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  • “La parola di Dio non è legata”

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  • “La parola di Dio non è legata”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
w82 1/8 pp. 31-32

“La parola di Dio non è legata”

MENTRE era in prigione per la seconda volta a Roma, l’apostolo Paolo dichiarò questa collaudata verità: “La parola di Dio non è legata”. (II Timoteo 2:9) Queste parole possono essere illustrate dalla seguente esperienza avvenuta a Tahiti, un’isola del Pacifico.

“In una delle nostre adunanze un anziano, che a quel tempo era sorvegliante degli studi biblici, richiese uno strano territorio: il carcere di Tahiti, dove lavorava come guardia. Era turbato per le tristi condizioni dei prigionieri ed era convinto che anche a loro interessasse la ‘buona notizia’ contenuta nella Bibbia. Diverse volte la nostra congregazione aveva chiesto il permesso di visitare i detenuti, ma purtroppo la risposta era sempre stata: ‘Cattolici, protestanti, avventisti, mormoni e culti simili sono benvenuti a parlare della loro religione, perché nel carcere ci sono fedeli delle rispettive religioni; ma qui non c’è nessun testimone di Geova’.

“Così l’anziano decise di predicare la ‘buona notizia’ nel carcere dove lavorava. Fuori orario di lavoro, dalle 12 alle 14, parlava della speranza del Regno. Ben presto la sua attività cominciò a portare frutto e cominciarono a tenersi regolari studi biblici.

“Notando il successo del Testimone, altre guardie, alcune delle quali erano diaconi protestanti, persuasero alcuni detenuti seguaci della loro religione a protestare presso la direzione dicendo che la sua predicazione disturbava il loro riposo pomeridiano. Così egli fu convocato nell’ufficio del direttore e gli fu detto di smettere la sua opera di evangelizzazione, per la ragione che i detenuti della Sezione A non volevano essere disturbati mentre riposavano. Con tatto egli mise in risalto la benefica influenza esercitata dall’insegnamento della Bibbia e additò i risultati positivi ottenuti fra i reclusi della Sezione C, mentre non aveva mai visitato quelli della Sezione A. Il direttore capì subito che la protesta presentata era insincera; comunque, per amor di pace, chiese al Testimone di non andare più di cella in cella. Gli permise però di continuare a far visita a chi lo desiderasse.

“Così la parola di Dio non fu legata. Circa cinque detenuti continuarono a ricevere cibo spirituale in grado di trasformare la loro vita. Uno di loro, anzi, divenne un prezioso strumento per distribuire questo cibo. Egli era stato condannato in origine a nove anni di reclusione per vari furti. Era un detenuto particolarmente difficile ed era evaso molte volte. Ma era sempre stato catturato subito dopo, e la condanna era stata prolungata. Poiché alla guardia era stato vietato di predicare di cella in cella, questo detenuto capì subito la sua responsabilità di annunciare la ‘buona notizia’ agli altri reclusi.

“Con vivo disappunto di alcune guardie, presto Geova divenne il principale argomento di conversazione all’interno del carcere. Sacerdoti e pastori che visitavano la prigione erano bombardati di domande su ogni tipo di argomenti: anima, purgatorio, inferno, tempo della fine, ecc. Alcune guardie si lamentarono, dicendo che la predicazione era una fonte di agitazione, per cui il direttore decise di vietare l’insegnamento della Bibbia entro il perimetro del carcere.

“Ma il Testimone non rinunciò alla sua intenzione di far conoscere la ‘buona notizia’ ai detenuti, e chiese un permesso speciale affinché i detenuti interessati potessero lavorare a casa sua ogni sabato, il suo giorno di riposo. La richiesta fu accolta; perciò ogni sabato tutti quelli che lo desideravano andavano con lui sotto la sua responsabilità. Inutile a dirsi, non si perse tempo, e ogni settimana si tenevano diversi studi biblici.

“La perseveranza di questo anziano fu riccamente ricompensata. Uno dei detenuti più pericolosi trasformò la propria personalità e ottenne il permesso di assistere a un’assemblea di circoscrizione, dove fu battezzato.

“Da quel momento in poi il carcere ha avuto un testimone di Geova fra i suoi ospiti. Il direttore fu così sorpreso dagli eccezionali cambiamenti prodotti dalla Parola di Dio in alcuni detenuti che suggerì di inoltrare una richiesta ufficiale affinché a un ministro dei Testimoni fosse permesso di visitare ufficialmente il carcere. La richiesta fu presentata e il permesso fu accordato, con una specificazione: i testimoni di Geova, a differenza delle altre religioni, non avrebbero avuto a disposizione un’ora per stare con i detenuti, ma due ore!

“Così ogni lunedì dopo cena tutti gli interessati possono ora trarre beneficio da un discorso pubblico e da uno studio biblico di un’ora, grazie all’aiuto offerto da tre Testimoni della nostra congregazione. Come l’apostolo Paolo quando era in legami nella prigione, anch’essi possono ora dire: ‘La parola di Dio non è legata’”. — II Timoteo 2:9.

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