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  • La tua felicità dipende da te

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  • La tua felicità dipende da te
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
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  • FELICITÀ E BISOGNO SPIRITUALE
  • FELICITÀ DALL’ASCOLTARE E METTERE IN PRATICA
  • FELICITÀ: UNA META O UN RISULTATO?
  • La ricerca della felicità
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2010
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (per lo studio) 2018
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
w81 1/10 pp. 16-21

La tua felicità dipende da te

“Felice è il popolo il cui Dio è Geova!” — Sal. 144:15.

1. Perché dovremmo riflettere su ciò che può renderci felici?

COSA può renderti felice? Fino a che punto la tua felicità dipende dall’ambiente in cui vivi, dalle cose materiali o dagli altri? Nella ricerca della felicità, tieni conto di Dio e della Bibbia? Consideriamo l’argomento, visto che tutti desideriamo essere felici.

2, 3. (a) In che modo certe cose o gli altri possono contribuire alla nostra felicità? (b) Qual è il pensiero di Dio al riguardo?

2 Ovviamente le cose esterne possono contribuire a renderci felici: la possibilità, per esempio, di gustare buon cibo in abbondanza e in un ambiente piacevole. Lo apprezziamo ancor di più se nel passato abbiamo sofferto a lungo i dolorosi morsi della fame. Non è contrario alla volontà di Dio rallegrarsi davanti a un’appetitosa pietanza. Sotto ispirazione divina il re Salomone scrisse:

“Ho conosciuto che per loro non c’è nulla di meglio che rallegrarsi e fare il bene durante la vita; e anche che ogni uomo mangi e in realtà beva e veda il bene per tutto il suo duro lavoro. È il dono di Dio”. — Eccl. 3:12, 13; confronta Salmo 104:14, 15.

3 Anche gli altri possono contribuire alla nostra felicità. È una soddisfazione avere persone care che si interessano di noi, siano esse familiari o amici. — Sal. 127:3-5; 128:3.

4. Perché avere beni o amici non garantisce la felicità? (Prov. 23:4, 5; Eccl. 5:11; Luca 12:16-20)

4 Ma è evidente che né le cose materiali né gli intimi amici possono garantirci una vera e durevole felicità. Alcuni possono permettersi i cibi più costosi e circondarsi di lussi e moderne comodità; eppure questo non li rende necessariamente felici. Due anni prima di morire, il petroliere multimiliardario J. P. Getty osservò: “Il denaro non è di per sé collegato alla felicità. Anzi, forse è collegato all’infelicità”.a (I Tim. 6:9, 10) Né il denaro contribuisce a renderci veramente felici se è il solo motivo per cui abbiamo tanti amici. — Prov. 19:6.

5. Perché è stato detto che la felicità è un paradosso?

5 È stato detto che in un certo senso la felicità è un grande paradosso. Sebbene la parola “felicità” possa far pensare a condizioni piacevoli, in effetti la felicità può svilupparsi in qualsiasi terreno, vivere in qualsiasi condizione, vincere le difficoltà di qualsiasi ambiente. La felicità non dipende tanto da ciò che abbiamo, quanto da ciò che siamo. Ecco perché molti che vivono nel lusso non sono particolarmente felici, mentre altri che possiedono relativamente poco e vivono in modo semplice riescono a trovare la felicità. Forse conosci persone ricoverate in ospedale o handicappate che sono d’indole allegra, raggiante, felice, anche se naturalmente non sono contente di essere malate o impedite, e vorrebbero poter star bene. (Atti 3:1-8) Eppure riescono a essere felici.

FELICITÀ E BISOGNO SPIRITUALE

6, 7. (a) Che errore fanno alcuni per cercare la felicità? (b) Vi vengono in mente esempi specifici?

6 Molti invidiano le persone felici: vorrebbero esserlo anche loro. Per sfuggire all’infelicità forse ricorrono a mezzi artificiali — droga, forte uso di alcolici, rapporti sessuali illeciti, pigrizia — e non capiscono perché continuano a essere infelici. Qualsiasi emozione provino come risultato di ciò che fanno dà loro una falsa sensazione di felicità, la quale, messa alla prova, si rivela priva di valore come il denaro falso.

7 La storia e l’esperienza di milioni di persone oggi viventi dimostrano che non si possono abbandonare le norme o princìpi morali ed essere stabilmente felici. Quelli che ‘hanno superato ogni senso morale, dandosi alla condotta dissoluta per operare impurità d’ogni sorta con avidità’, non sono felici. (Efes. 4:17-19; Rom. 13:13) Una tale condotta prima o poi reca ulteriori sofferenze, ostacola il conseguimento della felicità. Ti vengono in mente casi realmente accaduti che lo dimostrano? D’altra parte facendo le cose secondo la volontà di Dio — in armonia con le sue norme morali — si riducono i problemi della vita e si spiana la via che porta alla felicità. Comunque, il semplice fatto di evitare i problemi non è di per sé una garanzia di felicità. Ci vuole dell’altro. Possiamo esserne certi perché lo dice il nostro Creatore.

8, 9. (a) Quale bisogno fondamentale abbiamo? (b) Cosa disse Gesù in merito?

8 Dobbiamo stringere una relazione di amicizia col Creatore, imparare a conoscere la sua volontà e i suoi propositi e metterli in pratica. Sì, ne abbiamo bisogno. Il dott. Ivar Lissner (nel suo libro Man, God and Magic) osserva che una “fondamentale differenza fra l’uomo e la bestia” è che “l’uomo non si accontenta semplicemente di dormire, mangiare e riscaldarsi”. L’uomo ha uno “strano e innato desiderio” che si può chiamare “spiritualità”. Il dott. Lissner aggiunge che ‘tutte le civiltà umane hanno avuto origine dalla ricerca di Dio’. — Atti 17:26-28.

9 Gesù riconobbe questo bisogno fondamentale, dicendo: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”, quelli che riconoscono la propria fame spirituale e che fanno qualcosa per soddisfarla. (Matt. 5:3) È facile però trascurare questo bisogno. Anche chi conosce Dio da molto tempo potrebbe perdere di vista la felicità che deriva da tale relazione con Lui. Forse vede che altri vivono nel lusso o si dedicano a piacevoli passatempi e forme di ricreazione. Potrebbe cominciare a invidiarli e a pensare che si sta privando di qualcosa. Se ne imita la condotta a scapito del tempo o dell’interesse che dovrebbe dedicare alla sua relazione con Dio, potrebbe anche pensare che la sua vita, dal punto di vista fisico, sia diventata più varia, più in armonia con la vita d’oggi. Ma è davvero più felice? Un uomo affamato, invece di mangiare, può andare a fare una passeggiata in macchina o a vedere un film. Queste attività potrebbero distrarlo o divertirlo. Ma lo sazieranno?

10. Che relazione ha la felicità con la consapevolezza di tale bisogno?

10 Vermont Royster (ex direttore di The Wall Street Journal), commentando i progressi tecnici dell’uomo, ha detto:

“Ecco una cosa curiosa. Nel contemplare l’uomo stesso, i suoi dilemmi, il suo posto nell’universo, abbiamo fatto ben poco progresso dall’inizio del tempo. Ci chiediamo ancora chi siamo e perché siamo e dove siamo diretti”. — “Science Digest”.

È ovvio che chi è sbandato, senza risposte, non può sentirsi completamente soddisfatto o felice. Dando invece la dovuta importanza ai nostri bisogni spirituali e cercando intendimento nella Parola di Dio, possiamo renderci conto della nostra vera identità. La nostra vita acquista un senso, uno scopo, ed è più probabile che ci sentiremo felici.

11. Perché chi accetta le norme di Dio è più felice? (Sal. 19:7, 8, 11)

11 Anche sotto un altro aspetto possiamo contribuire alla nostra felicità se riconosciamo il nostro bisogno spirituale e stringiamo una buona relazione con Dio. Abbiamo già detto che accettando le norme morali di Dio si è aiutati a evitare problemi. Ma c’è dell’altro. In effetti abbiamo bisogno di una ragionevole e coerente scala dei valori. La Parola di Dio soddisfa alla perfezione questo bisogno. Inoltre, le norme di Dio sono in sintonia col nostro innato senso della coscienza. Perciò, più ci conformiamo ad esse, più ci sentiamo bene, a nostro agio, in pace. (Sal. 1:1-4; Rom. 2:14, 15) Possiamo aiutare anche i nostri figli a essere felici insegnando loro le norme di Dio. Il dott. Robert Coles, dell’università di Harvard, ha detto riguardo ai giovani:

‘Hanno bisogno di disciplina non solo per controllare i loro eccessi emotivi, ma anche perché necessitano di valori morali dichiarati in modo esplicito. Hanno bisogno di credere in qualcosa di più grande dei loro desideri e stimoli. . . . Hanno bisogno di avere una visuale più ampia del mondo, di un contesto morale, di una fede che indichi lo scopo per cui tutti viviamo’.

12. Qual è dunque una verità fondamentale per quanto concerne la felicità?

12 Si può pertanto dire che la vera felicità dipende dal riconoscere i propri bisogni spirituali e dall’avere una buona relazione con Dio, come indica accuratamente la Bibbia: “Felice l’uomo robusto che ha posto Geova come sua fiducia”, che “si rifugia in lui”, che “teme Geova”, che cammina “nella legge di Geova” e che ‘con tutto il cuore continua a cercare Dio’. (Sal. 40:4; 34:8; 112:1; 119:1, 2) Dio vuole sinceramente mostrarci il suo amore e stringere con noi una relazione d’amicizia. Mostriamo coerentemente che consideriamo preziosa una tale relazione con lui? — Rom. 8:38, 39.

FELICITÀ DALL’ASCOLTARE E METTERE IN PRATICA

13. Quali parole di Gesù ci aiutano a capire meglio l’argomento?

13 Una donna che aveva udito Gesù mentre insegnava disse: “Felice il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiate!” (Luca 11:27) Probabilmente sapeva che la Bibbia tiene in grande considerazione la maternità, e forse pensava che Maria fosse particolarmente benedetta o felice per il fatto che suo figlio Gesù era un così bravo e giusto insegnante. Ma Gesù sapeva che c’era una felicità maggiore di quella dell’essere madri o padri, maggiore persino della felicità dell’essere madre del Messia. Infatti replicò: “No, piuttosto: Felici quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” — Luca 11:28.

14, 15. Cosa dobbiamo fare per ‘ascoltare la parola di Dio’?

14 Notate quale risalto Gesù diede all’ascoltare o leggere “la parola di Dio”. Ripetutamente la Bibbia dichiara quanto sia profittevole dedicarsi allo studio della Parola di Dio. Il primo Salmo dice riguardo all’‘uomo felice’: “Il suo diletto è nella legge di Geova, e lègge sottovoce nella sua legge giorno e notte”. (Sal. 1:1, 2) Possiamo quindi chiederci: ‘Provo questo tipo di felicità?’

15 Le Scritture sono come un deposito di felicità, perché arricchiscono la mente e il cuore. Ravvivano lo spirito. Danno speranza. Additano un modo di vivere piacevole e produttivo. Contengono pensieri di Dio sui quali possiamo meditare in qualsiasi momento. Costituiscono la base della vera sapienza. — Confronta Proverbi 3:13-18.

16. Apportando se necessario modifiche al nostro programma, come possiamo accrescere la nostra felicità?

16 Ci sono moltissime pubblicazioni che potremmo leggere: giornali, riviste, romanzi, libri di storia, periodici specializzati. Anche se alcune di esse possono essere interessanti e utili, è bene chiedersi: ‘Per la mia felicità, posso modificare il mio programma o le mie abitudini di lettura così la leggere e apprezzare maggiormente la Parola di Dio?’ Sì, leggiamola per puro piacere. Leggiamone un brano ogni giorno, seguendo un programma, se preferiamo. Leggiamo i libri della Bibbia nell’ordine in cui compaiono. Leggiamo le Scritture valendoci di pubblicazioni che le spiegano. Di tanto in tanto leggiamo qualche altra traduzione, anche in qualche altra lingua, se la conosciamo. Sì, leggiamo di più la Parola di Dio: sarà un altro passo verso la felicità. — Riv. 1:3.

17, 18. Quale aspetto circa il ‘mettere in pratica la Parola di Dio’ può recarci ulteriore felicità?

17 Come disse Gesù, anche il ‘mettere in pratica la Parola di Dio’ ha relazione con la nostra felicità. Abbiamo già detto che così si evitano certi problemi. Ma siamo aiutati anche sotto altri aspetti.

18 Oggi molti pensano solo a se stessi. Nelle loro attività e occupazioni sono molto egocentrici. Ma sono veramente felici? La Parola di Dio, invece, ci sprona a interessarci degli altri, a essere generosi, ad aiutare il prossimo. Geova stesso ce ne ha dato l’esempio, perché “ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui . . . abbia vita eterna”. Geova è chiamato “il felice Iddio”. (Giov. 3:16; I Tim. 1:11) Similmente “Cristo non fece piacere a se stesso”, ma morì per noi. — Rom. 15:3; Gal. 1:3-5.

19-21. (a) Come si può fare questo più pienamente? (b) Perché secondo voi ciò vi renderà più felici?

19 Si può e si deve essere generosi in molti modi. Ma non è detto che si debbano fare cose complicate, e soprattutto lo scopo non dovrebbe essere quello di farsi notare. Gesù diede questo consiglio:

“Quando fai un pranzo o un pasto serale, non chiamare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i vicini ricchi. Qualche volta essi pure potrebbero invitarti e sarebbe per te una ricompensa. Ma quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; e sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. — Luca 14:12-14.

20 Questo sottolinea il fatto che la generosità reca felicità. (Atti 20:35) In relazione a un pranzo o ad altro, perché non rifletti su come potresti applicare il consiglio di Gesù? Se sei un marito, una moglie o un altro componente della famiglia, perché non ti prefiggi di discutere oggi stesso come poter mettere in pratica il suggerimento di Gesù? Questo contribuirà a renderti felice.

21 Un mezzo per provare questo tipo di felicità è quello di condividere con altri le verità bibliche che possono renderli più felici. Immagina come ti sentiresti trovando qualcuno che ha veramente fame in senso spirituale ed essendo in grado di aiutarlo a soddisfare questo suo bisogno! (Atti 13:48, 52) È vero che possono volerci persistenti sforzi per trovarlo e molta pazienza e attenzione per aiutarlo a nutrirsi spiritualmente con la Parola di Dio. Egli riscontrerà la veracità delle parole di Gesù: “Felici quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Luca 11:28; Giov. 13:17) E anche tu ti sentirai più felice, essendoti prodigato per rendere felice un altro.

FELICITÀ: UNA META O UN RISULTATO?

22-24. (a) Fino a che punto si dovrebbe considerare la felicità una meta da raggiungere? (b) In che modo allora si può essere veramente felici? (Prov. 8:32-35)

22 Abbiamo visto che la felicità non dipende tanto da ciò che possediamo, quanto da ciò che siamo e proviamo. Spesso dobbiamo modificare il nostro punto di vista per imparare ad accontentarci di quello che abbiamo, riconoscendo l’importanza della “santa devozione con autosufficienza”. (I Tim. 6:6) Ma fino a che punto la felicità dovrebbe essere considerata una meta, una vetta da raggiungere?

23 In effetti, da ciò che abbiamo visto circa l’importanza di stringere una buona relazione con Dio e di essere generosi, comprendiamo questo: la felicità non dovrebbe essere lo scopo principale dei nostri sforzi. Non la troveremo inseguendola come una meta da raggiungere, ma l’avremo quale risultato di una vita di devozione a Dio, manifestando le sue qualità e agendo nel modo che egli desidera. La felicità è un frutto dell’amore e dell’altruismo. È stata paragonata a una farfalla. Se la inseguiamo con entusiasmo, cercando di afferrarla, ci sfuggirà sempre. Quando non ci pensiamo più e ci dedichiamo a vivere in pace secondo la volontà di Dio, allora la “farfalla” verrà a posarsi sulla nostra spalla. — Rom. 12:9-21.

24 Perciò è vero che in gran parte la tua felicità dipende da te. Non inseguirla ansiosamente come il principale scopo della vita. Riconosci piuttosto i tuoi bisogni spirituali, la necessità di imparare a conoscere il tuo Creatore e adorarlo. Seguendo le sue norme morali sarai protetto da molti problemi e avrai nella vita la necessaria stabilità. Cerca di stringere un’intima relazione con Geova Dio e proverai gioia e soddisfazione imitando “il felice Iddio”. Dedica più tempo ad ‘ascoltare la parola di Dio’. Prova la gioia derivante dall’essere generosi aiutando altri a conoscere Geova e i suoi propositi. Come milioni di altre persone, anche tu riscontrerai senz’altro di aver trovato in tal modo la felicità. — Sal. 146:5.

[Nota in calce]

a Vedi anche il commento della psicologa Joyce Brothers a pagina 6.

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