Domande dai lettori
◼ Cosa significano le parole di Paolo riportate in I Corinti 14:36: “È uscita forse da voi la parola di Dio, o è pervenuta solo a voi?”
Basilarmente l’apostolo Paolo cercava di aiutare i corinti a capire la necessità di non escogitare nuovi sistemi per fare le cose nella congregazione. Questo consiglio era appropriato, alla luce di quanto Paolo aveva già scritto.
Nei primi giorni del cristianesimo Dio provvide i miracolosi doni dello spirito, come profezia e parlare in lingue. (I Corinti 12:4-11) A Corinto c’erano alcuni che avevano tali doni, ma il modo in cui li usavano creava disordini. Per esempio, parlavano in lingue quando non era presente nessuno che avesse il dono miracoloso dell’interpretazione. Paolo fece questo ragionamento: “Come colui che occupa il posto della persona comune dirà Amen . . . , giacché non conosce ciò che dici?” Gli increduli presenti potevano addirittura pensare che chi parlava in lingue fosse pazzo. — I Corinti 14:13-16, 22, 23.
Si creava confusione anche quando diversi parlavano contemporaneamente. Paolo raccomandò: “Se qualcuno parla in lingua, ve ne siano due o al massimo tre, e a turno”. Inoltre, coloro che lo spirito spingeva a profetizzare dovevano farlo entro certi limiti e “a uno a uno”. Questo era in armonia col fatto che Dio è un Dio di pace, non di disordine. — I Corinti 14:27-33.
Pare ci fosse anche il problema delle donne che si esprimevano liberamente alle adunanze. Doveva trattarsi di qualcosa di più che rispondere a una domanda o raccontare un’esperienza. Evidentemente alcune donne cercavano di fare da maestre e sollevavano discussioni con i fratelli alle adunanze. Questo non era in armonia col principio dell’autorità. — I Corinti 14:34, 35.
Quindi Paolo scrisse: “Cosa? È uscita forse da voi la parola di Dio, o è pervenuta solo a voi?” (I Corinti 14:36) Egli raccomandò ai corinti di rammentare che la loro congregazione non era la prima e che la “parola di Dio” non era stata dichiarata solo a loro. Quindi era errato che facessero le cose in maniera notevolmente diversa da tutte le altre congregazioni. Non avevano diritto di introdurre innovazioni sconosciute nella congregazione cristiana e contrarie ai princìpi relativi alla pace e all’autorità.
◼ In che modo quello che Gesù disse in Giovanni capitolo 10 sugli ovili ha relazione con il patto abraamico?
Il patto che Geova Dio fece con Abraamo espone il meraviglioso proposito di lunga portata che Dio ha per benedire persone di tutte le nazioni attraverso il seme di Abraamo. Gli ovili di cui Gesù parlò in Giovanni capitolo 10 sono aspetti dell’adempimento del proposito di Dio rivelato nel patto abraamico.
Ampliando il patto annunciato per la prima volta in Genesi 12:1-3, Dio disse ad Abraamo: “Di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce”. — Genesi 22:17, 18.
Ma come sarebbe stata protetta e mantenuta pura quella linea di discendenza, e come sarebbe stato riconosciuto il seme promesso al suo arrivo? Geova Dio intervenne provvedendo il patto della Legge di cui Mosè fu mediatore; questo non annullò il patto abraamico ma vi si aggiunse. (Galati 3:16-18) Le esigenze della Legge servirono a proteggere Israele dalla contaminazione spirituale, morale e fisica delle nazioni circonvicine. In tal modo gli israeliti divennero come pecore entro le mura protettive di un robusto ovile. Inoltre, come dice Galati 3:24, la Legge fu un tutore che condusse al “seme” messianico, così che al suo arrivo gli israeliti sarebbero stati in grado di riconoscere il loro stato peccaminoso e il fatto che avevano bisogno di lui.
Gesù Cristo divenne il seme principale del patto abraamico, tuttavia Dio si propose di scegliere altre persone per formare un seme secondario. Pertanto l’apostolo Paolo scrisse che coloro i quali ‘appartengono a Cristo sono realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa’. (Galati 3:29) Come si sarebbe realizzato questo aspetto del patto abraamico?
Cristo si presentò alle “pecore smarrite della casa d’Israele” e scelse fedeli seguaci fra le pecore nell’ovile della Legge mosaica. (Matteo 10:6) Gli ebrei che lo riconobbero come Messia, e come pastore di cui avevano tanto bisogno, furono da lui condotti in un nuovo ovile, quello dell’Israele spirituale nel predetto “nuovo patto” di cui era stato mediatore lo stesso Gesù. (Ebrei 8:7-13; Galati 6:16) In seguito, circoncisi samaritani e incirconcisi gentili furono condotti in questo ovile, entrando anch’essi a far parte del seme secondario di Abraamo. In Giovanni 10:11 troviamo le parole di Gesù: “Io sono il pastore eccellente”. Lo fu senz’altro per i giudei e i gentili che divennero unti cristiani radunati nell’ovile del nuovo patto.
Tutto questo mostra come sia l’ovile della Legge mosaica per l’Israele naturale che l’ovile del nuovo patto con l’Israele spirituale ebbero entrambi una funzione in relazione al patto abraamico.
Che dire però delle “altre pecore” che non erano di “questo ovile”, l’ovile dell’Israele spirituale che forma il seme secondario di Abraamo? (Giovanni 10:16) Anche le altre pecore sono nel raggio d’azione del patto abraamico, poiché rammenterete che Dio promise ad Abraamo che ‘per mezzo del suo seme tutte le nazioni della terra di certo si sarebbero benedette’. (Genesi 22:18) Si può dire che queste altre pecore siano in un ovile separato (un secondo ovile) sotto l’eccellente Pastore. Non sono certo nello stesso ovile in cui si trovano quelle creature umane che sono divenute eredi secondo la promessa fatta ad Abraamo. Ma cooperano con il seme secondario di Abraamo, diventando un solo gregge sotto il solo pastore che è il seme principale di Abraamo. Queste altre pecore hanno la magnifica prospettiva della vita eterna in un paradiso terrestre restaurato. Nessuno negherebbe che in questo modo si stiano benedicendo per mezzo del seme di Abraamo.
Perciò i vari ovili di Giovanni capitolo 10 — l’ovile della Legge mosaica per gli israeliti naturali, l’ovile dell’Israele spirituale che è nel nuovo patto, e la disposizione simile a un ovile per le altre pecore che provengono da “tutte le nazioni della terra” — hanno tutti relazione con l’adempimento del grandioso proposito di Dio indicato nel patto abraamico.