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  • w82 15/6 pp. 12-13
  • Solo chi è leale?

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  • Solo chi è leale?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
w82 15/6 pp. 12-13

Solo chi è leale?

Le informazioni di questo articolo e dei due seguenti articoli di studio sono state presentate il primo giorno dell’assemblea di distretto dei testimoni di Geova “Lealtà al Regno”. A queste assemblee cristiane, tenute in tutto l’emisfero settentrionale e in quello meridionale nel periodo giugno 1981 - marzo 1982, hanno assistito 3.028.796 persone, e 33.627 sono state battezzate. È utile riconsiderare questo eccellente cibo spirituale mentre sono in corso i preparativi per un altro ricco “banchetto” alle assemblee di distretto “Verità del Regno” in programma per questa estate.

COLUI che in tutto l’universo eccelle più di qualsiasi altro nella qualità della lealtà è il Creatore stesso! Da lui questa qualità si trasmette a tutte le sue creature intelligenti. Quelli che stimano altamente la lealtà possono invocare il Creatore perché si mostri leale con loro nei momenti di bisogno. Così, senza ombra di presunzione, il servitore del patriarca Abraamo, antenato di re, fece appello a Geova, l’Iddio del suo signore, perché manifestasse amore leale. (Genesi 24:14, Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1971 [NW]) Davide, un discendente di Abraamo, quando non aveva ancora ricevuto il regno su Israele, disse in un Salmo rivolto a Geova, parlando per esperienza personale: “Con qualcuno leale agirai con lealtà”. (II Samuele 22:26; Salmo 18:25) Anche il profeta Mosè, che rappresentava il Re celeste Geova nella nazione d’Israele, mise in risalto l’importanza di essere leali a Geova Dio quando benedisse la tribù sacerdotale di Levi, dicendo:

“I tuoi Tummim e i tuoi Urim appartengono all’uomo [Levi] che ti è leale, che tu mettesti alla prova a Massa. Tu contendevi con lui presso le acque di Meriba, l’uomo che disse a suo padre e a sua madre: ‘Non l’ho visto’. Perfino non riconobbe i suoi fratelli, e non conobbe i suoi figli. Poiché [i leviti] custodirono il tuo detto, e continuarono ad osservare il tuo patto”. — Deuteronomio 33:4, 5, 8, 9, NW.

Il profeta Mosè avrebbe potuto unirsi senza esitazione al cantico composto più di 1.600 anni dopo e intitolato “Il cantico di Mosè, lo schiavo di Dio, e il cantico dell’Agnello [Gesù Cristo]”, le cui parole dicono: “Grandi e meravigliose sono le tue opere, Geova Dio, Onnipotente. Giuste e veraci sono le tue vie, Re d’eternità. Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome, perché tu solo sei leale? Poiché tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati resi manifesti”. — Rivelazione 15:1-4.

Anche il salmista Davide considerava allo stesso modo queste qualità divine, poiché scrisse: “Geova è giusto in tutte le sue vie e leale in tutte le sue opere”. (Salmo 145:17) Geova, in qualità di supremo Giudice, sosterrà la causa di quelli che lo adorano e lo servono; si legge infatti che un angelo gli dice: “Tu, che sei e che eri, il Leale, sei giusto, perché hai preso queste decisioni”. — Rivelazione 16:4, 5.

In ebraico, lingua del profeta Mosè e del salmista Davide, la parola “lealtà” che stiamo considerando contiene l’idea della benignità, dell’essere amorevolmente benigni. Alcuni traduttori biblici preferiscono tradurre questa parola ebraica (hhèsed) “amorevole benignità”. Indica un modo benevolo di vedere le cose, se si considera la lealtà una forma di benignità, qualcosa che tiene conto di fattori da non trascurare, per cui la lealtà non è una qualità fredda, basata solo sulla legge o sulla giustizia. È una qualità personale motivata dall’amore e dall’apprezzamento.

Ricordiamo quel governante del paese di Canaan, il quale, visto che il vero Dio era con Abraamo, che dimorava lì, andò da lui e gli disse: “Giurami qui, dinanzi a Dio, che non ti mostrerai falso né a me né alla mia progenie né alla mia posterità; che, secondo l’amore leale col quale io ho agito con te, tu agirai con me e col paese nel quale hai risieduto come forestiero”. (Genesi 21:22, 23, NW) Ricordiamo anche che, quando in seguito Abraamo mandò il suo servitore Eliezer a cercare una moglie per il suo diletto figlio Isacco, il servitore pregò Geova Dio, dicendo: “Questa [donna che ti ho descritto] è quella che dovrai assegnare al tuo servitore, a Isacco; e da questo fammi sapere che hai usato amore leale al mio padrone”. — Genesi 24:14, NW.

Lealtà a che cosa?

Il patriarca Abraamo mantenne il giuramento fatto a quel governante del paese di Canaan, e Geova Dio esaudì la preghiera di Eliezer, il servitore di Abraamo, provvedendo la moglie adatta per Isacco. Ma a cosa è sommamente leale l’Iddio Altissimo, Geova? Al suo regno, alla sua regalità, perché egli è giustamente il Sovrano di tutto l’universo da lui creato. Egli non può rinnegare la propria identità. In adempimento del suo immutabile patto con Abraamo, Dio divenne Re su uno speciale gruppo di discendenti di Abraamo, la nazione di Israele, e questo in particolare quando li liberò dalla schiavitù nel paese d’Egitto e, nel 1467 a.E.V., li condusse nella Terra Promessa. Per i successivi 350 anni Geova diede loro i suoi rappresentanti visibili, i giudici, fino ai giorni del giudice Samuele. Presentando quest’ultimo al santo tabernacolo di Silo perché vi prestasse sacro servizio a Dio, sua madre Anna pronunciò una profezia secondo cui un giorno vi sarebbe stato un re visibile su Israele; infatti disse: “Geova stesso giudicherà le estremità della terra, per dare forza al suo re, per esaltare il corno del suo unto”. — I Samuele 2:10.

Proprio ai giorni del giudice Samuele gli Israeliti chiesero un cambiamento di governo. Dissero al giudice Samuele: “Costituisci per noi un re che ci giudichi”. Questo dispiacque non solo a Samuele ma anche a Geova Dio, che disse a Samuele: “Non hanno rigettato te [quale giudice], ma hanno rigettato me dall’esser re su di loro”. (I Samuele 8:1-7) Dio concesse loro di avere un visibile re umano, Saul, figlio di Chis. Ciò nonostante Dio non rinunciò alla propria sovranità su di loro. Secondo lo scopo del suo patto, Dio si mostrò leale alla propria invisibile regalità celeste sul suo popolo eletto. Il loro secondo re umano fu l’ex pastore Davide, figlio di Iesse, della città di Betleem, in Giudea.

Come fu messa in luce la questione della lealtà durante il regno di Davide? Cosa prefigurò questo fatto? In che modo la questione della lealtà ci riguarda da vicino? L’articolo che segue risponderà a queste domande.

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