Perché tanti suicidi?
IL PADRE di Bruno era sempre stato un brillante uomo d’affari. Il suo matrimonio con la madre di Bruno era andato male ed egli si era risposato con una donna più giovane. Ma si interessava ancora dei figli, e aveva anche cercato di avviare insieme a loro un’attività commerciale. Poi, superata la cinquantina, la sua vita cambiò drasticamente. Una delle sue imprese fallì e all’improvviso egli si trovò immerso nei debiti fino al collo. Andò in ospedale per alcuni giorni, ma senza spiegarne la ragione a nessuno. Poi la giovane moglie lo lasciò, ed egli si suicidò.
Bruno dice: “Avrei tanto voluto aiutarlo di più. Ricominciare tutto da capo dal punto di vista finanziario ora che aveva oltrepassato la mezza età dev’essergli sembrato troppo. Vedeva davanti a sé la vecchiaia, la solitudine e una vita dolorosa: avrà pensato che fosse tutto inutile”.
Purtroppo queste tragedie oggi non sono rare. Nei soli Stati Uniti le statistiche rivelano che in un anno 27.294 uomini, donne e ragazzi si sono deliberatamente tolti la vita. Oltre a ciò, alcuni dicono che per ogni tentativo di suicidio riuscito, ce ne sono almeno dieci che falliscono.
Eppure in tutto il mondo, nelle peggiori condizioni, c’è gente che lotta accanitamente contro la morte. Persone affette da malattie dolorose, detenuti che devono scontare lunghe condanne, gente che vive nella miseria più nera, tutti lottano sostanzialmente per sopravvivere. Perché allora alcuni che fisicamente non si trovano in condizioni così tragiche cercano di farla finita?
È ancora più difficile trovare una risposta a questa domanda nei paesi che si dicono cristiani. La Bibbia insegna che la vita è sacra, un prezioso dono di Dio. (Salmo 36:9) La morte è una nemica, e Geova Dio, a prezzo di un grande sforzo e sacrificio, ci ha aperto la strada per ottenere la vita eterna. (Giovanni 3:16) Eppure anche nei paesi cosiddetti cristiani aumenta il numero di coloro che si uccidono o che tentano di farlo. Perché? Quali pressioni possono indurre una persona a considerare il suo bene più prezioso — la vita — un peso di cui volersi liberare?
Emozioni letali
“Disperazione . . . sconforto . . . risentimento . . . Ero sopraffatta da tutto”. Così una donna che impulsivamente prese una forte dose di farmaci descrive cosa l’aveva spinta a tentare il suicidio. Un medico che ha avuto in cura pazienti affetti da manie suicide aggiunge: “Spesso si sentono inutili, impotenti o disperati, e possono nutrire profondi sentimenti di colpa”.
Perciò in molti casi la persona è spinta al suicidio da emozioni negative, letali, che non riesce a dominare. Spesso alla radice del problema c’è la disperazione. L’aspirante suicida non riesce a vedere nulla davanti a sé. Gli sembra assolutamente inutile andare avanti.
Quali sono le cause di questa disperazione? Senza dubbio molte persone sono sopraffatte dalle circostanze, come nel caso del padre di Bruno. Un settore della popolazione che sembra particolarmente vulnerabile sotto questo aspetto sono le persone anziane. Il dott. Nathan S. Kline, specialista nello studio della depressione, afferma: “L’età avanzata espone a un particolare tipo di solitudine, e la percentuale di suicidi aumenta progressivamente con l’età”. (From Sad to Glad, di Nathan S. Kline) Ma possono esserci altre cause.
Disperazione, senso di colpa e depressione
Per esempio, può essere molto difficile vivere con sensi di colpa. Quando si commette un grave errore, si possono provare rimorsi di coscienza, in particolare se il peccato ha danneggiato altri. Davide, re dell’antico Israele, descrisse l’effetto che avevano su di lui i sentimenti di colpa: “Non c’è pace nelle mie ossa a motivo del mio peccato. Poiché i miei propri errori son passati sulla mia testa; come pesante carico sono troppo pesanti per me”. — Salmo 38:3, 4.
Sentimenti di colpa dovuti a rimorsi di coscienza hanno indotto alcuni a credere di non avere più alcun futuro e li hanno quindi spinti a togliersi la vita. Si sa di un giovane che, dopo aver commesso fornicazione, si sparò. In una lettera lasciò scritto che non voleva più recare disonore ad altri.
Alcuni non nutrono più nessuna speranza dopo aver subìto una ferita a livello emotivo. Forse continuano a risentire di una brutta esperienza che non sono mai riusciti a dimenticare completamente. Un caso del genere è quello di una giovane donna vittima dell’incesto, essendo stata violentata dal padre quand’era ragazza. Pur essendo ormai adulta, provava tali sentimenti di colpa e di indegnità a causa di quell’esperienza che cercò di togliersi la vita.
Altri possono provare disperazione perché affetti da una grave forma di depressione, convinti di non poter migliorare. Per chi non ha mai sofferto di depressione grave è difficile capire quanto questo possa essere sconvolgente. Non è solo un periodo in cui ci si sente giù di corda. Tutti abbiamo di questi periodi. È una profonda angoscia emotiva che affligge chi ne è affetto, qualsiasi cosa faccia e in qualunque posto vada. La persona non intravede alcuna via d’uscita.
Non è raro che coloro che soffrono di queste forme depressive pensino al suicidio. Una donna che fu colpita da una terribile forma di depressione disse che in quel periodo doveva stare molto attenta. Mentre faceva il bagno, le veniva in mente questo pensiero: “Non ci vorrebbe niente a infilare la testa sott’acqua, e sarebbe tutto finito”. Oppure, mentre camminava per strada, vedendo una macchina venirle incontro le capitava di pensare: “Come sarebbe facile!”.
Anche le persone che soffrono di depressione possono provare profondi sentimenti di colpa. Perché? Una donna cristiana affetta da una grave forma di depressione si sentiva in colpa perché non poteva badare alla famiglia come un tempo, e pensava di essere divenuta un impedimento per i familiari. Credeva anche che Dio le avesse tolto il suo spirito, perché non provava più pace mentale o gioia. (Filippesi 4:7; Galati 5:22) Doveva fare un enorme sforzo anche solo per parlare di Geova Dio. Molti hanno avuto la stessa esperienza e alcuni pensavano addirittura di aver commesso il peccato imperdonabile.
Può non essere difficile capire perché alcuni che nutrono questi sentimenti negativi si chiedano infine se valga la pena andare avanti. Ma non sono solo queste le cose che spingono certuni a tentare di togliersi la vita.
Altre cause di suicidio
Secondo certi psicologi, alcuni tentativi di suicidio hanno lo scopo di richiamare l’attenzione. Si potrebbe dire che quel tentativo di suicidio sia un modo per gridare aiuto. Lo scopo può anche essere quello di punire qualcuno, come il ragionamento che fanno certi bambini quando dicono: “Ti dispiacerà quando sarò morto!”
A volte si può anche pensare che il mancato suicida cerchi di influenzare quelli che gli stanno intorno. Per esempio, una ragazza lasciata dal fidanzato può fare un mezzo tentativo di suicidio sperando di indurlo a tornare da lei. Oppure una donna anziana può tentare il suicidio per far sì che i figli adulti non continuino a ignorarla e le dedichino più tempo.
Questi esempi danno un’idea del tipo di pressioni che possono esercitare la loro influenza. La situazione è resa più difficile dal fatto che spesso la vittima non parla dei suoi problemi. Esternamente può apparire tranquilla, ma dentro di sé è molto tesa. In quelle condizioni basta poco, qualsiasi cosa faccia scattare la molla, per indurla a tentare il suicidio.
Per esempio, un uomo può tentare il suicidio dopo aver perso il lavoro. Un adolescente può cercare di uccidersi per un esame andato male, o in seguito alla morte di un animale domestico, o dopo essere stato lasciato dalla ragazza, o dopo aver appreso che un insegnante cui è particolarmente affezionato se ne va. In realtà queste cose non sono la causa del tentativo di suicidio. Sono solo “la goccia che fa traboccare il vaso”, l’ultima di una lunga serie di situazioni stressanti.
Una donna rimase profondamente sconvolta dal tentato suicidio della figlia adolescente. Ma dopo essere venuta a conoscenza delle pressioni nascoste che possono influire su un’adolescente, ha detto: “Ora so quanto può sentirsi turbata una ragazzina. Si è trovata con problemi più grandi di lei e io ero troppo occupata per aiutarla. Ora sto cercando di conoscerla meglio, di parlarle di più, di starle più vicino. E i risultati si cominciano a vedere. Ora mia figlia ride e scherza con me come faceva prima che succedesse tutto questo.
Una via d’uscita
Il suicidio non è mai giustificato. Ma per chi soffre emotivamente può costituire a volte una tentazione, un modo rapido per porre fine alle sofferenze. Comunque, Geova, la cui Parola ci dice che la vita è sacra, offre il suo aiuto a chi è sottoposto a tali pressioni. La Bibbia promette: “Egli non lascerà che siate tentati oltre ciò che potete sopportare”. Questo versetto si riferisce all’allettamento di “cose dannose”, come l’idolatria e l’immoralità. (I Corinti 10:6, 13) Tuttavia nulla è più dannoso del suicidio. Perciò c’è una via d’uscita anche per quelli che sono tentati da questa idea. Geova provvede aiuto sia tramite la sua Parola, la Bibbia, che mediante la congregazione cristiana.
[Riquadro a pagina 5]
Qualcuno si è suicidato?
Allora i familiari hanno molto bisogno di aiuto. Probabilmente si sentiranno confusi, in colpa, e si chiederanno cosa avrebbero dovuto fare per impedire la tragedia. Devono essere aiutati a capire che probabilmente non si sarebbe potuto fare nulla se la vittima era veramente decisa a togliersi la vita.
È ugualmente inutile fare congetture sul futuro di chi si è suicidato. Solo Geova e il Giudice da lui costituito, Gesù Cristo, possono sapere cosa c’era nel cuore di una persona che si è tolta la vita. La cosa importante è mettere da parte la tragedia e affidare la persona deceduta a Geova, “il Padre delle tenere misericordie e l’Iddio d’ogni conforto”. — II Corinti 1:3.