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  • Domande dai lettori
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
w82 15/3 pp. 30-31

Domande dai lettori

● Dovendo affrontare prove o intraprendere compiti difficili, è appropriato chiedere “una doppia porzione” dello spirito di Dio, come fece Eliseo?

Anziché pensare di dover chiedere a Dio in determinate occasioni “una doppia porzione” del suo spirito, è meglio chiedere che Dio ci dia spirito santo in proporzione ai nostri bisogni.

Dopo che il profeta Elia ebbe attraversato il Giordano e subito prima che fosse preso e portato in direzione del cielo su un carro di fuoco, il suo compagno e successore, il profeta Eliseo, fece una particolare richiesta. Secondo la Bibbia del re Giacomo (una versione inglese) Eliseo disse a Elia, in procinto di andarsene: “Ti prego, sia su di me una doppia porzione del tuo spirito”. (II Re 2:9) Alcuni cristiani, traendo spunto da questa espressione, pensano di aver bisogno di “una doppia porzione” di spirito e rivolgono a Dio un’effettiva richiesta in tal senso.

La Traduzione del Nuovo Mondo ci aiuta però a capire la richiesta di Eliseo, dicendo: “Ti prego, che due parti del tuo spirito vengano a me”. (II Re 2:9) Eliseo chiedeva di ricevere una porzione da primogenito dello spirito di Elia. In che senso?

Le parole di Eliseo traggono spunto dal modo in cui nell’antico Israele venivano distribuiti i beni di un uomo dopo la sua morte. Mentre gli altri figli ricevevano una sola porzione dell’eredità, il primogenito, o il figlio maggiore superstite, ne riceveva una doppia porzione, oltre alla responsabilità di capofamiglia. — Deut. 21:17.

Quando fu volontà di Dio che Elia fosse tolto dalla scena immediata quale principale profeta d’Israele, Eliseo fu incaricato di succedergli. Eliseo non sarebbe stato l’unico profeta di quel tempo. Insieme a lui c’erano vari uomini noti come “i figli dei profeti”. (II Re 2:3, 5) Ma fra loro Eliseo doveva essere il più importante, il principale successore di Elia. (II Re 4:38; 6:1-3) Perciò anche se è probabile che questi altri avessero in una certa misura lo spirito di Dio e assolvessero alcuni compiti come profeti, Eliseo fu come il primogenito di Elia, e poté giustamente chiedere due parti dello spirito di Elia.

Geova Dio provvede ai suoi fedeli adoratori spirito santo in proporzione ai loro bisogni e alle loro circostanze. Quando Mosè, a causa del gran numero di persone a cui badare, ebbe bisogno di aiuto, Dio comandò che a tale scopo fossero scelti 70 anziani qualificati. Geova disse a Mosè: “Dovrò togliere dello spirito che è su di te e porlo su di loro, e dovranno aiutarti a portare il carico del popolo”. (Num. 11:16, 17) Questo non significa che in seguito Mosè fosse carente di spirito santo, cioè che non gliene fosse fornito in quantità adeguata. No, Dio avrebbe dato a Mosè e ai 70 assistenti abbondante spirito per assolvere i rispettivi compiti. In modo analogo Eliseo e i “figli dei profeti” avrebbero avuto sufficiente spirito santo per compiere i loro doveri e affrontare le prove future.

Anche i cristiani possono ricevere un’ampia quantità di spirito o forza attiva di Dio. Ovviamente la loro vita dev’essere tale da non impedire il flusso e l’operato dello spirito santo. (Confronta Efesini 4:30). E dovrebbero pregare per ricevere lo spirito, secondo ciò che disse Gesù: “Se dunque voi, benché siate malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre che è in cielo darà spirito santo a quelli che glielo chiedono!” (Luca 11:13) Possiamo essere certi che Dio “non dà lo spirito con misura” o “con parsimonia”. (Giov. 3:34; Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1950; Centenary Translation of the New Testament) Anziché “una doppia porzione”, egli ci darà la quantità di spirito santo di cui abbiamo bisogno per affrontare i problemi della vita, per partecipare all’importante opera di predicare la “buona notizia del regno” e per capire e applicare la sua Parola. — Matt. 24:14.

● Matteo 26:74 indica forse che quando si trovò in difficoltà l’apostolo Pietro usò un linguaggio scurrile?

No. Questo versetto descrive la reazione di Pietro quando, dopo l’arresto di Gesù, fu accusato di essere uno dei suoi seguaci. In merito al terzo diniego di Pietro si legge: “Allora [Pietro] cominciò a maledire [“imprecare”, Versione Riveduta di Luzzi] e a giurare: ‘Io non conosco quell’uomo [Gesù]”. — Matt. 26:74.

In alcune lingue (per esempio l’inglese) le parole “maledire” e “giurare” possono riferirsi a un linguaggio scurrile. Ma quando Pietro ‘maledisse’ e ‘giurò’ non fece ricorso a un linguaggio volgare o a imprecazioni come fanno molti quando si adirano.

Nella Bibbia, sia nell’ebraico che nel greco originale, “maledire” significava invocare il male su qualcuno o su qualcosa. Non era un’imprecazione e poteva non avere alcuna relazione con l’ira. (Gen. 3:14, 15; 4:11, 12) Per attestare la veracità di una dichiarazione, una persona poteva pronunciare una maledizione, con cui diceva: ‘Se ciò che dico non è vero, possa io essere maledetto; possa venire su di me il male’. In modo simile qualcuno poteva “giurare” in una questione, attestandone la veracità e invocando in caso contrario una calamità su di sé.

Perciò Pietro non stava imprecando, ma, spinto dal timore, cercava di convincere quelli che gli stavano intorno della veracità dei suoi dinieghi. Ciò era ovviamente falso e quindi dovette pentirsene. (Luca 22:61, 62) La Bibbia, comunque, fa capire chiaramente che i cristiani devono evitare le imprecazioni, poiché dice: “Non esca dalla vostra bocca nessuna parola corrotta”. — Efes. 4:29.

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