Sam. 9:4, 12; confronta II Samuele 17:27-29.

A suo tempo il re Davide rivolse favorevolmente la sua attenzione a questo figlio di Gionatan. Quando Davide si fu assicurato fermamente il regno su tutto Israele per diversi anni, si diede da fare per mantenere la promessa o il giuramento fatto al suo amico Gionatan. (I Sam. 20:42) Per amore di Gionatan, Davide desiderava mostrare benignità a chiunque fosse restato della casa di Saul. Da Ziba, servitore di Saul, Davide seppe di Mefiboset, il figlio di Gionatan, e senza indugio lo fece convocare. Mefiboset si prostrò umilmente davanti a Davide. “Quindi Davide disse: ‘Mefiboset!’ al che egli disse: ‘Ecco il tuo servitore’”. Probabilmente la voce di Mefiboset tradiva un certo timore, perché Davide immediatamente lo rassicurò: “Non aver timore, poiché senza fallo eserciterò amorevole benignità verso di te per amore di Gionatan tuo padre; e ti devo ridare tutto il campo di Saul tuo nonno, e tu stesso mangerai pane alla mia tavola di continuo”. — II Sam. 9:1-7.

Perché Mefiboset aveva timore? C’è da ricordare che suo zio Is-Boset aveva regnato come rivale di Davide, e quindi si poteva pensare che Mefiboset avanzasse rivendicazioni sul regno. Dato che per i governanti orientali era comune rendere sicura la propria posizione facendo uccidere tutti i possibili rivali, Mefiboset forse temeva per la sua vita.

Mefiboset dovette essere davvero sorpreso dell’attenzione favorevole mostratagli dal re. Prima di tutto c’era la questione della terra appartenuta a Saul. Può darsi che Davide, assunto il regno su tutto Israele, fosse entrato in possesso di quel terreno. Oppure, dopo la morte di Saul, può darsi che altri se ne fossero impossessati. Comunque Davide decise che la proprietà doveva essere restituita al legittimo erede, Mefiboset. Ma non era tutto. Mefiboset avrebbe avuto un posto d’onore alla corte di Davide. Avrebbe avuto il privilegio di mangiare regolarmente alla tavola del re. In genere questo privilegio veniva concesso non a poveri storpi ma a uomini che si erano distinti per i loro atti di valore.

Profondamente grato, Mefiboset si prostrò davanti a Davide, dicendo: “Che cos’è il tuo servitore, che tu hai volto la faccia al cane morto quale io sono?” (II Sam. 9:8) Era rimasto senza parole davanti alla benignità di Davide. Mefiboset riteneva di esserne assolutamente indegno. Parlando di sé come di un “cane morto” riconosceva di occupare la più umile delle posizioni.

Davide diede quindi disposizioni a Ziba perché coltivasse il campo che veniva restituito a Mefiboset. I prodotti dovevano servire di sostentamento per la famiglia e i servitori di Mefiboset. L’appezzamento di terreno doveva essere abbastanza vasto se richiedeva il lavoro di Ziba, dei suoi quindici figli e venti servitori. — II Sam. 9:9, 10; 19:17.

Ziba eseguì gli ordini di Davide, ma evidentemente aspettava l’occasione per impossessarsi della proprietà di Mefiboset. L’occasione gli si presentò durante la rivolta di Absalom, figlio di Davide. Mentre Davide fuggiva da Gerusalemme, Ziba gli andò incontro portandogli i necessari rifornimenti. Rispondendo a una domanda di Davide circa Mefiboset, Ziba ricorse alla calunnia e disse: “Ecco, dimora in Gerusalemme; poiché disse: ‘Oggi la casa d’Israele mi ridarà il governo reale di mio padre’”. (II Sam. 16:3) Purtroppo Davide prese per buona la calunnia senza informarsi ulteriormente. Inseguito com’era dal suo stesso figlio Absalom, evidentemente Davide era abbastanza confuso, tanto da credere che Mefiboset era divenuto sleale. Allora Davide promise a Ziba di dargli la terra di Mefiboset.

Per tutto il tempo che Davide dovette stare lontano dalla capitale, Mefiboset trascurò il suo aspetto personale in segno di dolore per la grave situazione in cui si trovava Davide. Quando la rivolta di Absalom fu sedata, Mefiboset, nel suo evidente stato di cordoglio, incontrò Davide a Gerusalemme. Si sentì chiedere: “Perché non venisti con me, Mefiboset?” (II Sam. 19:25) Tenendo conto di quel che aveva detto Ziba, era naturale che Davide facesse questa domanda. Mefiboset rispose:

“Mio signore il re, fu il mio servitore a imbrogliarmi. Poiché il tuo servitore aveva detto: ‘Lascia che io mi selli l’asina affinché monti su di essa e vada col re’, poiché il tuo servitore è zoppo. Egli calunniò dunque il tuo servitore al mio signore il re. Ma il mio signore il re è [come] un angelo del vero Dio, e dunque fa ciò che è bene ai tuoi occhi. Poiché tutta la casa di mio padre non sarebbe stata che condannata a morte verso il mio signore il re, eppure tu ponesti il tuo servitore fra quelli che mangiavano alla tua tavola. Che ho dunque più io quale giusta pretesa perfino di gridare ancora al re?” — II Sam. 19:26-28.

Sentendo questo, Davide dovette rendersi conto dell’errore commesso nel prendere per buone le parole di Ziba, e questo fatto evidentemente lo irritò. Non volle più sapere nulla di quella questione e disse a Mefiboset: “Perché continui ancora a pronunciare le tue parole? In effetti dico: Tu e Ziba dovreste condividere il campo”. — II Sam. 19:29.

Mefiboset non si offese per il modo in cui Davide trattò la questione. Non si preoccupava della perdita materiale. Per lui la cosa importante era che Davide fosse tornato sano e salvo a Gerusalemme. Quindi Mefiboset disse: “[Ziba] prenda pure tutto ora che il mio signore il re è venuto in pace alla sua casa”. — II Sam. 19:30.

Anche se avrebbe potuto provare risentimento per la sua sorte nella vita, Mefiboset apprezzava la vita in sé. Date le circostanze dell’epoca, avrebbe potuto essere ucciso da Davide. Questo fatto lo rese profondamente riconoscente del privilegio di poter mangiare alla tavola del re e si sottomise con umiltà e lealtà alle decisioni del re Davide. Mefiboset è perciò un vero esempio di uomo che sapeva apprezzare ciò che aveva e che non si lamentava per ciò che non aveva. Possa ognuno di noi avere lo stesso spirito riconoscente di Mefiboset.

“Davvero, è un mezzo di grande guadagno, questa santa devozione con autosufficienza. Poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, e non ne possiamo portare fuori nulla. Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. — I Tim. 6:6-8.

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