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  • Perché è bene ammettere di aver sbagliato?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 15/2 pp. 28-30

Perché è bene ammettere di aver sbagliato?

“GLI unici a non fare errori sono i morti”. Così è stato detto parlando degli uomini imperfetti. Se ci si pensa, infatti, chi è che non sbaglia mai? Chi è che non commette errori?

La Parola di Dio, la Sacra Bibbia, spiega chiaramente che tutti sbagliamo, in quanto dice: “Non c’è nessun uomo giusto sulla terra che continui a fare il bene e non pecchi”. Nella Bibbia, i termini ebraico e greco tradotti “peccare” significano letteralmente “fallire il bersaglio”: sbagliare per quanto riguarda le esigenze di Dio. — Ecclesiaste 7:20.

Eppure, per quanto sia comune fare errori e sbagliare — sì, peccare — com’è difficile ammetterlo! Se sei un marito e padre, non ti capita di cercare una scappatoia quando devi ammettere davanti a tua moglie o ai tuoi figli che hai torto? Se occupi una posizione di sorveglianza, non ti succede di essere riluttante ad ammettere davanti ai tuoi subalterni di esserti sbagliato? Ebbene, lo stesso vale per mogli, figli, dipendenti e altri.

Perché può essere difficile

Sembra faccia parte della natura umana cercare di giustificare se stessi. Quando eravamo ragazzi, com’era difficile per i nostri genitori farci ammettere che avevamo sbagliato e che dovevamo scusarci! Ora che siamo cresciuti, forse manifestiamo uno spirito simile. Per questo la persona può cercare di convincersi che ciò che ha fatto non era realmente sbagliato, che in effetti è colpa di qualcun altro o che tutto è dipeso da un complesso di circostanze sfavorevoli.

In particolare sembra sia difficile per quelli che occupano posizioni di responsabilità ammettere di essere in torto. Perché? Senza dubbio in molti casi ciò è dovuto all’orgoglio. Si preoccupano di quello che potrebbero pensare gli altri; vogliono “salvare la faccia”, come si suol dire. Ma il non voler ammettere i propri torti può anche essere dovuto a un senso di insicurezza. La persona può temere che, se ammettesse l’errore, la sua posizione ne sarebbe minacciata.

Senza dubbio alcuni sono restii ad ammettere di avere torto o di essersi sbagliati a causa del prezzo che potrebbero dover pagare per l’errore commesso. Per esempio, un dipendente delle ferrovie può aver provocato per negligenza un grave incidente. Ma se ammette lo sbaglio, può perdere il posto o addirittura finire in prigione. Oppure, nel caso di un medico, può correre il rischio di dover affrontare una costosa causa legale per imperizia intentata contro di lui, e ammettere l’errore può costare a lui o alla sua assicurazione un bel po’ di soldi.

Può anche darsi che una persona abbia effettivamente difficoltà a vedere le cose nella loro giusta luce. Come dice la Bibbia, “gli errori, chi li può discernere?” Inoltre il cuore può nutrire sentimenti che impediscono di riconoscere il proprio errore. Sì, “il cuore è più ingannevole di qualsiasi altra cosa . . . Chi lo può conoscere?” — Salmo 19:12; Geremia 17:9.

Conseguenze negative

Un miope interesse personale può spingerci a giustificarci anziché ammettere che abbiamo torto. Ma a prescindere dai nostri ragionamenti, il non ammettere i propri errori ha effetti negativi. Per esempio, può causare rapporti tesi con gli altri familiari, con i colleghi di lavoro o con i propri fratelli in fede. Quando ci si rifiuta di riconoscere i propri sbagli si mette a dura prova la pazienza degli altri o si perde il loro rispetto. Ed è molto probabile che si crei una barriera che ostacola la comunicativa.

Una conseguenza ancora più seria è il fatto che non ammettendo i nostri errori la nostra coscienza viene aggravata da sentimenti di colpa, specialmente se la colpa di quello che abbiamo fatto viene data a un altro. E se ci tiriamo indietro, non ammettendo uno sbaglio, questa può diventare un’abitudine. Non avendo voluto ammettere errori piccoli, potremmo presto trovarci a non voler ammettere errori più grandi, tutto a nostro danno. Come risultato, anche in caso di grave peccato la nostra coscienza può diventare insensibile, come se fosse segnata con un ferro rovente. (I Timoteo 4:1, 2) Quel che è peggio, una condotta simile non può che rovinare la nostra relazione col Creatore, Geova Dio.

Esempi passati

Il non ammettere di avere torto, cercando di addossare la colpa ad altri, ci pone in una compagnia tutt’altro che allegra. Il primo uomo, Adamo, diede la colpa della sua disubbidienza ‘alla donna che Dio gli aveva dato’. A sua volta Eva incolpò il serpente. Ma Dio non accettò queste scuse e ritenne responsabile la prima coppia umana. Ci fu poi il re Saul, che mancò di eseguire in modo completo il giudizio di Dio contro i malvagi amalechiti. Quando gliene fu chiesta ragione, Saul diede la colpa al suo popolo. Ma Dio non accettò nemmeno questa scusa. — Genesi 3:12-19; I Samuele 15:15-23.

Dal lato opposto, la Bibbia menziona esempi indicanti che, quando si ha torto, è bene ammetterlo. Uno è quello di Giuda, che aveva sbagliato nei confronti di Tamar, la sua nuora vedova. Messo di fronte alle sue responsabilità circa la gravidanza di lei, Giuda ammise: “Ella è più giusta di me”. (Genesi 38:26) Almeno riconobbe di avere torto.

Ci fu poi il re Davide, che commise vari errori nel tentativo di nascondere il suo peccato con Betsabea. Affrontato dal profeta Natan, Davide confessò: “Ho peccato contro Geova”. (II Samuele 12:13) In questo modo Davide riconobbe la sua colpevolezza.

Buoni risultati

Facciamo bene a ricordare questi antichi esempi e, quando abbiamo torto, ad ammetterlo. Così facendo, ne risulteranno fra l’altro rapporti migliori con i nostri familiari. Andremo più d’accordo con i nostri superiori e non metteremo a dura prova la loro pazienza. Le Scritture danno questo consiglio significativo: “Se lo spirito del governante si inalberasse contro di te, non lasciare il tuo proprio luogo, poiché la calma stessa allevia grandi peccati”, sì, anche errori molto gravi. — Ecclesiaste 10:4.

Che dire se abbiamo una posizione di responsabilità? La prontezza ad ammettere i nostri errori ci farà guadagnare il rispetto dei nostri subordinati. Questo spirito ci permetterà inoltre di fare progresso per vincere le nostre debolezze.

In particolare è indispensabile mantenere una buona coscienza e buoni rapporti col nostro Dio. Perciò, se abbiamo commesso un grave errore, riconosciamo prima di tutto di aver peccato. Con una fervida preghiera, chiediamo perdono al nostro misericordioso Padre celeste per mezzo di Gesù Cristo. (Salmo 103:10-14; I Giovanni 2:1, 2) Dobbiamo anche valerci pienamente dell’assistenza spirituale disponibile. (Giacomo 5:13-16) Questa è la condotta saggia, perché la Parola di Dio dice: “Chi copre le sue trasgressioni non riuscirà, ma a chi le confessa e le lascia sarà mostrata misericordia”. — Proverbi 28:13.

Come vincere questa tendenza

Chiaramente abbiamo bisogno di aiuto per vincere l’eventuale tendenza a non ammettere i nostri errori. Spesso può essere utile il senso dell’umorismo, specialmente se l’errore o lo sbaglio non è molto grave. Per esempio, una brava massaia stava trasportando una pila di piatti, quando inciampò e li mandò tutti in frantumi. Allora scoppiò a ridere, perché le pareva impossibile che potesse capitarle una cosa simile. Eppure era capitata! Sì, spesso il senso dell’umorismo ci impedirà di prenderci troppo sul serio, cosa che di frequente è alla base della riluttanza ad ammettere i propri errori.

Onestà ed empatia sono pure importanti. Se certe persone hanno il diritto di sapere che abbiamo sbagliato, dovremmo essere pronti a riconoscere l’errore. In particolare l’empatia dovrebbe spingerci ad ammetterlo se, qualora non lo facessimo, la colpa ricadrebbe su qualcun altro, che quindi pagherebbe per il nostro errore. Qui si applicano le parole di Gesù, che disse: “E come volete che gli uomini facciano a voi, fate lo stesso a loro”. — Luca 6:31.

Anche l’umiltà ci aiuterà ad ammettere l’errore. Se ci pensiamo bene, il non voler ammettere di aver sbagliato confina con l’ipocrisia, non è vero? Né il superbo né l’ipocrita hanno l’approvazione di Dio. — Proverbi 21:4; Giacomo 3:17.

Mantenere un’intima relazione con Geova sarà di massimo aiuto nel riconoscere i nostri errori, perché saremo inclini a presentare umilmente a lui in preghiera tutte le nostre preoccupazioni e i nostri errori. Quindi, confidando nel suo aiuto e nella sua misericordia, avremo l’ineguagliabile “pace di Dio”. — Filippesi 4:6, 7.

Perciò, dato che tutti sbagliamo, riconosciamo i nostri errori. Quando abbiamo torto, ammettiamolo umilmente, e quindi impegniamoci in modo costruttivo per rimediare ai nostri errori. Sarà bene per noi e per gli altri.

[Immagine a pagina 29]

Davide confessò: “Ho peccato contro Geova”

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