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  • “Problemi legali nella terapia trasfusionale”

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  • “Problemi legali nella terapia trasfusionale”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
w86 15/4 pp. 26-27

“Problemi legali nella terapia trasfusionale”

“LA PIÙ recente, e potenzialmente più pericolosa, malattia del XX secolo: l’AIDS”. Ecco come il dott. L. A. Laskey (della Genentech Corp.) ha descritto un problema che è stato all’origine di un convegno tenutosi il 19-20 settembre 1985 nella città di Washington.

Con tutta probabilità, saprete che l’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è stata messa in relazione con i derivati del sangue e la trasfusione. Ecco quanto diceva il programma stampato di questo convegno:

“Per quanto è dato di ricordare, nessun altro singolo problema sanitario ha fatto tanto parlare di sé e ha creato tanto allarme nella popolazione in genere. I casi di AIDS potrebbero raddoppiare nel prossimo anno, e addirittura un milione di americani [nonché moltissimi altri in vari paesi] potrebbero esserne colpiti. Esistono pertanto molte possibili responsabilità legali derivanti dall’AIDS”.

Circa 200 tra medici, giuristi e persone che operano in banche del sangue hanno assistito al convegno sul tema “Problemi legali nella terapia trasfusionale”. Quasi tutti, per il loro lavoro o la loro professione, avevano a che fare con le trasfusioni di sangue. Al convegno hanno preso parte, però, anche alcuni testimoni di Geova. Vi presentiamo degli stralci di quanto hanno rivelato gli oratori.

Gli aspetti che hanno destato più interesse sono stati il rischio di diffondere l’AIDS tramite il sangue e i rischi legali per coloro che lavorano nel campo della raccolta, del trattamento e della vendita del sangue. Quest’ultima preoccupazione è stata evidente nel primo discorso, che verteva sugli aspetti ‘organizzativi, economici e normativi del sistema delle banche del sangue’. L’attuale normativa, ha detto il dott. P. J. Schmidt, risale al 1600. Il medico francese Denis fu il primo ‘ad essere accusato di negligenza colposa nella storia della trasfusione’ per aver trasfuso “sangue di agnello in un uomo, il quale morì”. Occorre ancora una normativa? Schmidt ha ammesso: “Ritengo ci siano ancora moltissime incognite. Tuttavia, l’atto stesso di trasfondere è un intervento rischioso compiuto ogni giorno. Nella nostra nazione, un milione di volte al mese, diventa un esperimento in campo immunologico, epidemiologico, spesso senza precedenti legali”.

In seguito, il dott. Paul Ness (del Johns Hopkins Hospital) ha parlato dei “Rischi della trasfusione”. Ha detto che in appena “mezz’ora è molto difficile parlare di tutti i rischi che comporta una trasfusione di sangue”. Infatti aveva avuto l’intenzione di mostrare una diapositiva in cui comparisse la scritta: “Pericolo”, come una specie di etichetta, “ecco i rischi di una trasfusione di sangue”, in cui fossero elencate “circa 50 cose diverse . . . [Ma] sapevo che quell’elenco non sarebbe stato comunque completo”.

La dottoressa Johanna Pindyck (del Greater New York Blood Program) ha detto che ‘l’epatite non A-non B rappresenta, tra le malattie trasmesse per trasfusione, il problema più urgente che dobbiamo affrontare in campo trasfusionale’. Si pensa che questa forma di epatite “sia causata da almeno due agenti virali, anche se non ne è ancora stata identificata l’esatta natura. La si sta studiando già da diversi anni — almeno 10-15 — ma non ne abbiamo ancora scoperto la causa”. A proposito del migliore test usato per diagnosticare nel sangue questo tipo di epatite, la dottoressa Pindyck ha detto: “Direi che probabilmente il 10 per cento, o forse anche un po’ meno, delle scorte di sangue viene per il momento sottoposto a questo test”.

Parlando dell’AIDS, la dottoressa Pindyck e altri hanno detto di avere fiducia che gli attuali test consentiranno alle banche del sangue di eliminare quasi del tutto “la trasfusione di derivati del sangue tra le cause di trasmissione di AIDS”. Sarà possibile? Il dott. Laskey ha successivamente affermato che gli attuali test ‘sono incredibilmente costosi, dannosi per il prodotto e non del tutto accurati’. Che dire di un metodo elaborato di recente che lui ritiene migliore degli altri? Ha parlato di esperimenti compiuti su pazienti affetti da AIDS o dalle sindromi ad essa correlate. In alcuni casi il test non è riuscito a rivelare la relazione con l’AIDS. ‘Nessuno [dei test] avrebbe rilevato’ la presenza dell’AIDS, ha detto.

Potete così capire il motivo per cui molti stanno prendendo in considerazione la possibilità di mettere da parte il proprio sangue o di accettare sangue solo da un amico o da un parente. Il dott. Joseph Bove (del Yale-New Haven Hospital), però, si è detto contrario a questo, ritenendo che sarebbe costoso e provocherebbe penuria di sangue. Ha aggiunto: “Una delle principali cause dei decessi attribuibili alla trasfusione è quella degli errori amministrativi: trasfondere nella persona sbagliata il sangue sbagliato. È imbarazzante . . . dire che nel 1985, con tutta la tecnologia di cui disponiamo, i computer e tutto il resto, non sappiamo trasfondere la giusta unità di sangue nel paziente giusto. Ma i fatti sono questi: non sempre ci riusciamo, ed è così che uccidiamo la gente”.

Di conseguenza, i partecipanti al convegno hanno avuto molto da dire circa i problemi legali. In che modo una banca del sangue può proteggersi da azioni penali intentategli per negligenza colposa? Ora che i test sono disponibili, se il sangue di un donatore risulta positivo agli anticorpi contro il virus dell’AIDS, la banca del sangue è tenuta a farlo sapere a tutti coloro che hanno ricevuto quel sangue nel corso degli ultimi anni? Il dott. Schmidt (dirigente di una banca del sangue) ha detto: “Per ora sono contrario a farlo sapere. Stiamo facendo solo quanto dobbiamo fare, e nient’altro”. Si dovrebbe ricorrere al tribunale perché autorizzi a trasfondere sangue in coloro che lo rifiutano, come i testimoni di Geova che non lo vogliono per motivi religiosi?

In effetti, i testimoni di Geova sono stati menzionati nel discorso del dott. William Dornette, dal tema: “Problemi di omissione e responsabilità”. Ha spiegato che un motivo per cui i Testimoni rifiutano il sangue “è questo capitolo di Genesi [9:3,4], che dice esattamente: ‘Vi do in effetti tutto questo. Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue’”. Fino a che punto questa posizione è ragionevole, e quali diritti legali hanno i Testimoni di rifiutare il sangue?

Dornette, specialista di medicina legale, ha fatto notare: “Per molti, molti anni i testimoni di Geova sono stati considerati un gruppo di eccentrici che non sapevano cosa stessero facendo, perché [si diceva]: ‘Io, il medico, il dottore, so tutto’. Dobbiamo capire che, primo, si tratta di persone profondamente religiose. Secondo, sono cittadini americani . . . Terzo, hanno il diritto di praticare la propria religione e sono interessati a curarsi . . . Credono nella medicina. E ritengo dobbiamo rispettare il loro diritto, quali individui, di praticare liberamente la loro religione”. Ha aggiunto: “Intervenire senza alcun consenso è un atto di aggressione. Fare una trasfusione senza averne il consenso è un atto di aggressione. . . . Se il paziente ‘informato’ firma una dichiarazione liberatoria, non sarete soggetti a responsabilità di fronte a un tribunale”.

Un altro oratore, la giurista Susan Lentz, ha ribadito questo punto, dicendo: “È importante capire che il consenso informato ha un vero significato solo se si riconosce che esso include non solo il diritto ad acconsentire, ma anche il diritto a rifiutarsi”. Ha aggiunto che, “proprio quest’anno, tre o quattro sentenze hanno affermato il diritto dei pazienti testimoni di Geova di rifiutare le trasfusioni”. Ha concluso: “Dal momento che quanto avete udito in questi due giorni sull’AIDS e sulle problematiche relative rappresenteranno sempre più un problema, almeno nella mente del pubblico, potranno aumentare anche i problemi relativi al rifiuto”.

(Altre utili informazioni sull’AIDS compariranno in Svegliatevi! del 22 aprile 1986)

[Riquadro a pagina 26]

Che sicurezza possono avere i pazienti che una banca del sangue riesca a identificare il sangue contaminato dall’AIDS? Il dott. Myron Essex, direttore del laboratorio di biologia delle cellule tumorali presso l’Harvard School of Public Health, ha detto di recente: “È estremamente improbabile che il test sia accurato in più del 90 per cento dei casi, e la mia ipotesi più ottimistica è che lo sia nel 75-80 per cento dei casi. Mi meraviglierei se si ottenessero risultati migliori”. — The New York Times, 4 ottobre 1985.

[Riquadro a pagina 27]

“Il nuovo test diagnostico, approvato lo scorso aprile e utilizzato da tutte le banche del sangue, rileva solo anticorpi del virus dell’AIDS, l’HTLV III. Purtroppo, non può indicare coloro che sono portatori del virus infetto dell’AIDS, ma il cui organismo non ha ancora prodotto gli anticorpi del virus dell’AIDS . . . Pertanto in una piccola, ma significativa, percentuale del milione di persone circa portatrici del virus dell’AIDS non sarà possibile rilevare la presenza di anticorpi contro il virus con i test eseguiti al presente nelle banche del sangue”. — Dott. Sanford F. Kuvin, 17 novembre 1985.

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