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  • w81 1/12 pp. 20-25
  • ‘Accoglietevi gli uni gli altri’

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  • ‘Accoglietevi gli uni gli altri’
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
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  • UN’ACCOGLIENZA COME QUELLA DI CRISTO
  • DA FALEGNAME A “MINISTRO”
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
w81 1/12 pp. 20-25

‘Accoglietevi gli uni gli altri’

“Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”. — Rom. 15:7, La Bibbia di Gerusalemme.

1. (a) Quanti paesi sono stati finora accolti nelle Nazioni Unite? (b) Che cosa non sono riuscite a produrre, e quindi quale continuo timore esiste?

LE NAZIONI UNITE hanno finora accolto 154 nazioni. I paesi membri non hanno tutti la stessa ideologia politica. Anzi, sono piuttosto ostili gli uni agli altri, ma all’O.N.U. cercano di comportarsi da “amichevoli nemici”. Sembrano capire la veracità di ciò che disse un giornalista americano: “Uniti stiamo in piedi. Divisi cadiamo”. L’O.N.U. dice di essere un’organizzazione per la pace e la sicurezza del mondo. Ma dopo tutti questi anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945, essa non ha portato a ciò che un uomo politico americano, Wendell Wilkie, chiamò “un mondo, un governo”. Perciò si teme sempre più lo scoppio di una terza guerra mondiale con l’impiego di armi nucleari.

2. Anche all’interno di una stessa nazione, quali cose impediscono a certuni di essere bene accolti dai loro concittadini?

2 Anche all’interno di una stessa nazione appartenente all’O.N.U. può capitare che alcuni cittadini non vogliano accogliere nel loro gruppo sociale altri cittadini. Ci sono pregiudizi. I ricchi non accolgono i poveri. I seguaci di una religione non accolgono quelli di un’altra religione. Gli aderenti a un partito non vogliono accogliere quelli del partito opposto. Persone molto istruite guardano dall’alto in basso quelli che hanno poca istruzione o che non ne hanno affatto. Il colore della pelle può essere motivo di ostilità da parte di quelli la cui pelle è di un altro colore. La diversità di razza può causare discriminazione. L’individuo non viene accettato in modo generale e uniforme in base al semplice fatto che appartiene all’unica grande famiglia umana. Quindi sono i gusti e i pregiudizi personali a determinare se una persona viene accettata o no.

3. (a) In che modo la cristianità non ha fatto eccezione sotto questo aspetto? (b) L’O.N.U. si è mostrata forse migliore della Lega delle Nazioni in quanto a essere l’espressione politica del regno di Dio retto da Cristo?

3 La cristianità non fa eccezione, anche se si suppone che sia una società di nazioni cristiane. Essendo cristiane soltanto di nome, hanno ripetutamente violato il principio di Isaia 2:4, dov’è profetizzato: “Dovranno fare delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare. Nazione non alzerà la spada contro nazione, né impareranno più la guerra”. Nella cristianità, persone che sono cristiane solo di nome sono pronte a combattere patriotticamente per il loro sentimento nazionale fino alla morte loro o a quella dei loro nemici. Non hanno alcun valido motivo per rallegrarsi dell’organizzazione delle Nazioni Unite, anche se nel dicembre del 1918 il Consiglio Federale delle Chiese di Cristo in America definì l’allora proposta Lega delle Nazioni “l’espressione politica del regno di Dio sulla terra”. Le Nazioni Unite non hanno certo dato prova di essere un’espressione del regno di Dio retto da Cristo.

4. Paolo, che citava spesso le profezie di Isaia, cosa disse circa “le cose scritte anteriormente”?

4 Le suddette parole secondo cui nazione non alzerà più la spada contro nazione né impareranno più la guerra si stanno adempiendo fra coloro che imitano veramente Gesù Cristo. Il pacifico Figlio di Dio citò molte volte le profezie di Isaia, scritte molto tempo prima. Lo fece per istruire i suoi seguaci. Uno di loro, l’apostolo Paolo, scrisse nel primo secolo ai discepoli di Cristo che si trovavano a Roma, e rammentò loro: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza”. — Rom. 15:4.

5. Circa la perseveranza, chi è stato il miglior esempio per Paolo e per gli altri cristiani?

5 In adempimento di cose scritte anteriormente nelle Sacre Scritture, Gesù Cristo sopportò il biasimo e la persecuzione e fu disposto a subire una morte ignominiosa su un palo come se fosse stato un criminale politico. Per la sua perseveranza fino a tal punto egli divenne un esempio perfetto per i suoi discepoli, che ne avrebbero tratto la forza per perseverare fedelmente sino alla fine.

6. (a) Cosa mostra che anche sul palo di tortura Gesù conservò la sua speranza, e come fu rafforzato per perseverare? (b) Come nel caso di Gesù, cosa può dirsi dei suoi seguaci riguardo alla speranza e alla perseveranza?

6 Avendo perseverato saldamente sino al termine della sua vita terrena, Gesù si attenne alla speranza datagli da Dio. Poté quindi dire al ladro compassionevole appeso a un palo al suo fianco: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”. (Luca 23:43) Durante le estenuanti ore trascorse sul palo di tortura, Gesù trasse grande conforto ripensando alle cose “scritte anteriormente” con riferimento a lui, e questo lo rafforzò grandemente. Come lui, i suoi devoti seguaci che soffrono i biasimi accumulati su Geova Dio e su Gesù Cristo mantengono una salda presa sulla loro speranza basata sulle Scritture. Anch’essi traggono enorme conforto dalle cose “scritte anteriormente”. La loro speranza, basata sulle più fidate Scritture, “non conduce alla delusione”. — Rom. 5:5.

7. L’intera congregazione dovrebbe avere l’attitudine mentale di chi, e che effetto ha questo sul glorificare Dio?

7 Dovremmo avere la stessa disposizione di mente che ebbe Gesù Cristo durante tutte le sue sofferenze in un mondo ostile. In armonia con ciò l’apostolo Paolo fece questa preghiera: “Ora l’Iddio che fornisce perseveranza e conforto vi conceda d’avere fra voi stessi la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù, affinché di comune accordo glorifichiate con una sola bocca l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo”. (Rom. 15:5, 6) Sviluppando tale attitudine mentale a imitazione del nostro Esempio, Gesù Cristo, rimarremo uniti come congregazione dei suoi discepoli. Se i componenti di un gruppo hanno la stessa attitudine mentale, si esprimeranno in modo simile. Così è come se l’intera congregazione parlasse “con una sola bocca”, e quindi con maggiore forza e incisività. Questo è molto appropriato. Non si metterà mai abbastanza in risalto l’importanza di glorificare unitamente l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Le nostre voci dovrebbero esprimersi all’unisono per quanto riguarda Colui che deve essere glorificato. Altrimenti chi ci ascolta rimarrebbe confuso circa il messaggio che dobbiamo trasmettere.

UN’ACCOGLIENZA COME QUELLA DI CRISTO

8. Quali fattori forse turbavano l’unità della congregazione di Roma a cui Paolo scrisse la sua lettera?

8 In molte organizzazioni o associazioni di questo sistema di cose, non c’è una disponibilità ad accogliere di buon grado i nuovi venuti per via di pregiudizi nazionali o razziali. Anche la diversità di istruzione può avere il suo peso. O forse ci sono differenze religiose. Nella Roma del primo secolo E.V. c’erano forse delle cause naturali che favorivano tali divisioni.

9. Da chi era composta a quel tempo la congregazione di Roma, e cosa poteva dar luogo a preferenze in quanto alla scelta delle compagnie?

9 L’apostolo Paolo non era ancora giunto a Roma, la cosmopolita città imperiale, ma sperando di arrivarvi presto scrisse la sua lettera ispirata alla congregazione che vi si trovava. Dopo aver richiamato l’attenzione sul perfetto esempio di Gesù Cristo, Paolo proseguì dicendo: “Perciò accoglietevi gli uni gli altri, come anche il Cristo accolse noi, in vista della gloria di Dio”. (Rom. 15:7) Per esempio ‘tutti quelli che erano a Roma come diletti di Dio, chiamati ad esser santi’, includevano circoncisi giudei naturali e incirconcisi gentili o non giudei, liberi e schiavi. (Rom. 1:7; 3:1-6; Filip. 4:22) Perciò fra i cristiani di Roma esistevano diversità in quanto a precedenti religiosi e sociali, e tutto questo produceva una varietà di punti di vista e di decisioni di coscienza. Di conseguenza potevano esserci preferenze nella scelta delle proprie compagnie.

10. In che modo Gesù stabilì il modello di come dovremmo accoglierci gli uni gli altri, e lo fece in vista di che cosa?

10 Mettendo da parte tutto ciò, Paolo li esortò ad ‘accogliersi gli uni gli altri’, e a farlo in modo caloroso, cordiale, sincero, con vero apprezzamento per i conservi cristiani, i compagni di fede. C’era un modello perfetto da seguire sotto questo aspetto, poiché Paolo disse di farlo “come anche il Cristo accolse noi”. Quando era sulla terra, Gesù non disse forse: “Chi viene a me io non lo allontanerò affatto”? (Giov. 6:37) Sì! Come uomo perfetto, avrebbe potuto mantenere le distanze, viste le nostre imperfezioni e la nostra peccaminosità. Ma non lo fece. Perché? Paolo ne indica la ragione, aggiungendo: “In vista della gloria di Dio”. Accogliendo tutti i credenti, Cristo recava gloria a Dio, perché ciò esaltava la generosità di Dio e il suo desiderio che tutti gli uomini fossero salvati mediante il sacrificio di riscatto di suo Figlio Gesù Cristo. Era proprio come aveva detto Gesù stesso: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. — Giov. 3:16.

11. In che modo tale caloroso benvenuto rivolto ai nuovi contribuisce a glorificare Dio, e quindi il risuscitato Gesù cosa disse ai suoi discepoli in Galilea di fare?

11 In modo analogo, quando noi, imitando Gesù Cristo, accogliamo nella congregazione tutti coloro che lo desiderano indipendentemente da razza, colore, religione precedente, condizione sociale o istruzione secolare, questo opera per la gloria di Dio. Aiuta tutti coloro che abbiamo accolto ad avere il giusto concetto di Geova Dio. Mostrando il suo desiderio di accogliere tutti i veri credenti nella congregazione di cui era il Capo spirituale, il risuscitato Gesù disse ai discepoli nella “Galilea delle nazioni” cosa dovevano fare: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. — Isa. 9:1; Matt. 28:16-20.

12. (a) In che modo avere in mente la gloria di Dio ci è d’aiuto nell’accogliere altri? (b) In che senso andando di porta in porta si evita che qualcuno accusi Dio della colpa del sangue?

12 Nell’accogliere senza distinzione tutti quelli che vengono, ci è di grande stimolo ricordare che lo facciamo “in vista della gloria di Dio”. La persona bene accolta è spinta ad apprezzare la calorosa generosità di Dio e a glorificarlo. Quando usciamo dai nostri luoghi di adunanza e andiamo di porta in porta a proclamare la buona notizia del regno di Dio a tutti quelli che incontriamo, diamo prova di ‘accoglierci gli uni gli altri, come anche Cristo accolse noi in vista della gloria di Dio’. Questo reca gloria all’Iddio del quale siamo testimoni indipendentemente dal fatto se quelli ai quali parliamo apprezzano o no il messaggio del Regno. Quelli che accolgono il messaggio alla fine si uniranno a noi nel glorificare l’Iddio che ha mandato loro i messaggeri del suo regno. Quelli che non accolgono di buon grado il messaggio della salvezza affidatoci da Dio si renderanno conto in qualche tempo futuro che Geova Dio aveva pensato a loro e aveva mandato da loro i suoi fedeli testimoni, e quindi non avranno alcun motivo per prendersela con Lui. (Ezec. 33:33) Dio sarà quindi libero da accusa per quanto concerne il loro sangue.

DA FALEGNAME A “MINISTRO”

13. Perché non si può accusare Dio di parzialità per aver concesso la prima opportunità a un popolo molto meno numeroso degli altri?

13 Chi ricevette la prima opportunità di trarre beneficio dal provvedimento di Dio? Il popolo mediante il quale abbiamo ricevuto la Sacra Bibbia, cioè i giudei naturali. Non fu questa una parzialità da parte di Dio, soprattutto se si tiene conto che anche 1.900 anni fa i non giudei erano di gran lunga più numerosi dei circoncisi giudei? Apparentemente potrebbe sembrare così. Ma Dio doveva pur cominciare da qualche parte, e cominciò da quelli ai quali aveva fatto particolari promesse tramite i loro antenati, cioè dai circoncisi giudei. Ma i benefìci finali di questo modo di procedere di Dio non sarebbero stati limitati ai soli giudei naturali o ebrei. Esiste quindi un valido motivo per lamentarsi di ciò? Niente affatto!

14. Quindi il celeste Figlio di Dio fu obbligato a nascere come uomo in quale popolo, e come fu accolto da quelli del suo stesso popolo?

14 Non dimentichiamo che Dio aveva fatto promesse inviolabili a uomini meritevoli in relazione ai loro discendenti naturali, gli ebrei. In armonia con ciò il Figlio di Dio dovette scendere dal cielo perché potessero adempiersi le promesse del suo Padre celeste. A tal fine dovette nascere in una razza odiata in tutto il mondo, il popolo col quale Dio aveva stipulato un patto nazionale. Ma nonostante fosse un giudeo, il Figlio di Dio non fu bene accolto dalla maggioranza dei giudei, proprio come riferisce uno scrittore della sua vita terrena: “Egli è venuto nella sua casa, ma i suoi non l’hanno fatto entrare”. — Giov. 1:11.

15. Che tipo di lavoro svolgeva Gesù a Nazaret, e questo significava forse servire come “ministro di quelli che sono circoncisi”?

15 Perciò alla congregazione cristiana di Roma, i cui componenti non erano tutti giudei naturali, l’apostolo Paolo, un giudeo, scrisse: “Poiché io dico che Cristo divenne effettivamente ministro di quelli che sono circoncisi a favore della veracità di Dio, onde confermasse le promesse che Egli aveva fatte ai loro antenati, e affinché le nazioni glorifichino Dio per la sua misericordia”. (Rom. 15:8, 9a) A Nazaret di Galilea, in casa del suo padre putativo (il giudeo circonciso Giuseppe), Gesù crebbe e imparò il mestiere di falegname. Essendo nato nella tribù di Giuda, Gesù non apparteneva alla famiglia sacerdotale né alla tribù addetta ai lavori del tempio, i leviti. Per nascita non poteva entrare nelle file dei servitori del tempio a Gerusalemme. Ma Gesù, il Figlio di Dio, era venuto sulla terra semplicemente per fare il falegname sino alla morte? No! Perciò per poter divenire “ministro di quelli che sono circoncisi” doveva fare molto più che il lavoro di falegname come il suo padre putativo Giuseppe.

16. Per poter servire una popolazione più vasta di quella di Nazaret, e non semplicemente come falegname, cosa fece Gesù?

16 Se nella vita Gesù non avesse fatto altro che il falegname a Nazaret, certamente non avrebbe compiuto il ministero predetto. Perciò il suo Padre celeste, Geova Dio, lo spinse a intraprendere qualcosa di diverso, onde potesse diventare “ministro di quelli che sono circoncisi”, non solo dei suoi concittadini di Nazaret, ma dell’intera nazione. Di conseguenza all’età di trent’anni Gesù lasciò definitivamente il mestiere di falegname.

17. Cosa comprendiamo paragonando l’opera svolta da Gesù dopo essere stato battezzato e unto con il servizio svolto dal sommo sacerdote giudeo nel tempio?

17 Che tipo di opera intraprese Gesù dopo essere stato battezzato da Giovanni il Battezzatore, un levita, ed essere stato battezzato con lo spirito santo di Dio? Fu un servizio inferiore a quello svolto dai sacerdoti e dai leviti del tempio, che erano effettivi “ministri” di Dio a Gerusalemme? Certamente chiunque conosca i fatti riconoscerà che egli intraprese un servizio ufficiale, un “ministero”, e non fece una semplice professione di fede. Secondo le parole della Versione Riveduta della Bibbia, “Cristo è stato fatto ministro de’ circoncisi a dimostrazione della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri”. (Rom. 15:8) Innegabilmente egli svolgeva un servizio nazionale, assolveva un incarico ministeriale, non per nomina dell’uomo ma per nomina di Dio, il Sovrano Universale. Ciò che Gesù fece dopo aver cambiato occupazione sulla terra fu di gran lunga più importante del servizio religioso svolto dal sommo sacerdote giudeo a Gerusalemme.

18. Pur non essendo riconosciuto come “ministro” da nessuna nazione terrena, perché Gesù divenne “ministro di quelli che sono circoncisi”?

18 Gesù Cristo, come non avrebbe potuto svolgere alcun servizio religioso a Gerusalemme mettendosi in tal modo a competere con i sacerdoti e i leviti che vi si trovavano, non avrebbe potuto né voluto compiere servizi religiosi in qualsiasi tempio delle nazioni non giudaiche, a Roma, ad Atene o altrove. Eppure per amore della veracità di Dio fu obbligato a divenire “ministro di quelli che sono circoncisi”. Perché? Perché doveva ‘confermare le promesse che Dio aveva fatte ai loro antenati’, che erano ebrei e non gentili. Per esempio, il loro ‘antenato’ Abraamo aveva avuto molti figli da tre donne, ma Dio aveva scelto l’unico figlio di Abraamo nato dalla prima moglie, Sara, perché ricevesse la promessa abraamica. Questo figlio si chiamava Isacco. A sua volta Isacco ebbe due figli, ma Dio scelse il gemello minore, Giacobbe (in seguito chiamato Israele), perché trasmettesse la promessa abraamica relativa al “seme” per mezzo del quale sarebbero state benedette tutte le nazioni della terra. A suo tempo i dodici figli di Giacobbe diedero origine alle dodici tribù d’Israele, nazione con cui Dio stipulò un patto nazionale tramite il profeta Mosè quale mediatore.

19. Perché Gesù non nacque nella tribù di Levi, e chi ne accolse con gioia la nascita sulla terra, e in che città?

19 Successivamente, dopo che la nazione di Israele ebbe scelto di avere un re umano quale visibile rappresentante di Geova, Egli fece la Sua regale promessa al re Davide, della tribù di Giuda. Quindi il promesso Messia o Cristo sarebbe dovuto nascere nella famiglia di Davide. Per questo motivo Gesù, quale erede davidico, nacque a Betleem, città natale di Davide, dalla vergine giudea Maria. Celesti angeli ne accolsero con gioia la nascita sulla terra. Perciò il celeste Figlio di Dio non poteva che nascere giudeo. Le inviolabili promesse di Dio suo Padre dovevano essere confermate, mostrate veraci. Dio non poteva mentire.

20. Sebbene Gesù divenisse uno di “quelli che sono circoncisi”, cos’era in serbo per le nazioni non giudaiche, e perché?

20 Gesù fu ben lieto di cooperare col suo Padre celeste. Perciò “divenne effettivamente ministro di quelli che sono circoncisi”. Anch’egli fu circonciso come loro. Per tre anni e mezzo dopo la morte e la risurrezione di Gesù, ai circoncisi giudei fu riservato un trattamento di favore. Ma anche gli incirconcisi gentili o non giudei stavano per essere accolti nella teocratica organizzazione di Geova, a conferma delle inviolabili promesse di Geova agli uomini.

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