La verità biblica ha trasformato la loro vita
LA PRIMA cosa che vi colpisce di Delia Rosero è la sua statura. È minuscola. Frenando a malapena il suo entusiasmo, Delia spiega: “Penso di discendere dai pigmei”. Il suo viso è radioso. Vi ispira immediatamente simpatia.
Daniel Rosero, il marito, è un “giovane” cinquantenne, dall’aspetto piacevole. La sua allegra esuberanza, nel vedervi, spesso trabocca in un abbraccio. Daniel non è sempre stato così.
Sapendo qualcosa del loro passato, sono andato a trovarli di recente con l’intenzione di scrivere la loro storia. Penso che possa essere di vero aiuto e incoraggiamento per molti.
I Rosero vivono nella città andina di Latacunga, nell’Ecuador, una città di circa 30.000 abitanti. Si tratta di una comunità agricola dove i fiori abbondano e la gente è orgogliosa di coltivare la terra. La conversazione seguente si è svolta nel salotto di casa Rosero, da cui si vede il sottostante fiume Cutuchi.
GRAVISSIMI PROBLEMI CONIUGALI
“Mi sposai che avevo appena 15 anni”, comincia Delia. “Non passò molto che ne sentii duramente l’impatto. Per 14 anni rimasi in schiavitù. Nessun posto dove andare. Nessuna speranza. Daniel beveva. Ogni sabato tornava a casa verso mezzanotte e maltrattava o picchiava i familiari.
“Bisogna aver provato la disperazione per capirlo. Quando Daniel mi picchiava, salivo su una sedia stringendo al seno un’immagine di ‘san’ Vincenzo Ferreri e gridavo: ‘Picchiami! Picchiami!’ Daniel rinunciava per paura del ‘santo’”.
Daniel conferma: “Ci sposammo nel 1948. Ero proprio un ragazzino, avevo 19 anni. Senza alcun mestiere, ero assolutamente incapace di mantenere una famiglia in continuo aumento. Infine avemmo quattro femmine e tre maschi. Per me la vita non aveva senso.
“Secondo quanto ci dicevano, ci attendevano la morte e le fiamme dell’inferno. Il prete ci aveva convinti che eravamo indegni, condannati alla dannazione. Ricordo che spesso, frustrato e ubriaco, dicevo: ‘Se devo bruciare, tanto vale che beva!’”
Riprendendo il filo del discorso, Delia continua: “Avevamo una grande cesta di vimini per tenervi i vestiti. Benigno, il nostro figlio maggiore, e io svuotammo il cestino e riponemmo gli abiti altrove. Così quando Daniel tornava a casa arrabbiato, Benigno spesso si nascondeva nella cesta finché il padre non era sopraffatto dal sonno. Era l’unico modo per evitare di prenderle”.
La casa dei Rosero, con un patio lindo e fiori variopinti, non riflette affatto le condizioni economiche dei primi anni di matrimonio. Daniel spiega: “Cucivo pantaloni, un paio al giorno. Lavoravo a cottimo, ma chiedevo sempre al sarto di anticiparmi la paga del giorno dopo”.
“I soldi per comprare da mangiare non arrivavano a casa”, aggiunge Delia. I suoi occhi luccicano di lacrime. “Com’è doloroso ricordare alcune di quelle scenate notturne!” La situazione familiare deteriorò al punto che una volta Delia, brandendo un lungo coltello, minacciò: “A costo di far morire uno di noi o tutt’e due, questa volta non mi picchierai”. Felicemente, la storia dei Rosero non terminò così.
LA SVOLTA
Daniel parla della svolta decisiva. “Era una domenica mattina del giugno 1962. Mario Hernández, pioniere speciale (predicatore a tempo pieno dei testimoni di Geova), stava parlando delle Scritture con mia moglie sulla porta. Io ero coricato a letto, non visto. In effetti ascoltavo più io che Delia. Avevo sentito dire che la Bibbia è uno dei migliori libri religiosi del mondo, anche se non la consideravo necessariamente una comunicazione di Dio.
“Quando Mario Hernández se ne andò, saltai giù dal letto e dissi: ‘Chiama il predicatore! Fallo tornare qui! Voglio studiare la Bibbia’”.
A questo punto interviene Delia. “Ero molto scettica. Esitai due o tre volte prima di andare in strada a cercare il Testimone”.
Quando il testimone tornò, Daniel gli chiese una Bibbia. “Ricordo ancora la risposta del fratello Hernández”, prosegue Daniel. “‘Bene, le porterò una Bibbia, ma non perché la lasci coprire di polvere. Si deve studiare!” Il fratello Hernández era sempre così. Molto esplicito. Andava diritto al punto. Con lui si sapeva sempre cosa bisognava fare”.
Daniel continua: “Quindici giorni dopo fu iniziato uno studio biblico, ma non del tutto regolare. Mio fratello Homero cominciò a studiare e fece eccellente progresso. Homero abbandonò presto l’uso delle immagini, ma ricordo di avergli detto: ‘Homero, io sono ancora devoto a Maria vergine’. Homero replicò: ‘Fratellino, continua a studiare! Presto capirai’”.
La decisione di Daniel di mettere in pratica ciò che imparava fu il risultato dell’aver assistito a un’assemblea di circoscrizione dei testimoni di Geova. “Homero mi parlò dell’assemblea ad Ambato. Risposi che se avessi avuto i soldi ci sarei andato.
“Rimasi stupefatto nel vedere l’organizzazione. C’era un sacco di gente. Si sentiva nella folla che c’era amore. Nessuno fumava. Nessuno diceva parolacce. Giovani e adulti non molestavano le ragazze. Ricordo di aver pensato: ‘Questa è la verità!’ Non fu il timore della morte o della fine del mondo a spingermi. Fu la purezza dell’organizzazione”.
LA SITUAZIONE SI CAPOVOLGE
“Tornai a casa entusiasta e annunciai a Delia: ‘Voglio diventare testimone di Geova’”.
“Tu sei un ubriacone. I testimoni di Geova no”, fu la risposta.
A questo punto, spiegano i Rosero, cominciò a verificarsi una cosa strana. Daniel cominciò a cambiare in meglio e Delia fece il contrario. Fu come se Delia fosse presa da una sete di vendetta. Daniel doveva soffrire ciò che aveva sofferto lei.
“Per mangiare non ci sono soldi, ma per la Bibbia sì!” diceva in tono provocatorio. Delia ammette che tormentava deliberatamente Daniel. Contava sul fatto che, col miglioramento spirituale del marito, per lei il pericolo di prenderle era notevolmente diminuito.
Una volta Daniel scoppiò a piangere. “Delia, Delia, sono cambiato! Cosa ti sta succedendo?” chiese in tono di supplica. Anche Benigno chiese alla madre se davvero preferiva le percosse di un tempo.
Imparando sempre di più, Daniel mise in pratica la conoscenza acquisita. “La questione delle immagini era un po’ un problema per me”, spiega. “Ero effettivamente convinto di aver ricevuto delle grazie per intercessione delle immagini. Comunque, Mario Hernández sostenne il suo argomento con II Corinti 11:14: ‘Satana stesso continua a trasformarsi in angelo di luce’. La mia reazione? ‘Ho capito. I demoni ci possono ingannare con gli idoli. Ho deciso di disfarmene!’”
Portate tutte le immagini e le statuette nel patio, Daniel le calpestò e le bruciò. “Provai un senso d’orrore e mi precipitai fuori di casa aspettandomi che il tetto crollasse come espressione dell’ira divina”, ricorda Delia, “mentre continuavo a supplicare: ‘Ti prego, buon Dio, perdona questo ignorante. Ti prego di non punirci!’”
Daniel era veramente cambiato. Il 4 maggio 1963 fu battezzato in simbolo della sua dedicazione a Dio. “Dopo ciò il cammino non fu facile”, continua Daniel. “Il fumo era un vero problema. Ricordo che a colazione dicevo: ‘Non darmi il pane. Dammi le sigarette’. Ma anche questo vizio fu vinto”.
LA SITUAZIONE MIGLIORA
Daniel e Homero Rosero furono i primi Testimoni a Latacunga. I fratelli ricordano le parole di Arthur Bonno, che prestava servizio come sorvegliante di circoscrizione: “Comportatevi da cristiani, perché così aprirete la porta agli altri”. E così fecero. A suo tempo, nel 1965, anche Delia dedicò la propria vita a Geova. Daniel ricorda come un sorvegliante di congregazione, Luís Narváez, lo incoraggiò ad acquistare maggior fiducia in sé con queste parole: “Daniel, hai imparato la verità dalla Bibbia, il che non è una cosa facile. Perché non puoi imparare a fare le maniche, a tagliare e cucire gli abiti? Impara a fare il sarto!”
“Imparai”, dice sorridendo Daniel. “Luís mi portava i suoi vecchi abiti. Io li scucivo completamente e li rifacevo. Così io presi pratica e Luís riebbe gli abiti quasi nuovi. Misi su un bel laboratorio con tanto di vetrine. Divenni un sarto provetto. Non avevamo più problemi economici. I clienti pagavano in contanti. Col tempo e con l’aiuto di Geova, ci facemmo una casa”.
Man mano però che la verità biblica cresceva nel suo cuore, Daniel si rendeva conto di aver bisogno non di più denaro, ma di più tempo da dedicare alla predicazione. Suo fratello Homero conduceva diversi ottimi studi biblici a domicilio, e Daniel desiderava provare la stessa gioia. Quindi nel luglio del 1968 intraprese il servizio di pioniere speciale. All’epoca in quella congregazione c’erano 12 proclamatori del Regno battezzati e una trentina di presenti alle adunanze.
LA VERITÀ SI DIFFONDE A LATACUNGA
Quando Luís Narváez stava per lasciare Latacunga, Daniel ricorda che gli disse: “Daniel, voglio lasciarti una ‘pecorella’”. La persona era la moglie di uno dei più noti medici di Latacunga, il dott. Mario Moscoso. A due settimane dall’inizio dello studio, il dott. Moscoso cominciò a parteciparvi.
“Mario Moscoso era sempre molto umile”, ricorda Daniel. “Non mi faceva mai sentire inferiore. In effetti mi aiutò a diventare studioso. Dovevo studiare per trovare le risposte alle sue domande. Il dott. Moscoso era direttore della banca del sangue, e quando si arrivò al soggetto del sangue lo si discusse apertamente. Nel giro di alcune settimane egli lasciò il posto alla banca del sangue”.
Non passarono sei mesi che Mario Moscoso, divenuto in seguito il medico di famiglia del presidente della repubblica, ringraziò apertamente Daniel per averlo aiutato a trovare la verità. Mandò Daniel a studiare con i suoi parenti. “La verità esplose!” esclama Delia. “La lista sembrava un elenco telefonico: gli Arma, i Bravo, i Coronel, i Leon, i Villagómez. Più di 30 componenti della famiglia dedicarono la loro vita a Geova, senza parlare dei numerosi bambini e altri che frequentavano regolarmente le adunanze.
“In tre anni e mezzo a Latacunga furono battezzate 60 persone, e i presenti si aggiravano sui 200”.
ALTRE ASSEGNAZIONI
Nel 1971 i Rosero furono assegnati a Cayambe, piccola comunità di 8.000 persone. “Portammo con noi l’intera famiglia”, narra Daniel, “inclusa mia suocera”. In tre anni e mezzo a Cayamba fu stabilita una congregazione e dodici persone fecero il decisivo passo della dedicazione e lo simboleggiarono con il battesimo in acqua.
Nel 1974 i Rosero andarono a Otavalo. “L’intera famiglia si spostò di nuovo, ad eccezione di Benigno e di mia suocera che rimase a cucinare per lui. Ma la famiglia crebbe comunque”, dice Daniel raggiante. “In due anni furono battezzati 11 nuovi, inclusi tre giovani che diventarono miei generi sposando tre delle mie figlie”.
Specialmente dal 1973 l’inflazione ha reso sempre più difficile ai Rosero continuare il servizio come pionieri speciali. Ma hanno continuato. Nel 1976 furono riassegnati nella città nativa di Latacunga, dove le difficoltà economiche sono minori.
“Per me il più grande incoraggiamento a continuare è uno studio biblico a domicilio che fa progresso”, spiega Daniel. “Chiedo regolarmente a Geova di guidarmi da qualcuno che davvero desidera la verità, perché questo serve a stimolare me, oltre che lo studente. Proprio ora c’è una meravigliosa famiglia che sta facendo progresso e frequenta le adunanze. Ritengo significativa la descrizione che il marito fa della sua condizione religiosa: ‘Cattolico per tradizione, battista per emotività, testimone di Geova per accurata conoscenza’”.
GRATITUDINE PER LA VERITÀ BIBLICA
La conversazione rallenta e andiamo nel patio, dove abbondano zinnie, rose e viti. Oltre il fiume Cutuchi, il bestiame pascola sul tappeto d’erba fra vesti dai vivaci colori stese ad asciugare. Si ode il lieve fruscio della brezza che agita i polverosi eucalipti. Il cielo è di un blu intenso. Delia è assorta.
“Secondo la gente sono piena di vitalità”, dice. “Sai che devo tutto alla verità biblica. Dove sarebbero i miei figli senza la Parola di Dio? Tutti e sette sono battezzati e stabili. La verità mi ha dato una vita completamente nuova, una nuova felicità”. Con un largo sorriso afferma: “Continueremo a servire Geova e a confidare nella sua guida”.
Daniel aggiunge: “Per me la verità è vita. Sono convinto che se non fosse stato per la verità sarei morto alcolizzato”. Dico a Daniel che ogni volta che lo vedo mi sembra più giovane. Ride e osserva: “Sai, anche la gente qui a Latacunga dice la stessa cosa. Anzi, mi dicono che dev’essere qualcosa che ha a che fare con la mia attività di predicazione. Io leggo loro un versetto che mi piace molto, Salmo 92:14 e 15: ‘Continueranno ancora a prosperare durante i capelli grigi, grassi e freschi continueranno ad essere per annunciare che Geova è retto. Egli è la mia Roccia, in cui non è alcuna ingiustizia’”.
[Immagine di Rosero Daniel e Delia a pagina 8]